1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
Presepio 2009 di Senale-San Felice (Unsere Liebe Frau im Walde-St. Felix)
Il tema In un villaggio dell'Impero Romano nasce Dio. Tutti i dati storici riportati da Luca evidenziano il contrasto fortissimo fra il primo potere globale della storia e la prassi di Dio.
La storia ufficiale non registra questa nascita che invece ha cambiato il mondo e lo cambia in noi man mano che ne comprendiamo il significato. Dio è diventato re di questa terra facendosi bambino. E' quello stesso Dio potentissimo che "come in un otre raccoglie le acque del mare" (Salmo 33,7: il mare è simbolo del caos, dell'abisso e del male).
Come è possibile?
Nel Natale impariamo che Dio non ha perso il controllo della storia ma ne è Signore anche se in un modo del tutto diverso da come noi ci aspettiamo. Purtroppo l'atmosfera un po' dolciastra del nostro Natale di oggi smonta la carica "eversiva" di questo avvenimento.
La descrizione di Luca mette in evidenza il contrasto fra il potere del dio Augusto che ha intere popolazioni nelle sue mani e quello di Dio che si presenta in umiltà, si fa uomo, si fa piccolo e si mette nelle mani di tutti: un bambino. Questa è la distanza fra Dio e l'idolo (Daniele 2,31). L'idolo deve essere grande (per impressionare), al di sopra di tutti (per dominare), splendente (per affascinare). Ottaviano Cesare Augusto è il primo imperatore. Aveva il titolo di Divino (Kyrios) e di Salvatore (Sotér), titoli che sono di Gesù. Mentre Luca scrive il vangelo la situazione era peggiorata per Israele: continuavano le rivolte e nel 70 d.C. Gerusalemme verrà rasa al suolo. Luca, scrivendo del censimento e di Betlemme (secondo la profezia di Michea 5,1), ricorda ai suoi lettori che la storia è in mano a Dio.
Il racconto di Luca è diviso in tre parti: il fatto (1-7), l'annuncio degli angeli che interpretano il fatto per i pastori (8-14) e la verifica del fatto (15-19). In ogni parte viene ripetuto che l'avvenimento consiste in un bambino appena nato che sta in una mangiatoia: questo particolare è dunque il nucleo su cui posare la nostra attenzione.
Questo schema composto da "fatto + annuncio + verifica" è fondamentale in ogni conoscenza candidata a essere credibile. Se non c'è un fatto concreto la fede non è fede ma creduloneria. Tutte le teosofie su Dio sono tutte vere, tutte false e sostanzialmente tutte inutili. Ci interessano solo gli avvenimenti e, in particolare, sapere se Dio è quel neonato lì. Le speculazioni rischiano solo di offuscare la realtà dei fatti. Mentre infatti i Greci cercano la sapienza, i discorsi persuasivi, mentre le persone religiose cercano i segni di potenza a Dio è piaciuto di salvare il mondo mediante l'annuncio di un fatto che ciascuno è libero di ascoltare e di verificare se è vero (vedi 1Corinti 1,22ss). E il "fatto" è che Dio si è fatto piccolo come un bambino, ed è stato povero, disprezzato, ucciso. Questa realtà, dopo averla sentita, va compresa, interpretata e infine verificata. Noi, dopo 2.000 anni siamo nella stessa posizione: si tratta di capire l'annuncio, verificarne la verità e poi trasmetterlo. Questo schema di esame della realtà viene applicato tutti i giorni nello studio delle verità scientifiche: la comprensione di una scoperta fatta nel passato ci permette di applicarla oggi e di trasmetterla. E` naturale applicarla al vangelo.
La storia della salvezza avviene "in quei giorni"ossia non in tempi migliori come quelli che noi siamo tentati di attendere. E inoltre avviene "in quei giorni"ossia non è un sistema filosofico più o meno campato per aria, non è una tecnica di meditazione particolare e non è frutto della illuminazione di un qualche saggio. Nessuna speculazione salva l'uomo: o la salvezza viene dalla storia così come è e la cambia oppure non c'è alcuna salvezza. Solo illusione.
L'impero romano è stato il primo esempio di potere globale: tutto il mondo conosciuto aveva un unico padrone, divinizzato. Il censimento consisteva nel creare registri in modo da far pagare le tasse e far prestare corvée e servizio militare. Il censimento è dunque l'espressione massima di un potere che tiene tutti in stato di sottomissione: dal punto di vista dei popoli sottomessi era il momento peggiore. In Palestina c'erano infatti continue ribellioni con a capo dei "messia" che venivano stroncate nel sangue.
La parola censimento è resa da Luca con "iscrizione"(apographé), contrappunto dell'iscrizione (epigraphé) di Gesù sulla croce. La "scrittura" di Cesare consiste dunque nel registrare i nomi di tutti per tenere tutti sottomessi. La "Scrittura" di Dio è quella sopra la Croce, dove Gesù è nelle mani di tutti.
Questo è il primo censimento ossia rappresenta l'apice della potenza e dell'efficienza della macchina di un governo che domina il mondo. Luca fa capire, quasi ironicamente, che tutto questo apparato, che si propaga a ogni villaggio dell'Impero, serve a far viaggiare Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme in modo che Gesù nasca ove era stato promesso (Matteo 2,6 = Michea 5,1 [1]). Come dice il Salmo 2,1.4: "Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano?... Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro".
Dunque Dio non vuole il male ma lascia libero l'uomo di farlo; si serve del male beffandolo come comprenderanno bene gli Apostoli in Atti 4,27: "in questa città Erode e Ponzio Pilato, con le nazioni e i popoli d'Israele, si sono alleati contro il tuo santo servo Gesù, che tu hai consacrato, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano deciso che avvenisse" oppure come leggiamo in Genesi 50,20 dove Giuseppe perdona i fratelli traditori dicendo: "Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso".
Maria e Giuseppe non sono dei ribelli: obbediscono alle leggi delle autorità di allora e vanno a farsi censire. Anche i primi cristiani, cui Luca appartiene, hanno dovuto ben presto riflettere sul tipo di obbedienza che era dovuta all'Impero dato che erano subito iniziate le persecuzioni. Al cristiano è richiesto di essere leale con l'autorità fino a che le leggi sono moralmente tollerabili. E' una regola semplice e chiara. Il cristiano non è succube dello stato: lo stato non crea l'etica e, per il credente, non ha l'autorità di decidere quel che è bene o male. Il cristiano ha verso lo stato quella libertà che aveva Gesù il quale non faceva come gli Zeloti che si ribellavano al dominio romano perché ritenevano di dover prendere loro il potere. Gesù non era nemmeno come gli Erodiani, allineati col potere di Roma. Molto utili sono le istruzioni che leggiamo in Apocalisse 13: quando vi sarà uno stato blasfemo (la bestia che viene dal mare) "Colui che deve andare in prigionia, vada in prigionia; colui che deve essere ucciso di spada, di spada sia ucciso. In questo sta la perseveranza e la fede dei santi". E infine anche Pietro in Atti 5,29 afferma: "Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini".
Per chi ha già letto il Vangelo il v. 7 richiama la passione di Gesù: nasce in una grotta (come il sepolcro), viene fasciato e sdraiato (come durante la deposizione), viene posto in una mangiatoia come nell'ultima cena quando darà il suo corpo come cibo. La parola presepio deriva dal latino praesaepes che significa appunto greppia, mangiatoia, luogo con davanti (prae) un recinto (saepes). La mangiatoia è il contenitore da dove mangiano le bestie e richiama espressioni come "il figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori" (Marco 14, 41) e"uomini e bestie tu salvi Signore" (Salmo 35,7).
Il termine alloggio (letteralmente "il luogo di riposo") richiama il locale al piano superiore dove si svolgerà l'ultima cena. E la parola "luogo" richiama il luogo per eccellenza della presenza di Dio: il Calvario (per i cristiani) e il Tempio (per gli ebrei) [2].
Invece per chi non ha ancora letto il Vangelo viene spiegato che il tempo del partorire si compie, come aveva detto l'angelo. Ancora una volta siamo chiamati a contemplare il mistero della vita di Maria, di questa ragazza che partorisce il figlio di Dio, che è di Dio eppure è suo.
La scena è vista dal punto di vista di Maria e ci vuol comunicare la sua sensazione di tenere in braccio Dio, quel Dio che è amore che si fa piccolo. Piccolo come un bambino. Non c'è altro modo di essere Dio che questo. Gli altri dei sono diabolici.
Non c'è altro modo di salvare l'umanità che questo: dare valore a ciò che è piccolo e considerare il limite di essere debole e piccolo come il luogo della condivisione e della solidarietà.
[1] Michea 5,1: E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Il testo di Matteo 2,6 è: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele.
[2] A volte dimentichiamo che la vita della Sacra Famiglia deve essere stata abbastanza difficile, ben diversa dalla descrizione favolistica che riportano gli apocrifi. E` una coppia chiacchierata nel villaggio di Nazaret: s'erano dovuti sposare in tutta fretta. Il censimento obbliga Giuseppe a viaggiare nella nativa Betlemme e non sappiamo perché anche Maria debba accompagnarlo: aveva proprietà pure lei? oppure era opportuno partorire altrove per sottrarsi alle maldicenze? Anche il "non c'è posto nell'alloggio" potrebbe avere una spiegazione in questo senso: i loro conoscenti non li volevano tra i piedi. E subito dopo, con un neonato, una fuga "in Egitto" su strade secondarie per evitare i soldati di Erode. Nella polemica con Scribi e Farisei riportata in Giovanni al cap. 8 troviamo forse l'eco di una maldicenza che perdurava: [I Giudei che non credevano a Gesù] gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!» (Giovanni 8,41).