39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
41I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Il tema L'episodio di Gesù dodicenne è una specie di sintesi della sua missione. I primi trent'anni di Gesù danno significato alla nostra vita quotidiana.
I primi due capitoli di Luca ci introducono le chiavi di lettura del Vangelo sulla base dell'AT: la parola, la fede, la preghiera, l'alleanza, la promessa, il compimento. Essi ci mostrano come l'azione di Dio si compie in quel Bambino: Gesù è un Salvatore diverso dal salvatore che ci aspetteremmo, un Cristo diverso dai vari cristi che vorremmo e un Dio diverso dai vari dei che noi ci immaginiamo. E` la consolazione d'Israele, la spada, il luogo di contraddizione per la caduta e resurrezione di tutti, la Luce delle genti. Questo bambino è l'Atteso dell'AT, impersonato da Simeone e Anna.
Siamo nella primavera del 12 d.C. e la Sacra Famiglia si reca in pellegrinaggio a Gerusalemme, come di consueto. Questo episodio conclude il cosiddetto Vangelo dell'infanzia e marca il passaggio che va dal contemplare la storia dell'AT (che si compie) al fornire uno squarcio sul futuro di Gesù che si prospetta nei capitoli seguenti.
Questo primo viaggio a Gerusalemme mostra in che modo Gesù si rivelerà un salvatore, un cristo, un signore. Come sempre ogni brano del Vangelo è presente con un motivo preciso e questo episodio rappresenta una specie di indice o progetto di tutto il libro. I capitoli successivi svilupperanno questo cammino di Gesù verso Gerusalemme, cammino che qui, per ora, vediamo in sintesi.
Gesù resta a Gerusalemme per tre giorni, assente, e i suoi lo cercano con angoscia. E` l'anticipo di quando Gesù resterà assente, a Gerusalemme, per rispondere alla Parola del Padre con intelligenza: i tre giorni in cui vincerà la morte con l'amore solidale.
Felice Tantardini (1898-1991) ha solo svolto il mestiere di fabbro in Birmania dal 1922. Servo di Dio dal 2005 in attesa della beatificazione. E` detto il "santo col martello" perché ha svolto questo servizio per tutti i 93 anni della sua vita.
Come cornice del racconto viene mostrata la vita di Gesù a Nazaret dove progredisce in sapienza (v 40 e 52, inizio e fine del brano): esiste una sapienza della vita quotidiana al cui centro sta il saper occuparsi delle cose del Padre quando la coerenza lo richiede. Questo ci insegna che, anche per noi, il vero cammino verso il Padre è compiuto all’interno della vita quotidiana, nella vita di Nazaret. Come a dire che la strada verso Dio non va basata su eventi eccezionali (pellegrinaggi, ritiri, esperienze emotive) ma sulla conversione della vita di ogni giorno. Le esperienze fuori dal quotidiano sono un di più che può arricchire solo se si bada a non evadere dalla realtà.
Quella di Nazaret non è - come comunemente si dice - la "vita nascosta" di Gesù. E` invece la vita vera, in cui egli avrà conosciuto le gioie e le delusioni di ogni bambino e di ogni giovane. E` con questo tipo di vita che lui cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Pensiamo per contrasto a quanti bambini, ragazzi e poi giovani invece si infiacchiscono, si riempiono di scemenze e infine di dis-grazie: la nostra grazia o la nostra dis-grazia si realizzano secondo come impostiamo la nostra vita di tutti i giorni.
Trent'anni di vita a Nazaret sono tanti, soprattutto pensando alla durata media della vita di allora. Con questi trent'anni Gesù riscatta la nostra esistenza concreta, la nostra creaturalità, fatta di fatica, studio, lavoro, affetti, gioie, incomprensioni e anche perdite: in questi trent'anni si situa la scomparsa del padre adottivo Giuseppe. Gesù ci mostra anche che il Messia non si manifesta in esibizioni di onnipotenza ma nella condivisione con i fratelli in ogni giorno della vita. I vangeli, a differenza degli apocrifi e del Corano, non riportano alcun gesto eccezionale durante questi trent'anni.
Il pellegrinaggio è il simbolo della nostra vita terrena, che va compresa come un viaggio di ritorno alla casa del Padre. I pellegrinaggi che noi facciamo dovrebbero risvegliare in noi questo desiderio. Molto spesso invece, nella vita, noi siamo o vagabondi o turisti: non abbiamo una meta precisa e così tutto è noia e ogni piccola difficoltà viene ingigantita.
Il pellegrinaggio di Gesù dodicenne è caratterizzato dal passaggio all'età adulta, secondo la consuetudine ebraica: ora è "bar mizvah", figlio della Legge, adatto ad ascoltare la Parola.
Finiti i giorni del pellegrinaggio il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme o, letteralmente, secondo il testo greco, il Figlio-servo Gesù resistette a Gerusalemme. Si tratta di un'allusione al servo di JHWH che resiste al male e agli insulti (Isaia 50,6).
Gesù ascolta e interroga i maestri della Legge, figura di quanto accadrà nella vita pubblica.
Gesù restò senza che i genitori se ne accorgessero, proprio come nella Passione, quando nessuno si renderà conto di cosa stava succedendo e nessuno capirà il perché. Immaginiamo anche la sofferenza dei genitori, che credono di aver perso il loro unico figlio. Sofferenza che è espressa nell'esclamazione di Maria: "Figlio, perché... ?". È il mistero della Croce che lei sarà la prima a subire, a non comprendere e la prima ad accettare e a capire. Un cammino per nulla scontato.
Quando finalmente Maria e Giuseppe, angosciati, lo trovano compare quattro volte la parola "cercare",evocazione del mattino della resurrezione (Matteo 28, 5; Marco 16,6; Luca 24, 5, Giovanni 20,15).
La parola “angosciati” (o: travagliati) in greco è la stessa che indica il travaglio del parto in italiano. Sono le doglie del parto che Maria soffrirà sulla Croce quando genererà Gesù Cristo di nuovo, accettandolo come Figlio di Dio in pienezza.
La risposta di Gesù introduce il termine chiave "bisogna": bisogna che io mi occupi delle cose del Padre mio. Questo termine, in tutto il Vangelo, è usato in riferimento alla predicazione (Luca 4,43: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città..."), alla solidarietà con l'umanità perduta (Luca 19,5: "Zaccheo, ... bisogna che io mi fermi a casa tua") e alla Passione (Luca 24,7: "bisognava che il Figlio fosse consegnato...").
Nonostante la spiegazione Maria e Giuseppe non compresero ciò che aveva detto loro. Analogamente, quando Gesù spiegherà la sua missione ai discepoli, alla fine dei primi 9 capitoli, e dirà loro che cosa va a fare a Gerusalemme, i discepoli non comprenderanno nulla (Luca 9,45: "Essi però non capivano queste parole... e avevano timore di interrogarlo..."). E dopo altri 9 capitoli, durante i quali si dedica specificatamente a loro, ancora non capiranno nulla (Luca 18, 34: "... non compresero nulla di tutto questo"). E Maria, figura del discepolo, conserva queste parole e questi fatti, attendendo pazientemente di capirli.
Infine, a dimostrare che la vicenda non era stata un colpo di testa di un figlio ribelle ma una necessità dettata dalla sua missione, Gesù passa i successivi 18 anni a Nazaret, sottomesso a Maria e Giuseppe. Ma Gesù è Dio e sa di esserlo: questa vicenda probabilmente non è l'unico caso in cui l'avrà dimostrato ai genitori. La domanda "Perché mi cercavate?" ha anche il senso di rassicurare mamma e papà sulla propria identità e missione, quasi a dire: state tranquilli, so quello che faccio. Per lo stesso motivo l'episodio è importante anche per noi che leggiamo: ci mostra che Gesù è uomo e Dio fin dalla nascita.