1 Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. 2Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. 3Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». 4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». 6E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Il tema Ancora un miracolo in cui la malattia fisica fa da specchio alla malattia dell'anima di chi non riesce ancora a operare il passaggio dalla "religione" alla "misericordia".
Temi di questo capitolo sono la porta e la casa, il fatto che la porta sia stretta e che il padrone desidera che la casa sia piena (v.23; cfr. 1Timoteo 2,4). La porta della salvezza, come abbiamo visto, è stretta per il Signore - perché convertirci gli costa la croce -, è stretta per i giusti - perché credono di non aver bisogno di misericordia - ma è in realtà larga per tutti quelli che che sanno di essere peccatori. I discorsi e le parabole da qui fino a 17,11, quando Gesù riprende il cammino verso Gerusalemme, si svolgono a tavola (qui col fariseo, dal cap. 15 in casa d'un pubblicano). In questi capitoli si tenta il difficile passaggio dalla "legge" al "vangelo", da "ciò che pensiamo di dover fare noi per Dio" al "riconoscimento di ciò che ha fatto Dio per noi", dalla posizione di "servo o sottomesso" a Dio alla posizione di "figlio", dal considerare gli altri uomini dei concorrenti oppure mezzi per raggiungere il Paradiso al considerarli fratelli, figli dell'unico Padre: in una parola si tratta di "sgonfiare" la presunzione religiosa e di operare il passaggio dalla "religione" alla "misericordia".
Nel vangelo di Luca gli scontri con i farisei che abbiamo visto fin qui hanno come segno il paralitico, il digiuno, la mano rattrappita e chiusa, la prostituta, la donna curva, e qui l'idropico... come a significare che i farisei sono coloro che sono paralizzati, che si privano della vita, che non sanno ricevere e dare, che trattano Dio da prostituta, che sono rivolti alla terra cioè alla morte, che sono pieni di sé e della propria presunzione.
Ancora una volta il vero malato da guarire è il giusto fariseo... ossia noi che leggiamo. Con la differenza che, mentre l'idropico è ben cosciente del suo male, non così il fariseo. E' l'ultimo dei sei sabati citati nel vangelo di Luca, prima della crocifissione. Il settimo sarà quello nel sepolcro in attesa della resurrezione. Il sabato è il giorno di Dio, il giorno del riposo, il giorno del compimento della creazione, il giorno perfetto. Ci troviamo in casa di uno dei capi dei farisei che ha invitato Gesù a pranzo. L'inizio del brano è solenne ("E fu che, un sabato..." recita il testo greco e sembra riprendere la creazione: "E la luce fu..."), per sottolineare la gravità della conversione mentale del giusto-idropico, del suo passaggio dalle tenebre alla luce. L'idropisia (o edema) è un accumulo di liquido in una o più cavità del corpo e quando questo accumulo è generalizzato in tutto il corpo si chiama anasarca. L'idropico ha sempre sete ma in questo modo non fa che accumulare ulteriori liquidi e il suo aspetto è gonfio. L'idropico è una delle immagini del giusto, gonfio della sua presunzione di salvarsi per i propri meriti, preso dall'obbligo di fare del bene in modo da ottenere in premio la vita. Tutto quello che l'idropico beve peggiora la sua situazione esattamente come l'affannarsi del giusto non fa che tenerlo fuori dalla porta stretta.
Dal contesto si comprende che questo capo dei farisei ha invitato a casa sua vari suoi colleghi farisei e dottori della Legge perché, nell'osservare Gesù, rilevassero qualcosa di utile per poi accusarlo. E' un invito-trappola: chi davvero vuol onorare Gesù lo invita a cena, non a pranzo. Tutta la preoccupazione dei farisei è concentrata ossessivamente sulla legge, su ciò che è lecito e su ciò che non è lecito, senza rendersi conto che la vita dipende dall'amore mentre la legge serve solo a evidenziare che si è fuori dall'economia dell'amore. Non è salvo chi fa meno errori ma colui che sente che molto gli è stato perdonato.
Gesù fa ciò che è formalmente vietato secondo la legge e fa ciò che è necessario secondo l'amore: si prende cura dell'uomo afflitto dal male e si prende anche cura del fariseo che lo giudica. La scena è molto simile al caso della donna curva con la differenza che qui i farisei stanno assolutamente zitti. "Essi tacquero" è reso con lo stesso verbo di "osservarono il riposo" in Luca 23,56 e riferito alle donne che assistono alla sepoltura di Gesù. Tale verbo non compare da nessun'altra parte in Luca. Il loro silenzio è la loro condanna, si rifiutano di accettare la misericordia di Dio. Essi non hanno affatto compreso la lezione della volta precedente. Così Gesù mostra loro di nuovo come la loro fedeltà alla legge neghi la salvezza di altri (il figlio, il bue).