[7Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».]
8Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: 'Sono io' e: 'Il tempo è prossimo'; non seguiteli. 9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
10Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.
20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. 21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; 22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
23Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti».
Il tema Tutto il male del mondo non è affatto il segno che il mondo sta finendo ma, al contrario, ci mostra che il mondo è ancora distante dal suo fine. Gesù qui smentisce i profeti e le sette che campano sulle nostre paure e ansietà e ci chiama a vivere da redenti il tempo della pazienza di Dio.
Il discorso sulla fine del mondo ci pone il problema di capire se stiamo tutti andando verso la fine o se stiamo realizzando il nostro fine, se la nostra è una vita che va verso il nulla o una gestazione che va verso la nascita all'eternità.
Il fatto che il mondo finisca, e così anche ciascuno di noi, è un dato di fatto che non si può negare: «Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare» pregava S.Francesco. In questo discorso escatologico, quindi, non ci si concentra tanto su cosa sta per avvenire o avverrà in futuro ma su come si deve agire adesso, affinché, quando il futuro diventerà presente, si arrivi preparati nel modo migliore. E` in questo nostro tempo terreno che si gioca tutto. Anche l'intero universo è coinvolto in questo processo: «Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Romani 8,22).
Abbiamo visto che il Tempio, per gli Ebrei, era la via di comunicazione con Dio e dunque era la cosa più preziosa che essi possedevano: perduto il Tempio tutto era perduto. Per l'uomo d'oggi il discorso è analogo, anche se sopito e nascosto da mille distrazioni: se non abbiamo un fine che senso ha vivere? meglio suicidarsi... anzi meglio "distrarsi", dato che la fine arriva da sola. Quando si arriva a questo tipo di conclusioni ogni ideale di fratellanza e solidarietà si frantuma. Probabilmente è quello che sta accadendo al nostro mondo occidentale.
Affrontare il problema del "fine" è caratteristico di Luca, teologo della storia, il quale scrive per chi non ha conosciuto né Gesù né i suoi primi discepoli. Luca fornisce una interpretazione degli stessi fatti che narra anche Marco mostrando che in essi è individuabile il percorso dell'intera umanità. Nel vangelo di Marco il riferimento ai fatti storici è più immediato: a quel tempo ancora perdurava la speranza che Gesù sarebbe tornato presto e tale desiderio ancora bastava a dare senso all'operare di ogni giorno.
A una prima lettura il testo mostra che vi saranno sofferenze finché i tempi dei pagani non siano compiuti (v. 24). Questo è dunque il tempo della pazienza di Dio che desidera che tutto il creato si salvi (cfr. 2Pietro 3,9 [1]). Per noi, per la Chiesa, è il tempo della missione e della testimonianza. Il mondo va avanti nel modo che vediamo perché il male esiste, si manifesta e Dio non lo reprime: Dio non vuole punire nessuno ma aspettare con pazienza. In questo tempo noi siamo chiamati a vivere come è vissuto Gesù: quando ci riusciamo allora ecco che il Regno di Dio è tra noi. Ci potrà forse sembrare utopico tutto questo ma dobbiamo anche considerare che tutto è cominciato con Gesù e 12 apostoli che l'hanno tradito mentre oggi, pur con tante limitazioni, almeno un miliardo di persone cerca di seguire il messaggio di Gesù.
I discepoli hanno intuito, seppur equivocando, che "fine del Tempio" significa "fine del mondo" e dunque, curiosi e ansiosi come noi tutti, chiedono quando e quale sarà il segno. Questa ansietà è alla base del successo dei falsi profeti e delle sette che dicono di conoscere quando e quale sarà il segno. Ma il "quando" è in realtà ogni momento, ogni volta che si recupera l'immagine autentica di Dio; e il "segno" sono i fatti che accadono ogni giorno mediante i quali Dio fa progredire la storia. Noi coltiviamo sempre l'illusione che se conoscessimo il quando e il segno staremmo più tranquilli, sapendo come affrontare la situazione. In realtà quel che sappiamo già - cioè che siamo mortali - è più che sufficiente e tale tipo di conoscenza non migliorerebbe affatto la nostra condizione. Si potrebbe inoltre malignare che si voglia conoscere il "quando" per sapere quanto tempo ancora abbiamo prima di "doverci" convertire (!).
L'uomo è ossessionato dalla fine perché è "humandus" cioè da inumare (seppellire). Sa di essere mortale: è l'unico animale cosciente di morire. Per salvarsi l'uomo è disposto a tutto (e da qui nascono tante ingiustizie) ma è ovvio che per questa via nessuno si salva. Tutte le religioni, le filosofie, tutta la tecnica e la scienza sono degli sforzi per tentare di occultare o rimandare o scongiurare l'ineluttabile. Tutta la cultura presenta questo aspetto (per fortuna non è l'unico!) di inutile perché non funzionante macchina dell'immortalità.
Quando incontriamo qualcuno che ci promette la salvezza noi siamo immediatamente disposti a credergli. Ben conoscendo questa fragilità Gesù ammonisce subito: non lasciatevi ingannare, molti verranno proclamandosi Dio ("io sono") o di parlare nel mio nome e stuzzicheranno l'ansietà dicendo che il tempo è prossimo.
Sempre più cristiani espongono l'epigrafe relativa a un loro congiunto con la forma "E` mancato all'affetto dei suoi cari" o, anche, "Lascia i suoi cari". Perché non cogliere l'occasione di dare testimonianza e scrivere, ad esempio, "E` tornato alla casa del Padre"?
Nel mondo occidentale questo ritratto corrisponde un po' ai Testimoni di Geova, che hanno annunciato la fine del mondo già parecchie volte. Il problema grave è invece creato, in Africa e in America Latina, da tante sette, a volte alleate delle mafie, che proliferano grandemente sfruttando lo stato di miseria di interi popoli. Noi in occidente, avendo abbandonato la vera speranza ossia la salvezza, ci siamo abituati a dire, scioccamente, "basta la salute". Nel Terzo Mondo invece, dove la salute non c'è, si cerca di garantirsi "almeno la salvezza".
Il problema dei falsi profeti, che annunciano la fine del mondo, c'è sempre stato. S.Paolo ai Tessalonicesi (2,1-4) scrive:
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.
Le guerre e rivoluzioni citate da Gesù alludono immediatamente alla Prima Guerra Giudaica (66-70 d.C.) che culminerà con la distruzione del Tempio. Seguiranno una seconda guerra (115-117) e una terza (rivolta di Bar Kokhba, 132-135).
Ma in tutte le epoche ci sono guerre e rivoluzioni: è davvero difficile per l'uomo vedere nel proprio confinante una occasione di contatto e scambio e non una occasione per aggredire e conquistare. In Europa abbiamo impiegato migliaia d'anni ad arrivare a una condizione che - per ora - sembra ci scoraggi dall'idea di farci altre guerre, popolo contro popolo e regno contro regno. In questo nostro tempo sembra, per fortuna, che anche le Chiese stiano comprendendo che i confini (anche teologici) che le separano possono essere occasioni di comprensione e condivisione invece che di ostilità più o meno cruenta. Tutte queste cose - dice Gesù - devono accadere ossia, purtroppo, le violenze accadono a causa del male che pervade il mondo.
Ma questi fatti, che noi spesso qualifichiamo come segno della fine del mondo, sono proprio il segno che non è subito la fine ossia la vittoria del bene sul male. Anche la croce di Gesù - il massimo male: cosa c'è di peggio che uccidere Dio? - è in realtà stata l'inizio del mondo nuovo. Teniamo bene a mente questo messaggio di Gesù : tutto il male del mondo non è il segno che il mondo sta finendo ma, al contrario, che è ancora distante dal suo fine.
Alcuni eventi sono per lo più indipendenti dalla nostra volontà (terremoti, carestie, pestilenze) ma va anche qui considerato quanta responsabilità abbia l'uomo nell'aggravarli. Ad esempio, ormai, sappiamo costruire con criteri antisismici e da sempre si sa che non si edifica sui torrenti; siamo in grado di produrre cibo abbondantemente per tutto il pianeta, sappiamo curare molte malattie... ma tutte queste possibilità restano in gran parte teoriche o riservate a pochi privilegiati a causa della cattiveria e stupidità. Se non ci interessa l'altro, il fratello, se non ci interessa il creato andiamo incontro a questi disastri.
Gesù continua spiegando che prima della Guerra Giudaica accadrà quanto è narrato negli Atti degli Apostoli: i discepoli di Gesù saranno perseguitati, consegnati alle sinagoghe, gettati nelle prigioni, processati davanti a re e governatori. Questi versetti sono anche una rilettura del triduo pasquale: Gesù infatti tra due giorni sarà processato e condannato, come poi i suoi seguaci. Gesù raccomanda di non preoccuparsi della propria difesa perché Dio ci darà l'assistenza che occorre: qui il testo si richiama agli episodi del martirio di Stefano ucciso nel 33-34 d.C (Atti 6,10ss: non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava...) e di Giacomo il Maggiore nel 42 d.C. (Atti 12,1-2: Erode [Agrippa I]... fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni). Non è opportuno predisporre una difesa perché, se si è operato il bene, si è solo vittima dell'odio e contro l'odio non ci sono ragioni giuridiche, non c'è difesa. A meno che, a nostra volta, non predisponiamo una difesa violenta (una crociata...) ma, a questo punto, siamo noi che passiamo dalla parte dell'ingiustizia.
Qui Gesù inserisce un contrasto evidente: metteranno a morte alcuni di voi... ma nemmeno un capello del vostro capo perirà: con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. La vita si realizza se è donata: se cerchiamo di trattenerla, come avviene per il respiro, moriamo soffocati. E` questo un passaggio fondamentale - cruciale appunto - del cristianesimo: la morte fisica arriva comunque, prima o poi, ma il passaggio da questa vita, da questa gestazione, alla vita perfetta non può che avvenire in quanto si comprende che siamo nati per essere figli di Dio e fratelli in Gesù.
Gesù poi raccomanda ai suoi seguaci di fuggire da Gerusalemme prima dell'assedio, come poi effettivamente avverrà: la persecuzione religiosa nei primi decenni dopo la morte di Gesù provocherà una diaspora dei primi cristiani verso gli altri territori della Palestina e nel resto del Medio Oriente (Atti 8,1b [2]): molti cristiani scamperanno così all'assedio di Gerusalemme. La fine del Tempio era già stata annunciata in vari passi dell'AT, ad es.: 1Re9,6-7; Michea 3,12; Daniele 9,24ss (profezia delle settanta settimane). A questi annunci si aggiungono i dettagli indicati qui da Gesù e con una importante puntualizzazione: la fine del Tempio non è la fine di tutto ma l'inizio di una nuova storia. Qui Gesù ha una compassione particolare per le donne incinte o con neonati da allattare come già si era visto all'ingresso di Gerusalemme (19,41-44) e come si vedrà durante la via crucis (Luca 23,27ss). Lo storico Giuseppe Flavio ci fornisce infatti un resoconto di prima mano della Prima Guerra Giudaica e riporta che le vittime furono tantissime, oltre un milione. La guerra determinò la fine del sacerdozio e l'inizio della diaspora ebraica che durerà finché i tempi dei pagani (cioè dei non-ebrei) non siano compiuti. Daniele 8,13 afferma che ciò durerà per 2.300 "giorni" e qui gli "esperti" in profezie si sono sbizzarriti.
[1] 2Pietro 3,9: Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
[2] Atti 8,1b: ... scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria.