13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Il tema Ricevuto l'annuncio i pastori vanno a vedere se era vero. Verificare nella propria esistenza che questo bambino è l'unica gloria dell'unico Dio significa liberarsi di quell'immagine diabolica di Dio che purtroppo le religioni propongono e che gli atei giustamente rifiutano. Questo i poveri lo capiscono come possiamo leggere in questa testimonianza.
Luca ci mostra che tutto il cielo è impegnato a dare testimonianza su questo bambino. Questo è l'esercito di Dio che dà la sua testimonianza lodando Dio. Secondo una antica tradizione Lucifero era il più bello di tutti gli angeli ma non volle prostrarsi ad adorare un Dio Uomo, che si è fatto debole ed è stato crocifisso.
La nostra lotta è se credere all'esercito celeste che loda il Dio Uomo o a Lucifero che si rifiuta. La nostra lotta è sempre tra la parola di menzogna e quella di verità. La parola di verità appare sempre più sprovveduta perché non utilizza mezzi di potere e non usa sistemi violenti per apparire. E` vera e basta.
La nostra lotta è capire come un neonato in una mangiatoia sia motivo di gloria. La gloria (il peso, l'importanza) di Dio è quella che ci rivela Gesù stesso in Giovanni 13,1.31-32: "sapendo che era venuta la sua ora ... li amò fino alla fine"; lavò loro i piedi, compreso a Giuda che uscì per tradirlo e poi spiegò: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito".
Se non vediamo questa gloria di Dio noi non conosciamo Dio ma ne abbiamo la sua immagine diabolica. Se questo bambino è la gloria di Dio allora c'è pace sulla terra. Sennò c'è guerra perché tutti vogliamo essere come il dio onnipotente rappresentato da Cesare Augusto. Troviamo questa stessa frase all'inizio della Passione, nell'ingresso di Gesù a Gerusalemme sull'asinello, quando la gente dice: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli" (Luca 19,38). In cielo c'è pace quando l'uomo riconosce la gloria di Dio, Dio come amore. Dio è in pace quando Gesù è accolto Messia sull'asinello, simbolo del servizio. Questa accoglienza in Gerusalemme prefigura l'accoglienza finale quando tutti accoglieremo il messia umile e povero. Le due frasi si complementano: Pace in terra perché Dio si fa uomo. Pace in cielo perché Dio è accolto.
L'espressione tradizionalmente resa con "uomini di buona volontà" va intesa come "uomini benvoluti da Dio" perché la gloria di Dio è volere il bene degli uomini.
Dice il pastore: «Mio padre disse, tanto tempo fa, che ad ognuno di noi viene dato qualcosa, riceviamo un dono: il tuo dono è la creatura che è dentro di te.»
«Tu che dono hai ricevuto?»
«Nessuno... se non la speranza di riceverlo». (dal film "Nativity").
L'avvenimento si è svolto ed è stato comunicato. Ora, per vedere se è vero, ogni giorno guardiamo se questo annuncio porta amore e libertà fra gli uomini. La Parola rispetta la nostra libertà e sta a noi decidere: opera in chi è "ben disposto", come il seme è vivo ed efficace ma si sviluppa solo sulla terra che lo accoglie (vedi Luca 8,5ss). Tra la partenza degli angeli e la decisione dei pastori c'è come un intervallo che mostra la libertà dei pastori di valutare ciò che hanno ascoltato.
Piccola parabola. C'era una volta una carovana che andava da Est a Ovest, dall'aurora al tramonto. Si udì una voce dal cielo che diceva: "Se continuate così arriverà la sera e con essa i predoni, vi uccideranno e sarete cibo degli avvoltoi. Andate invece verso oriente arriverete all'oasi in cui troverete gli altri uomini e potrete riposare e vivere in pace".
La prima reazione è quella delle persone intelligenti, per le quali è possibile solo ciò che possono fare loro e cioè quello che stanno già facendo: "Come sarebbe a dire che una voce dal cielo cambi la nostra direzione?" e continuarono verso Ovest....
Una parte, come l'asino di Buridano, si mise a disquisire se poteva essere sensato seguire una voce dal cielo che diceva di invertire la marcia. Disquisirono tutto il giorno, venne la sera, arrivarono i predoni e poi gli avvoltoi.
Una minoranza valutò che la voce proponeva ciò che loro desideravano e, non avendo altre indicazioni, pensarono che non c'era nulla da perderci; seguirono quello che era stato detto, invertirono la rotta e arrivarono all'oasi.
Il nostro destino lo sappiamo: il tramonto. Questa proposta - che coincide col nostro desiderio di vita e di felicità - è ragionevole. Perché dobbiamo considerarla insensata a priori?
Questi pastori dicono "Andiamo a vedere" superando la pigrizia, l'abitudine, la paura di cambiare e di andare controcorrente. Non è che Dio doni la fede a qualcuno e ad altri no. L'annuncio è per tutti. Poi c'è chi va a vedere. Quelli che soffocano la verità nell'ingiustizia (Romani 1,18) non andranno a vedere. Chi ha scoperto i suoi desideri profondi, li verifica con i fratelli e va a vedere. Vale ancora oggi, dopo 2000 anni. I pastori si esortano gli uni gli altri: la visione degli angeli è finita e c'è la tentazione di pensare di essersi sbagliati. A volte anche noi abbiamo intuizioni che poi lasciamo perdere: è importante invece verificare se sia vero. E' anche importante l'aspetto comunitario: ci si aiuta l'un l'altro (per questo c'è la Chiesa) a cercare quella verità che, da soli, facilmente si dimentica.
In un antico racconto di Natale si legge che tra i pastori ce n'era uno ancora più povero. E non voleva andare perché si vergognava. Ma cedette all'insistenza e si decise ad accompagnarli. Arrivato alla grotta fu preso dalla confusione: aveva le mani vuote, cosa poteva dare? Maria, che teneva Gesù in braccio, per ricevere i doni degli altri pastori non trovò altra soluzione che affidare Gesù alle mani vuote dell'unico che non aveva niente da dare. Chi aveva di meno ebbe di più.
I pastori ottengono così, e potevano averla solo in questo modo, la conferma che l'annuncio è vero: la promessa corrisponde esattamente alla realizzazione. Viene qui nominato, per la prima volta nel racconto, Giuseppe: lui è il primo dei "pastori", il primo di quelli che vedono e credono.
«Lui è per l'umanità intera... Abbiamo tutti ricevuto un dono» (dal film "Nativity")
I pastori trovano solo Maria, Giuseppe e il bambino. Nient'altro. La tradizione aggiunge l'asino e il bue, simboli del popolo d'Israele che finalmente riconosce il suo Dio, secondo quanto leggiamo in Isaia 1,3: "Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende". S. Francesco seguirà questa tradizione nel primo presepio allestito a Greccio.
In questa terza descrizione (v. 16, dopo il v. 7 e il v. 12) Luca non parla del fatto che Gesù sia avvolto in fasce. Secondo lo stile della Bibbia questa omissione è intenzionale e significa che il Dio-amore muore quando non è amato; risorge e vive quando viene accolto e amato.
Giuseppe e i pastori scoprono così che Dio è questo bambino, come sarà mostrato in tutto il vangelo: Dio è il più piccolo di tutti perché l'amore si fa piccolo e servo. Usciremo allora dall'immagine religiosa di Dio che è la causa di ogni ateismo e di ogni male del mondo: la falsa immagine di un dio potente che ha tutto e tutti in mano, immagine che poi usiamo o per adularlo o per ribellarci e comunque per esercitare il dominio sui fratelli.
Amando il Dio bambino diverremo come Dio che ama tutti e che sarà finalmente amato. Come dice Dante: è quell'"Amor, ch'a nullo amato amar perdona" (Inferno V, 103) ossia quell'amore, che obbliga, chi è amato, ad amare a sua volta altrimenti l'altro muore.
Questo è l'unico Dio che soddisfa il desiderio di amore, giustizia, libertà e pace che c'è nell'uomo. E` adagiato nella mangiatoia ossia nostro cibo. Quando noi guardiamo a questo bambino adagiato e lo accogliamo allora è nato oggi per noi un salvatore, Cristo Signore ed è il nostro natale, è il natale dell'anima cioè nasciamo noi come figli di Dio e fratelli degli altri, come uomini liberi e salvi dai nostri deliri.
I pastori diventano i primi missionari, annunciatori a loro volta di quello che hanno prima udito e poi visto.
Tutti si stupirono, come davanti a qualcosa di molto bello. Maria, prototipo dell'uomo che crede e dice sì, impara dai pastori e conserva e medita le parole, comprese quelle, come vedremo più avanti (Luca 2, 50), che non comprende. Maria è la madre di Dio non perché lo ha generato ma perché è colei che ha creduto (1, 45) ossia ha ascoltato. Per questo ora lo dà alla luce e può vederlo.
Dicendo che "i pastori se ne tornarono", Luca usa lo stesso termine per "si convertirono" in Luca 23,48 quando, sul Golgota "la folla... se ne tornava battendosi il petto". La vita che era una fuga ora è un ritorno verso casa glorificando e lodando Dio, come gli angeli, per quanto si è udito e visto. Tutta la prima parte del vangelo di Luca, da adesso e fino al cap. 9, sarà una terapia dell'ascolto seguita, a partire dal cap. 9, da una descrizione del volto fino alla contemplazione di Dio sul Calvario.
Per una toccante testimonianza del Natale fatta da poveri si veda questo esempio.