1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: 2«Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato quest'autorità». 3E Gesù disse loro: «Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi: 4Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o dagli uomini?». 5Allora essi discutevano fra loro: «Se diciamo 'dal Cielo', risponderà: 'Perché non gli avete creduto?'. 6E se diciamo 'dagli uomini', tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta». 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: «Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Il tema Se non si è disposti nemmeno alla conversione predicata da Giovanni Battista, perché convinti di essere giusti, è impensabile che si possa capire (cioè accettare) il Dio-Misericordia rivelato da Gesù.
Durante il suo ministero e particolarmente in questi ultimi giorni Gesù ha compiuto azioni e detto parole con l'obiettivo di demolire l'immagine idolatrica di un Dio legislatore e giudice cui dobbiamo offrire preghiere, sacrifici e buone opere per ottenere in cambio la salvezza. Questa diabolica immagine di Dio si ritrova in tutte le religioni (da "religo", ri-legare) e, storicamente, porta ad alleanze col potere civile e infine alla giustificazione di ogni malvagità. Da tempo i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani si sono accorti del "pericolo" che Gesù rappresenta e ora gli chiedono esplicitamente con che diritto si permette di criticare un sistema (il loro!) in vigore da sempre. Questo dà luogo a un umoristico (anche se drammatico) scambio di battute in cui Gesù li prende un po' in giro.
Il potere di Dio non è come noi pensiamo. Pietro tirerà fuori la spada perché conosce il tipo di potere che dà la spada (Luca 22,49-51). Anche Giuda userà il denaro perché conosce quel tipo di potere (Luca 22,3-6). Gli altri discepoli fuggiranno perché convinti di non avere alcun potere (Marco 14,46.50 [1]). Anche i sacerdoti, gli scribi (cioè i teologi) e gli anziani (cioè i politici) conoscono solo quel tipo di religione che è un continuo rapporto di potere e la ritengono voluta da Dio: dunque per loro Gesù è un indemoniato, è l'avversario del loro dio.
Gesù ora è nel Tempio, senza più i mercanti, col popolo che lo ascolta figura del nuovo Tempio, della Chiesa. Le persone che ascoltano Gesù qui sono chiamate popolo: il popolo, nella Scrittura, è formato da persone coscienti d'essere amate da Dio e dunque in relazione le une con le altre, mantenendo ciascuna la sua originalità. Durante la processo e la condanna invece prevarrà la folla, individui che pensano ciascuno a sé mentre all'esterno mostrano solo una immagine omologata: ogni individuo appare uguale a tutti gli altri. E` fondamentale che il cristianesimo abbia pochissime regole in modo da essere un popolo ossia persone tutte diverse, accettate così come sono, in relazione tra loro non perché pensano o fanno le stesse cose ma perché ascoltano l'unica Parola e cercano ogni giorno di praticarla [2]. L'unico comando che Dio ha dato nel vangelo è "ascoltatelo" (Luca 9,35) e dunque la Chiesa è, primariamente, l'insieme di coloro che ascoltano la Parola.
Questo scontro con il potere religioso avviene, come vediamo, "un giorno", ma non solo in quel giorno, anche nei nostri giorni, sempre, per cui stiamo bene attenti a non confinare questo episodio come storia passata che coinvolge solo antiche istituzioni ebraiche. Sacerdoti, Scribi e Anziani, figura di noi, sono incapaci di concepire la religione se non come un rapporto di potere tra Dio e gli uomini e degli uomini tra loro. Secondo loro il modo di procedere di Gesù è insensato, un caos, un dis-ordine, un'opera del Demonio. Secondo loro questa religione - di cui loro sono i rappresentanti - è voluta da Dio: che senso ha questo sovvertimento dell'ordine divino? Purtroppo nessun potente può conoscere il potere di Dio [3] che è quello di finire in croce per la salvezza dell'uomo. Ce lo dice S.Paolo nella prima lettera ai Corinzi:
Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. (1Corinzi 2,6-8)
La fedeltà al vangelo causò a don Primo Mazzolari una lunga serie di umiliazioni, soprattutto dalla gerarchia cattolica, terminate solo il 5 febbraio 1959 (67 giorni prima di salire al Padre il 12.04.1959) quando il nuovo Papa san Giovanni XXIII lo accoglie come la tromba dello Spirito Santo della bassa padana.
I sacerdoti rivendicano per se stessi il potere di decidere della vita degli israeliti e considerano Gesù un pericoloso rivale. Percepiscono che la sua dottrina significa la fine del loro potere e infatti il loro potere finirà fra pochi giorni quando il velo del tempio si squarcerà. Purtroppo il fatto che in ogni tempo si ripresenti lo stesso problema, si ripresenti anche oggi, si ripresenti nella Chiesa, significa che questa nostra conversione è sempre di nuovo necessaria.
Gesù chiede da dove veniva il potere a Giovanni Battista, il Precursore, che chiamava a conversione, dando così un pubblico riconoscimento al cugino Giovanni (cfr. Luca 7,21-35), attestando ancora una volta che Giovanni è vero profeta d'Israele. La condizione che pone Gesù non è un trucco arbitrario: se i rappresentanti del Tempio, della Legge e del potere politico (vedi introduzione al brano sui mercanti) non comprendono l'opera di un profeta che invita a cambiar vita significa che non sono disposti ad accettare nemmeno il messaggio del Vecchio Testamento e dunque è inutile qualsiasi risposta che Gesù possa loro dare: il Dio della croce è fuori dal loro orizzonte. In altre parole: occorre almeno accettare di essere messi in discussione da Mosè e i profeti per arrivare al passo successivo e accettare Gesù Cristo. In questo modo Gesù smaschera l'"ebraismo corrotto" dei suoi interlocutori che usano la religione per giustificare il loro potere di sacerdoti, di teologi e di anziani. Tutto il profetismo stigmatizza questo comportamento (si veda ad es. Amos 8,4-12 e Isaia 1,1-20).
Chi non accetta di cambiare, di convertirsi, non può capire nulla perché per capire occorre mettersi in discussione. Altrimenti si è come bambini capricciosi che rompono qualsiasi gioco perché non ne accettano nessuno (Luca 7,31-32): essi sanno che Giovanni è profeta ma questo, a loro, non interessa. Tutta la loro scienza è finalizzata a difendersi dalla verità invece di abbracciarla. Il loro criterio è scegliere come vero quel che è conveniente al loro status sociale, come conviene ad ogni persona di potere. Il loro problema, come si vede, è che qualsiasi scelta ha controindicazioni. Se affermassero che il battesimo di Giovanni viene dal Cielo dovrebbero convertirsi e lasciare il potere che hanno. Se affermassero che non viene dal Cielo perderebbero ugualmente il potere perché il popolo si rivolterebbe contro di loro e li lapiderebbe. C'è un ulteriore vizio in questo modo di procedere nei confronti di Dio: siamo noi a dover rispondere a Dio e non lui a noi. Questo viene sottolineato più volte nell'Antico Testamento, ad esempio durante l'esodo quando il popolo pretendeva che Dio si manifestasse con un segno [4]. Siamo noi che dobbiamo ascoltare la Parola in modo da rispondere con la conversione.
In sé potrebbe essere cosa buona rispondere di non sapere, se si trattasse di umiltà e apertura a conoscere e, soprattutto, a convertirsi. In questo caso, invece, si tratta di chiusura, è un "non voglio sapere perché altrimenti dovrei cambiare", peccato grave come sottolinea S.Paolo in Romani 1,18: "Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia". Soffocare la verità nell'ingiustizia: questo è il peccato di chi non vuole convertirsi. Gesù non risponde a chi non è disposto a convertirsi: lo stesso accadrà più volte nella passione quando non risponderà a chi lo interroga [5]. Questo modo di procedere di Gesù ci insegna anche a non insistere quando non vi sono le condizioni: siamo chiamati a testimoniare, non a convincere; siamo chiamati a fare quel tanto di luce in modo che chi vuol vedere veda ma chi non vuol vedere sia ancora libero di chiudere gli occhi.
[1] Marco 14,46.50: Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono... Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono.
[2] Gli estimatori di Star Trek ricorderanno il detto vulcaniano "Infinite diversità in infinite combinazioni" che è un po' il punto di arrivo laico sulla questione. Cosa poi unifichi tutte queste diversità in modo che non diventino arbitrio è un problema, credo, laicamente irrisolto.
[3] Potere in ebraico si dice "Shaltàn", un attributo di Dio, da cui la parola sultano.
[4] In Esodo 17,1-7 si racconta che il popolo mormora contro Mosè e contro Dio perché manca l'acqua che poi il Signore fa trovare. Mosè poi chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?». Anche Isaia 45,9-12 risponde sullo stesso argomento: Così dice il Signore: «Volete interrogarmi sul futuro dei miei figli e darmi ordini sul lavoro delle mie mani?».
[5] Secondo il diritto ebraico se l'accusato risponde e dimostra che l'accusa è falsa allora l'accusatore viene condannato alla stessa pena. Questo significa che se Gesù si manifestasse pienamente dovremmo finire in croce noi. Il silenzio di Gesù serve a noi, innanzitutto, per rivelarci che non vogliamo capire. Inoltre mostra la sua misericordia, finendo in croce per non giudicarci. Il silenzio della croce è la più grande parola di Dio.