47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». 49Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l'orecchio, lo guarì. 52Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre».54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote...
Il tema Nella partita contro il male è giusto preservare la propria vita. Esiste un'ora però, da individuare ciascuno per sé, in cui consegnarsi diventa testimonianza di un amore più forte della morte. Né Gesù né i martiri di ogni tempo desideravano la propria passione: l'hanno accettata quando è diventata la scelta più giusta da fare.
Il cantico del servo di Jahvè (Isaia 53, qui a destra), che viene alla memoria quando leggiamo i racconti della Passione, presenta l'Uomo Giusto che porta su di sé il male degli ingiusti. Leggiamo che "al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori"... solo che quest'Uomo è il Signore stesso perché il male lo porta chi non lo fa.
Ognuno di noi è vittima di ingiustizie ed è tentato di scaricarle su chi è più debole: l'ultimo della catena è colui che porta il male di tutti. Dunque Dio, che ama tutti e non vuol far del male a nessuno, deve necessariamente portare il male di tutti, come dice Isaia: è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.
La Passione di Gesù, propriamente, inizia ora, dopo che con la preghiera nell'orto lui ha preso la sua decisione di non rinnegare quanto ha fatto in tutta la sua vita terrena e di non fuggire ma di avere fiducia nel Padre.
Inizia il momento più importante di tutta la vita di Gesù: in tutta la sua predicazione e con i miracoli non ha ancora salvato nessuno, nemmeno se stesso. Fin qui tutto quanto è stato solo il segno della compassione di Dio per noi, per i suoi figli. Un segno che rimanda a quel che inizia ad accadere adesso, con l'arresto. Gesù ci salva nella sua morte.
Il racconto delle tentazioni terminava dicendo che il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato (Luca 4,13). Il momento è questo: la vostra ora, è l'impero delle tenebre.
Secondo una leggenda ebraica vi sono 36 giusti in Israele e altri 72 nelle nazioni pagane che sono il cuore del mondo e portano tutto il male del mondo. Solo così il mondo non viene distrutto dal male che viene fatto. Fuor di metafora: il mondo va avanti per merito di quelle persone, per lo più sconosciute, che, non facendo il male o non potendolo fare, evitano che il mondo crolli sotto il male compiuto da tutti gli altri che hanno più o meno potere.
Sempre più chiaramente vedremo che il male non viene fatto per cattiveria ma per incoscienza e consiste nell'impadronirsi di ciò che è donato. La nostra vita ci è donata ma, soprattutto oggi, si estremizzano i diritti dell'individuo perché, come si dice, ciascuno sia padrone della sua vita. Le altre persone sono un dono perché si possa entrare in relazione accogliente ma la tentazione continua è stabilire una relazione di possesso, dominio e schiavitù. La scienza dovrebbe essere al servizio di tutti mentre spesso è un tesoro gelosamente custodito per avere potere su chi non sa. La tecnologia dovrebbe essere al servizio dell'uomo mentre spesso l'uomo diventa asservito ad essa: basti considerare la attuale dipendenza da strumenti di telecomunicazione (social network ad es.). Discorsi analoghi si possono fare per tutti gli altri beni, la terra con le sue risorse, che ci sono donate. Impadronirsi di ciò che è donato significa distruggere il dono: impadronirsi della vita significa distruggerla.
Cappella degli Scrovegni (Padova): Il bacio di Giuda, affresco di Giotto (1305). Sotto: particolare dei volti.
Tutta la storia è un po' un brutto gioco di carte: denari, coppe, bastoni e spade [1]. Con queste carte l'uomo gioca la sua partita cercando di impadronirsi delle cose, delle persone, di Dio. Gesù non risponderà al male con dell'altro male e questo è l'inizio della salvezza: un amore più forte della morte, un amore che vince il male. Questo amore ci mostra la nostra verità più profonda: la possibilità di amare ed essere amati, ossia la felicità più grande che esiste sulla terra.
Mentre Gesù ancora parlava - e sappiamo che stava esortando i discepoli: pregate, per non entrare in tentazione - arriva una folla con Giuda che viene sempre qualificato come uno dei Dodici (Matteo 26,14.47; Marco 14,10.20.43; Luca 22,3.47; Giovanni 6,70-71) [2]. Giuda è uno di noi, anzi è ciascuno di noi che non accettiamo il mistero di Dio e pensiamo di Dio come il potente che ha in mano tutto e tutti, la proiezione dei nostri deliri.
Il bacio è il gesto più bello: è comunione di vita, di respiro, di dono di sé. Questo bacio ci dimostra in modo terribile quanto l'amore possa essere stravolto dalla volontà di possesso dell'altro, dall'egoismo. Gesù lo chiama per nome (come aveva fatto solo con Simone) e nel vangelo di Matteo (26,50) lo chiama amico. Giuda è l'unico cui Gesù si rivolge chiamandolo amico, in tutti i vangeli. Realmente Gesù ama Giuda e desidera fargli comprendere che sta consegnando chi gli è amico.
Giotto ha affrescato il bacio di Giuda nella Cappella degli Scrovegni a Padova mostrando l'abbraccio possessivo in una scena dominata dalle spade, dai bastoni e dalle torce mentre Pietro (lo sappiamo da Giovanni 18,10) sta tagliando il lobo dell'orecchio a Malco, servo del Sommo Sacerdote. Lo stesso verbo, tradire (o consegnare), viene usato per indicare azioni diverse: Giuda che consegna Gesù al Sinedrio, il Sinedrio che lo consegna a Pilato, Pilato agli esecutori e infine l'azione con cui Gesù consegna lo spirito al Padre. Dunque noi consegniamo Gesù e lui si consegna a noi. Analogamente, alla fine del brano, il testo tradotto con "Dopo averlo preso ..." utilizza il verbo concepire (ossia: "dopo averlo concepito..."), lo stesso verbo utilizzato per indicare il concepimento di Gesù da parte di Maria. E` la legge dell'amore di Dio: trasforma in dono quel che noi vogliamo rubare.
Pietro, che come tutti, come noi, ha male interpretato l'indicazione di Gesù di "vendere il mantello per comprarsi la spada" (22,36), prova a difendere il suo Gesù.
Se, per ipotesi, i discepoli fossero stati più forti delle guardie Gesù avrebbe dovuto ricominciare tutto daccapo. Questo ci suggerisce quanto male facciano al Regno di Dio i cedimenti in direzione del potere e della forza da parte dei seguaci di Gesù in ogni tempo [3] compreso il nostro. Pietro qui è l'esempio lampante di quanto sia possibile essere nemici di Gesù e, contemporaneamente, volergli bene e considerarsi suoi fedeli seguaci. Gesù prima ordina a Pietro di fermarsi, poi applica l'amate i vostri nemici (6,27) che aveva predicato e guarisce Malco. Gesù è come il Padre: usa misericordia.
Malco attonito appena dopo la guarigione, nel film The Passion di Mel Gibson.
Da questo momento l'immagine di Gesù è come se sfumasse: non opera più nulla e non dirà quasi più nulla. Il Gesù che abbiamo visto nei capitoli precedenti, la cui parola guariva il fisico e l'anima, che comandava agli spiriti immondi, che operava segni prodigiosi, quel Gesù ora diventa oggetto di possesso di tutti i potenti del tempo: sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani. Gesù porta su di sé la maledizione d'essere ridotto a nulla a causa del desiderio di potere che noi tutti abbiamo. Tutta la nostra iniquità ricade su di lui, come scrive Isaia. Gesù era sfuggito alla cattura altre volte: da neonato ad Erode, all'inizio dell'attività a Nazareth, negli ultimi mesi quando s'era tenuto lontano da Gerusalemme e in questi ultimi giorni quando pernottava spesso fuori città. Nella partita contro il male è giusto preservare la propria vita. Esiste un'ora però, da individuare ciascuno per sé, in cui consegnarsi diventa testimonianza di un amore più forte della morte. Né Gesù né i martiri di ogni tempo desideravano la propria passione: l'hanno accettata quando è diventata la scelta più giusta da fare. E` nella passione che Dio si rivela per quello che è: infatti varie volte i demòni volevano rivelare chi era Gesù ma lui non lo permetteva (cfr Marco 1,34 [4]) perché in tale contesto Gesù si sarebbe prestato a fraintendimenti.
[1] E` convinzione comune che i semi delle carte da gioco (denari, coppe, bastoni e spade) rappresentino le classi sociali (mercanti, clero, contadini e soldati) come a dire che ogni categoria sociale ha contribuito alla Passione di Gesù.
[2] Significativamente anche Tommaso, quando è incredulo, viene definito così, uno dei Dodici, nel vangelo di Giovanni (20,24).
[3] C'è anche chi ha interpretato le due spade di Luca 22,36 come il potere temporale abbinato a quello spirituale. Nella bolla Unam Sanctam Ecclesiam di Bonifacio VIII (1302) si legge:
«Proprio le parole del vangelo ci insegnano che in questa Chiesa e nella sua potestà ci sono due spade, cioè la spirituale e la temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: “Ecco qui due spade" - che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare - il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti. E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: “Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono nel potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale. Però quest'ultima deve essere esercitata in favore della Chiesa, l'altra direttamente dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l'altra dalle mani dei re e dei soldati, ma agli ordini e sotto il controllo del sacerdote. Poi è necessario che una spada sia sotto l'altra e che l'autorità temporale sia soggetta a quella spirituale».
[4] Marco 1,34: Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.