[«28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.]
29E disse loro una parabola: «Guardate il fico e tutte le piante; 30quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. 31Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. 33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Il tema Non esiste un tempo futuro da attendere, ignorando il presente. Tutto il discorso escatologico ci indirizza a sfruttare il tempo presente, come il fico che fruttifica continuamente, per realizzare in noi stessi il Regno di Dio. La Scrittura si compie oggi (cfr. 4,14-30).
In tutto il discorso fatto fin qui Gesù ha spiegato che il segno dell'avanzata del regno di Dio è dato dalla testimonianza che noi possiamo offrire (come ha fatto lui per primo) proprio mentre il mondo procede come ha sempre fatto dal peccato d'origine in poi: guerre, ingiustizie, disastri naturali, fenomeni spaventevoli perché incomprensibili. Contribuiamo al regno di Gesù quando comprendiamo che si può vincere il male con il bene, anzi: solo con il bene. Gesù ci invita a smettere di guardare il mondo attraverso il filtro delle nostre paure e a cominciare a guardarlo come buona creazione di Dio. Gesù ci invita a smettere di guardare all'altro come a un nemico che ti toglie la vita e a smettere di guardare al mondo come ad un oggetto da possedere per garantirsi la vita. Il regno di Dio viene quando cominciamo a guardare ad ogni "altro" come a un fratello, esattamente come fa Dio che guarda a tutti noi come figli anche se lo mettiamo in croce.
Agli Efesini (5,15s) S.Paolo fa questa raccomandazione:
Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi.
Lo stolto nei giorni cattivi si piega al male, contribuisce così al male e il mondo va ancora peggio. Il saggio invece ne approfitta per testimoniare il bene, per migliorare la situazione.
A noi sembra poco comprensibile tutto questo perché siamo abituati, se non altro per debolezza, a fare il male usando il bene, ad usare male i buoni doni di Dio. Invece Dio è - per così dire - specializzato nel fare il bene usando il nostro male: Gesù ha resistito e levato il capo proprio nella passione. In più punti della Bibbia si sottolinea che Dio conduce la storia verso il bene attraverso il male che l'uomo compie. Un esempio lo troviamo in Giuseppe che perdona e così riscatta i suoi fratelli:
Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini». Così li consolò parlando al loro cuore (Genesi 50,20-21).
Anche gli Apostoli, minacciati una prima volta dal Sinedrio, esprimono la stessa convinzione:
Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani. All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: «... davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse...». (Atti 4,23-28)
L'albero è un po' il simbolo dell'uomo: ha le radici per terra ma è rivolto verso l'alto. Gli alberi rappresentano la vittoria della vita e dell'amore sulla morte e sul male: germogliano a primavera ogni anno dopo l'inverno che li lascia secchi e spogli, apparentemente morti.
Nel vangelo di Luca si nominano gli alberi già nelle invettive di Giovanni Battista (3,9 [1]). Gesù nel discorso della Montagna nomina l'albero buono e l'albero cattivo e spiega che ogni albero si riconosce dai frutti (6,43s). Poi racconta la parabola del fico sterile che mostra tutta la misericordia di Dio nell'aspettare "ancora quest'anno". Vi sono poi l'albero del granello di senapa e l'albero su cui sale Zaccheo. Infine, durante la via crucis, Gesù ricorda alle donne (Luca 23,31) che il legno secco (cioè noi) sarà salvato dal legno verde (Gesù).
Il film "Un uomo per tutte le stagioni" (1966, 6 premi Oscar) racconta la vicenda di S. Tommaso Moro, coerente a costo della vita.
Il fico è un albero particolare: i suoi fiori sono già dei frutti. Fruttifica più volte l'anno e persino in pieno inverno è possibile trovare, fra i suoi rami, almeno "un fico secco". Il fico è dunque segno di chi dà frutto in ogni stagione, non solo quando i tempi sono propizi. E` simbolo della croce, l'albero che produce il frutto della nostra salvezza nel momento di massima oscurità.
Tutto il male che avviene nel mondo è paragonato alle doglie del parto, allo sforzo delle piante per germogliare. Vedremo che, durante la crocifissione, il "buon ladrone" capisce che, proprio mentre "accadono queste cose" (ossia nel momento in cui lui perde la vita), il Signore è lì con lui.
Queste considerazioni si applicano a ogni generazione. Gesù fra un paio di giorni (oggi è mercoledì, 1° aprile 33 d.C.) sarà ucciso e si avrà così un primo compimento del Regno di Dio. Luca spiega ai cristiani della terza generazione che anche nella tempo presente il legno verde (i credenti) brucia per salvare il legno secco (il mondo). La nostra difficoltà maggiore è riconoscere il volto di Gesù in tutti gli ultimi che oggi sono in croce. Siamo continuamente tentati di ridurre la vicenda di Gesù al solo fatto storico e pensare a Gesù come a colui che "ha risolto" la questione redenzione con la sua croce una volta per tutte tanti anni fa. In questo modo però la nostra fede rischia di essere un alibi per non riconoscere il volto di Gesù negli ultimi di oggi.
Tutto l'impianto del discorso escatologico è decisamente anti-millenaristico: Gesù non vuole in alcun modo predire tempi e singoli eventi ma spiegarci quale deve essere il nostro atteggiamento quotidiano davanti alle vicende così come sono. La Chiesa ha una grande responsabilità nell'interpretare questo mandato, valutare i segni dei tempi e decidere come agire di volta in volta.
Dovremmo anche abituarci, per considerare positivamente le vicende storiche, a ricordare i personaggi luminosi piuttosto che certi cosiddetti grandi della storia che l'hanno costellata di guerre e soprusi.
Queste parole di Gesù non passano e non passeranno mai di moda finché ci saranno testimoni disposti a trasmetterle.
[1] Il Battista in Luca 3,9 dice: «Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».