22E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all'altra riva del lago». E presero il largo. 23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. 24Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. 25Allora disse loro: «Dov'è la vostra fede?». Essi, impauriti e stupiti, dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all'acqua, e gli obbediscono?».
Il tema La fede non consiste nel credere ai miracoli, non consiste nel credere che ci saranno evitati i guai e la morte ma nel sapere che Dio partecipa alla nostra morte, la attraversa per primo e ci conduce, oltre la morte, sull'altra sponda.
Questo avvenimento è riportato anche da Marco 4,35-41 mentre Matteo 14,22-33 ne riporta uno simile (subito dopo il segno dei pani). Deve avere impressionato parecchio i discepoli ed è contemporaneamente figura del battesimo (di Gesù e nostro), della Passione, della vicenda storica della Chiesa e di ciascuno di noi. La domanda dei discepoli è infatti quella che spesso facciamo noi a Dio: dove sei? perché dormi? non vedi che le cose vanno male e siamo perduti?
I discepoli di Gesù vivono nel mondo come tutti gli altri, senza essere preservati dalle sofferenze e dalla morte: la gestione del creato e l'organizzazione della convivenza sono nelle nostre mani.
La barca è segno della Chiesa ed è fatta di legno, come la croce. Noi, istintivamente, preferiamo l'immagine della casa, stabile e sicura, a questo legno, sospeso fra due abissi. Dobbiamo ricordare però che, quando viene il diluvio, la casa viene distrutta e solo la barca si salva. La barca è una specie di "casa mobile" la cui funzione è farci arrivare all'altra riva, nel luogo dove il limite, la malattia, il male, il peccato, la morte sono vinti. La Chiesa naviga nel tempo presente, con Gesù già asceso al cielo, e vive tutte le ore drammatiche della storia, i peccati suoi e quelli del mondo. Nelle vicende della Chiesa, dell'umanità e di ciascuno di noi, Dio sembra non esserci anzi, peggio, è presente ma dorme: Dio sembra non occuparsi delle vicende umane, come concludono le dottrine illuministe.
E` il grido disperato dei discepoli, cioè la nostra preghiera, a svegliare il Signore. Il quale li accontenta, calmando gli elementi, ma ricorda a loro (e a noi) che non è questa la fede. La fede non consiste nel credere che Dio ci eviti la morte. Quando Gesù domanda ai discepoli (e a noi) "Dov'è la vostra fede?" vuol far capire che la fede non consiste nel credere ai miracoli, non consiste nel credere che ci saranno evitati i guai e la morte. Invece la fede autentica consiste nel sapere che Dio partecipa alla nostra morte, la attraversa per primo e ci conduce, oltre la morte, sull'altra sponda. Con la morte, secondo la fede cristiana, tutto inizia, invece che finire: la morte è un tornare alla casa del Padre, come viene ancora scritto in molte epigrafi e come ha indicato, alla fine della sua vita terrena, Papa Giovanni Paolo II ai medici. La fede è fede nel Cristo morto e risorto, non morto soltanto ma nemmeno risorto soltanto. Nel primo caso è una fede vana e da compatire (cfr. 1Corinzi 15,14-19), nel secondo non è fede ma la tentazione suprema: "se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce... Salva te stesso e noi!" (Matteo 27,40 e Luca 23,39). A questo punto i discepoli, che pure ascoltano la sua parola e dunque sono fratello, sorella e madre di Gesù (8,21), restano stupiti: non comprendono. E noi con loro.
Questo episodio è anche profezia che anticipa la Passione in cui Gesù "dormirà" ossia sarà ucciso lasciando nel totale sconcerto i suoi discepoli. Ma proprio così li salverà. Paradossalmente possiamo dire che Gesù dorme perché ha fede mentre in noi è la nostra fede ad essere addormentata, stordita dalla paura della fine. Forse il nostro grido è utile per svegliare noi stessi. Nella nostra vita la fede è più un risultato della nostra preghiera che una precondizione per essa, come esprimono bene le espressioni di Karl Rahner "Credo perché prego" e Blaise Pascal "Chi non ha fede dica rosari, accenda ceri, faccia dire messe". La domanda "Dov'è la vostra fede?" va letta più come invito alla fiducia che rimprovero per l'incredulità. E` come dire: "coraggio!, abbiate fede in me che sono sulla stessa barca". Anche Marco 4,40 è sullo stesso tenore: ad essere sgridati sono solo il vento e l'acqua (lo spirito del Male e la morte).