1Disse ancora ai suoi discepoli: «E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. 2E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. 4E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai». 5Gli apostoli dissero al Signore: 6«Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe. 7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? 8Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? 9Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
Il tema La Chiesa non è il luogo dove non vi sono peccati o scandali. E` l'assemblea dei graziati, di coloro che sono perdonati da Dio. Occorre pregare per incrementare questa fede nella grazia di Dio e saper così da un lato perdonare coloro che peccano contro di noi e dall'altro agire con spirito di servizio senza aspettarsi uno stipendio.
Con questo brano termina la prima parte del cammino verso Gerusalemme, iniziata in Luca 9,51 durante il quale, abbiamo visto, Gesù tocca i punti fondamentali del nostro rapporto con la vita: i beni, le persone, i fatti, il potere. Il centro di questo cammino è nel capitolo 15 (il "vangelo nel vangelo") in cui siamo chiamati a chiederci di che spirito siamo: spirito di Dio (che è misericordia e umiltà) o spirito di Satana (che è dominio e potere).
Gesù qui si rivolge ai discepoli e fa un quadro della comunità cristiana come essa sarà nella realtà d'ogni giorno. Innanzitutto è una comunità che non è preservata dal male, una comunità in cui si pecca e in cui si resta scandalizzati. La differenza fra cristiani e non-cristiani sta nella coscienza dei propri errori, nella consapevolezza della grazia ricevuta e, per questo, nella decisione non giudicare gli altri. La comunità cristiana ha bisogno ogni giorno di un supplemento di fede per vivere perdono e misericordia: la fede "teorica" non è sufficiente. Infine la comunità cristiana è il luogo del servizio e della gratuità.
Innanzitutto occorre accettare che, anche nella Chiesa, avvengano degli scandali ossia dei peccati così gravi da indurre in errore i fratelli. Questo modo di porsi nei confronti di chi pecca è richiesto dalla legge della misericordia. Il criterio di punire per dare il buon esempio agli altri non è cristiano ed è stato escluso da Gesù in più casi (parabola della zizzania [Matteo 13,24-30], rifiuto di sterminare i Samaritani quando non l'hanno accolto [Luca 9,51-56]). Un qualsiasi altro maestro di morale, al posto di Gesù, avrebbe tuonato l'esatto contrario: "è inaccettabile che avvengano scandali!". Dio da sempre sopporta i nostri peccati, se non fosse così la scena del mondo sarebbe stata smontata da tempo. Tuttavia accettare gli scandali non significa pensare e agire come se il male non esistesse. Come Gesù, che dice: ahimè per colui per cui avvengono gli scandali, anche il cristiano è chiamato a soffrire e a sopportare il male che lo scandalo provoca. Lo scandalo è peggio del suicidio e dell'omicidio (cui allude il v. 2) perché volge al male gli altri. Allo scandalo Gesù risponde con la propria croce e non con sanzioni particolari. Gesù è l'agnello che porta il male del mondo, è colui che si è fatto maledizione e peccato per noi (Galati 3,13).
Gesù ci chiede di accettare con misericordia che avvengano scandali stando però bene attenti a non crearli. Il 26.07.2017 Il parroco don Mario Marchiori a Ronco di Cossato (Biella) ha coperto tabernacolo e crocifisso della sua chiesa, dedicata a San Defendente, per far tenere una conferenza sull'immigrazione a Emma Bonino, la quale ha affermato che l'immigrazione è un correttivo alla denatalità! Lei da sempre accanita sostenitrice della libertà d'aborto e di eutanasia. Il vescovo Mons. Gabriele Mana si è limitato a dire che il luogo secondo lui era inopportuno. I partiti radicali sono tra i movimenti più pervasivi e potenti dell'Occidente.
Gesù, dunque, ci chiede di accettare con misericordia che avvengano scandali stando però bene attenti a non crearli: abbiamo il dovere di chiederci se il nostro modo di comportarci nel mondo genera scandalo.
Chiediamoci quante persone lasciano la Chiesa perché scandalizzate dal comportamento dei cristiani, dal loro uso del potere e del denaro, ma anche dal loro seguire le mode dei potenti, cristiani, anche pastori, "trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore" (Efesini 4,14, citato da Joseph Ratzinger nell'omelia pro-eligendo romano pontifice del 14.04.2005).
Gli scandali fanno male ai piccoli, a coloro che con più fatica riescono a seguire le esigenze del vangelo. Gesù non si è guardato dallo scandalizzare i potenti mentre ha sempre agito per accendere la poca o nessuna fede dei piccoli e deboli. La Chiesa dovrebbe fare altrettanto.
Oggi, che ci stracciamo le vesti e chiediamo perdono per le debolezze e connivenze del passato, sarebbe più utile badare a non ripetere gli stessi errori con i potenti di oggi.
Qui Gesù introduce la correzione fraterna, dopo aver dedicato i capitoli precedenti alla misericordia. La nostra tentazione costante è di anteporre la correzione alla misericordia, principalmente perché il peccato degli altri dà fastidio a noi e solo secondariamente per salvare il fratello in errore. La correzione presuppone l'accettazione e l'amore verso il fratello altrimenti è condanna implacabile. Matteo, nel passo parallelo (18,15-17) aggiunge che se il fratello, malgrado il nostro intervento, non si converte "sia per te come un pagano e un pubblicano"... e sappiamo quale era l'atteggiamento di Gesù verso i pagani e i pubblicani: "non sono venuto per i giusti ma per i peccatori" (Luca 5,32). Il perdono ha come scopo la salvezza del fratello. Le sette volte al giorno non sono semplicemente tante: sette è un numero che indica totalità e dunque Gesù sta parlando di un fratello che passa la giornata a peccare contro di me. Solo chi ha coscienza di essere peccatore perdonato può esercitare la correzione fraterna. Solo chi sa di essere graziato può essere veicolo di grazia per gli altri. L'essenza di Dio emerge proprio nel peccato: "dove abbondò il peccato sovrabbondò la grazia" (Romani 5,20). Se noi seguiamo questa strada ci dimostriamo figli di Dio e ne portiamo testimonianza al mondo. Perdonare è considerato un miracolo maggiore che resuscitare un morto: il morto ri-morirà di nuovo mentre con il perdono io divento figlio di Dio e do la possibilità all'altro di diventare figlio di Dio. Purtroppo è opinione comune (anche tra i cristiani) che la Chiesa pensi se stessa come una associazione di persone perfette e a modo. Non è così. Una chiesa così è piuttosto una setta di farisei, non la chiesa di Gesù.
A questo punto gli apostoli (che sono i discepoli inviati a testimoniare il perdono di Dio) pregano Gesù con la prima preghiera corretta che troviamo in Luca: Aumenta la nostra fede!
Più che l'assenso razionale alle verità rivelate - come la definisce S.Tommaso d'Aquino in modo giustissimo ma un po' arido - la fede è credere all'amore che Dio ha per noi (cfr. 1Giovanni 4,16). La fede è la consapevolezza di essere stati graziati di 10.000 talenti (cfr. Matteo 18,23ss). E` questa coscienza che ci permette di tollerare il peccato e lo scandalo commesso da altri, eventualmente nei nostri confronti. Se non riusciamo a perdonare significa che non abbiamo ancora abbastanza fede, la fede nel dono di Dio. Questo traguardo, in questa vita, non è mai raggiunto e per questo occorre chiedere continuamente un supplemento di fede, fede in Dio che ama me. Il seme di senape è piccolissimo ma ha in sé la potenza vitale di diventare un grande albero. Gesù aveva già paragonato il regno di Dio al seme di senape. Ora usa lo stesso paragone per affermare che la fede può qualsiasi cosa, permette all'uomo (rappresentato dal gelso) di affrontare l'abisso, la morte.
Arare e pascolare sono - in forma figurata - le mansioni degli apostoli, che seminano la Parola e custodiscono il gregge. Tutti i padroni di questo mondo si fanno servire. Solo Gesù, prima di iniziare l'ultima cena, si metterà a servire i suoi discepoli lavando loro i piedi e offrirà loro il suo corpo e il suo sangue (cfr Giovanni 13). Ai discepoli, che nell'ultima cena discuteranno ancora di chi tra loro deve dominare gli altri, Gesù qui spiega che, diversamente dai criteri del mondo, il primo nel regno dei cieli è colui che serve: "Io sto in mezzo a voi come colui che serve" (Luca 22,27). Amare significa servire l'altro, non servirsi dell'altro come facciamo noi anche inconsciamente. Essere a servizio gli uni degli altri è la forma più alta di libertà (Galati 5,13).
Il servizio, nella comunità, non deve attendersi un riscontro, un pagamento: l'amore è gratuito. La traduzione "servi inutili" è fuorviante: il senso corretto è "schiavi non a pagamento" ossia "senza un utile": non ci si deve aspettare uno "stipendio" dall'aver amato e servito i fratelli.