Dopo il racconto della morte di Gesù ciascuno dei quattro evangelisti tende a seguire l'esperienza individuale di una o più persone che partecipano o assistono alla sepoltura e poi scopriranno l'avvenuta resurrezione. Mentre alcuni studiosi, sbrigativamente, tolgono spessore storico a questi racconti, con una analisi più attenta e rispettosa si scopre che, assemblandoli insieme, si ricostruiscono gli eventi in modo coerente. Il fatto che ciascun racconto, preso separatamente sia parziale non toglie storicità agli eventi, gli eventi che gli evangelisti hanno inteso raccontare. In particolare Giovanni, anche lui uno dei Dodici e unico sul Golgota, era quel che potremmo chiamare oggi un "ragazzo sveglio", che aveva dunque ricordi estremamente vividi, data la giovane età, forse neppure quindicenne.
Conoscere come sia avvenuta la sepoltura e la sequenza dei fatti la mattina della resurrezione è la base della nostra fede. I cristiani non credono in modo irrazionale: dispongono di argomentazioni per affermare che i fatti siano andati in un certo modo e non diversamente. Argomentazioni che poi ciascuno può accettare o meno.
Sulla base degli studi di don Antonio Persili, qui di seguito si propone una lettura unificata con correzioni di traduzione e note riguardo ai fatti della sepoltura e della resurrezione.
Ovviamente questo collage non si sostituisce alla lettura e alla meditazione dei singoli vangeli che restano i testi originali cui riferirsi.
Mel Gibson ha rappresentato la resurrezione abbastanza fedelmente a quanto raccontato nei Vangeli. Non ci sono le fasce e il sudario sopra il volto ma si vede che la Sindone si sgonfia essendo sparito il corpo che vi era contenuto.
Soltanto si prova a semplificare il compito di un comune lettore aiutandolo a immaginare che cosa sia davvero successo in quelle 39 ore circa tra la morte e la resurrezione.
Il testo è stato composto usando solo le espressioni dei vangeli (tranne le brevi parti in nero ed essenziali adattamenti grammaticali) con evidenziati in diversi colori i testi tratti da Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Era verso l'ora sesta, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino all'ora nona. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. (…) Tutti i suoi conoscenti stavano ad osservare da lontano e così le donne, tra le quali Maria di Clèofa, madre di Giacomo il minore e di Ioses, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Stavano presso la croce di Gesù anche sua madre, la sorella di sua madre (Salome, la madre dei figli di Zebedèo), (...) Maria di Màgdala e il discepolo che egli amava [Giovanni].
Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto [cioè Giovanni] ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
Dopo questi fatti Giuseppe d'Arimatèa, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Giuseppe era un uomo ricco, persona buona e giusta, membro autorevole del sinedrio che aspettava anche lui il regno di Dio, non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri ed era discepolo di Gesù ma di nascosto per timore dei Giudei. Pilato si meravigliò che Gesù fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe(1).
Allora, comprata una tela di lino [o sindone], calò Gesù giù dalla croce e lo avvolse nella sindone. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Poi lo avvolsero con fasce insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, che [Giuseppe] si era fatto scavare nella roccia e nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Poi fecero rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro e se ne andarono(2).
Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Mentre davanti al sepolcro restavano Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses [e forse Salome,] le altre tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento(3).
Il giorno seguente [sabato], quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia(4).
Passato il sabato [cioè alla sera di sabato], Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare ad ungere Gesù [e bruciare profumi]. Vennero al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio(5). Mentre esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?» ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, ribaltò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Le donne, guardando, videro che il masso era stato ribaltato(6) benché fosse molto grande. Maria di Magdala, lasciando lì le altre due, corse allora da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava [Giovanni].
Intanto Maria di Giacomo e Salome, entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.
Quando Maria di Magdala disse loro [cioè ai discepoli nel cenacolo]: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!» uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, scorse le fasce distese, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e contemplò le fasce distese e il sudario, che era posto sul capo di lui, non disteso con le fasce, ma al contrario avvolto in posizione singolare. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e osservò e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa(7).
Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
Nel frattempo altre donne, sempre di buon mattino, si recarono al sepolcro. Incontrarono le tre che erano già state al sepolcro e vi tornarono tutte insieme. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno»(8).
Ed esse si ricordarono delle sue parole. E, tornate dal sepolcro, corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna, Maria di Giacomo, Salome e altre che erano insieme.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia». Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi(9).
Le parole delle donne parvero ai discepoli come un vaneggiamento e non credettero ad esse(10).
(1) Gesù muore all'ora nona ossia tra le 15 e le 18 di venerdì 3 aprile 33 d.C. mentre il sabato iniziava verso le 18:30. In questo intervallo i capi dei Giudei chiedono di finire i condannati e togliere i corpi mentre Giuseppe d'Arimatea chiede che il corpo di Gesù gli sia consegnato e non venga gettato nella fossa comune. Giuseppe deve giocare d'anticipo altrimenti corre il rischio di arrivare tardi. Giovanni qui cita il Salmo 34(33),21 e Zaccaria 12,10. La Sindone conferma che la tortura causò un accumulo di sangue, che si separò dal siero, nella membrana del pericardio che fu infine forata dal colpo di lancia. Notiamo anche come Pilato sia piuttosto meticoloso e non voglia commettere errori. E in tutto il racconto si ha la percezione che Giovanni sia un testimone molto preciso e dettagliato.
(2) Gesù sulla croce era spogliato. Fu calato dalla croce e avvolto con 4,80 metri di tela tagliata dal rotolo largo 1,10 acquistato da Giuseppe (40 cm saranno ritagliati attorno all'anno 1000 ottenendo la lunghezza attuale di 4,40). I lati della tela furono rivoltati in modo da poter trasportare il corpo senza contaminarsi e senza disperdere sangue. Il corpo poi fu posto su una roccia antistante la tomba e si mise sotto il mento un fazzoletto arrotolato per mantenere chiusa la bocca. Forse si racchiusero nella sindone i chiodi e la corona di spine intrisi del sangue. Si cominciò poi a fasciare il tutto con larghe strisce ricavate dallo stesso rotolo. Sopra il volto, esternamente, si pose un altro fazzoletto disteso, il vero e proprio sudario. Il tutto abbondantemente imbevuto di aromi e profumi liquidi: Nicodemo ne ha portato quasi 33 Kg. Al termine si pose il corpo nel sepolcro che venne subito chiuso, contrariamente all'usanza, perché il giorno dopo era sabato e anche Pasqua. Durante le circa 36 ore nel sepolcro parte degli unguenti (mirra e aloe) evaporò, quelli versati lateralmente migrarono alla base della pietra sepolcrale mentre quelli versati sopra e sotto mantennero impregnate le fasce, la sindone e il sudario.
(3) La sepoltura termina quando nelle case si sono accese le luci rituali per il sabato, in questo caso il sabato di Pasqua. Maria di Magdala e Maria madre di Ioses (e forse Salome) si trattengono al sepolcro e acquisteranno i profumi sabato sera. Le altre donne hanno tempo di acquistarli già venerdì sera.
(4) L'intervento di Giuseppe e Nicodemo crea un problema per i sinedriti: dato che il corpo di Gesù non è stato buttato nella fossa comune si pone il problema di cosa potrà succedere dopo: della sua resurrezione lui aveva parlato loro e ovviamente essi conoscevano i brani di Isaia sul servo di Jahvé.
(5) In questo giorno (5 aprile 33, calendario giuliano) il sole sorge alle 05:26 locali e il sepolcro che Giovanni d'Arimatea aveva acquistato aveva l'ingresso rivolto a Est. Il verbo "imbalsamare" è una traduzione errata del testo greco di Marco: le donne intendevano "ungere" le fasciature della salma e la pietra sepolcrale con gli unguenti e bruciare invece gli aromi in polvere. Questa era l'usanza da sempre: l'imbalsamazione era proibita tra gli ebrei.
(6) L'espressione "già rotolato" è una traduzione errata del testo greco di Marco: l'avverbio "già" non c'è e la parola corretta è "ribaltato". Come avvenne la resurrezione? possiamo solo supporre che il corpo di Gesù si sia come "acceso", abbia vaporizzato gli unguenti sopra e sotto (lateralmente erano colati) e sia passato nel mondo ultraterreno. A noi è rimasta la "foto" sul telo della sindone. Dopo che il corpo di Gesù era sparito le fasce (che occultavano la sindone) si sono afflosciate mentre il sudario, più leggero, è rimasto rialzato come se fosse stato inamidato. Pietro e Giovanni videro che non c'era alcun segno di manomissione. Questo spettacolo ha fatto scattare in Giovanni la fede che non poté subito comunicare agli altri: era solo un ragazzo anche se decisamente sveglio come dimostra anche in Giovanni, 21 dove nuovamente capisce la situazione prima di Pietro: "Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!»".
(7) Simone e Giovanni non vedono la sindone perché è completamente ricoperta dalle larghe fasce di tela. Vedono invece il sudario che sta sopra a tutto. Le fasce si usavano con gli uccisi per impedire la fuoriuscita di sangue. Il sudario è un fazzoletto di 60-80 cm usato, come oggi, per asciugarsi il sudore o soffiarsi il naso. Di solito non aveva una destinazione d'uso funeraria. Qui Giovanni puntualizza che NON si tratta dell'altro sudario arrotolato, posto sotto la sindone come mentoniera e ovviamente non visibile. L'etimologia alternativa di sudario (grande lenzuolo) qui va esclusa (è chiarito che sta sulla testa) e non si applica neanche al caso di Lazzaro perché ne renderebbe inspiegabile l'uscita dal sepolcro: come avrebbe potuto muoversi? In realtà Lazzaro, morto di malattia, era sepolto normalmente vestito, con delle leggere bende che legavano piedi e polsi più un sudario sul volto.
(8) Il rimprovero dell'angelo sarebbe inspiegabile se queste donne non avessero già ricevuto l'annuncio dalle prime tre.
(9) Sant'Agostino, nel commento al Salmo 64(63) fa notare l'inconsistenza di quanto le guardie avrebbero dovuto testimoniare: se dormivano come potevano sapere se e da chi fosse stato sottratto il corpo di Gesù?
(10) Nel mondo antico, e quello ebraico non faceva eccezione, donne e schiavi non potevano testimoniare. La mancanza di fiducia in quello che le donne raccontano viene ricordata da Luca nel successivo brano del suo vangelo: i discepoli di Emmaus.