33Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.35Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». 36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: 37«Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». 40Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». 42E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». 48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.
Il tema Nella contemplazione della croce ci si manifesta quello che Dio è e quello che Dio prova per noi. Come dice l'altro malfattore Dio è colui che è condannato alla mia stessa pena, pur non avendo fatto nulla di male. Perché l'ha fatto? per stare con me. Perché mi ama. La croce è la distanza infinita che Dio ha posto fra se stesso e tutte le falsificazioni, le false immagini di Dio.
Il vangelo è stato scritto perché noi potessimo contemplare quello che avviene qui sul Golgota, perché noi potessimo contemplare Dio. Tra le forme della preghiera che sono a nostra disposizione sicuramente la più alta e profonda è data dalla lettura e dalla meditazione del racconto della Passione: al di là di quel che noi sentiamo o no, al di la delle parole di spiegazione, nella contemplazione della croce ci si manifesta quello che Dio è e quello che Dio prova per noi. La croce è la distanza infinita che Dio ha posto fra se stesso e tutte le falsificazioni, le false immagini di Dio. C'è un dipinto di Jacopo da Ponte detto Bassano che mostra la gloria del paradiso e mentre tutti guardano verso l'alto, verso Maria e la Trinità, due monache in basso contemplano un crocifisso che tengono in mano: la Passione è la rivelazione della gloria e della grazia di Dio.
Prima di questo momento Gesù non aveva mai manifestato pubblicamente la sua divinità perché si sarebbe prestato all'equivoco di un messia terreno figlio di un dio conforme all'immagine satanica. La divinità di Gesù viene infatti proclamata dai demòni (ma Gesù li zittisce, come ad es. in 4,33-35), nel battesimo (cfr 3,22; ma in quel momento nessuno comprese) e nella trasfigurazione (cfr 9,35; assistono solo Pietro, Giacomo e Giovanni che ne sono impressionati ma senza capire).
Gli altri evangelisti raccontano il frutto della loro esperienza diretta (Matteo, Giovanni) o indiretta (Marco che pure dovrebbe aver conosciuto Gesù e riferisce l'esperienza di Pietro) e attendono il ritorno di Gesù. Luca invece non ha conosciuto Gesù, ha letto i resoconti precedenti (cfr. Luca 1,1-2) e scrive per la terza generazione di cristiani, coloro che non hanno visto Gesù, non hanno conosciuto nemmeno chi l'ha visto e hanno capito che non tornerà tanto presto. Cosa significa, allora, affermare che Gesù Cristo ci ha salvati? In cosa consiste la sua gloria? cosa significa che è morto per noi se noi ancora non c'eravamo? La narrazione di Luca intende rispondere a queste domande.
Jacopo da Ponte detto Bassano (1515-1592) - La gloria del Paradiso.
Nel mondo ebraico il luogo per eccellenza è il Tempio. Con l'avvento di Gesù il luogo cui tende tutto il vangelo diventa il Calvario (traduzione latina di Golgota, aramaico, che significa "luogo del cranio"), un'altura appena fuori dalle mura utilizzata appunto per le esecuzioni capitali. In questo modo chiunque passasse per quella porta poteva (e doveva) vedere questo spettacolo... educativo.
Adamo, che voleva salire sull'albero della vita per diventare come Dio si è invece procurato l'albero della morte su cui Gesù sta salendo ora per donare la vita. Per questo ai piedi della croce, nelle raffigurazioni antiche, si metteva un teschio, il cranio di Adamo, il progenitore d'ogni uomo, che riceve la vita (il sangue) di Gesù che cola dalla croce.
Il brano mostra l'intronizzazione di Gesù in croce mentre, uno a destra e l'altro a sinistra, vi sono due malfattori, a occupare i posti che volevano Giacomo e Giovanni (Matteo 20,20-21; Marco 10,35-37 [1]). Anche i malfattori, almeno in punto di morte, diventano innocenti e Gesù non si vergogna di considerarli fratelli e di essere in mezzo a loro. Gesù mostra l'estrema solidarietà di Dio con gli uomini anche nella condizione peggiore: in punto di morte e morte di croce.
Gesù esprime il giudizio di Dio su quanto gli sta accadendo e nel suo giudizio (Padre, perdonali...) realizza quel che aveva sempre annunciato: amate i nemici, benedite... pregate per coloro che vi trattano male, non giudicate, non condannate, perdonate, date (6,27-28), diventate misericordiosi come il Padre (cfr. 6,36-38)... L'essenza di Dio Padre è essere colui che ama sempre, come la madre: più il figlio è disgraziato e più lo ama.
Mentre tutte le dottrine politiche e tutte le religioni condannano chi sbaglia il cristianesimo annuncia la salvezza per chi è caduto: questa è la buona notizia. Questo non significa giustificare o avallare il male ma, piuttosto, svuotarne e interromperne il meccanismo di propagazione.
La salvezza dell'uomo è diventare Dio (quel che cercava di essere Adamo...) e qui Gesù si rivela Dio perché non risponde al male col male anzi risponde al male col bene, benedicendo. I soldati si dividono le sue vesti (figura del corpo) come era stato preannunciato nell'ultima cena (22,19: Questo è il mio corpo che è dato per voi).
Luca poi riporta tre interpretazioni negative della croce che corrispondono alle tre tentazioni (in ordine inverso). In tutte compare, come un ritornello "salva te stesso". L'istinto biologico più potente è l'istinto di autoconservazione, comune a tutti gli esseri viventi. Ma è un istinto palesemente fallimentare: siamo tutti mortali. Tutto il male fatto dall'uomo è per paura della morte perché l'uomo ritiene che la vita biologica sia il suo bene assoluto. In nome dell'autoconservazione si sacrifica qualsiasi altra cosa, anche la vita degli altri. Se Dio salvasse se stesso sarebbe il supremo egoista, il sommo male.
C'è l'interpretazione religiosa, quella dei capi: questo tipo di salvezza, in cui Gesù si fa uccidere per non condannare, evidentemente è molto deludente per la mentalità religiosa. Infatti i capi (sacerdoti, scribi e farisei) storcono il naso (traduzione di "lo schernivano"): che razza di dio è un dio che non salva se stesso? I capi stanno riproponendo a Gesù la terza tentazione, quella di tentare Dio perché salvi se stesso.
C'è poi l'interpretazione politica: questo tipo di salvezza, in cui Gesù è un re che non ha il potere come i re di questo mondo è ridicola per i soldati, espressione del potere dell'imperatore romano. Il re che governa con diritto di vita e di morte, uccidendo i nemici e premiando gli amici è l'ideale satanico di uomo realizzato. Se il re non riesce a preservare se stesso... che re è? E` questa la seconda tentazione, quella di essere un re come tutti i re di questo mondo. E` questo un monito anche per i cristiani: occorre resistere alla tentazione di cercare un "potere cristiano" nell'illusione di gestirlo meglio eliminando tutti gli altri. Nell'ottica cristiana la stragrande maggioranza delle persone del mondo è re perché non può far altro che servire, come Gesù ha fatto.
Infine l'interpretazione individualista: questo tipo di salvezza, in cui Gesù non salva se stesso, è inutile per uno dei malfattori. E` questa la prima tentazione. Il primo malfattore inizia con una domanda retorica che vuole essere una affermazione: io so che tu sei il Cristo. Dunque - prosegue - salva te stesso e noi dalla morte in croce. Lui si ritiene giusto: s'era ribellato al potere usando il potere della violenza e ora vorrebbe che un dio giusto riconoscesse le sue buone intenzioni. Ma la vita biologica, salvare la pelle, non è un principio assoluto. Noi di solito poniamo il nostro io come criterio per agire e allora crediamo che quando l'"io" finisce tutto sia finito. Invece il primo principio per agire è la relazione (con Dio, con l'altro) e dove io finisco entro in contatto con l'altro. La fine della vita biologica è l'inizio della vita eterna, la compagnia di Dio, "la beata speranza".
L'altro malfattore dà di Dio una interessante definizione: Dio è colui che è condannato alla mia stessa pena, pur non avendo fatto nulla di male. Perché l'ha fatto? per stare con me. Perché mi ama. Forte (cioè potente) come la morte è l'amore (così il Cantico). Per questo il secondo condannato può aggiungere "ricordati di me" e Gesù può annunciargli che è già nella vita di Dio "con me", con Gesù, già oggi: è il settimo oggi che compare nel vangelo di Luca (vedi 2,8-12). I due malfattori in Luca, come in altri casi di personaggi abbinati, esprimono la duplice reazione che ciascuno di noi può avere di fronte alla croce di Gesù e anche la possibile conversione dal rifiuto alla fede.
Secondo la tradizione l'ora del peccato di Adamo, che si era nascosto da Dio, è il mezzogiorno. Nascondersi da Dio significa piombare nel buio [2], far tornare la creazione al nulla, come troviamo in Genesi 1,2: la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso. Finisce il mondo vecchio e inizia quello nuovo: il velo del tempio (il pesante drappo che separava il Santo dei Santi, luogo della presenza di Dio, dal resto del Tempio, accessibile ai fedeli) si squarcia: Dio non è più nascosto al mondo. Gesù grida, come avviene al nuovo nato durante un parto, perché nasce come Figlio, la seconda nascita, la nascita definitiva. Tutta la scena è infatti descritta come una nascita.
I cristiani del tempo di Luca erano già perseguitati dal potere romano, pur non facendo nulla di male. Luca qui offre loro l'identificazione col loro Signore, perseguitato nonostante fosse giusto: il centurione, un pagano, inizia a dare gloria a Dio e Luca, diversamente da Matteo e Marco riporta: «Veramente quest'uomo era giusto». Il centurione e l'altro malfattore sono i due teologi del vangelo di Luca, coloro che interpretano bene la vicenda di Gesù.
Le folle, che cercavano uno spettacolo violento, assistono alla visione di Dio. Al v. 48 Luca utilizza, solo in questo caso, la parola spettacolo ("teoria", in greco) che indica la visione diretta di Dio. La morte in croce di Gesù porta alla conversione il popolo che, come avevano già fatto le donne lungo la via crucis, torna percuotendosi il petto.
[1] Matteo 20,20-21: Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Marco 10,35-37: Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
[2] Altri evangelisti parlano anche di un terremoto (che potrebbe essere all'origine dello squarcio del velo del tempio). Si fanno molte congetture, sulla base di vari testi antichi, ma l'unico dato certo è che non può trattarsi di un'eclissi di sole: possono verificarsi solo al novilunio e durano pochi minuti. La Pasqua (sia ebraica che cristiana) avvengono in corrispondenza del plenilunio. E anche Venerdì 3 Aprile 33 d.C. (Calendario Giuliano) è Luna Piena. A Gerusalemme è visibile la parte finale di un' eclissi parziale di luna circa alle 18 locali mentre la luna piena sorge, presumibilmente di color rosso.