6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C'era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. 8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». 10E guardandoli tutti intorno, disse all'uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Il tema Il creato giunge al suo compimento - il sabato - se la mano dell'uomo accoglie il dono di Dio e opera. Gesù viene a ripristinare questa possibilità. La Legge - se usata per impedire questo - uccide la vita.
Il tema di questo episodio è la mano. La mano è ciò che distingue l'uomo dall'animale, è la protesi dell'occhio (il desiderio nella simbologia antica) e del cuore (l'intelligenza) nel senso che con la mano noi agiamo in base a quel che sappiamo e vogliamo. Tutto quel che è stato realizzato nel mondo, nel bene e nel male, è stato costruito dalla mano dell'uomo. Nel bene la mano è il mezzo che collabora alla creazione, per portarla al settimo giorno. E` il mezzo col quale accettiamo il dono, se la apriamo. La mano è quindi anche espressione del desiderio umano di ricevere il dono di Dio. Ma, qualunque dono mi venga fatto, se tengo la mano chiusa, va perduto. La mano può infatti essere tenuta chiusa, per stringere e possedere, negando e distruggendo così ogni relazione con Dio e i fratelli. Fin dall'inizio l'uomo ha usato la mano per prendere (come Eva) e per uccidere (come Caino).
La mano di quest'uomo è paralizzata ossia chiusa e secca e il fatto che lui possa vedere, sentire e parlare non gli giova: non può operare. Il termine "mano arida" richiama anche la visione delle ossa secche di Ezechiele 37,1-14.
E` di nuovo sabato, il quarto dei sette citati nel vangelo di Luca, giorno che simboleggia il compimento della gioia dell'uomo e di Dio. La sinagoga è il luogo della parola. Ma, a quanto pare, Gesù non "ha fortuna" né nei sabati né nelle sinagoghe, dove cercano sempre di ucciderlo. L'insegnamento, come al solito, non viene riportato, segno che è rappresentato da ciò che poi accade.
L'uomo invalido, con la mano rinsecchita, viene posto al centro, come sarà Gesù nel Sinedrio, percosso per aver parlato bene (Giovanni 18,23). Le parole qui usate da Gesù richiamano la resurrezione ("Àlzati"). La sua domanda è provocatoriamente stupida (non è infatti mai lecito fare il male, non solo di sabato) per indicare a Scribi e Farisei che stanno usando la legge contro la vita. Ed è anche illogico il comando di stendere la mano. Gesù comanda sempre quello che a noi è impossibile: "donami ciò che chiedi e chiedimi ciò che vuoi" (S.Agostino, Confessioni 10, 29). L'occhio dei farisei giudica e condanna perché per loro il valore supremo è la Legge. Invece il valore supremo (per Dio) è l'uomo. La "durezza di cuore" si esprime nell'occhio che giudica, nella bocca che tace e nella mano che si chiude: quest'uomo fa da specchio a Scribi e Farisei: la loro volontà di uccidere Gesù è rappresentata dalla sua mano chiusa e arida.
Nell'episodio precedente Scribi e Farisei si erano esposti a domandare (Luca 6,2: "Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?") e Gesù aveva risposto loro citando un episodio di Davide. In questo caso allora (come puntualizza il parallelo di Marco 3,1-6) scelgono di restare in silenzio mentre Gesù si adira e contemporaneamente si rattrista per la durezza del loro cuore. In questo modo ci insegna che non bisogna essere conniventi col male ma, nello stesso tempo, bisogna voler bene a chi fa il male e rattristarsi dunque per la sua situazione.
L'espressione "mano tesa" è la qualifica di Dio quando, "leva la mano" contro l'Egitto e libera il suo popolo, quando "sazia ogni vivente" (Salmo 145,16).
Con questo segno la mano di quest'uomo torna al suo stato originale ossia viene ripristinata nella sua funzione primitiva: donare, accarezzare, benedire, lavorare, accogliere... La mano è il punto di comunione tra noi e gli altri: il re anticamente non usava direttamente la mano ma lo scettro, sorta di antico telecomando a indicare il potere di colpire e dunque la propria superiorità. Si noti che è un simbolo diverso dal pastorale, il bastone dei vescovi, derivato dall'immagine del buon pastore che difende le pecore dai lupi.
Tutte queste azioni di Gesù ci confermano che lui viene per ripristinare le gambe che non camminano (5, 24), la mano che non opera (6,10), la bocca che non parla e l'orecchio che non ascolta (Marco 7,34), l'occhio che non vede (18,42).
Scribi e Farisei sono fuori di sé, letteralmente "riempiti di demenza" ossia la negazione di quel "pieno di Spirito Santo" con cui si descrive Gesù dopo il battesimo. Marco specifica anche che i Farisei si allearono con gli Erodiani, loro avversari politici, per uccidere Gesù: questo ritornello si ripete quasi a ogni miracolo. Fare il male (come in questo caso gli Scribi e i Farisei) appare una mossa intelligente ma in realtà il male è frutto di stupidità: basta poco per uccidere una persona e occorre invece investire cura e attenzione per donarle la vita e la libertà. Non sapere quel che si fa non è una attenuante ma una aggravante.