27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Il tema Amare i nemici. Perché? Perché Dio fa così con noi.
Dopo le beatitudini - in cui viene mostrata la realtà di ogni giorno dal punto di vista di Dio - ora vediamo i criteri di azione conseguenti, per noi, nei nostri rapporti con gli altri. Questo testo prepara il lettore al versetto centrale del vangelo di Luca, scriba mansuetudinis Christi (Dante, De Monarchia I - XVI, 2): "Diventate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso" (6,36).
Il testo si compone di quattro comandi (vv. 27-28: amate, fate del bene, benedite, pregate) seguiti da quattro esempi (vv. 29-30: porgi l'altra guancia, non rifiutare la tunica, da', non chiedere indietro) e infine dalla regola generale (v. 31: come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro).
Poi Gesù dà le motivazioni, tre negative (vv. 32-34: quale gratuità avete?) seguite da quella positiva (v. 35): diventerete ciò che siete ossia uguali a Dio.
La misericordia, dice Gesù, è il vero modo di essere di Dio e dunque anche l'unico modo di diventare come Dio. Da sempre l'uomo sogna infatti di essere come Dio ("Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male", Genesi 3,5) ma l'uomo, a causa della cattiva idea che ha di Dio fallisce il bersaglio (ossia pecca).
Nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, il priore del monastero di Tibhirine in Algeria, padre Christian de Chergé (59 anni) viene rapito assieme a sei monaci: Luc Dochier (82), Christophe Lebreton (45), Bruno Lemarchand (66), Michel Fleury (52), Célestin Ringeard (62), Paul Favre-Miville (57). Il 21 maggio il «Gruppo Islamico Armato» ne rivendica l’uccisione ed il 30 maggio fa ritrovare le loro teste. I corpi non saranno mai ritrovati. Nel testamento spirituale di padre Christian troviamo scritto: «La mia vita non ha valore più di un’altra. Non ne ha neanche di meno. In ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca. Venuto il momento, vorrei poter avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nello stesso tempo di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito...». Questo perdono è solo un esempio dei tantissimi che possiamo trovare ad esempio con questa semplice ricerca in rete.
Il 21/11/2021, a 97 anni, è tornato alla casa del Padre fr. Jean-Pierre Schumacher l'unico monaco che era sopravvissuto al massacro.
Questi comandi sono rivolti a tutti: a voi che ascoltate, sia che siate già tra i "beati" o ancora nei "guai". E sono comandi dati, "dal basso" (v. 20) dalla posizione di chi serve. I comandi di Gesù infatti sono autobiografici: Gesù è vissuto davvero in questo modo, dando l'esempio per primo, e per questo è Figlio di Dio.
La "regola d'oro" dell'amore dei nemici è una "invenzione" del cristianesimo ed è irrinunciabile: Gesù ha amato i nemici e qui il comando viene rimarcato due volte in pochi versetti (27 e 35). Se si toglie l'amore dei nemici sparisce Gesù e sparisce anche il cristianesimo. L'amore dei nemici è l'unica strada per vincere il male. E` l'unico modo di scaricare il male senza trasmetterlo o addirittura moltiplicarlo. Questo si intende quando si dice che l'amore crea. L'amore è anche l'unica possibilità per cui i "molti" restino liberi pur restando "uno" e senza distruggersi a vicenda: imporre la tolleranza per legge è fallimentare, come vediamo in molti casi.
La prima obiezione che ci sovviene è che, se facciamo così, il male prospera di più. E` però un dubbio ingannevole: il male si arresta quando trova chi ha una forza d'animo tale da non rispondere al male col male. Questa è la vera libertà dal male. Il peggio che può fare il nemico è ucciderci il corpo. Non reagendo evitiamo di raddoppiare e moltiplicare il male. E prima o poi il nemico o si convertirà o morirà. L'altra obiezione frequente è che se si prova ad annunciare queste cose si viene considerati pazzi. Ma queste cose noi non siamo chiamati ad annunciarle ma a farle.
Chi non ama i nemici deve ammettere che non ha lo Spirito di Dio. I martiri cristiani infatti non imprecano contro i nemici ma li perdonano. Il primo passo che possiamo fare è smettere di considerare nemici e demonizzare quelli che non la pensano come noi, peccato frequentissimo fra i credenti. Dio non ha nemici ma soltanto figli e non ha bisogno che noi lo difendiamo. Più un suo figlio fa male più Dio lo ama perché questi ne ha più bisogno.
L'amore, nel cristianesimo, non è primariamente il fileo ossia l'amore degli amici o amore corrisposto. Se tutti aspettano che ad amare per primo sia l'altro non ama nessuno. Non posso pretendere che l'altro mi ami. L'unica realtà sulla quale posso agire sono io e solo io posso decidere di amare per primo. Questo modo di procedere può essere attuato solo avendo lo spirito di Dio ossia sentendo in se stessi di essere amati da Dio. Quanto più sentiamo questo amore tanto più possiamo attuarlo nei confronti degli altri, chiunque essi siano e in qualunque modo essi operino.
Dio ha tanto amato il mondo, il mondo-nemico, da dare la sua vita per questo mondo. Questo è il modo di agire di Dio: amare senza condizioni, amore dei nemici o agape.
Ogni amore che si attende d'essere gratificato è un cedimento all'egoismo. Ogni fallimento nell'amore per i nemici rivela la mia connivenza col male: se l'altro, quando mi fa del male, diventa il mio nemico, significa che io penso più al benessere mio che alla salvezza sua. Se invece so che il male è male mi spiace innanzitutto per il suo fallimento: fare il male è una conseguenza di un malessere. La quantità del nostro amore del nemico è un indicatore del nostro grado di libertà dal male.
Il male ci provoca e rende manifesto il male che abbiamo dentro. I nemici ci forniscono l'occasione di bene-dire e di bene-fare come Dio che è bene-fattore. Di più: ci forniscono l'occasione per intercedere per loro presso Dio, come Gesù sulla croce.
La regola d'oro era già nota in forma negativa: "non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te" (Rabbi Hillel, Talmud, Shabbath 31a). Gesù la ripropone in positivo: ognuno è ben cosciente di quelli che reputa i suoi diritti: essere amato, compreso, stimato, perdonato dei propri sbagli e ingiustizie. Tutti desideriamo questo e dunque litighiamo per ottenerlo. Cominciamo a considerarli come i nostri doveri: amare, comprendere, stimare, perdonare.
Gesù fornisce innanzitutto tre motivi negativi: se non facciamo così dove è la gratuità del nostro dono? se amiamo dietro compenso il nostro è meretricio e non grazia, dono, regalo come fa Dio verso di noi e verso tutti. Se prestiamo a interesse il nostro è appunto interesse (quando non usura), non amore gratuito. Non ce ne verrà indietro nulla perché nulla abbiamo dato e l'interesse è già la nostra consolazione (v.24). La parola grazia esprime la bellezza della vita donata da Dio ed in italiano si descrive con tutto un insieme di parole: gratuità, bellezza, carità, gioia, vita, dono.
L'amore vero parte come dono gratuito. Solo così può trasformarsi (ma potrebbe anche non trasformarsi) in dono reciproco. Se invece parte come richiesta di amore diventa (se non si cambia metodo) "possesso reciproco" ed è terribile. Questo schema si applica in tutte le relazioni (coppia, genitori-figli, amici): se è gratuito può diventare reciproco dono, se è interessato diventa necessariamente reciproco possesso.
Più avanti, Luca 10,27, si parla di amare il prossimo (ossia il più vicino) e si intende con questo il miglior candidato a essere nemico: non ci costa molto infatti amare i lontani.
Amando i nemici avremo la condizione di figli dell'Altissimo, i quali non sono pagati dal padre ma hanno le sue stesse prerogative come vedremo nella parabola detta del figlio prodigo (15, 11-32). E la caratteristica di Dio è di essere benevolo verso i senza-grazia e verso i cattivi.
Leggendo questo testo la prima cosa che tutti notiamo è la distanza fra quanto è scritto e quanto noi facciamo. Ma subito possiamo notare anche l'estrema vicinanza: Dio ama, dona, fa del bene a me che sono nemico, odio, maledico, calunnio, esigo, ... E questa sua vicinanza guarisce la nostra dis-grazia facendo emergere la nostra bellezza originale.
Siamo tutti chiamati a questo nuovo comandamento: non dobbiamo relegare nelle "buone utopie" questo vangelo: per la prima volta qui troviamo scritto cosa Gesù dice quando insegna. Questo concetto viene ripetuto negli altri vangeli (Matteo 5,44; Marco 12,28ss; Giovanni 15,9ss) e in tutte le lettere del N.T. (Romani 5,8; 12,20; 1Giovanni 4,7-21) che sono anche anteriori ai vangeli. E` indubitabile che questo sia il succo del cristianesimo.