Le Cartoline di p. Silvano - 2008

p. Silvano Zoccarato


2008

Palloncini e colombe

"Da queste pietre farò uscire dei figli di Abramo"

Solo due Suore - Per attrazione - C'è sempre qualcuno che viene

Ho trovato dei fratelli - "Ma'za:lt elbara.ka!"

Imparare a perder tempo - Messa domenicale con uno o due fedeli

Primi contatti con il deserto - Ramadan


11

Palloncini e colombe

Touggourt - 10 dicembre 2008

La lettura di un testo del vescovo di Orano, Claverie, ucciso nel 1996, mi ha fatto fare un sogno.

Ecco il testo: "Nato in Algeria, ho vissuto la mia infanzia in un quartiere popolare... A differenza d'altri europei... non ebbi mai amici arabi, neppure alla scuola dove erano totalmente assenti...

Non eravamo razzisti, solo indifferenti, ignoravamo la maggior parte degli abitanti di questo paese. Essi facevano parte del paesaggio delle nostre gite fuori, della scenografia dei nostri incontri e delle nostre vite. Non furono mai compagni. Ho vissuto la mia infanzia nella "bolla coloniale", non che non ci fossero relazioni tra i due mondi, anzi, ma nel mio ambiente sociale, vissi in una bolla, ignorando l'altro... Un giorno, l'altro mi apparve improvvisamente davanti. Ha fatto esplodere il mio universo chiuso... nella violenza. L'altro voleva, nella violenza, affermare la propria esistenza. Poteva andare diversamente?"

Ecco il sogno. In questi giorni, in cui la Chiesa celebra la giornata missionaria mondiale, vedo cristiani e comunità del mondo intero, come palloncini che scoppiano nel cielo popolato di gente di ogni colore, cultura e religione. Non restano più chiusi nei propri interessi e nelle proprie certezze. E poi vedo il cielo, come è qui a Touggourt ogni sera, popolato da colombe che volteggiano felici attorno alla mia casa. Alcune si posano ai piedi dell'unica croce visibile anche da lontano. Mi piacerebbe capire quello che vedono e che si dicono.

Sogno che cristiani, comunità e società non passino la vita dentro bolle sociali, ecclesiali, tribali, ma che siano tutti colombe annunciatrici di pace.

10

"Da queste pietre farò uscire dei figli di Abramo"

Touggourt - 26 ottobre 2009


In questo ultimo periodo vado a Touggourt ogni settimana. Mi fermo qualche giorno e poi ritorno a studiare arabo a Wargla. Non innaffio il piccolo giardino, ma le piantine di narciso continuano a crescere e spero di vedere i fiori. Ma capite il miracolo? In Algeria, in pieno deserto, le piante fioriscono.

Ho vissuto tanti anni in Camerun, dove il discorso principale per alcuni mesi era sulla pioggia. "E' piovuto da voi? Quanto è piovuto?".

Ho visto la carestia nel 1974 e nel 1985. Durante gli anni precedenti non era piovuto abbastanza. La gente non aveva niente da mangiare. Qualcuno ha venduto ai ricchi suo figlio in cambio di uno o due sacchi di miglio.

Qui domando: "Quanto piove?". Mi si risponde: "In questa zona, in quattro anni abbiamo avuto 32ml". Nel nord del Camerun, la media annuale è sui 750ml.

"Non è possibile" dico.

Ora mi rendo conto. E' vero che al nord dell'Algeria la situazione è diversa e l'acqua scarseggia. Ma qui, nel pieno deserto, l'acqua è a pochi metri dal suolo. Nelle oasi vedi palmeti a non finire e, tra le palme, rigagnoli d'acqua che scorre, fatta uscire dalle pompe e dai pozzi artesiani. L'acqua per ora c'è e abbondante. Il terreno, anche dove non si irriga, in certi posti lo vedi umido. I miei fiori fioriranno anche senza innaffiarli.

Ve lo dirò se sarà vero.

Ma in questo giorno di ritiro spirituale, penso a Gesù che ha detto: "Da queste pietre Dio sa far venir fuori dei figli a Abramo" (Lc 3,8). Sia loro, figli di Abramo, e noi, figli di Abramo, abbiamo bisogno di incontrarci e di parlarci. Ci resta un cammino da fare insieme. Allora saremo veri figli di Abramo e fratelli fra noi.

9

Solo due Suore

Touggourt - 11 maggio 2008


In questa regione molto vasta, dove le città-oasi distano circa 200km l'una dall'altra, vivono solo due Suore francescane che vengono a pregare con noi. Una segue gli ammalati con handicap mentali e vive ottimi rapporti con medici e personale sanitario, l'altra va nei villaggi per la formazione delle donne, molto interessate ad imparare quanto è utile per la gestione familiare.

Ecco una loro preghiera durante una messa: "Maria ci aiuti ad essere il popolo della preghiera , dell'Eucaristia, del messaggio. A che cosa serve andare sempre più veloce se non si sa dove si va? Produrre sempre di più se non si sa condividere?

Insegnaci, Signore, a non essere una pagina già scritta e basta, ma una pagina sempre tutta bianca dove lo Spirito di Dio disegna le meraviglie che fa in noi".


Per attrazione

Touggourt - 11 maggio 2008


Di origine straniera, la donna era qui da vari anni e non frequentava la messa perché non sapeva che c'erano dei missionari. Un giorno, una sua amica cristiana non cattolica, le dice che suo padre era morto e che voleva che si celebrasse un momento di preghiera. Le due si danno da fare e finalmente vengono a sapere che c'è un luogo dove i cristiani possono incontrarsi. La messa è celebrata, e le due ora non mancano mai. Certo i vicini non sanno che sono cristiane, ma le loro case sono molto frequentate. C'è una amicizia che si estende e che diventa efficace nei momenti belli e meno belli della vita , in cui insieme si dice grazie a Dio, non importa se lo si chiama con nomi diversi.


C'è sempre qualcuno che viene

Touggourt - 11 maggio 2008


Sono soprattutto studenti che sentono il bisogno di perfezionarsi in francese o in inglese, perché spesso i professori insegnano in arabo. A volte vengono per completare una ricerca e sanno che trovano una biblioteca ben fornita. A volte i professori stessi mandano gli alunni a informarsi su questioni religiose.

I missionari sono conosciuti e stimati. Presenti da oltre un secolo, hanno contribuito alla vita del paese in molti campi. La rete di amicizia è vasta.

8

Ho trovato dei fratelli

Touggourt, 23 aprile 2008


Un pastore tedesco, protestante metodista, passa con noi quattro giorni. Continua a dirmi: "Sei un miracolo! Alla tua età, nel vedere la tua gioia a scuola di arabo, resto meravigliato. Coraggio!"

Ha sempre partecipato alla messa assieme a noi e ha anche fatto la Comunione. Ha spiegato: "So che c'è ancora qualche problema… ma ho trovato dei fratelli. Non voglio restare separato nella Comunione".

Quando saremo una cosa sola, cristiani di varie famiglie, giudei, musulmani e di altre religioni?

"Ma'za:lt elbara.ka!"

Touggourt, 23 aprile 2008


Incomincio a dire qualche parola in arabo.

Quando cammino in mezzo alla gente dico sempre: "Salam!" e la gente mi risponde: "Salam!" o altre risposte molto belle: "mattino di bene", "mattino di luce", "la pace e il bene", "lode a Dio", ecc. ecc.

Un giorno racconto a una signora che sono venuto dal Camerun dopo tanti anni di lavoro e dico la mia età. Esclama: " Ma'za:lt elbara.ka!". "La benedizione non è finita!".

Non potete immaginare la gioia quando si trova della gente di ogni categoria che ti fa sentire un animo buono, gentile, nobile. Esiste un'umanità nel mondo che vuol vivere, che vuole la pace. Qui la gente ha sofferto molto e nel suo animo c'è un grande senso di ospitalità. Speriamo e preghiamo che tutti, e soprattutto alcuni gruppi, trovino anch'essi una fiducia in un avvenire di pace… E che l'occidente viva e mostri sempre la sua nobiltà

7

Imparare a perder tempo.

Touggourt, 2 aprile 2008


L'ha detto anche don Antonio Marangon a proposito di Gesù, nell'ultima settimana biblica a cui anch'io ho partecipato. "Sì, Gesù sapeva perder tempo con la gente!".

La cosa che mi è costata all'inizio è che quando vai in una casa, o ti trovi con dei missionari, il tempo conta poco. Io ho vissuto una vita sempre impegnata. Mai perdere un minuto. Il tempo necessario per il saluto e per quanto è di dovere e poi...lavoro, studio ecc.

Qui è la persona che conta: chiunque sia, grande o piccola, ricca o povera. Anzi, cerchi in tutti i modi per incontrare, salutare, ascoltare, ed è gioia quando ti ascoltano e quando ascolti con vivo interesse... Quando ci si incontra, ogni piccola cosa è importante, e ci si racconta tutto di tutto. Non è perdere tempo, perchè vivi il più importante: incontri, senti l'altro in profondità. Mi meraviglia il fatto che dopo qualche piccolo incontro, le persone ti mandano a salutare, vogliono sapere come stai. Non passi ignorato... dimenticato. Sei una persona che conta, anche se di poco conto.

Messa domenicale con uno o due fedeli.

Touggourt, 2 aprile 2008


A Touggourt, luogo caro a alla Piccola Sorella Maddalena, la fondatrice delle Piccole Sorelle di Gesù, e a Wargla, la domenica, oltre ai due missionarie alle suore, a volte vengono uno, due e, caso straordinario, tre cristiani, cattolici o protestanti o ortodossi. Domenica scorsa c'erano solo due mamme, una polacca, cattolica, l'altra ukraina, ortodossa.

Altre volte, uno o due uomini. Nel vederli alla messa mi commuovo sempre. Non è facile per loro; non sempre la famiglia musulmana li lascia liberi. Qualcuno nel suo ambiente non può dire che è cristiano, rischia di perdere il lavoro. Ce n'è uno che sta facendo il cammino... Viene ogni tanto. Si ferma delle ore nella nostra cappella privata a pregare e poi se ne va. Trova anche la difficoltà di sposarsi perchè non sempre le donne musulmane accettano di sposare un cristiano. La loro famiglia pone molte difficoltà. Allora mi chiedo: "Queste persone hanno diritto di avere l'Eucarestia? E che cosa sentono in quest'ora assieme a dei cristiani, quando vivono tutta la settimana dentro un mondo, non ostile, anzi affabile, ma tanto diverso?".

E poi, anche per me, la messa con loro è un momento straordinario.

6

Primi contatti con il deserto

Touggourt, 26 marzo 2008

Algeri-Gardaia 600 Km; Gardaia-Wargla 250 Km.

Lasciata Algeri, per circa 250 Km, viaggi come in mezzo all'Umbria: montagne, colline, distese di terre coltivate a frumento e frutta. Quando vedevo i vigneti, benedicevo da tutte le parti. Peccato che i vigneti da vino sono da un' altra parte dell'Algeria. Valicata una catena di montagne, eccoti il deserto roccioso. Non è ancora il deserto di sabbia che incontri tra Gardaia-Wargla.

I Padri Bianchi mi accolgono come un Padre Bianco: ovunque mi sento a casa mia. E fissatomi a Wargla incomincio subito l'arabo.

Siamo tre studenti: un giovane africano del Mali, allievo dei Padri Bianchi, un Padre Bianco di 43 anni e il sottoscritto di 71 anni passati.

Il professore: un Padre Bianco di 80 anni che insegna benissimo con un metodo audiovisivo. Solo che il mio cervello è lento, i suoni a volte "sgra-skra-skradevoli", e la memoria a volte dorme. Ma qualcosa sta entrando... e uscendo dalla bocca. Attento a non avere qualcosa in bocca, a causa dei suoni e delle "acche" da espirare.

Il mio nome

Un algerino, saputo che sono italiano e non Padre Bianco, mi manda un documento da tradurre in italiano con questo indirizzo sulla

busta: "al padre italiano senza colori". Ormai la cosa ha fatto il giro dell'Algeria e il mio nome è: "Père sans couleurs", padre senza

colori.

Ramadan

Touggourt, 26 marzo 2008

Un colpo di cannone dà inizio al ramadan. Poi i "muezzin" della città invitano alla preghiera. Mi unisco alla loro preghiera: "Signore,

benedici quanti ti onorano e ti cercano con cuore sincero". Il Ramadan è come la nostra quaresima e dura un mese lunare. Oltre all'aspetto religioso, ha anche un forte spirito sociale.

Durante il giorno la città è quasi deserta. E' alla sera che l'ambiente si rianima. Hai l'impressione che il tempo del Ramadan, qui osservato seriamente, sia totalmente diverso dagli altri mesi, Il digiuno durante la giornata è: non mangiare, non bere, non fumare, non compiere atti sessuali, ecc. ma soprattutto conservare il pensiero su Dio, avere sentimenti di bontà verso tutti e di moderazione. E una disciplina del corpo e dello spirito. Durante il giorno nessuno si può permettere di mangiare, bere e fumare in pubblico. Sa che può avere delle grosse noie da chi lo vede. Anche noi, per rispetto di chi arriva in casa, facciamo attenzione che non vedano il cibo sulla tavola. Teniamo chiusa la porta dove c'è il cibo perché non siano infastiditi. La notte è festa, fin troppo, scrivono i giornali, perché la gente

non riposa abbastanza e perché le attività del paese e l'economia vanno al rallentatore.

La fine del Ramadan è veramente la festa. Assieme al missionario che mi accompagna, vado per la città. E' il momento che puoi salutare tutti, grandi e piccoli, entri nelle case dei conoscenti. Tutti ti offrono dolci. La città è un unico salotto. Tutti vanno ad incontrare amici e parenti. "È il tempo in cui ci sentiamo tutti uniti, fratelli!", dicono. "Ci perdoniamo. Anche i poveri fanno festa perché tutti ricevono qualche dono".

Andiamo a far festa in una famiglia. Ma lei, la sposa francese dell'algerino che ci ospita, resta in cucina perché è presente anche il cugino del marito. Il missionario va a salutarla alla cucina e a ringraziarla per il grande lavoro. "Lavorare per voi è stato un riposo",

gli dice.

Tra le cose che il marito ci dice, mi è piaciuta molto questa frase: "Sorridere è fare un dono, un'elemosina, per questo quando vado in un negozio, mi introduco dicendo: fatemi il dono del sorriso!".