26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. 27Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato".30Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!" e ai colli: "Copriteci!" 31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».32Venivano condotti insieme con lui anche [altri] due malfattori per essere giustiziati.
Il tema Durante la sua via crucis Gesù ci offre la lettura autentica della sua vita. Noi tutti, sia che siamo come il popolo, che invidia il potere e la violenza, sia che siamo come le donne, mosse da compassione e sensi di colpa, sia che siamo come Simone il Cireneo, costretti a sopportare il male fatto da altri, ... siamo tutti almeno un po' malfattori che, al più tardi in punto di morte, incontrano il Signore. Perché il Signore rimane fedele, non può rinnegare se stesso (cfr. 2Timoteo 2,11-23).
Tutta la passione capovolge quel che noi pensiamo di Dio e dell'uomo. Gesù, figlio di Dio, non accusa e si lascia accusare, non usa violenza e subisce violenza, non condanna e si lascia condannare. E` la vera immagine di Dio, il Dio che libera Barabba - che siamo noi - anche se Barabba ancora non lo sa.
Ora si svolge la via crucis, un percorso di circa 600 metri per uscire dalla città e portare i condannati sul luogo dell'esecuzione. Nella devozione popolare, soprattutto nei paesi del terzo mondo, la via crucis ha un posto particolare, quasi che le persone più povere si identifichino spontaneamente, col Gesù sofferente. Luca ci mostra Gesù mentre incontra quattro tipi diversi di persone che rappresentano un po' l'insieme dei casi possibili.
Simone di Cirene è figura di tutti i poveri cristi della storia i quali, senza volerlo, senza capire e pur protestando si trovano costretti a portare il male degli altri. Dopo la flagellazione Gesù non si regge più in piedi ma, per la giustizia romana, the show must go on ed è quindi necessario che Gesù arrivi vivo al Calvario in modo da essere esibito come monito per qualsiasi potenziale ribelle ebreo al potere di Roma. I soldati obbligano dunque lo sfortunato di turno a prestarsi. Questo Simone tornava dalla campagna (sono circa le 11 del mattino di venerdì 3 Aprile 33 d.C. - Calendario Giuliano) e deve andare a casa per i preparativi della Cena Pasquale, quella sera. E` originario di Cirene, città dell'attuale Libia nella provincia romana della Cirenaica. Il contesto del racconto esclude del tutto che si trattasse d'un qualche notabile: avrebbe dato ordine ai suoi servitori.
Mel Gibson, nel film The Passion, ci mostra come questo Simone si trovi coinvolto in tutto l'accanimento contro il condannato, una scena dopo l'altra, trasformandosi nell'animo da persona obbligata a una parte ributtante [1] a persona che partecipa al dramma e inizia a intuire qualcosa dallo sguardo di Gesù. Marco ci fa capire, nominando i nomi dei figli, che Simone di Cirene farà poi parte della neonata comunità cristiana (Marco 15,21 [2]). Marco scrive per i cristiani di Roma e infatti troviamo un certo Rufo citato nella Lettera ai Romani (16,13 [3]) che potrebbe corrispondere.
Simone di Cirene e Gesù.
Simone porta la croce di Gesù, non la propria come è invece richiesto a noi (Luca 14,27: Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo). E` dunque immagine di Cristo che porta la croce che noi gli abbiamo gettato addosso. E ogni giorno ritroviamo il Cireneo in tutti coloro, singoli e popoli, che sopportano le ingiustizie senza reagire e in questo modo mandano avanti il mondo. E` una grande speranza questa, per l'umanità: c'è chi non risponde al male col male, anche solo perché non ha il potere per reagire. Queste persone, disprezzate dai più (come il Servo di Jahvé, Isaia 53, 3: era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima) fanno sì che l'umanità progredisca e compiono in se stesse quanto manca alla passione di Gesù (come dice Paolo ai Colossesi 1,24: do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa). Dire che la passione di Cristo prosegue nei poveri cristi del mondo non è un pio pensiero che cerca di confortare chi patisce. Realmente i poveri del mondo continuano la passione di Gesù non facendo il male ma subendolo e in questo modo salvando il mondo e conducendolo verso la redenzione. Dovremmo imparare, come fanno i santi, a vedere il proprio Signore e Salvatore in queste persone disprezzate.
La presenza del Cireneo ci offre anche la considerazione che il Signore non fa tutto da solo: Gesù non è un super-eroe solitario che lascia a noi solo il ruolo di spettatori passivi. Gesù cerca la collaborazione umana, fin da quando ha scelto i Dodici. Dio cerca la collaborazione umana dall'inizio della storia. Infine osserviamo che il Cireneo incontra Gesù per caso, come per caso, se ci pensiamo, avvengono gran parte degli incontri ed eventi importanti della nostra vita.
Il corteo è seguito da gran folla di popolo, quel popolo che ha appena gridato crocifiggilo, e dalle donne che invece si battono il petto e fanno lamenti su di lui. Questa distinzione tra il comportamento degli uomini e quello delle donne è tipica di Luca che già in 6,36 dà al cuore di Dio una caratterizzazione femminile: diventate uterini (misericordiosi) come il Padre è uterino (misericordioso).
Questo popolo sembra interessato a vedere lo spettacolo della violenza contro il condannato. E` la soddisfazione morbosa che provano coloro cui piace assistere alle esecuzioni, ai processi e di coloro che amano seguire certi programmi tv che esibiscono crimini e criminali. E` una forma di perversa catarsi, un tentativo per distinguersi e sentirsi giusti, al di sopra dei delitti e delinquenti che vengono mostrati. Questa massa di gente non è per Luca semplicemente una folla ma il popolo, nel senso di popolo di Dio. Vedremo più avanti, alla morte in croce di Gesù, che tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto (23,48). La salvezza è veramente per tutti, anche per quel popolo che ha urlato crocifiggilo fino a poco prima.
Le donne sono già più avanti: si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Si battono il petto perché partecipano del peccato di aver ucciso un innocente. E fanno lamenti perché provano compassione, il sentimento di Dio verso il mondo. La compassione è l'espressione più profonda della solidarietà e dell'amore. E` il sentimento che qualifica il samaritano (Luca 10,33 [4]).
Parlando alle donne Gesù fornisce la chiave di lettura di quel che gli sta succedendo. All'entrata in Gerusalemme Gesù aveva pianto su di essa, sulla città dove sarebbe stato ucciso. Gesù piange per il male che si fanno non accogliendo la salvezza. Il male non è essere uccisi ma essere uccisori. Quindi, dice Gesù alle donne, piangete sul popolo di Gerusalemme che uccide il proprio Signore, uccide l'innocente.
La "Veronica" in "The Passion".
In Luca 11,27 avevamo visto che una donna alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». E` un "complimento" che Gesù corresse rispondendo: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». In caso contrario, se non si è figli di Dio, è un male vivere. E` male nascere per fare il male.
Possiamo applicare questa considerazione anche al nostro tempo in cui vi è chi, non avendo speranze, considera augurabile e preferibile il non avere figli. In questa nostra società la maternità è spesso considerata un incidente e perfino una disgrazia. Un mondo che non conosce l'amore di Dio è sterile ed esalta la sterilità. Con le sue parole Gesù dichiara la fine del mondo vecchio di cui crollano i monti e i colli ossia quello che sembra più certo e inamovibile. E` una citazione di Osea 10,8 (Le alture dell’iniquità, peccato d’Israele, saranno distrutte, spine e cardi cresceranno sui loro altari; diranno ai monti: «Copriteci» e ai colli: «Cadete su di noi») dove si parla della fine del mondo degli idoli e si parla del popolo che vuole morire perché stanno finendo i suoi idoli. E` un po' quel che pensiamo noi quando le nostre sicurezze (l'economia, le conquiste sociali, la salute, il benessere) crollano. E` un modo per esprimere la disperazione: suicidiamoci prima, per non vedere la fine. Ma la fine di questo mondo non è la fine: sulla croce crollano tutti i nostri idoli, finisce il mondo vecchio e nasce il mondo nuovo con la nuova immagine di Dio e l'uomo nuovo che sa di essere figlio e fratello.
Infine Gesù, citando Ezechiele 17,24 [5] spiega: se trattano così il legno verde (che è Gesù), che avverrà del legno secco (l'umanità)? Ecco la novità: proprio bruciando il legno verde, Gesù, il legno secco avrà nuova vita. Questa buona notizia si applica anche agli oppressi di ogni tempo: sono loro il legno verde che cadendo vittime indicano la strada agli altri, a noi, indifferenti o incoscienti. Pensiamo alle vittime del terrorismo, delle ingiustizie nel terzo mondo, a coloro che dedicano la loro vita perché vi sia una maggiore giustizia.
Infine del corteo fanno parte altri due malfattori, che sono condotti insieme con lui per essere soppressi o elevati (appesi), come dice il testo greco. Anche la parola "altri", di solito omessa nelle traduzioni, è tuttavia presente nel testo greco e ricollega questa scena al battesimo di Gesù, dove Gesù è in fila con tutti i peccatori. Subito dopo il battesimo Luca inserisce tutta la genealogia di Gesù a significare la sua solidarietà con l'umanità intera.
La buona notizia del vangelo è che si è malfattori come gli altri e graziati come gli altri. Esiste una falsa mistica della croce in cui ci si compiace di patire come Gesù infliggendosi privazioni. In realtà tutto quel che Gesù ci chiede è di portare la nostra croce ossia riconoscere il male dei nostri peccati e affidarci alla sua misericordia.
La professione di malfattore (ossia di "fare il male") riesce a tutti abbastanza facilmente. Chiunque, qualunque posizione occupi nella società, può utilizzare i doni di Dio per fare il male oppure, come il Cireneo Simone e le donne, per fare il bene. I due altri malfattori, probabilmente gregari di Barabba che non sono stati graziati, sono insieme con lui ossia hanno la qualità del discepolo. Ognuno di noi, per quanto malfattore sia, in punto di morte diventa certamente innocente. E in quel momento, almeno, è con lui, è con il Signore. Nella nostra morte noi siamo con il Signore.
La scena si completerà nel passo seguente quando uno dei due malfattori si domanderà, come dovremmo fare noi: ma come mai il Signore è qui con me, lui che è innocente? La solidarietà di Dio è più forte della morte.
[1] Il contatto col sangue, e di un di un criminale per di più, rendeva impuri e impossibilitati a mangiare la Pasqua quella sera.
[2] Marco 15,21: Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
[3] Romani 16,13: Salutate Rufo, prescelto nel Signore, e sua madre, che è una madre anche per me.
[4] Luca 10,33: Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
[5] Ezechiele 17,24: «Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso, faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò»