1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede - dicevano -, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch'io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va'!», ed egli va; e a un altro: «Vieni!», ed egli viene; e al mio servo: «Fa' questo!», ed egli lo fa». 9All'udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Il tema Un miracolo prodotto dalla benevolenza tra Gesù, gli anziani, il centurione, i suoi amici e lo schiavo. Un miracolo prodotto dalla fede di un pagano.
In questo episodio viene mostrato il percorso verso la fede in un pagano, un non-ebreo che arriva a Gesù senza percorrere l'attesa messianica dell'Antico Testamento. Questo brano riguarda dunque la maggior parte della gente del nostro tempo. In Luca la guarigione del servo del centurione è l'unico miracolo (con parallelo in Matteo 8,5-13) che Gesù compie senza essere presente (in Matteo 15,21-28 e Marco 7,24-30 troviamo anche la guarigione della figlia della Cananea, pure lei pagana) e si caratterizza come miracolo compiuto dalla fede nella parola. L'altro tema di questo episodio è l'armonia e la convivenza fra culture e religioni diverse.
Il centurione è un ufficiale intermedio dell'esercito romano, la potenza occupante: non è un soldato così importante da suscitare ammirazione o invidia ma nemmeno così in basso da suscitare commiserazione. Dovrebbe essere dunque detestabile da tutti ma in questa vicenda ogni pregiudizio viene smentito. Innanzitutto questo centurione ha uno servo ma si preoccupa per lui, gli è caro. Inoltre ama il popolo ebreo ed è benvoluto dagli abitanti di Cafarnao tanto che gli anziani intercedono per lui, anch'essi ben disposti verso Gesù. Compaiono poi altri amici che fanno da intermediari al v. 6. Questo centurione si era preoccupato di far costruire la sinagoga, pur non essendo ovviamente interessato a frequentarla. Luca ci descrive dunque una sorta di mondo ideale, senza pregiudizi - pur lasciando intatte le istituzioni a cominciare dalla schiavitù - con Israele e le nazioni pagane in armonia tra loro. Cafarnao è città di confine con zone pagane. Questo episodio mostra un Dio senza barriere nazionali, come deve essere necessariamente: se Dio fosse solo degli Ebrei non sarebbe Dio. Non può esserci un dio per ogni nazione.
Tutti gli attori di questo episodio presentano le qualità umane di attenzione al prossimo già predisposte per ricevere l'annuncio di Gesù, con un animo che potremmo definire naturalmente cristiano. Luca scrive per i pagani e in un periodo di polemica fra le Chiese di cristiani ex-pagani e di cristiani venuti dall'ebraismo. Forse proprio per questo - a differenza di Matteo - coglie questi particolari come importanti.
Lo schiavo che stava per morire è figura di noi stessi, che siamo limitati e mortali. La fede comincia dalla coscienza che siamo nel bisogno, siamo precari. Tutta la scienza e la cultura che l'umanità sviluppa da non credente ha la radice nel tentativo di esorcizzare questo senso della fine. Se la scienza ci fa illudere d'essere onnipotenti non possiamo avere fede.
Sono molti i martiri tra i soldati romani (come S. Defendente ad es.) e la categoria dei soldati, in ogni tempo, è una fonte di vocazioni (il 4% delle vocazioni sacerdotali U.S.A. sono militari) e di santi.
Il secondo passo nella fede è aver udito parlare di Gesù. Ogni nostra relazione, in fondo, è fiducia nella parola degli altri siano essi parenti, amici, estranei o mezzi d'informazione e istruzione. Quando una di queste parole risulta falsa si produce un danno morale che va oltre il singolo evento. Quanto di male si soffre nel mondo è, in fondo, l'effetto sommato delle menzogne che si diffondono. E anche nella Bibbia troviamo una menzogna all'inizio di tutti i mali: l'affermazione che Dio non è buono. E` dunque fondamentale, per la nostra esistenza, poter fare affidamento su una parola vera.
Il centurione non può andare personalmente, come anche noi oggi. Può raggiungere il Signore tramite gli anziani dei Giudei, come anche noi possiamo raggiungere Gesù solo tramite la testimonianza di chi lo ha incontrato. La Parola si trasmette principalmente per testimonianza. Altri mezzi più "propagandistici" non hanno il successo atteso. A sua volta il servo è guarito dalla fede del suo padrone, non dalla propria, come in genere anche noi giungiamo alla fede tramite altri nella Chiesa.
C'è una apparente contraddizione fra il mandare prima gli anziani da Gesù a pregarlo di venire e il mandare poi alcuni amici col messaggio opposto. Questo contrasto indica ad un tempo il desiderio della grazia e l'assenza di merito. Qui troviamo le parole della liturgia che diciamo prima della comunione: non sono degno [di partecipare alla tua mensa] ma di' soltanto una parola e io sarò salvato. Per indicare il servo Luca, nel testo greco, è intanto passato dall'usare la parola schiavo (vv. 2-3) alla parola figlio (v. 7).
Quest'uomo fornisce le ragioni della propria fede nella parola di Gesù usando la propria esperienza: sa che la parola di chi ha autorità ha valore e ottiene l'effetto voluto. Questo centurione desidera che Gesù comandi la guarigione del suo figlio-servo e sa che Gesù può ottenerla.
A questo punto è Gesù che si meraviglia - e positivamente - della fede del centurione mentre di solito è la folla che si meraviglia dei miracoli. Le uniche cose di cui Dio può meravigliarsi sono la fede (qui e in Matteo 15,28) o l'incredulità (ad es. in Marco 6,6). Fede e incredulità sono infatti le uniche cose al di fuori delle possibilità di Dio perché sono lo spazio della libertà umana che Dio rispetta totalmente. E` interessante una ricerca delle parole fede e incredulità nei quattro vangeli. La frase ricorrente che Gesù rivolge ai destinatari dei miracoli è: "la tua fede ti ha salvato".