36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo.47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!».
Don Oreste Benzi (1925-2007) fotografato mentre svolge la sua missione direttamente per la strada.
Il tema Non è beato chi è senza peccato ma colui cui è rimessa la colpa (Salmo 32). La fede consiste nella coscienza della grazia ricevuta che genera affetto verso il Signore.
Questo episodio è molto toccante e insieme molto scandaloso. Gesù, accusato di mangiare e bere con gente di malaffare (Luca 7,34) va invece, come in questo caso, anche a casa dei "giusti", del fariseo Simone in questo caso, ed esattamente per lo stesso motivo: per portarli a conversione. Essi infatti accusano Dio d'essere "un Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore", come fa Giona, che ritiene "sia meglio morire che vivere" (Giona 4,2-3) piuttosto che servire un Dio che si pente del castigo che intendeva rovesciare su Ninive.
Dio, secondo la radicata convinzione umana, deve premiare i buoni ma, soprattutto, deve punire i cattivi. Il giusto tratta dunque Dio da prostituta: ne vuol comprare l'amore. Questo dio esigente è quello che presentano un po' tutte le religioni ed è lo stesso dio che gli atei rifiutano.
Luca, che scrive per i cristiani della terza generazione, vuole evidenziare che questo atteggiamento è per loro (e per noi) un pericolo costante: dopo un po' che una persona è credente tende a trasformarsi in fariseo e a sostituire la grazia divina - gratuita appunto - con le proprie buone opere. A ciascuno di noi dunque Gesù si rivolge dicendo: ho da dirti qualcosa. Con il vangelo si passa finalmente da una religione della legge (seguita, trasgredita o accomodata secondo i casi) a una religione dell'amore che è tutt'altra cosa.
Il testo greco cita i piedi di Gesù sette volte mentre la traduzione, che inserisce dei pronomi per esigenze di eufonia, toglie il ritmo delle frasi. L'evangelista, evidentemente, ci vuole aiutare ad immaginare la scena sconcertante - commovente per Gesù, sconcia secondo tutti gli altri - con il profumo che si spande, i baci che schioccano, le lacrime, i singhiozzi, i capelli, le carezze. Questa donna, anonima ma ben conosciuta da tutti, fariseo compreso, non parla e non chiede nulla: i suoi gesti esprimono il suo amore e la sua devozione. Si scioglie i capelli, gesto che una donna dedica solo al marito. La scena stride fortemente con il nostro senso del decoro e delle regole. Nessuna di queste azioni sfugge a Gesù che le elenca - a beneficio dei presenti - una per una: "mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli... da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi... mi ha cosparso i piedi di profumo... ha molto amato".
24 maggio 2000. Papa Giovanni Paolo II riceve Anna Eneonoja (1969-2001) ospite della comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi la quale gli si rivolge così: «Papà, libera le ragazze sulla strada come me. Io mi sono ammalata sulla strada. Papà la vita sulla strada è schifosa. Ci sono molte giovani ma anche tante bambine. Papà libera le bambine sulla strada». Morirà di AIDS nel marzo seguente. (Fonte)
Il fariseo è perfino cortese con Gesù: mormora tra sé senza fare clamore. Gesù però dimostra di conoscere ben bene la situazione e anche i pensieri di Simone. Risponde alla domanda che il fariseo non aveva formulato ad alta voce cominciando col chiamarlo per nome come manifestazione di affetto. Gesù vuol bene anche al giusto, la sua "opzione preferenziale" è per tutti "perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio" (Romani 3,23).
I due debitori della parabola ci rappresentano nel senso che noi abbiamo ricevuto tutto con la vita. Ma il nostro amore verso Dio è proporzionale alla coscienza del dono che abbiamo ricevuto e dunque il peccatore, di solito, ha una esperienza di grazia molto maggiore. Poiché però la coscienza dei nostri limiti può crescere all'infinito alla fine la reale consistenza del "debito" è uguale per tutti e ognuno dovrebbe arrivare a considerarsi ugualmente graziato. In altre parole nei confronti di Dio non esistono condoni da 500 denari e condoni da 50 denari: siamo tutti nella stessa posizione. Ogni male diventa così il luogo del nostro riscatto perché Dio cerca chi è perduto. Questa convinzione fa parte già delle profezie dell'Antico Testamento:
Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova. Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore... Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo... Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande - oracolo del Signore - poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.
(Geremia 31,31-34).
In poesia e in modo più rude e trasgressivo troviamo lo stesso messaggio anche in Osea 2,4-25. Gesù richiama questo concetto applicandolo alla sua missione di perdono (Quando innalzerete il Figlio dell'uomo conoscerete che io sono - Giovanni 8,28) e S. Paolo ricorderà che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io (1Timoteo 1,15) e che dove abbondò il peccato sovrabbondò la grazia (Romani 5,20). Anche quando S. Paolo parla di premio (1Corinti 9,24-25; Filippesi 3,12-14; 2Timoteo 2,5 [1]) bisogna considerare che non c'è proporzione fra le nostre azioni e il premio ricevuto che dunque resta sempre un dono.
Il progresso religioso principale che possiamo attribuire a Israele consiste nel fatto che si è smesso di offrire i primogeniti per ripagare la divinità (l'episodio del sacrificio di Isacco è una traccia di questo). Il contributo ulteriore portato dal cristianesimo è che Dio non richiede alcuna nostra riparazione.
Per esporsi con un atto del genere questa donna deve averci pensato parecchio perché non poteva essere così sicura, in anticipo, che Gesù avrebbe gradito. Possiamo solo fare congetture su quali azioni e quali parole di Gesù l'abbiano mossa a tanto. Essa è la prima persona che nel vangelo di Luca dona qualcosa a Gesù. Anzi è la prima persona "uguale a Dio" nel senso che ama offrendo tutta se stessa. Per questo nell'episodio analogo di Marco 14,6 (l'unzione di Betania) si dice "ha fatto un'opera bella" come "bello" si dice di tutta la creazione. Tale episodio, non a caso, sarà il fattore scatenante del tradimento di Giuda. Gesù poi replicherà il gesto di questa donna nella lavanda dei piedi ai discepoli, prefigurazione della croce.
Gesù evidenzia punto per punto le differenze tra la donna e Simone: "mi hai invitato a mangiare ma non mi hai dato l'acqua per i piedi... non mi hai dato un bacio... non hai unto con olio il mio capo". Il fariseo Simone si comporta come noi cristiani (e infatti Luca scrive per noi) che di tanto in tanto invitiamo Gesù alle nostre liturgie ma senza esagerare in manifestazioni d'affetto.
La scena è costruita per capovolgere il ruolo degli attori: alla fine comprendiamo che Gesù è andato a mangiare da Simone pur sapendo chi è e di quale genere è l'uomo che lo invita. Simone è la vera prostituta mentre la donna viene a coprire il ruolo della sposa, colei che ama, immagine della Chiesa. Gesù ha cercato di fare in modo che il fariseo si rendesse conto che proprio lui è, nei confronti di Dio, ciò che lui pensa di questa donna; lo scopo di Gesù è che, come questa donna, il fariseo Simone impari ad amare Dio.
Nel mostrare l'azione della donna Gesù capovolge anche l'ordine amore perdòno: nella parabola il perdono portava all'amore. In questo caso l'amore porta Gesù a manifestarle il perdono avvenuto. Come a dire che le due cose si sovrappongono e più si sperimenta perdono e più si ama e più si ama più si comprende il perdono.
La fede consiste, ci spiega Gesù, in quello che questa donna ha fatto: ha creduto all'amore e al perdono di Dio e si è comportata di conseguenza: l'amore infatti non è un sentimento ma una azione determinata dalla fiducia. Questa è la fede che salva. Alle parole di Gesù si ripete la scena già vista col paralitico (5,21): i presenti concludono che Gesù bestemmia perché solo Dio può rimettere i peccati.
Gesù ci invita a non restare schiacciati sotto il peso dei nostri peccati e a distinguerci dai nostri errori. Noi non siamo i nostri errori: i nostri errori vengono dimenticati, allontanati, ogni volta da Dio. Il senso di colpa che ci fa restare intrappolati nel nostro male è un suggerimento diabolico che non dobbiamo ascoltare.
[1] Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! ... lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. (1Corinti 9,24-25).
Non ho certo raggiunto la mèta... ma ...corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù (Filippesi 3,12-14).
l'atleta non riceve il premio se non ha lottato (2Timoteo 2,5).