31Poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente.32Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. 33Nella sinagoga c'era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte:34«Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».35Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.36Tutti furono presi da timore e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?».37E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.
Il tema Dopo il discorso inaugurale in cui Gesù ha spiegato in che cosa consiste la sua missione di liberazione, qui ci mostra nella pratica come essa avviene: la parola vera che sbugiarda la parola falsa.
Dopo il primo discorso, che nell'intenzione di Luca esemplifica l'intero messaggio, l'evangelista ci mostra qui la prima azione di Gesù: un esorcismo come a indicare che il vangelo è tutto quanto un esorcismo.
L'esorcismo non è solo un miracolo. Un "normale" miracolo (ad es. la guarigione di uno storpio) è soltanto un segno: il miracolato infatti prima o poi si ammalerà di nuovo, invecchierà e morirà nonostante il miracolo. Il segno viene compiuto per rivelare una realtà superiore (la paternità di Dio, il cammino della fede ecc.). L'esorcismo invece non è un semplice segno ma un cambiamento reale della situazione della persona. Va detto subito che non ha nulla a che vedere con le rappresentazioni spettacolari della letteratura e del cinema.
Tutti percepiamo la presenza di un male che è dentro di noi e ci condiziona ma che non coincide con noi. Percepiamo che il male viene da una forza distinta che ci suggerisce le singole azioni negative. Il vangelo è un cammino di liberazione da questo male che si chiama Diavolo. Il Diavolo (termine che significa "divisore") è colui che ci divide dalla Parola, dai fratelli, dalla creazione, da noi stessi: ascoltando lui noi compiamo il male distruggendo la relazione con Dio, coi fratelli, col creato e con noi stessi. Dopo che noi abbiamo fatto il male il Diavolo diventa Satana (termine che significa "accusatore") ossia innesca i sensi di colpa e ci convince che "dobbiamo pagare".
Lo Spirito di Dio fa esattamente il contrario: ci unisce al Padre e ai fratelli e, se compiamo il male, diventa il Paraclito (termine che significa "avvocato" o "consolatore") il quale ci indica che esiste il perdono. Ci suggerisce che possiamo ancora cambiare e convertirci.
Questi sono i sue spiriti che abitano in noi e ogni nostra azione dipende da quale dei due seguiamo. Sia individualmente che collettivamente siamo liberi o schiavi secondo la parola che ascoltiamo.
Il testo ci mostra che Gesù vince il male con la parola. Il che suggerisce che anche il male abbia a che fare con la parola.
L'uomo è creato il sesto giorno e, come Dio, parla e ascolta. Il suo compito è di portare il creato, mediante la parola, al settimo giorno, la perfezione. Se invece di ascoltare la parola di Dio ascolta la menzogna allora il creato regredisce al diluvio e al caos. Il destino del mondo è affidato dunque, anche oggi, alla parola cui noi prestiamo orecchio.
Questo testo svela anche che in noi, quando leggiamo la Parola, avvengono le stesse reazioni che qui sono descritte. E mentre i miracoli si realizzano con semplicità e immediatezza nel caso dell'esorcismo si innesca una sorta di battaglia (vedi ad es. Luca 8,26-39 e 9,37-43; Marco 9,14-28).
Il Male, più è alle strette e più reagisce violentemente. Il male non esiste per chi lo sta compiendo ("che male c'è?" è la reazione tipica). Non lo vede, gli sembra che il male sia bene. E` quando cerchiamo di fare il bene che ci accorgiamo di avere il male dentro.
La scena si svolge nella sinagoga. Dunque questa persona stazionava o si recava nel luogo dedicato per eccellenza alla Parola e contemporaneamente aveva in sé lo spirito immondo: quello che vedeva e ascoltava non aveva effetto su di lui. Non lo liberava, come viene descritto nella parabola del seminatore (Luca 8,12) dove Satana "ruba" la parola appena ascoltata in modo che scivoli su di noi senza che ce ne accorgiamo. Questo fatto dovrebbe destare la nostra attenzione. Non è infrequente che ci si affidi all'aura religiosa di una chiesa o di una setta tralasciando di ragionare sulla nostra vita e di alimentarsi da uomo libero. Purtroppo il luogo proprio della attività di Satana non è il mondo (come si crede) ma la religione. Il mondo è già suo e non gli dà problemi, come dice a Gesù nelle tentazioni (Luca 4,6). Il luogo di lavoro di Satana è il nostro immaginario su Dio, già dall'inizio (Genesi 3), quando Dio viene da lui presentato come invidioso e geloso, in una parola diabolico. Tutto il vangelo è dunque una opera di sdemonizzazione di Dio, una rivelazione di Dio come qualcosa di diverso da quel che pensavamo.
L'espressione spirito (= respiro, cioè vita) immondo (= di morte) è un ossimoro per indicare una forma di vita contraddittoria in se stessa, una vita morta.
E` detto anche demonio perché nella cultura greca (come ancor oggi nelle religioni politeiste e animiste) si riteneva l'uomo soggetto al potere di vari dèmoni, alcuni positivi e altri negativi. Ma se l'uomo è soggetto a qualcosa la sua condizione è non libera e dunque comunque negativa.
Lo spirito immondo esordisce parlando al plurale, "Che vuoi da noi?". Noi non siamo il male ma il male che abita in noi vuole identificarsi con noi e parla dunque anche a nome nostro, noi siamo in un certo senso il suo "cliente" (o il "paziente" come nel romanzo epistolare "Le lettere di Berlicche" di Clive Staples Lewis).
Pianta degli scavi di Cafarnao. L'ottagono a Sud è la chiesa costruita sull'antica casa della suocera di Simon Pietro. Il rettangolo verso Nord è la sinagoga, più volte ricostruita. Tutt'intorno il villaggio che al tempo di Gesù poteva avere un migliaio di abitanti. Vedi anche la pagina seguente.
La domanda "Che vuoi da noi?" è una espressione che appartiene alla giurisprudenza di allora e si utilizzava per ricordare all'alleato il patto di mutuo soccorso. Lo spirito immondo fa gridare all'indemoniato, che respinge ogni assistenza, che non ci deve essere alcun patto fra Dio e l'Uomo perché, intende dire, da sempre c'è un accordo fra Diavolo e umanità: l'uomo ha da sempre la stessa (falsa) immagine di Dio che non è il caso di rovinare. Gesù è infatti venuto per la rovina di questo inganno (Luca 2,34).
Il Male intuisce bene la presenza del Bene come suo nemico e per questo si agita e grida. Questa reazione corrisponde a quella degli abitanti di Nazareth che rifiutano Gesù allo stesso modo: che c'è tra te e noi? noi abbiamo già la nostra idea di Messia.
Se, leggendo il vangelo, anche a noi capita di percepire in noi stessi una reazione di sorpresa ("E` impossibile", "non fa per me", "non sono degno") o addirittura negativa può essere un buon segno: significa che non stiamo incasellando il vangelo nelle nostre idee preconcette ma stiamo scoprendo qualcosa di nuovo. A volte siamo così "affezionati" al nostro male che ne facciamo la nostra identità: "io son fatto così". Quando quindi si parla di schiavitù interiore non sono discorsi astrusi, è un fatto abbastanza comune e più lo neghiamo più, probabilmente, ne siamo presi.
Gesù vince il male semplicemente sbugiardandolo, svelando che è una entità estranea, "Taci [tu]! Esci da lui", permettendo così al malato di recuperare la sua identità. Nessuna procedura misteriosa, solo la Parola vera, come basta la luce per vincere le tenebre, come la pioggia che irriga naturalmente (Isaia 55,1-11). Così tutto il vangelo, come vedremo, sarà una terapia della Parola e, per noi, la vera lotta quotidiana di liberazione. Come il male è entrato dopo nell'uomo e non c'era all'inizio così ora deve uscire. Facciamo infatti il male per ignoranza, per condizionamento sociale e culturale che ereditiamo: il peccato originale è una cosa molto reale.
Gesù non vuole che lo spirito immondo lo proclami "il Santo di Dio". Perché ogni riconoscimento di Dio che ignori la croce è diabolico, introduce l'immagine diabolica di un dio padrone e oppressore. Possiamo dire "sei il Figlio di Dio" solo dopo la croce perché altrimenti stiamo confessando il dio delle nostre false immagini e quel dio si chiama Satana. Il Diavolo riconosce benissimo Dio ma la sua è una "conoscenza satanica di Dio".
I presenti restano impressionati dal potere della parola di Gesù: non ha utilizzato nessuna formula e nessuna alchimia strana e misteriosa. Ha usato la verità. Infatti se il problema è la menzogna allora solo la verità può liberare. La verità fa emergere le contraddizioni, rappresentate dall'agitazione del malato che, prima dell'intervento di Gesù, se ne stava tranquillo nel suo male.