20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.
23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
Il tema Il messaggio centrale della fede cristiana: "voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo" (Salmo 82,6).
Gesù ha inaugurato il suo ministero dicendo che "Oggi si è compiuta questa Scrittura" ossia è venuto "a proclamare l'anno di grazia del Signore" (4,19.21). Come si realizza questo?
Le Beatitudini sono il manifesto del regno di Dio nel senso che ci mostrano la realtà vista secondo Dio. Non è nell'intenzione di Gesù di fornire un programma pratico di attività.
L'uomo non è guidato dall'istinto: segue ciò che ritiene buono, bello e attraente. Siccome ci viene insegnato, in tanti modi, che è cosa buona, bella e attraente avere potere sulle cose, sulle persone e magari su Dio allora l'obiettivo della nostra vita diventa il possedere le cose, le persone, Dio stesso: le tentazioni di Gesù sono le nostre tentazioni di sempre. Poiché abbiamo tutti lo stesso desiderio litighiamo tra noi e distruggiamo il mondo.
Le Beatitudini introducono il "Discorso della Montagna", parecchio più esteso in Matteo (capitoli 5-7) che lo fa precedere alla propria conversione quasi a mostrare una sua sensibilità particolare a questo argomento. Anche la seconda parte di ogni lettera di S. Paolo e anche le lettere cattoliche richiamano quasi sempre questo messaggio. Quindi le Beatitudini sono sicuramente il messaggio centrale della fede cristiana. E` irrinunciabile quindi comprendere la bellezza e la novità di questo testo in cui siamo stati battezzati: questo capitolo era infatti usato nella catechesi battesimale della chiesa primitiva. Purtroppo è una parola di rivelazione poco meditata: ci si accontenta troppo di seguire i Comandamenti e la pratica di pietà: noi istintivamente saltiamo ciò che ci appare "difficile".
Questo brano, che segue la chiamata dei dodici, esprime il motivo per cui la Chiesa è stata istituita: per ascoltare questa parola, trasmetterla ovunque e, pur nei propri limiti, metterla in pratica. La Chiesa non ha altri motivi di esistere se non quello di far toccare Gesù al mondo in modo che la sua potenza lo guarisca (Luca 6,19).
Queste parole sono l'autobiografia di Gesù, morto, risorto, vincitore del male e della morte attraverso questa strada. Queste parole enunciano, come già il Magnificat, il metodo con cui Dio opera nella storia. Ci dicono chi siamo, sotto la crosta del peccato: siamo figli di Dio che vivono del suo dono. Dicono cos'è la Chiesa: Matteo di seguito alle Beatitudini aggiunge varie esemplificazioni: vuoi siete il sale,... la luce del mondo... ma io vi dico...
Il testo ci presenta Gesù che, postosi più a valle dei discepoli, alza gli occhi per parlare loro. Con questo appunto l'evangelista, oltre che registrare un particolare di cronaca, vuole sottolineare che Gesù non è venuto a farsi servire ma a servire. Ci sarà il momento in cui sarà innalzato ma non nel modo che immagineremmo noi. Alcuni archeologi ritengono d'avere identificato la zona, sul pendio ovest del monte delle Beatitudini, dove c'è una sorta di anfiteatro naturale che evita la dispersione acustica. Osserviamo come anche nella Chiesa, chi è d'esempio "sta in basso", toglie da cerimoniali e protocolli i simboli mondani e non utilizza il proprio servizio al prossimo come un mezzo per dominarlo e renderlo dipendente.
Il Monte delle Beatitudini oggi, a sinistra nella foto, visto da nord. Si trova a 137 m sul livello del lago di Genezaret (216 m sotto il livello del mare) e ha sulla destra una sorta di anfiteatro naturale a quota intermedia e riparato dal vento ove si ritiene Gesù abbia tenuto il "Discorso della Montagna".
O Gesù intendeva scherzare dicendo beati i poveri, gli affamati, gli afflitti, odiati, esiliati, insultati, disprezzati oppure noi non abbiamo capito ancora molte cose... Provando a tradurre il "beati voi, poveri" e sperando di non distorcerne il senso possiamo dire che Gesù proclama: rallegratevi, voi, che già adesso vivete di dono, perché, già adesso, "voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo" (Salmo 82,6). Dio infatti è colui che ama e dà tutto, gratis, compreso se stesso. Dio è colui che non possiede niente perché nulla ci richiede in pagamento per quello che abbiamo. Se dovessimo pagare per la vita ricevuta, per l'aria che respiriamo... se Dio per un solo istante si comportasse da padrone il mondo non esisterebbe.
Il nostro peccato è voler possedere il dono. Ma il valore del dono è che ci mette in relazione con chi lo dona: se lo afferriamo distruggiamo la relazione. Saper "essere poveri" è una necessità per la salvezza del mondo: la lotta per il possesso dei beni distrugge noi e il pianeta. Oggi molto più che nel passato: le notizie che leggiamo ogni giorno non fanno che evidenziare questo.
Matteo radicalizza il concetto dicendo: "beati coloro che hanno lo spirito del povero" ossia beati quelli che non hanno lo spirito del ricco, il quale interpreta tutto in termini di compravendita e di accumulo. Il regno dei cieli è già oggi nei poveri in spirito. I poveri in spirito sono dunque coloro che sono coscienti che tutto è dono di Dio, anche i propri successi e realizzazioni. La mancanza di questa coscienza porta alla autoreferenzialità e alla mondanità spirituale - citate da Papa Francesco in vari interventi [1] - le quali, in sostanza, consistono nel divenire orgogliosi per la propria presunta gloria. E` il massimo male possibile del credente e della Chiesa, il peccato di Lucifero, il peccato contro lo Spirito.
Essere affamati o piangere non è certo un bene. Ma il male vero consiste nell'affamare e nel far piangere. Chi non affama e non fa piangere - ma patisce le ingiustizie - diventa beato man mano che prende coscienza che per questa via lui collabora a salvare il mondo. Qui la beatitudine è al futuro perché è ancora una promessa: Dio conduce il mondo verso la sazietà e la gioia ma il presente - lo sappiamo - non è ancora così.
Rallegratevi ed esultate perché anche il Figlio, che è stato trattato allo stesso modo, per questa strada ha vinto il male: non siete eroi solitari quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.
Il corretto significato di "guai a voi..." (meglio tradotto con: "ahimè per voi...") si ottiene capovolgendo il "beati". Mentre Gesù si rallegra per coloro che hanno lo spirito di dono e vivono il regno pur patendo privazioni e persecuzioni, dall'altra parte manifesta il suo dispiacere per coloro che hanno lo spirito di dominio, vivono anestetizzati dai molti beni (cfr. Luca 18,18: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio") e dall'adulazione del mondo: prima o poi si accorgeranno di aver sbagliato vita e che "il sudario non ha tasche" (papa Francesco 24-03-2013). La parola "consolazione" richiama, in negativo, il Consolatore, lo Spirito santo.
E` una distorsione interpretare come maledizione o invettiva questi versetti, tanto quanto interpretare i "beati" come incitamento alla rivolta sociale. La lettura classista è orribile: non si tratta di perseguitare i ricchi in modo da far diventare ricchi i poveri...
Anche la lettura esclusivamente intimistica è una alterazione grave del senso. La lettura corretta è quella fattuale: le Beatitudini fotografano la situazione del mondo così come è: alcuni hanno buoni criteri di vita e valorizzano la loro figliolanza divina e altri non capiscono e si dequalificano al livello delle cose che possiedono. La maggioranza di noi, come sempre, è un po' qua e un po' là.
Ognuno sente la distanza enorme da questa parola ma questo è lo spazio del nostro cammino: l'importante è avere almeno chiaro il senso e l'obiettivo. E` l'unica direzione possibile.
[1] ad esempio il 24 marzo 2013 (traduzione automatica) e il 30 aprile 2013.