38Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. 43Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
Il tema Un miracoletto per spiegare che la nostra liberazione dal male è finalizzata a metterci al servizio gli uni degli altri.
Luca prosegue a illustrare la giornata-tipo di Gesù e racconta, all'inizio del ministero, quello che potremmo definire un miracoletto. Secondo la logica umana Gesù si sarebbe dovuto presentare mostrando le azioni più sensazionali. Secondo questo pensiero sarebbe stato meglio qualcosa di più impressionante, ad esempio, una risurrezione. Mentre noi siamo abituati a interpretare il miracolo come un segno di potere, esattamente come ha suggerito Satana durante le tentazioni, Gesù non ricerca affatto il sensazionale. Opera miracoli solo perché siano segni della compassione e della misericordia: quello che conta non è il segno (il miracolo) ma il messaggio che Gesù vuole comunicare: il segno resta, per forza di cose, limitato mentre il suo significato è universale sia nel tempo che nello spazio.
A poca distanza dalla sinagoga di Cafarnao, dove Gesù ha liberato dal male un indemoniato, si trova la casa della suocera di Simone (che abitava invece a Betsaida, Giovanni 1,44 [1]). Questa casa diventerà in seguito la prima chiesa della comunità locale.
Mentre la sinagoga è il luogo del rapporto con Dio la casa è il luogo delle nostre relazioni quotidiane. Se gli animali hanno tane gli uomini hanno invece case ove si svolgono le relazioni quotidiane con i propri simili, relazioni che possono essere sane oppure affette da malattia. Il vangelo ci presenta a più riprese la malattia tipica delle relazioni fra i discepoli: essi litigano perché ciascuno vuole essere "il più grande" (Matteo 18,1ss e 20,20ss, Marco 9,33ss, Luca 9,46ss e 22,24ss). Questa è l'ossessione che devasta tutte le nostre relazioni, da quelle di casa su su fino alle relazioni internazionali. Quando le relazioni sono "malate" hanno la febbre e non sono espressione di servizio degli uni verso gli altri. La febbre non è infatti la malattia vera e propria. E` il segnale che l'organismo sta combattendo contro un male.
Panorama di Cafarnao dopo il 1990. Sopra i resti della prima chiesa se ne è edificata una nuova.
l vangelo ci offre una immagine materna di Gesù che si china sulla suocera di Pietro e sgrida la febbre, come fa negli esorcismi e come nella tempesta. In tal modo l'ammalata si alza (come Gesù nella resurrezione) e si mette a servirli, segno che è guarita. Il servizio è la qualifica fondamentale di Gesù ("io sto in mezzo a voi come colui che serve", Luca 22,27; "Capite quello che ho fatto per voi?", Giovanni 13,1-17) e questa donna che riprende il suo posto nella casa è il primo capolavoro del vangelo, di cui nessuno lì per lì si accorge. E` il primo vero discepolo di Gesù.
Ogni miracolo è un passaggio dalla morte alla vita perché ci mette al servizio gli uni degli altri. Come l'esorcismo ci mostra cosa è venuto a fare Gesù (la liberazione dal male, la cattiva immagine di Dio) questa guarigione ci mostra quale sia il fine di tale liberazione: essere al servizio gli uni degli altri (Galati 5,13) portando i pesi (Galati 6,2) di tutti [2].
La libertà secondo il mondo consiste nello spadroneggiare, la libertà secondo il vangelo consiste nel servizio reciproco. Questa donna è guarita dalla febbre che la costringeva a farsi servire dagli altri. In questa casa, simbolo della Chiesa, colei che rappresenta Cristo è una donna vecchia, malata e... suocera. Nella Chiesa lo spirito di Gesù è incarnato da tantissime persone anonime che, guarite dalla febbre, servono. Anche Pietro diventerà discepolo quando capirà di avere la febbre e di dover essere guarito. Nel tempio troveremo un'altra donna simbolo di Gesù (Luca 21,1ss): la vedova che offre tutte le due monete che possedeva e che così ha dato "più di tutti". Dio ha scelto quello che è debole per il mondo per confondere i forti (1Corinti 1,18-31).
Questa lettura della storia, attraverso l'azione di quelli che "non contano", è realmente ottimista: Dio è presente nel mondo in miliardi di persone che vivono in questo modo, anche quando essi stessi non vorrebbero. Il mondo si salverà attraverso di loro.
Nel mondo antico durante la notte non si poteva fare alcuna attività e nella Bibbia la notte rappresenta il tempo in cui non si può agire, in cui la creazione si ritrae; la notte è da sempre per l'uomo il simbolo della morte: "ed è subito sera" (Salvatore Quasimodo).
Invece Gesù, che di giorno ha liberato un ossesso e guarito un'ammalata, la sera, quando si oscura il sole, salva una moltitudine. Questa sera è dunque figura della croce in cui il mondo intero viene salvato: la morte di Gesù è qui prefigurata come principio di ogni bene per tutti. Nel passo parallelo Matteo (8,17) spiega questa serie di miracoli citando Isaia: Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (Isaia 53,4). Dunque il vero miracolo è la croce e tutti quelli raccontati nei vangeli sono solo segno di questo: la potenza di Dio ci ha creato e la sua impotenza ci salva.
E` impressionante quanto siano "credenti" i demòni che confessano continuamente che lui è il Figlio di Dio: essi credono e tremano (Giacomo 2,19). Sapere non è ancora accettare, aderire e fidarsi: per questo Gesù rifiuta il loro riconoscimento. Stessa sorte toccherà a Pietro quando lo riconoscerà ma, nello stesso tempo, non vorrà che vada a Gerusalemme a dare la vita. Gesù lo chiamerà Satana e gli richiederà di mettersi alla sua sequela (Marco 8,31-33). E` vero infatti che Gesù è il Figlio di Dio: ma non come lo vorrebbe Pietro (che rappresenta noi) e non come lo vorrebbero i demoni (come abbiamo visto nelle tentazioni). Questo annuncio indesiderato da parte dei demòni mira a impedire che Gesù vada in croce, propagandando l'idea di un Dio padrone. La strategia seguita da Gesù è detta "segreto messianico": nessuna pubblicità sulla propria identità perché il mistero di Gesù va conosciuto solo a partire dalla croce. Ogni altra strada è satanica.
Gesù non resta lì a mietere i successi ma va nel deserto a pregare (come ci informa Marco 1,35: Luca parlerà diffusamente della preghiera più avanti per cui omette di farlo ora). Gesù è sempre altrove perché è necessario che la sua missione raggiunga tutti: la sua missione è annunciare la buona notizia che si è liberi dal male per il bene.
Dio è colui che, se lo cercate, non lo trovate, se lo trovate non potete trattenerlo perché è già altrove e se credete di trattenerlo allora non è Lui ma un vostro idolo. Dio non è da trovare ma, piuttosto, il problema è lasciarci trovare da Dio, smettendo di fuggire. Incontriamo Dio nel nostro limite, nei nostri difetti, nei nostri peccati evidenziati dalla nostra febbre. Non incontriamo Dio nella nostra bravura. La nostra bravura ci fa sentire autosufficienti e dunque anche senza necessità di Dio: lì Dio trova il maggiore ostacolo. Così S.Paolo prima e dopo la conversione (Filippesi 3,6ss).
[1] Giovanni 1,44: Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
[2] Galati 5,13: Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Galati 6,2: Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo.