[9Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.] 10Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. 11Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 13Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».
14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. 15Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio. 16La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi. 17E` più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.
18Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.
Il tema Nulla è nostro, tutto ci è stato dato. Tutti i beni servono per realizzare il nostro essere figli di Dio e fratelli degli altri uomini. Comprendere questo, pur con tutte le gradazioni, è lo scopo della vita. Se rifiutiamo questa ipotesi stiamo approfittando dell'incarico di amministratore che abbiamo ricevuto, incarico che presto scadrà.
A partire dal capitolo 13 Gesù ci ha mostrato che tutti, indistintamente, abbiamo ricevuto due beni, entrambi limitati: il tempo e lo spazio. Il tempo è dato perché si cambi vita, passando dal possesso al donare, dall'egoismo all'amore, dalla morte alla vita. Il tempo che ci è dato serve a questo, altrimenti è inutile vivere. Lo spazio ossia me stesso, i miei beni, le persone e l'intero universo è il luogo dove viviamo il nostro tempo scegliendo di viverlo o per la vita o per la morte. Sul come applicare questo nuovo criterio di vita vi sono molti gradi e va lasciata libertà nel senso che è un cammino che ciascuno di noi deve compiere liberamente e convintamente, sapendo, però, che nulla di quanto abbiamo posseduto di qua viene portato di là. Di là portiamo solo quel che abbiamo donato.
Questo brano, che sembra una raccolta di detti un po' alla rinfusa, vuol mostrarci che il passaggio dall'economia del possesso all'economia del dono si propaga a tutti gli aspetti della vita. Vengono qui introdotti alcuni temi (i beni terreni, chiamati "il poco"; la Legge; il matrimonio, ...) che saranno ripresi varie volte più avanti.
Gesù porta all'attenzione il fatto che tutti i beni del mondo sono poca cosa in confronto alla vita eterna dei figli di Dio. Con "poco" si intende qui tutto quanto esiste sulla terra, tutte cose che sono provvisorie ("ricchezza che verrà a mancare") e più o meno sempre viziate di disonestà (la "disonesta ricchezza"); tutte cose che non abbiamo prodotto noi (la "ricchezza altrui"). Essere fedeli significa comportarsi da amministratori saggi e usare questi beni per realizzare fraternità (procuratevi amici). La fedeltà in questo "poco" che siamo chiamati ad amministrare produrrà la vita nell'aldilà (le "dimore eterne") ossia il "molto", la "vera ricchezza", la "vostra ricchezza". Il termine "mammona" indica quei beni terreni su cui basiamo le nostre sicurezze: noi non possiamo, contemporaneamente, avere fede in Dio e anche sulle nostre ricchezze o il nostro prestigio terreno. Se poniamo la nostra fiducia in queste cose ci dividiamo necessariamente dai fratelli e da Dio Padre. Essere fedeli significa donare quel che non è nostro ma si è ricevuto e che dovremo comunque restituire. Occorre servirsi del denaro, non servire il denaro. Al tempo di Gesù esisteva la schiavitù e lo schiavo era proprietà esclusiva del suo proprietario. Qui Gesù si rifà a questo ordine sociale evidenziando che non si può essere schiavi di due padroni diversi. Noi, a differenza degli schiavi, possiamo scegliere il nostro proprietario: i beni di questa terra (il "mammona") che comunque finiscono, oppure l'essere figli di Dio (la "vera ricchezza").
La colpa dei farisei, riportata da Luca, è pesantissima: "amanti del denaro", loro, che meglio di tutti avrebbero dovuto sapere che il compimento della legge è "amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" (cfr. Deuteronomio 6,5). La cupidigia del denaro invece è la vera idolatria (Efesini 5,5), è il vero ateismo. I farisei si beffano di lui (come avverrà sotto la croce, Luca 23,35) negando nei fatti il Dio che professano a parole. Il loro dio è "ciò che è detestabile davanti a Dio", l'orgoglio e l'arroganza del potere, l'anti-Dio per eccellenza, l'abominio, il satana.
Come Dio è relazione di dono così la famiglia ne è l'immagine ideale. Separando la generazione dei figli dal sesso, i figli da papà e mamma, l'uomo dalla donna, si ottiene una società disumana e triste dove ognuno crede di realizzarsi possedendo gli altri: avere una donna, avere un uomo, avere un bambino.
La Legge, che definisce ciò che è giusto, finisce con Giovanni Battista. Con Gesù si annuncia la buona notizia che esiste una giustizia superiore, quella del Figlio, amato dal Padre, la giustizia impostata sulla misericordia. La misericordia non è mai ingiusta, chi ama non fa ingiustizia: nessun punto della legge viene dunque cancellato dal vangelo. Chi ama non commette ingiustizia anzi, spesso, sopporta l'ingiustizia. Tutto passa, tranne l'annuncio che Dio è padre e che noi siamo fratelli, la notizia con cui ognuno deve confrontarsi.
Finora s'è parlato dei beni materiali (il "poco"). Gesù ora cita tra i beni il matrimonio, che è il sommo bene. Nella cultura antica la moglie era possesso del marito, la proprietà più importante perché mandava avanti la casa e produceva la discendenza. Per questa ragione si ammetteva il divorzio quando la donna non era più soddisfacente per una qualsiasi ragione.
Per Gesù "da principio non fu così" (cfr. Matteo 19,8). Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza, maschio e femmina (Genesi 1,27). La nostra somiglianza con Dio non consiste nell'essere maschio e non consiste nell'essere femmina ma nella relazione tra i due. Dio è amore, dono, perdono, misericordia. La relazione che fonda la vita, la relazione che è accettazione dell'alterità e della differenza, che non è possesso, questa relazione è immagine di Dio.
Anticamente solo il marito poteva divorziare, dato che la moglie era suo possesso. Più di recente abbiamo "rimediato" permettendo il divorzio anche alla donna ossia confermando che la relazione non è di dono ma di possesso. E quando una cosa non serve più la si butta via. Invece di un male ora ne abbiamo due. Il matrimonio è, nel mondo, il grande segno della presenza di Dio. Il matrimonio è il luogo in cui io accolgo chi è nello stesso tempo simile a me ma anche del tutto diverso da me, fisicamente, emotivamente e spiritualmente. Luca, rispetto a Matteo, si sofferma meno in prescrizioni e annota solo il nocciolo del problema: la questione è considerare ogni bene di questo mondo come occasione di relazione e anche nel sommo bene, che è la relazione uomo-donna, la questione è non considerare l'altro come una cosa che si può buttare via.
Il nostro uso dei beni e la nostra relazione con gli altri discendono dal modo in cui noi intendiamo la vita. Per i cristiani la vita è un ponte, una galleria, che sbocca dall'altra parte. Se il senso della vita fosse che tutto finisce... perché non spararsi subito? Dio non è un ingegnere sadico che costruisce un ponte o una galleria che termina nel nulla. Dunque noi moriremo esattamente come siamo nati: deve essere una esperienza terribile per il bambino lasciare l'utero materno, dove riceve tutto, verso un mondo ignoto. Invece, quando si è abituato alla luce, la prima cosa che vede è il volto della mamma. Così, dopo il passaggio, come nella nascita, saremo faccia a faccia (1 Corinzi 13,12) con Dio, nostro Padre.
Da sempre l'uomo desidera la vita senza limiti, la vita piena e buona, la vita fatta di accoglienza, di amore e fraternità. Non si può desiderare ciò di cui non si ha esperienza, almeno interiore. Gli animali non desiderano e infatti non progrediscono, non costruiscono. Dopo questa gestazione di 70-90 anni ci sarà la vita eterna ma, a differenza della gestazione biologica che segue un percorso predeterminato, la vita eterna sarà come noi l'avremo predisposta prima.