5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: 6«Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». 7Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
Il tema Dio non ha bisogno di un luogo dove abitare: avrebbe già dovuto capirlo Davide ma non lo capiamo neppure noi. Dio non abita in una casa di pietra ma dove è amato ossia quando noi lo amiamo, lui che è amore che ama per primo. Questo diventerà manifesto sul Golgota fra due giorni.
Con questo testo si entra nel cuore del vangelo, il triduo pasquale, il testo più antico, rispetto al quale tutto quel che viene prima può essere visto come una specie di introduzione. In questo capitolo 21 viene fornita la chiave di lettura della storia, il suo fine e la sua fine, alla luce del mistero di Gesù, il cui fine e la cui fine (terrena) sono narrati nei successivi capitoli 22 e 23.
Questo capitolo è anche detto "il discorso escatologico" ed è contraddistinto da uno stile chiamato "apocalittico". "Apocalittico" non significa, come comunemente si crede, catastrofico ma rivelatorio ossia che-toglie-il-velo in modo da vedere la realtà. "Escatologico" significa che-parla-della-fine e dunque il discorso escatologico è il discorso rivelatorio sulla fine, sulla direzione in cui procede la storia del mondo. Questo discorso ha lo scopo di rivelarci la realtà della storia umana e non quello di spaventarci con catastrofi (per queste basta consultare le notizie). Come vedremo si tratta di un discorso di fiducia e di speranza riguardo il fine e non riguardo la fine del mondo.
Sapere se tutto finisce con la fine o se esiste un fine è il problema più grosso dell'uomo ed è una questione propria solo dell'uomo: gli animali seguono il loro istinto, secondo la loro specie, e questo a loro basta. Se il nostro traguardo è il nulla viviamo da disperati per quanto ci si sforzi di far finta di niente. E condurre una "vita da dannati" non può che indurci a introdurre altro male. Se invece il nostro traguardo è la vita felice ed eterna allora, anche se la realtà sensibile di oggi resta la stessa, viene da noi vista in una luce del tutto diversa. In questo secondo caso acquista senso cercare di vivere da fratelli ed essere al servizio gli uni degli altri. La nostra libertà non sta infatti nel cambiare la storia ma nel vivere la storia con uno spirito piuttosto che con un altro.
Luca è così concentrato sul senso da dare alla storia (ricordiamo che si rivolge a cristiani di terza generazione, i quali non hanno conosciuto né Gesù né i suoi discepoli) che colloca ben tre livelli di escatologia nel suo vangelo:
una escatologia pasquale ossia la morte e resurrezione di Gesù in cui finisce il mondo vecchio ed inizia il nuovo (Luca 23), una fine in cui finisce l'uomo vecchio che non conosce Dio e nasce l'uomo nuovo che sa amare e dare la vita;
una escatologia della storia dell'intero cosmo (questo testo: Luca 21,5-36);
una escatologia quotidiana (Luca 12,35-48), dove si mostra che l'ingresso nella vita eterna si decide nel presente, sapendo che il Signore verrà, e comportandoci di conseguenza. E` anche una escatologia personale che riguarda ciascuno di noi (Luca 17,20-37 e 18,1-8): esiste un fine positivo per la storia di ogni persona, non solo in generale della storia umana.
Gli evangelisti hanno bene in mente l'importanza del Tempio. Il vangelo di Luca inizia nel Tempio (con l'annuncio a Zaccaria), svolge la parte centrale come cammino di Gesù verso il Tempio e ha il suo culmine nello squarciarsi del velo del Tempio alla morte di Gesù (23,45b-46) e termina nel Tempio (Luca 24,53). Anche l'evangelista Giovanni (2,13ss) racconta una purificazione del Tempio, dopo le nozze di Cana, all'inizio del suo vangelo a significare che Dio non è rappresentato dalla Legge ma dall'amore, figurato nel vino delle nozze.
Noi viviamo nello spazio-tempo ossia la nostra esistenza è collocata in una certa posizione (il luogo) e in un istante dopo l'altro (il tempo). Il tempo però fluisce indipendentemente da noi e non possiamo scegliere quando essere mentre invece possiamo scegliere, in certa misura, dove essere. Il Tempio è definito dagli ebrei "il luogo" ossia l'unico luogo rispetto al quale ogni altro luogo ha senso. La nostra vita si può considerare come la ricerca del luogo dove si è amati e dove si può vivere. Già nell'Eden Dio chiede ad Adamo "dove sei?": il luogo dell'uomo è vicino a Dio e il luogo di Dio è accanto all'uomo. Nei vangeli il luogo per eccellenza è il Golgota: in tutto il testo dove compare la parola "luogo" (ad esempio nel Natale) il riferimento dell'evangelista è al Golgota.
Dio non desiderava un tempio e lo aveva spiegato chiaramente a Davide (2Samuele 7,1-16): si sarebbe accontentato di una tenda. Invece il Tempio (il cosiddetto "Primo Tempio") fu realizzato (da Salomone, 967 a.C.), e poi distrutto dal re babilonese Nabucodonosor II nell'anno 587.
Il Monte del Tempio (per gli Ebrei) o Spianata delle Moschee (per i Musulmani). In primo piano, al centro in basso, il "muro del pianto", lato ovest dell'antico muro del Secondo Tempio, con i pellegrini. All'estremità destra della foto la moschea Al Aqsa e al centro la "Cupola della Roccia" (luogo dell'ascensione di Maometto secondo la tradizione islamica).
Il tempio in cui Gesù si trova è il "Secondo Tempio", ricostruito nel 515 a.C. dopo il ritorno dall'esilio di Babilonia e ampliato da Erode il grande (quello della strage degli innocenti) a partire dall'estate del 17 a.C.. I lavori fatti eseguire da Erode furono imponenti, coinvolsero migliaia di operai laici e migliaia di operai-sacerdoti nelle aree in cui l'accesso era vietato ai laici. Dopo la morte di Erode (14 gennaio 1 d.C.) i lavori di abbellimento continuarono fino al 64 d.C. e dopo soli sei anni, nel 70 d.C., il Tempio verrà completamente raso al suolo dal futuro imperatore romano Tito. Di esso oggi, a Gerusalemme, resta solo il cosiddetto "muro del pianto" una specie di reliquia lasciata apposta dai Romani come monito per mostrare a tutti e per sempre cosa essi sono in grado di distruggere. Da vari indizi riteniamo che il 17 a.C. sia anche l'anno di nascita di Maria, nuovo tempio che porta la presenza di Dio dentro di sé.
Possiamo datare questo discorso che Gesù sta iniziando a mercoledì 1° aprile 33 d.C. (Calendario Giuliano, 30 marzo estendendo il calendario Gregoriano). Fra due giorni Gesù sarà ucciso.
Nella logica del fedele ebreo il Tempio garantiva la presenza di Dio tra il suo popolo. La distruzione del Tempio rappresentava la sconfitta di Dio, la fine di ogni speranza, in una parola la fine del mondo, come si intuisce dalla domanda dei discepoli. Il Tempio garantiva l'ordine, la legge, la separazione tra giusti e ingiusti, il patto di vassallaggio fra Dio e il suo popolo cioè il popolo ebreo, e nessun altro. Questo è proprio lo schema di pensiero che Gesù è venuto a sovvertire: Dio non sta nel Tempio, Dio non è obbligo, dovere, costrizione, contratto fra un potente creatore e una limitata creatura come il Serpente aveva suggerito a Eva. Di fatto tutte le religioni hanno un tempio, un luogo separato dalla vita ordinaria che da quel tempio è organizzata e ordinata. Perfino gli atei hanno il loro tempio, il loro idolo, che magari consiste in se stessi. Oggi il tempio non è più il luogo in cui si presume sia presente Dio ma il luogo che è centro del nostro interesse, la banca centrale o la borsa finanziaria ad esempio. Oppure la tecnologia, la produzione, il consumo, il PIL, l'immagine, la forma fisica. Ognuno di noi è chiamato a scoprire quali sono gli idoli attorno ai quali ruota la sua vita. Il tempio che ci costruiamo può anche diventare causa d'opposizione e dissidio, quando ne facciamo una bandiera che ci autorizza a contrastare e opprimere altri.
Questo Tempio è adorno di belle pietre e di doni votivi. Le cose belle sono un'arma a doppio taglio perché - come nell'Eden - il male non si presenta mai come brutto e sgradevole ma come buono, gradevole e desiderabile (cfr. Genesi 3,6). Anche l'idolo del sogno di Nabucodonosor (Daniele 2,27-45) era bello, di straordinario splendore. Purtroppo anche di Dio noi abbiamo questa idea: grande, affascinante ma anche terribile perché ha tutto il potere. Questa immagine di Dio è però un idolo, è satanica (nel senso che ce la suggerisce Satana). Gesù, Dio fatto uomo, attribuisce a sé come unico titolo quello di "figlio dell'uomo" (Matteo 25,31) ossia semplicemente "uomo" nel senso di "essere umano", maschio e femmina e chiarisce subito dopo che "tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me" (Matteo 25,40). Quindi nella Chiesa la bellezza degli edifici, delle suppellettili, dei paramenti porta in sé una pericolosa ambiguità: può essere segno del valore dello stare insieme ma può essere segno di potere di alcuni sugli altri e di una idea di Dio distorta. Dio non abita in una casa di pietra ma dove è amato ossia quando noi vogliamo bene a lui, lui che è amore che ama per primo. Il fine della Chiesa è costruire il vero tempio che è la comunità, non innalzare degli edifici segno di potere e prestigio sociale. E` per protestare contro questa distorsione che Gesù è entrato nel Tempio con la frusta tre giorni prima (e non solo: l'aveva già fatto due anni prima, secondo Giovanni 2,13ss). Gesù intende distruggere quel tempio che è il luogo del prestigio di uomini su altri uomini, che proietta su Dio questo modo di relazionarsi e serve per giustificare l'ingiustizia. Gesù invece vuole restaurare una immagine di Dio longanime, misericordiosa e di grande amore perché questo è l'unico modo per cambiare la storia.
Di tutto questo tempio non resterà pietra su pietra, non resterà nulla. L'affermazione di Gesù non riguarda solo le pietre che i Romani abbatteranno tra 37 anni ma anche il tipo di religione e di sistema di valori e istituzioni che il Tempio rappresenta: nel Tempio abita Dio, nel Tempio sta la Legge, di cui i Profeti richiamano al senso originario e che il Re deve far rispettare. Questo sistema di valori sarà abbattuto fra tre giorni, quando il velo si squarcerà (Luca 23,45b) e finirà la separazione fra Dio e gli uomini. Sulla croce Gesù ci mostrerà lo "spettacolo" della visione di Dio. Non occorrerà più un Luogo in cui Dio abiti, non occorrerà più una Legge per garantirsi la benevolenza divina, non occorrerà più una Profezia dato che tutto ormai sarà stato manifestato. Il nuovo tempio è la carne del Figlio dell'Uomo, la carne di ogni figlio d'uomo ("Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi.": 1Corinti 6,19), a cominciare dagli ultimi. Il nuovo tempio è un tempio fatto di pietre vive (1 Pietro 2,5). Dio nessuno l'ha mai visto (Giovanni 1,18) possiamo conoscerlo solo considerando la verità e l'essenza dell'uomo e dell'umano che Gesù ci ha mostrato. Dio non ha bisogno di difensori (è Dio!), l'unico modo vero di difenderlo è difendere l'uomo e anche il creato ossia difendere l'opera di Dio. Il tempio, in conclusione, viene distrutto perché il valore sta altrove.
La "chiesa" non è l'edificio, è la comunità di persone che si incontrano sostenendosi gli uni gli altri. Questo è un equivoco frequente. Ad esempio in Guinea Bissau si realizzavano chiesette piccole che andavano bene giusto per la famiglia dei colonizzatori portoghesi, elevate da terra perché la zona è paludosa e con un patio davanti per proteggere l'interno dal calore. Adesso, ringraziando il comunismo che ha espropriato la Chiesa di tutto, è nato il cristianesimo e si celebra messa collocando l'altare nel patio davanti a tutta la gente, all'aperto. Diventa così evidente che la chiesa non è quella alle spalle dell'altare ma quella che sta davanti. Ovviamente un edificio adatto è comunque utile, in funzione del clima e del luogo, e inoltre se è bello è meglio. Deve però essere un "bello" che non è lusso o sfarzo ma espressione della devozione della comunità.
Il Tempio è costituito di pietre e non di mattoni: i mattoni sono prefabbricati e identici mentre le pietre sono tutte diverse e occorre del lavoro per farle stare le une accanto alle altre. Ognuna è se stessa ma solo assieme alle altre costruisce davvero la casa. E` molto bello pensare che ciascuno di noi, a partire dalla pietra scartata che è Gesù, ognuno con la sua identità, le sue particolarità e spigolosità, costruisce il vero tempio che è l'umanità in cui ognuno accoglie l'altro, ognuno è fratello per l'altro: il Regno di Dio sulla terra.
Gesù fu ucciso per bestemmia perché per lui il tempio era l'Uomo, immagine e somiglianza di Dio. Analogamente i primi cristiani venivano condannati come atei perché non credevano negli dei in cui credevano tutti, gli dei protettori della patria e della famiglia. Chiediamoci perché oggi esiste l'ateismo anticristiano e quanto di questo ateismo sia dovuto al fatto che i cristiani testimoniano il contrario del vangelo seguendo i modi e i criteri del mondo: ("per causa vostra il bel nome di Dio è bestemmiato", ammonisce Paolo in Romani 2,24 citando Isaia 52,5). Chiediamoci se il motivo per cui il Regno di Dio tarda a venire sia costituito dai nemici esterni o dalla nostra contro-testimonianza.
La costituzione conciliare Dei Verbum spiega che il rapporto tra umano e divino nella Parola di Dio (la Scrittura) è proporzionale e non inversamente proporzionale: noi solitamente pensiamo che quanto più risplende il divino tanto più si ritiri e scompaia l'umano e viceversa ma non è così.
Il cristianesimo è l'unica religione in cui Dio si sacrifica per l'uomo (per quanto noi cristiani si voglia tradire nei fatti questa evidenza) E` l'unica religione in cui l'uomo tenta di uccidere Dio e Dio lascia fare: in tutte le altre religioni è l'uomo che si sacrifica per tributare onore a Dio o, addirittura, per ottenerne la benevolenza.
Stiamo dunque attenti che tutta la sacralità di cui a volte si veste il cristianesimo non si risolva in un tradimento dell'essenza del cristianesimo stesso. Non c'è nulla di "sacro" perché tutta l'opera di Dio è sacra, a cominciare dall'uomo, anche quello più disgraziato.
I discepoli hanno intuito, seppur equivocando, che "fine del Tempio" significa "fine del mondo" e dunque, curiosi e ansiosi come noi tutti, chiedono quando e quale sarà il segno. Ma il quando è in realtà ogni momento, ogni volta che si recupera l'immagine autentica di Dio; e il segno sono i fatti che accadono ogni giorno mediante i quali Dio fa progredire la storia come si vedrà nel discorso escatologico che segue subito dopo.