17Un giorno stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. 18Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. 19Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. 20Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». 21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».22Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? 23Che cosa è più facile: dire «Ti sono perdonati i tuoi peccati», oppure dire «Àlzati e cammina»?24Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te - disse al paralitico - àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». 25Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. 26Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
Il tema Gesù qui spiega il motivo per cui fa i miracoli: perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati. Il Dio immaginato dagli uomini è colui che fa delle leggi giuste, quindi che giudica e infine punisce giustamente. Invece il Dio cristiano perdona: un Dio diverso da quello che tutte le religioni immaginano e che gli atei negano. Se Dio fosse giusto giustiziere nessuno si salverebbe.
Questo è l'unico caso di miracolo nei vangeli in cui Gesù spiega esplicitamente il motivo per cui lo compie. Noi siamo sempre attratti dal prodigio mentre Gesù vuole portare la nostra attenzione sul significato. Siamo un po' tutti come lo sciocco che guarda il dito anziché la luna. Dobbiamo invece ricordare che il miracolo ha sempre valore relativo (il miracolato si riammalerà e morirà, prima o poi) mentre il segno è invece il vero valore che dobbiamo cogliere.
Luca inizia ricordando che questo fatto è avvenuto in un giorno particolare e termina riportando che oggi sono avvenute cose prodigiose. La parola "oggi" è un termine chiave in Luca e indica l'atto della salvezza. Questo racconto, come ogni parte della Scrittura del resto, è scritto esclusivamente a beneficio di chi lo legge "oggi", cioè noi. Il vangelo di Luca contiene otto "oggi" (2,11; 4,21; 5,26; 13,32.33; 19,5.9; 22,34; 22,61; 23,43) di cui l'ultimo è quello detto al malfattore crocifisso: oggi sarai con me in Paradiso.
La parola contraddistingue l'uomo e su di esso ha sempre un potere perché l'uomo è guidato, diversamente dagli animali, dalla parola che ascolta. La parola falsa del Serpente è potente nell'uccidere inducendo un'immagine demoniaca di Dio. La parola di Gesù è una potenza che guarisce l'uomo dalla falsa idea di Dio.
Gesù si trova in mezzo ai custodi della legge. La Legge, per gli Ebrei, è l'insieme della rivelazione data loro da Dio. I farisei sono quelli che la osservano e la praticano fedelmente. I maestri sono invece gli interpreti, i teologi diremmo oggi. La legge, in sé, è cosa buonissima: il peggior male per una persona è l'incapacità di distinguere il bene dal male. La legge serve a ciascuno per distinguere il male dal bene e ad accorgersi, sovente, di essere nella posizione sbagliata.
Un esempio recente di miracolo in apparenza "inutile": Evasio Ganora (1913-1957) guarito a Lourdes il giorno 02.06.1950 e morto per un incidente dopo solo 7 anni. La storia è raccontata da Vittorio Messori nel libro "Ipotesi su Maria".
La scena è abbastanza buffa e parecchio simbolica. Il paralizzato è simbolo dell'uomo bloccato dalle sue paure che non sa muoversi in alcuna direzione e la cui vita non ha un senso. Quest'uomo è il contrario del lebbroso dell'episodio precedente, che sfida la legge pur di trovare una via d'uscita: il male del paralitico consiste nel non desiderare più la vita, il cammino. Ognuno di noi ha le sue paralisi che gli impediscono di camminare verso un futuro. Gli uomini, amici suoi, che lo portano simboleggiano la fede degli altri che sono accanto a noi e per mezzo dei quali a volte siamo salvati. Anche se siamo paralitici c'è un altro che ci porta e ha speranza per noi: non solo la paura è contagiosa, anche la speranza.
La folla è presentata come anonima, dove ognuno è per sé. La folla è una sorta di muro che impedisce di accostare colui che dà la vita. La folla nel vangelo si distingue dal popolo, che è fatto di persone libere e in relazione tra di loro. Nella casa del Signore si entra solo dall'alto: la nostra casa non ha tetto, il nostro tetto è l'Infinito. E` anche una indicazione per la Chiesa che non deve essere un recinto chiuso e limitato.
La prima frase di Gesù è decisamente inattesa e anche deludente: il paralitico altro non poteva desiderare che la guarigione fisica. Gesù innanzi tutto "manda via" i fallimenti (ossia i peccati). Con l'annuncio al paralitico del perdono Gesù vuole anche sgombrare il campo dalla concezione antica del male come maledizione divina, come troviamo anche in Giovanni 9,2 («I suoi discepoli lo interrogarono: Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?»). Gesù vuole dunque anche liberare il paralitico da ogni possibile senso di colpa riguardo la sua condizione. La remissione dei peccati è la bestemmia cristiana, il centro della nostra fede. Gesù viene accusato di bestemmia. Dunque prendiamo atto che il nostro Dio è uno che bestemmia, secondo gli esperti in religione.
Qui inizia la polemica fra legge e vangelo. La legge è buona per farci distinguere il bene dal male ma il suo ruolo finisce qui. Per l'inganno del Serpente si immagina Dio come colui che è giusto, che fa dunque delle leggi giuste, quindi che giudica giustamente e infine punisce giustamente. Invece il Dio cristiano non è né giudice, né giustiziere ma, come sappiamo dal resto del vangelo, sarà da noi giudicato, giustiziato e ci perdonerà: Dio è amore e perdono.
E` un Dio diverso da quello che tutte le religioni immaginano e che gli atei negano. Se Dio fosse giusto giustiziere nessuno si salverebbe. «Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe... Il Signore mai si stanca di perdonare! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere il perdono» (Papa Francesco, Angelus 17-03-2013).
Dunque "voler essere come Dio" (Genesi 3,5) è una aspirazione buona, se orientata alla vera immagine di Dio che Gesù ci rivela. La vittoria di Dio sul male consiste nel perdonare il peccatore anziché punire il peccatore. L'Olimpo e il mondo sono invece pieni di dei legislatori e giustizieri.
Questa bestemmia compare ora, all'inizio della vita pubblica di Gesù e sarà il motivo della condanna alla croce.
Il peccatore perdonato capisce due cose. Capisce chi è Dio, colui che ama e non può non amare, e capisce chi è l'uomo, colui che è amato infinitamente. L'uomo fa il male perché non sa questo: ha bisogno d'essere amato senza condizioni e non si sente amato e dunque si difende e attacca. E` solo nel perdono dei nostri peccati che noi possiamo conoscere chi è Dio. La guarigione da questa "paralisi da paura" ci permette poi di camminare.
Gesù compie la guarigione "esterna" per indicare che quella vera e importante è quella "interiore". In questa occasione ci spiega il motivo per cui fa i miracoli: "perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati". L'espressione "Figlio dell'uomo" è volutamente indeterminata e compare circa 200 volte nella Scrittura. Il suo significato spazia da semplice uomo a profeta a Giudice della storia in Daniele 7,13 a Dio stesso nei Vangeli. Non ci sono dubbi infatti, in quanto Gesù applica tale titolo a sé e si attribuisce contemporaneamente il potere di Dio di rimettere i peccati. Il potere del Giudice della Storia, il potere di Dio è dunque quello di perdonare.
Il perdono è una conquista di civiltà colossale. Nemmeno a noi stessi noi siamo capaci di perdonare. O ci autocondanniamo ("ma come ho potuto fare questo...") o ci autogiustifichiamo chiamando bene il male che facciamo. Ancora meno sappiamo perdonare gli altri. In certe culture, come riportano i missionari, non esiste nemmeno la parola per esprimere il concetto di perdono. L'alto numero di suicidi nelle società orientali (Giappone, Corea) è anche dovuto alla totale ignoranza del concetto di perdono.
I profeti avevano preannunciato questo momento:
«Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore -, nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova. Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore... Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l'un l'altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande - oracolo del Signore -, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato» (Geremia 31,31-34).
Dio viene quindi conosciuto da tutti, dal più piccolo al più grande, nel perdono dei peccati. Il peccato dell'uomo, non è la sconfitta di Dio ma il luogo della rivelazione del suo amore più forte del peccato e della morte, l'amore che si manifesta nel perdono. Oggi appare molto evidente questa necessità della riconciliazione, a livello personale, di gruppo, di rapporti internazionali. In questo tempo dal più piccolo al più grande ci si affida a psicologi e psicanalisti per affrontare le proprie paure che mettono le persone contro se stessi e contro gli altri.
Per provare ai presenti e a noi il suo potere di rimettere i peccati Gesù dice al paralitico àlzati, il termine usato nelle risurrezioni operate da Gesù e nella resurrezione di Gesù stesso. Perché il perdono è la vita, la resurrezione dell'uomo.
Il lettuccio, che per il sano è il riposo ma per il paralizzato è il luogo dove è confinato, rappresenta la Legge, che per il giusto è fonte di sicurezza e riposo ma per il peccatore (cioè tutti) è fonte di giudizio, condanna e paura della pena. Ora l'uomo perdonato può "portare la legge", quella legge che prima lo dominava. L'uomo può osservare il comandamento dell'amore senza timore d'essere punito ogni volta che lo trasgredisce.
Con questa legge, che ora può portare, l'uomo può andare nella sua casa, il luogo della sua vita quotidiana e delle relazioni con gli altri, Dio stesso, il luogo dove è amato.