6Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».
Il tema Dio negherebbe alla radice la sua stessa opera se togliesse all'uomo la libertà. Come una madre sente tutto il male di avere un figlio che si rovina la vita. Ma non può fare nulla e soffre dunque tutto il male del mondo. Dio da sempre attende ancora un altro anno, in attesa che noi ci convertiamo. O ci affrettiamo a entrare oggi nella salvezza (Ebrei 4,11) oppure facciamo come gli empi che si prendono gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza (Romani 2,4).
Nei passi precedenti abbiamo visto che il male, presente nella storia, nelle relazioni famigliari, interpersonali, politiche e anche negli eventi naturali, non deve essere un nostro alibi e nemmeno motivo per accusare altri. E` piuttosto un incentivo a cambiare criterio di azione: "se non vi convertirete perirete tutti allo stesso modo" (Luca 13,5). Occorre capire che il male non è morire ma vivere male e che la morte non è la fine ma il fine: tornare a casa.
Resta però nel sottofondo la domanda "Ma allora, mentre noi tardiamo a convertirci, Dio che cosa fa?", domanda cui risponde questa breve parabola.
Il Battista ha presentato Gesù come il Messia, come colui che farà trionfare la giustizia sulla terra e di cui ha detto che "già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco" (Luca 3,9). Ma in che modo Dio farà trionfare la giustizia sulla terra? Dio avrebbe a disposizione una soluzione molto semplice, quella che pensiamo di applicare sempre noi e che troviamo nel Salmo 14-13: "Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; più nessuno fa il bene, neppure uno... tremeranno di spavento, perché Dio è con la stirpe del giusto". Ma questa soluzione non è secondo Dio, egli non può far giustizia in questo modo e ad ogni anno aspetta... ancora quest'anno.
L'immagine della vigna rappresenta Israele che vive nella Terra Promessa, dono di Dio. Poiché il vino e l'uva non sono beni primari la vigna è anche segno di una presenza nella Terra Promessa che dura stabilmente già da vari anni: per sopravvivere occorre prima avere l'acqua, il grano e il bestiame. Infine, quando si pianta una vigna, occorrono un terreno adatto e parecchi anni di cure prima che produca frutto. Il vino è il simbolo della festa, dell'amore, del gratuito, del "di più" che caratterizza la vita dell'uomo rispetto a quella dell'animale. Il vino "allieta il cuore dell'uomo" (Salmo 104-103,15).
Il fico è un tipo di albero che fruttifica durante tutto l'anno: in primavera, alla fine dell'estate e a volte anche alla fine dell'autunno per cui è raro che su una pianta non ci sia rimasto nemmeno un frutto (magari secco). E` da qui che deriva l'espressione "non avere neanche un fico secco" ossia una penuria veramente rara e sfortunata.
In questa vigna Gesù, rappresentato dal padrone, si aspetta di trovare un fico con almeno uno dei suoi dolci frutti ma questo non avviene [1].
Dunque Dio Padre (il vignaiolo) s'è scelto un popolo (la vigna), lo ha curato ed amato attendendosi di essere riamato. Tutta la Bibbia però narra di quest'amore sfortunato di Dio, dall'Eden in poi, per un uomo che pensa che Dio Padre sia cattivo. Il non-amore dell'uomo è il dramma di Dio, perché di amore si vive e di non-amore si muore.
I tre anni richiamano il ministero di Gesù che, durante questo tempo, ha collezionato solo accuse d'essere bestemmiatore e indemoniato (da scribi e farisei) o pazzo (dai parenti), posizioni che si riassumevano nella decisione di eliminarlo (erodiani e sacerdoti). Gesù non ha trovato alcun frutto e l'ipotesi di tagliare alla radice risponde all'esigenza di giustizia. Quest'umanità che non produce frutti sfrutta il terreno ossia spreca le risorse del creato: tema ecologico interessante.
Il fico fruttifica continuamente e ha larghe foglie coprenti... Per questo è associato al giardino dell'Eden e l'espressione "non era la stagione dei fichi" (Marco 11,13) è una sorta di paradosso.
Molti salmi propongono la soluzione di "uccidere gli empi". Ma a Dio questa "soluzione" ripugna per due motivi: dovrebbe uccidere i cattivi e inoltre - stando alla Bibbia - non c'è nemmeno uno che meriti d'essere risparmiato per cui Dio dovrebbe sterminare l'intera sua opera. Nell'Antico Testamento troviamo i fatti del diluvio (Genesi 6-9) e la preghiera di Abramo (Genesi 18,23-33) a testimoniarcelo. Dio aveva anche proposto, come tentazione, questa ipotesi a Mosè (nell'episodio del vitello d'oro) che gli rispose di perdonare "altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto" (Esodo 32,32). Mosé qui anticipa S.Paolo (Romani 9,3 [2]).
Il problema dell'equilibrio tra giustizia e misericordia è molto acuto: il male fa male cioè fa il male di altri, di altre persone, del resto del creato. Non si possono chiudere gli occhi e fare finta di ignorare questo problema. Ma la legge del taglione non risolve il problema: chi è stato danneggiato non ha beneficio e il colpevole nemmeno. In S.Caterina da Siena troviamo passaggi molto belli sul dialogo fra giustizia e misericordia.
Per dirla in termini umani Dio ha questo problema e non può risolverlo con la bacchetta magica perché l'uomo è libero e Dio negherebbe alla radice la sua stessa opera se gli togliesse la libertà. Chi ha vissuto le dittature del XX secolo sa bene che togliere la libertà è il massimo male, comunque lo si faccia, con la violenza delle armi o con l'inganno dei mass-media. Se l'uomo non è libero non può nemmeno scegliere di amare e dunque non è più uomo. Dio, come una madre, sente tutto il male di avere un figlio che si droga o si rovina la vita. Ma non può fare nulla e soffre dunque tutto il male del mondo.
Dunque la scelta di Dio è "lascialo", che potremmo leggere anche come "perdonalo". Quanto tempo? "ancora quest'anno" e Dio da sempre attende ancora un altro anno, in attesa che noi ci convertiamo. "Se no, lo taglierai". Quando? "ancora quest'anno".
La "morale" di questa parabola è dunque che la misericordia di Dio vince sempre, la sua pazienza attende sempre un altro anno, come ci dice 2Pietro 3,9:
"Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi."
Quanto durerà quindi il mondo? durerà per il tempo necessario per cui nessuno si perda perché Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Timoteo 2,4). In questa situazione o ci affrettiamo a entrare oggi nella salvezza (Ebrei 4,11) oppure facciamo come gli "empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio" (Giuda 1,4) e si prendono "gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza" (Romani 2,4).
Nel frattempo Dio zappa attorno e vi mette il concime: Gesù stesso diventerà maledizione e peccato e finirà sepolto per cercare di far fruttificare l'umanità. Dio riesce anche a utilizzare gli scarti (il letame) per ottenere il bene.
La "soluzione" di Dio infatti noi la conosciamo. E` quella raccontata nell'altra parabola che parla di una vigna, la parabola dei vignaioli omicidi di Luca 20,9-19 e Marco 12,1-12. Dio manderà il suo figlio e questi sarà ucciso perché l'uomo capisca e abbia la vita.
Nel viaggio al Calvario, rispondendo alle donne che piangevano su di lui, Gesù dirà: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli... perché se trattano così il legno verde (cioè Gesù), che avverrà del legno secco (cioè noi, senza frutti)?" Il paradosso è che è stato tagliato, è stato bruciato il legno verde al posto del legno secco e che il legno verde ha già portato il frutto: il Figlio che risponde all'amore del Padre. Ma, come già detto, il male non è morire ma vivere male: piangete su voi stesse. Il male dell'uomo non è tanto il non credere in Dio ma il non credere in se stesso, il non credersi degno di un amore infinito da parte di Dio. Solo la croce ci può donare questa fiducia.
[1] Marco 11,12-14.20-26 racconta un episodio apparentemente strano e marginale che però fa da complemento e spiegazione a questa parabola di Luca. Lunedì dopo la Domenica delle Palme Gesù vede un fico, fuori Betania, non vi trova alcun frutto, dato che non era stagione, lo maledice e il giorno dopo la pianta viene trovata disseccata. Il fatto è una sorta di "parabola rappresentata": Gesù quel lunedì era entrato nel Tempio, il luogo della presenza di Dio, e l'aveva trovato ridotto a "una spelonca di ladri", luogo di imbrogli sia verso i fratelli (i cambiavalute erano famosi per questo) che verso Dio (corteggiato con un po' di incenso). Ma a differenza del fico la maledizione toccherà Gesù stesso, perché sarà lui che finirà in croce per l'infedeltà nostra.
[2] Romani 9,3: Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.