31In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». 32Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: «Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. 33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme».
34Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 35Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».
Il tema Una allegoria di Dio poco nota ma colma di tenerezza e sulla linea di quella già vista del seme e dell'albero. Come si vince il male nella storia? non alla maniera dei Farisei, di Pilato o di Erode ma facendo come la chioccia che sacrifica se stessa al posto dei pulcini.
Questo capitolo, iniziato con il ricordo dell'uccisione, da parte di Pilato, di alcuni galilei ribelli, termina con l'annuncio dell'uccisione di Gesù stesso, noto come galileo. Il tema fondamentale è l'essere ucciso, come viene richiamato per ben tre volte in questi cinque versetti che terminano con la profezia di Gerusalemme abbandonata.
Mentre Gesù spiega chi siano i salvati, in quel momento, arrivano alcuni Farisei a suggerirgli di salvarsi da Erode. Erode e Pilato erano nemici (come è spiegato al cap. 23) perché il governatore, in Giudea, rappresentava direttamente Roma mentre Erode Antipa era re vassallo in Galilea. Possiamo pensare che, se Gesù avesse creato problemi di ordine pubblico, Erode rischiava di perdere il regno. Pur disprezzando Erode (che non era purosangue ebreo ed era considerato "amico dei Romani") anche i Farisei sono interessati a che i problemi siano appannaggio dell'odiato governatore romano. Per cui rivelano a Gesù l'intenzione che ha Erode di ucciderlo nella speranza che lui si sposti in Giudea.
Gesù comprende l'accordo tacito tra Erode e Farisei e dice loro di riferire al re che può stare tranquillo: Gesù non ha intenzione di fargli perdere il trono creando disordini, fa solo il guaritore del corpo e dell'anima ed è comunque diretto verso Gerusalemme. Ancora una volta Dio utilizza il male liberamente compiuto dall'uomo per portare avanti il suo disegno di salvezza.
La volpe è un animale immondo per gli Ebrei, un predatore notturno che uccide le galline. Non è particolarmente forte ma è astuta. Nicolò Machiavelli insegna che il vero principe deve essere sia volpe che leone: volpe per ingannare e acquisire il potere, leone per mantenerlo. Quindi qualificare Erode come "volpe" vuol dire prenderlo un po' in giro, significa dirgli che è noto che la sua forza è trascurabile, che non è certo un leone. Nella sua risposta Gesù predice la sua passione, anche se il testo non ci è ben chiaro, forse indica che il terzo giorno, a Gerusalemme, la sua opera sarà compiuta con la resurrezione. Questa interpretazione è rafforzata dalla precisazione "è necessario", che nei vangeli è sempre un riferimento alla passione, la vera necessità di Gesù per convincere il mondo dell'amore del Padre.
Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme perché Gerusalemme è il centro del potere religioso (oltre che politico), è il centro dell'immagine falsa di Dio, di un Dio che è padrone e non Padre. Gerusalemme sarà il luogo in cui il Dio-padrone ucciderà il Dio-amore, dove il Dio-amore si lascerà uccidere per rendere manifesta la sua distanza dall'immagine che gli ha dato l'uomo e quindi salvare ogni uomo.
Al Signore sta molto a cuore la città di Gerusalemme, che chiama per nome due volte come nelle vocazioni (Saulo, Saulo; Simone, Simone; Samuele, Samuele;...); quando arriverà piangerà su di essa (Luca 19,41) perché sa che Gerusalemme si farà un gran male a non riconoscere il suo Messia, si taglierà fuori dalla salvezza. Gesù fa questo appello molto accorato, rivelando che Dio ha sempre cercato di proteggerla come fa la chioccia coi suoi pulcini. La chioccia è la migliore immagine materna di Dio. A noi, che spesso ci domandiamo "Dio cosa fa?", viene nuovamente data questa risposta: Dio zappa e concima, Dio sta in croce fino a che l'ultimo uomo sarà salvato. Fino a che non cambieremo modo di vivere Dio soffre di tutto il male del mondo che noi compiamo. Gesù presenta se stesso come la chioccia che - come il seme che dà la vita morendo - si sacrifica alla volpe per salvare i suoi pulcini. Di tutte le allegorie di Dio quella della chioccia è la meno ricordata, si preferiscono immagini potenti, come l'aquila (si veda l'ultimo cantico di Mosè, Deuteronomio 32,11). Quando la gallina diventa chioccia cambia completamente il proprio comportamento: invece di fuggire davanti ai predatori difende la nidiata con incredibile coraggio. La chioccia riprende anche l'immagine dell'albero che protegge gli uccelli nel nido.
Uccidendo i profeti Gerusalemme uccide se stessa. Gesù predice anche la fine di Gerusalemme, che sarà abbandonata, fino a che verrà il tempo in cui ci si arrenderà all'amore di Dio. Come si vince il male nella storia? non come i Farisei, come Pilato o come Erode ma facendo come la chioccia che sacrifica se stessa al posto dei pulcini. E' quel che farà Gesù a dorso d'asino entrando in Gerusalemme senza carri e senza cavalli.