57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Il tema Quando si comincia a vedere il vero volto di Gesù ogni strategia di Satana è volta a suggerirci che la sequela non vale la pena oppure non è prioritaria: in questo caso viene fiaccata la nostra volontà. Come regola generale se vi sono difficoltà è altamente probabile che si stia camminando nella direzione giusta.
Nel brano precedente abbiamo visto la prima strategia attuata da Satana per distoglierci da Gesù: se manchiamo di discernimento su quale sia il vero Gesù, il vero volto di Gesù, allora veniamo animati ad avere tanta buona volontà e zelo, come Giacomo e Giovanni: "vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li distrugga?". Gli zelanti dottori della Legge e sacerdoti faranno uccidere Gesù. Dobbiamo badare a noi stessi e non essere quel tipo di cristiani che, con molto zelo, allontanano il Regno di Dio.
In questo brano vediamo il caso opposto. Quando si comincia a vedere il vero volto di Gesù ogni strategia di Satana è volta a suggerirci che la sequela non vale la pena oppure non è prioritaria: in questo caso viene fiaccata la nostra volontà.
Abbiamo quindi due casi distinti: da un lato quelli che amano Gesù ma non lo comprendono e dunque remano inconsapevolmente contro; dall'altro quelli che comprendono il messaggio di Gesù e si accorgono di non essere capaci di amarlo abbastanza. Persino Gesù ha sudato "gocce di sangue" perché "non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Luca 22,42-44): la questione della volontà è dunque seria. E tutti sappiamo che occorrerebbe essere generosi, tolleranti ecc. e non riusciamo ad esserlo (come dice Paolo in Romani 7,19: io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio).
Tutte e tre le scene sono impostate sul tema di seguire Gesù. Nel primo caso è la persona a proporsi e Gesù le pone delle difficoltà. Nel secondo caso è Gesù a chiedere "seguimi" e il destinatario dell'invito pone delle difficoltà. Nel terzo caso infine la persona fa "tutto da sola": si propone e al tempo stesso pone delle difficoltà. Consideriamo dunque, come regola generale, che, se vi sono difficoltà, è altamente probabile che si stia camminando nella direzione giusta.
La prima persona che incontriamo in questo brano è un entusiasta: ha capito che la sua vita è seguire Gesù ovunque egli vada. Sia il nido che la tana sono immagini dell'utero materno.
Un tifoso in preghiera durante i mondiali di Brasile 2014. Abbiamo spesso una fede piccolina che considera Dio come un buon re seduto sul trono che, di tanto in tanto, concede qualche piccola grazia. Questa fede è meglio che nessuna fede. Però...
Le persone astute, le volpi come Erode, hanno le loro tane come Erode aveva un palazzo imprendibile a Masada, scavato sulla cima d'una montagna. Le persone sprovvedute invece, come gli uccelli del cielo, scambiano Dio per i loro nidi, come colui che soddisfa i loro bisogni materiali.
La prima condizione per nascere alla nuova vita è decidere di abbandonare il comodo utero materno in cui si riceve passivamente tutto ciò di cui si ha bisogno. Tutto il progresso umano infatti, quello che chiamiamo in modo estensivo cultura, è risultato di volontà, di sforzo e anche di sofferenza. Se l'uomo non avesse cercato qualcosa in più rispetto ai bisogni primari, saremmo ancora sulle piante, come le scimmie: l'uomo cerca senso nella propria vita, l'animale no.
Anche per Gesù ci fu la tentazione di limitarsi ai bisogni animali, quando gli fu suggerito di dire "a questa pietra che diventi pane" (Luca 4,3). Limitarsi al pane è come mangiare da soli in un fast-food: tristissimo. il pasto diventa invece un atto spirituale quando è occasione per creare buoni rapporti sociali.
Con la sua risposta Gesù ci indica una prima libertà che intende donarci: la libertà dalle cose. Se le vogliamo possedere (cioè se esse sono il nostro fine) in realtà esse ci possiedono. Se invece le consideriamo solo dei mezzi allora possiamo usarne liberamente.
Nel secondo caso è Gesù che porge l'invito "seguimi" e si sente fare delle difficoltà. Se il primo personaggio ci ricordava il tema della madre e dei bisogni primari, il secondo ci ricorda la prima relazione libera che iniziamo nella nostra vita, quella col padre, una persona di cui non abbiamo strettamente bisogno e che entra in relazione con noi mediante la parola. Il padre - a differenza della madre - è distinto da noi, è un affetto libero, rappresenta i nostri doveri verso le altre persone.
Il problema è che stare ad aspettare di seppellire il padre in realtà significa aspettare tutta la vita che questi muoia. Così abbiamo posto come assoluto un affetto terreno diventandone schiavi. Il comandamento per l'uomo è "amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore" (Deuteronomio 6,5; Luca 10,27) quindi, a questo livello, nessun altro. Il prossimo va amato "come te stesso" (Levitico 19,18) e dunque in modo relativo altrimenti diventa idolatria di qualcuno, tentativo di possederlo. La seconda tentazione di Gesù era stata quella di possedere le persone, "tutti i regni della terra" (Luca 4,5). Ma l'amore non è possedere, è donare. La libertà dal possesso delle persone è la seconda libertà che ci dona Gesù. Nessuna persona, nessun dovere, nessun affetto sono assoluti. Solo Dio, che non abbiamo vai visto perché è infinito, è assoluto, è l'unico bene necessario. Si tratta dunque di stabilire una priorità: Dio al posto di Dio, ogni altra cosa al posto che le compete. C'è qui, forse, anche un riferimento a Genesi 50,5 dove Giuseppe chiede al faraone di andare a seppellire il padre Giacobbe in Canaan.
La richiesta della terza persona ci ricorda la vocazione di Eliseo che chiede e ottiene da Elia di andare a "baciare mio padre e mia madre" (1Re 19,20). Gesù qui vuol marcare la differenza: i tempi sono cambiati e il Regno è vicino: non è più possibile rimandare. Come occorre guardare avanti per poter arare diritto così occorre guardare avanti, verso il traguardo, per dirigere la propria vita. Si può progredire solo se si guarda avanti. A differenza delle antiche religioni la nostra Età dell'oro è nel futuro. Se invece tendiamo a basarci troppo sul passato e speriamo e pretendiamo che il futuro lo riproduca allora, in qualche modo, siamo ostaggi del nostro passato. La terza libertà è dunque la libertà dal mio io, la possibilità di andare sempre avanti indipendentemente dai risultati, più o meno buoni, del passato e della condizione presente.
Così scriveva S.Paolo ai Filippesi (3,13): "Fratelli, ... so soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù".