Il tema I popoli primitivi adoravano le forze della natura. Noi sappiamo che l'universo, con i suoi contrasti, parla di Dio, ne canta la gloria (salmo 19), manifesta la sua assoluta alterità rispetto a ogni schema umano.
1Salmo. Di Davide.
Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
2Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
3La voce del Signore è sopra le acque,
tuona il Dio della gloria,
il Signore sulle grandi acque.
4La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.
5La voce del Signore schianta i cedri,
schianta il Signore i cedri del Libano.
6Fa balzare come un vitello il Libano,
e il monte Sirion come un giovane bufalo.
7La voce del Signore saetta fiamme di fuoco,
8la voce del Signore scuote il deserto,
scuote il Signore il deserto di Kades.
9La voce del Signore provoca le doglie alle cerve
e affretta il parto delle capre.
Nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
10Il Signore è seduto sull'oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre.
11Il Signore darà potenza al suo popolo,
il Signore benedirà il suo popolo con la pace.
Questo salmo viene pregato alle lodi mattutine della prima settimana del Salterio ed è uno dei testi più antichi non solo tra i Salmi ma di tutto l'Antico Testamento. Si ha motivo di ritenere che questo salmo derivi da un canto del XII secolo a.C. utilizzato da una popolazione pagana(1) dell'attuale Siria (Canaan) la quale adorava un dio "privato" della tribù chiamato Yoh. Questa divinità era il dio della tempesta, il dio del tuono. In molte religioni pagane il dio più potente (basti pensare a Zeus) è associato al temporale e ai fulmini. Alle nostre latitudini il tuono e il fulmine sono fenomeni relativamente frequenti e, in pianura, poco impressionanti per la mancanza di eco. In una zona di montagne aride(2) invece, e in un popolo più primitivo, questi fenomeni incutevano terrore e impressione.
Nel salmo 19 (18) il Signore viene paragonato al sole che si manifesta a noi ogni giorno con lo stesso percorso, gradualmente, dal mattino fino al mezzogiorno quando nulla si sottrae al suo calore.
Qui invece il Signore è paragonato al fulmine(3). Come il sole anche il fulmine produce grande luce. Ma, a differenza del sole, che sorge lentamente e illumina il mondo intero, il fulmine è un bagliore violento, assolutamente imprevedibile, che può manifestarsi a qualsiasi distanza e illumina solo la zona circostante.
Nel salmo 19 (18) erano protagoniste le impercettibili parole pronunciate da Dio attraverso il creato: ogni giorno racconta la gloria di Dio al giorno successivo senza usare parole udibili con le orecchie (vv. 3-4).
In questo salmo invece Dio si manifesta con una voce così forte che non si può non udirla, sovrasta ogni altra voce.
I salmi dunque ci mostrano l'assoluta alterità di Dio, che non corrisponde ad alcuno schema umano.
Ma, a differenza del canto pagano originario, questo salmo chiarisce che il Signore non coincide con il fulmine o con il terremoto ma sta sopra di essi, seduto sull'oceano del cielo.
L'obiettivo del salmista è marcare la differenza fra gli dei delle forze della natura, le divinità pagane che costituivano una perenne tentazione per il popolo, e il Signore di tutto il creato descritto in modo analogo a come troviamo nei fatti del Sinai (Esodo 19,16ss). In questo modo gli ebrei tornavano ad essere figli di Dio e non figli degli idoli (v. 1).
Il salmo termina in modo profetico annunciando che tutta questa energia impressionante si manifesterà nel dono che ogni popolo ed ogni persona desidera in fondo al suo cuore: la pace. Questa quiete finale riecheggia l'esperienza di Elia (1Re 19, 3-13[4]).
Questo tipo di catechesi è stata utilizzata anche da Gesù con alcuni miracoli particolarmente scenografici (ad es. la tempesta sedata e l'esorcismo con l'annegamento dei porci) alternati a manifestazioni di tenerezza e delicatezza (la resurrezione dei bambini, due volte, il miracolo dei pani). Si potrebbe dire che Dio "le prova tutte" per farsi comprendere senza forzare la nostra libertà.
Questi due salmi presentano Dio attraverso i fenomeni della natura. Chissà se siamo capaci di pensare Dio utilizzando, ad esempio, un cielo stellato o l'impollinazione che invade il panorama di piumini, o la neve che trasforma l'aspetto del paesaggio.
(1) Anche in altri casi la Bibbia include testi d'origine pagana: ad esempio larga parte del Libro dei Proverbi deriva dalla raccolta egiziana di massime di Amenemòpe. Il popolo ebreo era dunque meno chiuso di quel che potrebbe sembrare: anche la parola di un nemico, un egiziano, può diventare Parola di Dio.
(2) Il salmo cita il massiccio montuoso dell'Hermon (o Sirion in lingua fenicia, 2814m).
(3) Tuono e lampo, in ebraico, sono resi con la stessa parola, lo possiamo notare al v. 7 dove il tuono saetta fiamme di fuoco.
(4) 1Re 19, 3-13: Elia... desideroso di morire si coricò e si addormentò... un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!»... Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb. Là entrò in una caverna ... Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.