41Egli poi disse loro: «Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide, 42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:
Ha detto il Signore al mio Signore:siedi alla mia destra,43finché io ponga i tuoi nemicicome sgabello ai tuoi piedi?44Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?»
Il tema Gesù chiede spiegazione dell'apparente contraddizione in un salmo messianico: se Dio e Messia coincidono come può il Messia essere un re di questo mondo con i criteri di potere dei re di questo mondo? E' l'estremo invito a lasciare l'immagine demoniaca di un Dio-Padrone e abbracciare la rivelazione del Dio-Padre.
Come la prima parte del Vangelo ha come culmine la domanda: Le folle, chi dicono che io sia? (Luca 9,18), così questa seconda parte ha come culmine la domanda Come può il Cristo essere figlio di Davide?
Siamo a martedì, il terzo giorno di permanenza di Gesù a Gerusalemme, e ci troviamo all'interno del Tempio. Due giorni prima Gesù lo ha purificato con la frusta (perché, purtroppo, il nome di Dio è da sempre sfruttato per rubare) suscitando la richiesta irritata di sommi sacerdoti e scribi: Con quale autorità fai queste cose? Gesù allora li ha, innanzitutto, fatti uscire allo scoperto, chiedendo se il battesimo di Giovanni veniva da Dio o dagli uomini. Essi hanno provato scansare il problema rispondendo non lo sappiamo, perché tenevano prima di tutto al loro potere sul popolo. Poi Gesù ha cominciato a spiegare da dove vengano il suo potere e la sua autorità. Il suo è il potere dell'amore ad oltranza (mostrato nella parabola dei vignaioli omicidi) che dà la vita a tutti perché si sacrifica per tutti. E` il potere della pietra scartata dai costruttori, cioè da loro e, spesso, anche da noi. Gesù ha proseguito spiegando che tutto è di Dio (questione del tributo a Cesare) ma anche che Dio è di noi tutti (discussione sulla risurrezione dai morti).
Oggi Gesù cita il Salmo 110(109) per mettere in discussione una concezione di messia molto diffusa, anche ai giorni nostri, il messia cui pensavano anche Pietro e gli altri discepoli: un messia che vince usando la violenza in modo che la verità trionfi. Il salmo allude alla pratica feroce di stritolare i nemici vinti schiacciando loro la nuca col piede. Gesù chiede: come mai la Scrittura dice che il Messia (il Cristo) è figlio di Davide se lo stesso Davide gli si rivolge chiamandolo Signore ossia Dio? In altri termini: come fa il messia, discendente di Davide, ad essere Dio? come mai Dio è quell'uomo scelto per essere il messia? Dato che la domanda di partenza era con quale autorità fai queste cose Gesù qui arriva al punto: se non accettate me come messia in realtà che tipo di messia-Dio vi aspettate?
Il testo è molto fine e molto allusivo: Gesù non risponde direttamente. Chi ascolta e conosce la Parola (in questo caso un Salmo molto utilizzato nella preghiera), illuminato dallo Spirito, deve trovare la forza per resistere alla tentazione eretica del Docetismo che consiste nel disprezzare l'incarnazione (la vita umana modesta e fallimentare di Gesù) e deve smettere di immaginare un dio guerriero che marcia davanti a noi e distrugge i nemici, ossia gli altri.
La domanda di Gesù è per tutti: Scribi, Farisei, Sadducei, sacerdoti, discepoli, folla, insomma tutti... anche noi. La domanda è per tutti noi che ci fermiamo a un certo punto del vangelo, considerandolo un buon insegnamento, ma non abbiamo il coraggio di trarne le conseguenze e arrivare a intendere diversamente chi Dio sia e dunque chi siamo noi.
Cristo Pantocratore (=Che-tutto-domina) nella basilica di Monreale (Palermo). Se non ci è ben chiaro il modo in cui Cristo domina il creato arriviamo facilmente a tradire il cristianesimo.
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Si attendeva il Messia secondo la promessa in 2Samuele 7, quando Davide aveva preteso di fare una casa a Dio e Dio gli aveva promesso che avrebbe suscitato un suo discendente come liberatore. Questo liberatore sarebbe stato allo stesso tempo un uomo (discendente di un uomo, Davide) e un re d'un regno eterno. L'interpretazione di gran lunga prevalente della parola "liberatore" è sempre stata condottiero, un re, che - come succedeva tra i popoli potenti che invadevano Israele - distruggesse i nemici e schiacciasse col piede i vinti. Israele, in definitiva, aspettava che arrivasse il suo turno per conquistare il mondo. Un'idea molto diffusa anche oggi in varie religioni e anche noi cattolici non siamo esenti da messianismi di questo tipo. All'ingresso in Gerusalemme, infatti, la folla acclama Gesù "figlio di Davide" (Matteo 21,9; nel vangelo di Luca è solo il cieco di Gerico a chiamare Gesù "figlio di Davide") ma già dal Natale quest'idea era stata smentita: il segno per i pastori era un bambino adagiato in una mangiatoia, figura del sepolcro. La rivelazione cristiana esclude nel modo più deciso che il Regno di Dio si instauri coi criteri del mondo. Ma tant'è noi ignoriamo spesso questa evidenza. Gesù cita il salmo che poi sarà maggiormente ripreso in tutto il nuovo testamento e che ricorre maggiormente nella preghiera liturgica. E chiede come sia possibile che Davide chiami Signore un suo proprio discendente: la parola Signore è l'appellativo di Dio. Come è possibile che Dio (il Signore) coincida con quell'uomo lì, il messia, carne della stirpe di Davide? E per noi cristiani: come è possibile che Dio sia quel bambino adagiato nella mangiatoia? come è possibile che Dio sia quel condannato appeso con il titolo di "re" iscritto sulla croce?
Il più grande scivolone eretico nel cristianesimo è affermare con leggerezza che "Gesù è Dio" ossia pretendere di capire Gesù a partire dalla nostra idea di Dio. La rivelazione cristiana procede esattamente all'opposto e afferma che "Dio è Gesù". Infatti tutto quel che noi - come cristiani - sappiamo di Dio ce lo ha manifestato l'uomo Gesù: Dio nessuno l'ha mai visto (Giovanni 1,18). Per noi cristiani Dio è quel bambino che nasce al freddo, è posto in una mangiatoia, che viene perseguitato, condannato e giustiziato. Nella persona di Gesù abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Colossesi 2,9), chi ha visto Gesù ha visto il Padre (cfr. Giovanni 14,9) e ogni spirito che confessa che il Cristo è nella carne viene da Dio (1Giovanni 4,2). Dio è amore e comunione. Cristo ci rivela Dio perché considera il limite della sua umanità, la fragilità, la morte, come punto di comunione con i fratelli e col Padre. La potenza di Dio non è la potenza che tiene tutti in mano e tutti domina ma quella che non esclude nessuno, si dona a tutti, fa di ogni limite il luogo di comunione e fa del male il luogo della massima comunione, tramite la misericordia.
................ e quest'altra rappresentano lo stesso Dio. La potenza di Dio non è la potenza che tiene tutti in mano e tutti domina ma quella che non esclude nessuno, si dona a tutti, fa di ogni limite il luogo di comunione e fa del male il luogo della massima comunione, tramite la misericordia.
La carne di Gesù mette in crisi ogni idea su Dio: si spiegano così certe manifestazioni di disprezzo per il segno della croce da parte di credenti di altre religioni. Per questo Gesù sarà condannato come bestemmiatore: non può essere così che si manifesta un dio. Il Dio cristiano non assomiglia a nessun altro dio di nessuna religione mai apparsa sulla terra. Sulla comprensione di questa "carne di Gesù" si gioca tutto il nostro cristianesimo. Sarà questa mancata comprensione a provocare, oltre alla condanna da parte del Sinedrio, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro e la fuga di tutti i discepoli. Su questo punto non si insiste mai abbastanza. In una delle lettere dal carcere Dietrich Bonhoeffer scrive che "la croce di Gesù è la infinita distanza che Dio ha posto fra sé e le nostre immagini di lui", immagini date dal Serpente fin dai giorni dell'Eden. Il peccato di Adamo perde così la sua causa scatenante: non esiste più l'invidia del voler essere come Dio: Dio è colui che nasce, umile, al freddo, è perseguitato, giudicato, giustiziato.
Questo Messia siede alla destra di Dio cioè ha in tutto e per tutto il potere di Dio. Qual è dunque il potere che Dio e il suo messia condividono? quello di dare la vita per tutti a cominciare dai più lontani, dai nemici e dai peccatori. Quali sono i nemici che il Cristo pone a sgabello dei suoi piedi? Sulla croce viene vinto quel terribile nemico che ci avvelena la vita e ci pone gli uni contro gli altri: la morte e la paura della morte. Dio stesso entra nella morte e la attraversa distruggendo l'inimicizia tra di noi e riconciliando noi tutti tra di noi e con il Padre. Oltre a s-demonizzare l'immagine di Dio, Gesù, sulla croce, ci restituisce la vera immagine di uomo. L'uomo realizzato non è più quello che domina tutti ma quello che serve tutti perché questo è il modo di operare di Dio. Gesù ci libera anche da una falsa concezione della salvezza: la salvezza non è salvare la vita biologica che perderemo comunque. La morte è la porta, il punto in cui andiamo verso Dio, è il nostro vero nascere, il dies natalis. Anche oggi Gesù può dire al più maledetto e al peggior malfattore fra gli uomini: sappi che Dio è qui con te, non aver paura, non sei perduto.
Il cristianesimo è la liberazione da tutti gli schemi religiosi perché Dio è per tutti e padre di tutti. Se un cristiano esclude qualcuno si pone da solo al di fuori del messaggio di Gesù.