«... 16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. 17Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. 18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
19E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Il tema Siamo figli di Dio (come Gesù) e madri di Gesù (come Maria) quando siamo di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto (Giacomo 1,22). In tal modo la luce della nostra lampada illumina chi si affaccia alla porta della Chiesa.
La parola è fatta per essere ascoltata, il suo valore sta nel fatto che ci sia qualcuno che la ascolta. Anche la nostra capacità biologica di parlare discende dal fatto che, da quando eravamo bambini, qualcuno ci ha continuamente parlato. Per questo la Parola di Dio è stata inizialmente paragonata al seme: perché il suo valore sta nel frutto che porta.
Ora la Parola viene paragonata alla luce e noi siamo la lampada che è utile solo se fa luce ossia se viene accesa. Dobbiamo capire se siamo accesi ossia se abbiamo accolto la Parola e la diffondiamo illuminando la realtà e gli altri. Gesù in seguito dirà: sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! (Luca 12,49). Il fuoco di cui parla Gesù è il fuoco di Pentecoste (Atti 2,1-4), non quello invocato da Giacomo e Giovanni per sterminare un villaggio che non vuole accoglierli (Luca 9,54). Il fuoco di Gesù è l'amore che lui ha con Dio Padre e che vuole propagare a tutti gli uomini in modo che amino il loro prossimo e Dio. Questo fuoco accende la lampada, cioè noi, e la rende luminosa. La luce è la qualità usata per descrivere Dio. La luce ci permette di vedere il creato e di beneficiarne. La luce è intelligenza e amore. E se noi siamo accesi diventiamo luminosi e propaghiamo la luce e il calore attorno a noi. La luce è l'elemento primo e irrinunciabile di tutta la creazione, è l'elemento che regge l'esistenza di tutti gli altri: la luce è l'essenza stessa dell'universo, che esiste solo in quanto è acceso. Con questa metafora Gesù espande l'allegoria del seme: il frutto di questo seme è una luce che illumina il mondo come detto nel prologo di Giovanni:
In principio era il Verbo...
in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre...
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio... (Giovanni 1,1-12)
Questa luce ossia la vita da figli di Dio non deve essere soffocata dalla vita materiale, simboleggiata dal vaso, e nemmeno deve essere vissuta privatamente, nascosta dal mondo (sotto il letto). In questo modo chi entra in casa ossia, fuori metafora, chi si affaccia per entrare nella Chiesa, vede la luce ossia nota la nostra vita da figli di Dio. Questa frase costituisce un impegno e una responsabilità per noi cristiani. La luce dell'amore di Dio è la vera e unica testimonianza che possiamo rendere al prossimo, non il proselitismo di chi fa propaganda alle proprie convinzioni. Ogni tentativo di imporre con la forza, con la superiorità culturale, tecnica o economica, propaga oscurità e non luce. La testimonianza non va inoltre considerata un attributo aggiuntivo del cristiano ma è connaturata al suo essere credente, come la lampada che se è accesa non può non illuminare. Ciò che appare nascosto e segreto - e cioè la paternità di Dio - non può non venire alla luce.
Dopo il comando di ascoltare nell'episodio precedente ora Gesù raccomanda: fate attenzione dunque a come ascoltate, valutate cioè gli effetti del vostro ascolto sulla vostra vita in modo da capire se avete ascoltato nel modo giusto. L'amore accolto e donato di chi ascolta costituisce un circolo virtuoso che si alimenta all'infinito, come Dio è infinito: a chi ha, sarà dato. Invece l'amore non accolto e quindi non donato è un circolo vizioso che impoverisce progressivamente: a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere.
Luca non specifica qui il motivo per cui la madre e i fratelli [1] cercavano Gesù. Dall'inizio del suo vangelo ha presentato Maria come il prototipo del credente: Maria è colei che per prima, nella storia della salvezza, dice sì a Dio e permette l'Incarnazione, è colei che si fida della parola, la custodisce e la medita anche quando non la comprende. Dunque possiamo capire perché Luca cerchi di essere molto delicato su questo punto. Sappiamo però dagli altri evangelisti che i parenti di Gesù non concordavano con il suo modo di procedere (Giovanni 7,3-5 [2]) e con le persone che frequentava e accoglieva. Alcuni di loro lo consideravano fuori di sé (Marco 3,21 [3]). Il padre legale di Gesù, Giuseppe era già morto e dunque - secondo il costume ebraico - i parenti maschi più prossimi nel clan avevano il diritto-dovere di confrontarsi con lui, di chiedergli di tornare a casa e smetterla di creare scandalo. La madre doveva partecipare all'operazione in quanto madre ma non aveva diritto giuridico. Val la pena ricordare che questi parenti, qui così ostili e increduli, costituiranno la prima comunità di Gerusalemme con a capo suo cugino Giacomo di Alfeo (il minore), uno dei dodici, mentre Giuda Taddeo, altro discepolo e forse fratello di Giacomo, sarà l'autore dell'omonima lettera.
Luca comunque coglie l'occasione per sottolineare che la parentela con Gesù non è, per così dire, un diritto di sangue automatico ma proviene dall'ascolto della sua parola. La folla che qui sembra avere la precedenza sui parenti è costituita dai peccatori, dai diseredati e dagli esclusi che abbiamo visto negli episodi precedenti. La parentela si realizza nell'accoglienza, non è un diritto dato da un legame o da una appartenenza come già aveva anticipato il Battista: anche da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo (3,8).
Molti vogliono vedere Gesù, con motivazioni diverse. Erode Antipa, ad esempio, come vedremo in Luca 9,9, voleva vedere Gesù e realizzerà il suo desiderio in Luca 23,8. Gesù però si rifiuterà di dare spettacolo cosicché Erode, deluso, lo respingerà e insulterà. Invece quando Zaccheo (19,3) vorrà vedere Gesù questo desiderio sarà la sua salvezza. Tutto dunque dipende dal perché si vuole vedere Gesù: se per impadronirsene in qualche modo oppure per accoglierlo.
Gesù risponde che coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica diventano madre (come Maria, colei che ascolta e crede) e fratello di Gesù (in quanto diventa figlio di Dio, Giovanni 1,12 [4]). Gesù distingue i due aspetti della sequela: coloro che ascoltano e coloro che mettono in pratica. Il cristianesimo non è solo moralismo (basta fare) né solo spiritualismo (basta credere) come ci rammenta Giacomo 1,22 [5].
Il testo vuole esprimere il mistero della comunione nell'amore di Dio concentrando insieme tutti i tipi di parentela. La cosa è più evidente nei paralleli Marco 3,35 e Matteo 12,50 [6]. Così farà anche Dante nella preghiera del canto XXXIII del Paradiso: Vergine Madre, figlia del tuo figlio...
Anche al cap. 11, dove si riprende anche il tema della luce, Gesù risponderà nello stesso modo:
Una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Luca 11,27b-28)
Maria ha concepito perché ha creduto. E anche noi diventiamo come Dio e vediamo Dio solo se ascoltiamo.
[1] Sulla questione dei "fratelli" c'è una polemica millenaria e francamente pretestuosa. Nelle lingue semitiche la parola fratello è ambigua, esattamente come lo è nipote in italiano che può significare sia nipote di zio che nipote di nonno. L'autore di questo sito si è fatto spiegare da varie persone originarie di villaggi di Africa e Medio Oriente cosa per loro significhi, anche oggi, la parola fratello e sorella e la risposta è che è da sempre un termine per indicare semplicemente una persona dello stesso livello sociale, della stessa classe di età e che vive nello stesso villaggio, a volte, ma non necessariamente, un parente. Nella Bibbia per chiarire la consanguineità si specifica figlio della stessa madre. Vi sono molti esempi:
Genesi 20,12: Inoltre ella è veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non figlia di mia madre, ed è divenuta mia moglie.
Genesi 27,29b: Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.
Genesi 43,29: Egli.. guardò Beniamino, il suo fratello, figlio della stessa madre, e disse...
Levitico 18,9: Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre, nata in casa o fuori...
Deuteronomio 13,7: Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre... t'istighi in segreto, dicendo...
Deuteronomio 27,22: Maledetto chi giace con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre...
Giudici 8,19: Egli riprese: Erano miei fratelli, figli di mia madre;... se aveste risparmiato loro la vita, io non vi ucciderei!
Salmi 50,20: Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre.
Salmi 69,9: Sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre
Cantico8,1: Come vorrei che tu fossi mio fratello, allattato al seno di mia madre! Incontrandoti per strada ti potrei baciare...
Ezechiele 23,2: ... vi erano due donne, figlie della stessa madre...
La Chiesa Cattolica afferma, con S. Girolamo, che si tratta di cugini, figli di un fratello di Maria che ha sposato un'altra Maria. Il Protovangelo di Giacomo e altri affermano invece che si tratta di fratellastri (dunque più anziani di Gesù) avuti da Giuseppe in un precedente matrimonio. Di fatto nessuna delle due tesi è dimostrabile ma entrambe mantengono come assolutamente certa la verginità di Maria. Si vedano anche le considerazioni sull'evento dell'Annunciazione. Alcune denominazioni cristiane in tempi relativamente recenti hanno optato per disconoscere la verginità di Maria e di attribuirle altri figli. Questa però è una posizione ancora meno sostenibile.
[2] Giovanni 7,3-5: I suoi fratelli gli dissero: «Parti di qui e va' nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. Nessuno infatti, se vuole essere riconosciuto pubblicamente, agisce di nascosto. Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!». Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui.
[3] Marco 3,21: Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
[4] Giovanni 1,12: A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio
[5] Giacomo 1,22: Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.
[6] Marco 3,35: Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre. Matteo 12,50: Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre.