Il tema Meditazione in cui il salmista parte da se stesso e poi allarga la visuale a tutto l'universo per contemplare la grazia di Dio per tutti e per sempre.
1Di Davide.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
3Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
4salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;
5egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.
E` un salmo di media lunghezza (22 versetti) ed è attribuito a Davide ma quasi certamente non è una sua composizione: la teologia sottostante è molto più evoluta rispetto al tempo in cui Davide è vissuto (1010 - 970 a.C. circa). Dal salmo traspare l'esperienza d'un ebreo del tempo dopo il ritorno dall'esilio (editto di Ciro 538 a.C.).
Ad una prima lettura già possiamo notare quanto sia sbagliata la convinzione che distingue un "Dio dell'Antico Testamento" severo e punitore dal "Dio di Gesù", tutto misericordia e compassione.
La seconda cosa che salta agli occhi è che in questa preghiera il salmista parla a se stesso invece di rivolgersi direttamente a Dio. E` un salmo di meditazione in cui l'autore inizia considerando se stesso, con la propria storia: il salmista considera se stesso come una parola di Dio, considera la sua esistenza come voluta dal Signore. Come conseguenza egli comanda a se stesso di benedire il Signore, di parlarne bene, con tutto quanto è in lui. Noi solitamente pensiamo di dedicare a Dio gli aspetti per così dire più nobili di noi stessi (cuore, intelligenza).
Invece qui il salmista comanda espressamente a tutto il suo essere, anima e corpo, spirito ed emozioni, membra e istinti, pensieri e desideri, speranze e paure, di parlare bene del Signore. Per poter parlar bene del Signore occorre innanzitutto che io non dimentichi quanto ha fatto per me ossia che io ringrazi per i tanti suoi benefici cioè io lo bene-dica per quello che lui bene-fa. Il primo momento della nostra vita, sperabilmente da bambini, in cui abbiamo parlato bene di qualcuno è quando abbiamo imparato a ringraziarlo e a non considerare nostro diritto quanto ci veniva offerto. Benedire significa innanzitutto ringraziare ricordandosi che quanto si è ricevuto è dono. Quando ce ne dimentichiamo la relazione con chi ci ama si spegne. Vale per il nostro rapporto col Signore e vale nel nostro rapporto con gli altri.
Segue un elenco dei doni del Signore, alcuni volti a ripristinare cose che abbiamo perdute, altri indirizzati a darci un sovrappiù che prima non avevamo. Innanzitutto il Signore perdona e perdona tutto, specie quelle cose che noi non perdoniamo a noi stessi, di cui ci vergogniamo e che rimuoviamo. Il salmista accosta il male spirituale (il peccato) al male fisico (le malattie) a considerare che tanta malvagità sia una specie di malattia psichica che non ci permette di fare bene e ci tiene prigionieri. Esiste un legame tra corpo e anima e il male dell'uno contagia l'altro. La guarigione è così profonda che il Signore salva dalla fossa la mia vita: il Signore mi ridà dunque l'innocenza, la salute e infine la vita che avevo perdute.
Ma come sovrappiù il Signore mi incorona ossia mi fa re, mi dà la dignità di figlio di Dio (Salmo 82,6) e mi sazia ossia va oltre il semplice nutrimento: pensiamo ai racconti del segno o miracolo dei pani in cui il cibo sazia tutti e ne avanza pure. La coscienza della nostra dignità di figli è un antidoto al peccato perché diventiamo deboli quando perdiamo la coscienza d'essere della specie di Dio, creati a sua immagine.
Il salmista riprende antiche credenze sulla capacità dell'aquila di rinnovare la sua vita (come l'araba fenice che rinasce dalle proprie ceneri) per ricordare che Dio non ci offre una sorta di eterna giovinezza ossia una vita senza tempo ma ci dà la possibilità di rinnovarci ad ogni stagione della vita, compresa la vecchiaia, per affrontare ad ogni passaggio le nuove sfide (cfr. Salmo 92,15: Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi).
6Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
7Ha rivelato a Mosè le sue vie,
ai figli d'Israele le sue opere.
8Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
9Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.
10Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.
A questo punto il campo visivo si allarga, il salmista passa a lodare la giustizia di Dio verso tutti gli oppressi, cioè a tutti quelli che, come me, hanno colpe, hanno malattie, sono nella fossa, hanno fame, non hanno più forza. E` un passaggio molto coraggioso: noi tutti desideriamo che Dio sia misericordioso quando si tratta di noi ma lo consideriamo ingiusto se usa la stessa misericordia verso gli altri. Apprezziamo molto che il Signore ci perdoni ma facciamo molta fatica ad accettare che perdoni gli altri (i riferimenti possibili nel Vangelo qui sono molti: la parabola del fariseo e il pubblicano in Luca 18,9-14; quella dei due servitori in Matteo 18,23-35; quella degli operai nella vigna in Matteo 20,1-16).
Invece il salmista sottolinea che, come Dio perdona tutte le colpe a lui, perdona anche tutte le colpe a tutti. E ugualmente come Dio guarisce, salva, sazia e rinnova me allora guarisce, salva, sazia e rinnova tutti.
Il salmista ora passa a spiegare in che modo Dio raggiunge tutti. E comincia dicendo Dio si è rivelato, si è fatto conoscere, non è un prodotto della mia speculazione. Questo è importante perché altrimenti tutta questa preghiera potrebbe essere solo un gioco di specchi: io dico di Dio semplicemente quello che io desidero, credo di rivolgermi a Dio ma in realtà parlo ai miei desideri oppure alle mie paure. Se Dio non si rivela nella storia allora la fede è autoillusione: credo che Dio mi dia ragione e conforto ma in realtà sono io a darmi ragione e ad illudermi. Oppure credo che Dio mi dia torto e mi accusi ma in realtà sono io a non perdonare me stesso.
Dio si è rivelato dando una legge scritta a Mosè e poi tramandata fino a me: nella mia preghiera devo controllare che il Dio dei miei pensieri, la mia immagine di Dio, corrisponda a quello che Dio stesso rivela di sé nella storia.
La parola "pietoso" ha qui molto più significato di quello che diamo noi di solito: significa rispetto, amore, devozione, tenere in considerazione. Il Signore è buono e pietoso ossia ha grande considerazione per noi, una devozione che non si ritrae davanti alla nostra colpa, malattia, debolezza.
Dobbiamo proprio impegnarci per provocare l'ira di Dio il quale non continua a contestare puntando il dito in modo insistente sulle nostre mancanze. Troviamo qui un anticipo che si evolverà nell'inno alla carità di S.Paolo (1Corinzi 13,4ss). Vedere il male ci impedisce di vedere il bene: Dio non ha il nostro spirito di contestazione che ci porta a vedere soprattutto il male negli altri e a volte in noi stessi. Purtroppo dall'inizio il diavolo ci ha invece presentato una cattiva immagine di Dio, un dio giustiziere, fissato ossessivamente sui nostri sbagli, un dio non misericordioso, un dio da cui difendersi, in definitiva una immagine demoniaca di Dio. Questo dio è il dio che gli atei a ragione rifiutano: è impossibile stare con una persona che "ci tratta secondo i nostri peccati" e che "ci ripaga secondo le nostre colpe". Dio invece non ci ripaga secondo le nostre colpe: il salmista ripete due volte questo concetto perché sa che la cattiva concezione di Dio è molto radicata in se stesso e in tutti. Noi sappiamo che Gesù Cristo ha dovuto morire in croce per mostrarci il vero volto di Dio.
11Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
12come dista l'oriente dall'occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.
13Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
14Perché egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
15Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
16Lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.
17Ma la grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
18per quanti custodiscono la sua alleanza
e ricordano di osservare i suoi precetti.
19Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono
e il suo regno abbraccia l'universo.
20Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti alla voce della sua parola.
21Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere,
suoi ministri, che fate il suo volere.
22Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.
Lo sguardo del salmista ora si allarga ulteriormente e contempla la misericordia di Dio che abbraccia tutto il cielo e la terra, l'Est e l'Ovest. Il Signore ha rispetto per noi e sa quel che possiamo e non possiamo fare, è come un papà che non fa il critico d'arte col disegno del suo bambino ma lo considera bellissimo perché sa che esprime il massimo. Alla fine della giornata della nostra vita, quando andremo dal Signore, avremo la gradita sorpresa che il suo sistema di misura non è quello che temevamo, non è quello suggerito da Satana già nel cap. 3 della Genesi.
Il salmista considera ora tutta la natura (erba, fiori, vento) e negli eventi naturali legge il significato e il fine di se stesso: tutto il mondo ci è stato donato per capire noi stessi e Dio. Il salmista ha iniziato parlando della e alla propria anima e ora contempla tutto il creato. E` importante questo passaggio: se non riusciamo ad allargare lo sguardo la nostra gioia o la nostra angoscia diventano la nostra prigione: vediamo solo il nostro male oppure ci barrichiamo da egoisti nel nostro piacere disinteressandoci del resto del mondo.
L'uomo è limitato nel tempo, nello spazio e nella capacità di amare: è polvere, nasce, fiorisce, muore e il mondo fisico poi prosegue senza di lui e di lui si dimentica: il suo posto non lo riconosce.
Diversamente dall'uomo Dio non ha confini, la sua grazia è da sempre, dura in eterno e abbraccia l'intero universo.
La visuale del salmista ora è ampliata al massimo e vede come in un lampo d'intuizione gli angeli e tutte le creature che dicono bene del loro creatore. Poi la visione è come se sparisse d'un tratto e l'autore del salmo comprende e riassume lo scopo di tutto questo viaggio: Benedici il Signore, anima mia.