Articoli e lettere 2009

p. Quirico Martinelli

2009

Inaugurazione chiesetta di Pargao

Suihari,  30 gennaio 2009

 Grande festa nel villaggio di Pargao, 

lontano una ventina di Km dalla Missione:

si inaugura la nuova chiesetta

dopo tanti anni di attesa.

La vecchia chiesetta di fango,

costruita 20 anni fa, ormai

era troppo piccola e malandata...

Ecco la nuova chiesetta

pronta per l'inaugurazione

avvolta nella nebbia mattutina...

Verso le 10 arriva il Vescovo,

accolto dal capo villaggio

e accompagnato dalle danze

delle ragazze del villaggio.

 

Tutto intorno nebbia:

i campi di riso

sembrano senza confini... 

 Dopo la lavanda dei piedi  e le collane di fiori per tutti gli ospiti, e dopo il taglio del nastro accompagnato  da preghiere e canti, si entra in chiesa:  e' uno splendore, dice una vecchietta, e' come essere in Paradiso...

La chiesetta e' dedicata a S.Paolo nell'anno che la Chiesa tutta dedica a questo grande apostolo.

 

Ecco la danza di inizio:

si portano i fiori,

l'incenso

e le candele

sul nuovo altare,

appena consacrato dal Vescovo...


Durante la S.Messa 11 nuove famiglie ricevono il Battesimo ( 40 persone tra piccoli e grandi).

Si sono preparate per tre anni e ora, insieme alla festa della nuova chiesetta, c'e' anche la loro festa di entrata nella Chiesa di Dio...

Queste 11 nuove famiglie di etnia Santal si aggiungono alle 15 famiglie del villaggio, cristiane gia' da parecchi anni.

Ci sono altre 50 famiglie Santal non cristiane  nella zona, con cui abbiamo buoni rapporti: infatti tante di loro hanno partecipato

alla festa della nuova chiesa.

 

Ma i tempi del cammino verso la Chiesa

sono nelle mani del Signore:

possono passare anche tanti anni:

noi seminiamo

e qualcun altro mietera'...

 


Ecco i nuovi battezzati

con le candele in mano

dopo le promesse battesimali.


 



Dopo la cerimonia in chiesa,

la festa continua fuori,

con un bel sole

che finalmente,

verso mezzogiorno,

rallegra e riscalda tutti...


 


Il capo villaggio

dona al Vescovo

un bell'ombrello colorato...



Poi si continua con le danze,

in attesa,verso le tre del pomeriggio,

del pranzo comunitario,

(tutto il villaggio insieme)

a base di riso,

verdura

e carne di maiale

 


Questa e' la lapide ricordo messa all'interno della chiesetta  sopra la porta principale:  "Con gratitudine e preghiere   in memoria di Moretti Ines .   Varallo - Italia  - 30 Gennaio 2009 "

La signora Ines di Varallo Sesia, morta due anni fa, da tanti anni nostra benefattrice, ha lasciato nel suo testamento  in dono alla nostra Missione i soldi per una chiesetta in un villaggio povero e bisognoso. Sicuramente anche lei dal cielo sara' felice e preghera' per la gente del villaggio Pargao.

A lei va la nostra gratitudine e le nostre preghiere.

p.Quirico


Giorni di lutto nazionale

Dinajpur, 1 marzo 2009

In Bangladesh questi sono giorni di lutto nazionale, per i tragici fatti accaduti nella capitale, Dhaka.

E' stata un'amara sorpresa un po' per tutti, perche' erano tanti anni che non accadevano cose simili, dai tempi dei diversi colpi di stato succedutesi tra 1975 e il 1985. Questi ultimi pero' erano avvenuti per mano dell'esercito regolare, mentre ora la rivolta di mercoledi' scorso e' avvenuta tra i BDR, un corpo paramilitare, una specie di guardia di frontiera e guardia rurale.

Non si capisce ancora veramente che cosa sia successo e il perche'. Si continua a cercare i dispersi e a ritrovare dei corpi: potrebbero essere piu' di 80 o anche 100 i morti della rivolta di settimana scorsa.

I BDR coinvolti nella rivolta sono un corpo di guardie, un corpo minore, si puo' definire, se paragonato all'esercito o alla polizia, che non aveva mai dato problemi, essendo anche sottoposto e guidato dall'esercito. Infatti il loro comandante supremo e anche tutti capi dei vari distretti sono ufficiali dell'esercito.

Ed e' proprio contro questi comandanti e ufficiali che si e' scatenata la rivolta nel centro di addestramento e principale campo della capitale Dhaka, e poi si e' estesa, pero' in modo minore, anche agli altri campi nei vari distretti. Qui a Dinajpur si e' sentito solo sparare per una mezza giornata all'interno del campo dei BDR, vicino al fiume, ma non si sa cosa sia successo: dicono che anche il comandante locale di questo campo sia stato ucciso.

I motivi che hanno scatenato la rivolta, riportati dai giornali, sembrano a prima vista troppo limitati per dei fatti cosi' gravi: c'erano delle lamentele sulle paghe e sul trattamento da parte di questi ufficiali dell'esercito. Per questo una delle principali richieste dei rivoltosi e' stata quella che i comandanti e gli ufficiali fossero scelti, d'ora in avanti, all'interno del corpo dei BDR e non piu' mandati dall'esercito.

Si stava svolgendo una settimana di celebrazioni in onore dei BDR a cui aveva partecipato anche il Primo Ministro e il giorno seguente alla sua visita c'era una celebrazione, all'interno di un teatro del campo dei BDR a Dhaka, a cui partecipavano molti invitati dell'esercito con le mogli e i figli e anche tre o quattro stranieri. Proprio durante questa celebrazione si e' scatenata la rivolta con l'uccisione del loro comandante supremo e di tanti ufficiali presenti alla cerimonia. Gli altri, (donne,bambini e stranieri), venivano presi in ostaggio. Sembrano siano morti anche tanti BDR che si erano opposti ai rivoltosi.

E' intervenuto subito l'esercito circondando il campo.

...  nella  terra  del  Bengala   la  speranza  non  cessa  mai  di  fiorire ...

Il governo si e' mosso bene e con cautela, chiedendo la resa attraverso dei mediatori e non facendo entrare l'esercito nel campo, evitando cosi' una strage piu' grande. Dopo la promessa di un'amnistia e la resa, i militari dell'esercito regolare sono entrati nei campi, hanno liberato gli ostaggi e arrestato i rivoltosi: molti di essi pero sono riusciti a fuggire. Ora si continua a cercare i corpi dei dispersi, come dicevo sopra: si sono trovate delle fosse comuni e altri corpi

nell'acqua dei laghetti e del fiume. Non si hanno ancora delle cifre certe dei morti, ma potrebbero essere anche un centinaio.

Il Governo ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale: non sembra al momento che ci siano motivazioni politiche sotto la rivolta, ma sembra strano che un fatto cosi' grave sia capitato a caso e all'improvviso. Il governo e' appena entrato in carica dopo le elezioni generali del gennaio scorso, che venivano dopo due anni di governo provvisorio durante i quali erano state sospese tutte le attivita' del parlamento e dei partiti politici. Il parlamento infatti ha rincominciato la sua attivita' solo da alcuni giorni.

Speriamo in bene per il Bangladesh: che la sua giovane democrazia sia abbastanza forte per superare anche questa grave crisi.

 

Ricordiamoci nella preghiera.

Buon cammino di Quaresima di conversione.

Una preghiera di cuore

p.Quirico.

Quaresima e digiuno

Suihari,  8 marzo 2009

“Questo è il digiuno che voglio, dice il Signore:

sciogliere le catene inique, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo ...

dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo...

( Isaia 58,6-7 )

Enzo Bianchi  -  Le Nuove penitenze  -  La Stampa, 3 marzo 2009

La mia generazione, cresciuta in un’epoca ancora di cristianità, era educata umanamente e cristianamente a “fare sacrifici”. Si era invitati sovente, soprattutto dalla chiesa, a privarsi di qualcosa, a sacrificare qualcosa, a “fare fioretti”, come si diceva. Negli anni del dopoguerra, in cui molti vivevano in condizione di fame e miseria, “fare sacrifici” non era per costoro un’opzione, ma semplicemente la condizione toccata loro in sorte. Ma quell’invito ossessionante alla privazione, sovente svuotato di ogni motivazione e slegato dalla possibilità di vederne i frutti, creò di fatto una reazione di rigetto: nessuno volle più sentir parlare di sacrifici, né tanto meno continuare a farli, soprattutto nell’ora del boom economico.

La chiesa in occidente, così precisa nel prescrivere astinenza dalle carni e digiuni – al venerdì, durante la quaresima ma anche alla vigilia delle grandi feste – si adeguò ai nuovi tempi, così che oggi il digiuno è rimasto come precetto per i cattolici solo per l’inizio della quaresima – il mercoledì delle ceneri – e per la sua fine, il venerdì santo, giorno della memoria della passione e morte di Gesù Cristo. Sì, la mia generazione è di fatto responsabile della mancata trasmissione alle nuove generazioni del valore del sacrificio. Ora, se non siamo capaci di comunicare la serietà del valore del sacrificio, ci ritroveremo con nuove generazioni incapaci di intravedere un orizzonte di bene comune e di speranza, vedremo rarefarsi gli uomini e le donne pronti a dedicare tempo, mezzi, energie, beni per una maggiore umanizzazione, per la crescita di una convivenza pacifica, per l’affermarsi di valori e principi degni dell’uomo. Mancanza grave, in verità, perché il sacrificio è una cosa seria: è il privarsi di un bene, l’astenersi da una possibilità in vista di un bene più grande. Spendere le proprie energie, fino al gesto estremo di sacrificare la vita stessa è possibile e doveroso se con quel sacrificio si ottiene giustizia, pace, libertà. Non dimentichiamo, ad esempio, che se noi oggi godiamo della libertà e della democrazia è grazie a quanti hanno sacrificato la propria vita per conquistarle e difenderle.

Così, quando la chiesa chiede di digiunare il venerdì santo non lo fa per alimentare una sterile “mortificazione”, ma perché sa che il rapporto che ogni essere umano ha con il cibo è qualcosa di decisivo, sa che l’oralità va disciplinata, che la voracità favorisce l’aggressività e il narcisistico soddisfacimento dei proprio istinti. È opera di umanizzazione far sì che l’istinto – che ci accomuna alle bestie – sia trasfigurato in desiderio, in un anelito che tiene conto degli altri ed è consapevole dell’esigenza della condivisione di quanto ci fa vivere, a cominciare dal pane e dal cibo. Occorrerebbe far capire questo significato profondo del digiuno in un’epoca in cui si è perso il senso stesso del mangiare come atto di comunione, di condivisione. Si capirebbe così anche la dimensione sociale del digiuno, rimarcata con forza già dai profeti: “Questo è il digiuno che voglio, dice il Signore: sciogliere le catene inique, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo ... dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo... “ (Isaia 58,6-7).

Quando oggi si viene invitati all’astinenza, sarebbe bene viverla anche da tante realtà che ci condizionano e che ci distraggono dal vedere il bisogno dell’altro e dalla solidarietà con chi soffre: perché non pensare a un sano digiuno dal troppo parlare, dalla dissipazione del non fermarsi mai a pensare, dall’invadenza pervasiva della televisione, magari anche

dall’ottundimento del comunicare il nulla con una miriade di messaggini – come suggerito un po’ sbrigativamente da qualche ufficio di pastorale giovanile... Certo, chi fa inviti in questo senso deve anche saper motivare i sacrifici richiesti, deve farne emergere le ricadute positive su chi li vive e sugli altri, altrimenti si ottiene ancora una volta l’effetto contrario: si dissolve il significato autentico del sacrificio banalizzandolo a una pratica estemporanea e curiosa.

Non si dimentichi infine che quando la chiesa chiede il digiuno in determinati giorni, invita i cristiani a viverlo simultaneamente e tutti insieme, invita cioè ad assumere personalmente un sacrificio carico di una oggettività che gli viene da un vissuto comunitario. Se ciascuno assecondasse le proprie bizzarrie e stravaganze nel scegliere il “sacrificio”, sostituendo una prassi condivisa con quanto lui trova più facile o attraente, si ricadrebbe ancora una volta nella logica del “fai da te” che tanto danno sta procurando alla nostra società odierna e ai suoi valori un tempo condivisi. 

Buon Anno 1416

Suihari, 20 aprile 2009

Il nuovo anno bengalese e' iniziato il 14 Aprile scorso con canti, danze e tante nuove speranze... Ora in Bangladesh e' l'anno 1416Auguri di ogni bene per tutti

Nota storica.  

I giornali bengalesi portano sempre tre date nell'intestazione:2009 (l'anno cristiano)  1416 (l'anno bengalese)  1430 (l'anno mussulmano) Il Bangladesh e' un paese al 90% mussulmano, e il numero 1416 del nuovo anno bengalese come origine e' legato al calendario mussulmano che inizia a contare gli anni dalla fuga di Maometto dalla Mecca a Medina (622 d.C.) il momento in cui e' iniziato ufficialmente il Mussulmanesimo.Pero' il calendario mussulmano oggi e' leggermente diverso ancora da quello bengalese: infatti per i mussulmani quest'anno e' l'anno 1430 (14 anni di differenza).  

Questo dipende dal fatto che l'imperatore Akbar che ha iniziato il calendario "bengalese" ("indiano" si dovrebbe dire, perche' allora non c'era il Bangladesh e la regione era tutta India) ha cambiato il calendario mussulmano che e' lunare in calendario solare, per una questione di tasse. Infatti col calendario lunare non era facile raccogliere le tasse che allora erano legate ai raccolti della terra; con il calendario solare diventava invece piu' agevole perche' coincideva con le stagioni e il raccolto.

Ma il calendario lunare e' piu' corto di 11 giorni all'anno e cosi' a poco a poco i due calendari che all'inizio erano uguali si sono differenziati.

Il miracolo di Radika

Suihari -maggio 2009

 “ Vado da Gesu’ ”  

cosi’ disse Radika, una bambina Oraon, non cristiana,

che frequentava la scuola della Missione.

Morì improvvisamente mentre era a casa in vacanza.

Stroncata in un giorno, forse per difterite.  

 

Capendo cosa le stava accadendo,

ha prima chiesto alla sua famiglia di pregare insieme,

ha spiegato che stava andando da Gesù,

ha chiesto perdono, e infine ha detto che voleva vedere

i padri e le suore della missione:

ma a causa della lontananza del villaggio, nessuno riusci’

ad andarci in tempo.   E cosi’ mori’.

 

Ne rimase fortemente colpito anche il papà che, da allora,

decise di frequentare la chiesa, alla domenica, con gli altri cristiani del villaggio.

Era il primo passo per ricevere, un giorno, il Battesimo.

Passarono pero' nove anni...

Nove anni dopo, quel giorno è arrivato poco tempo fa,

quando la mamma di Radika, le due sorelle e il fratellino

hanno ricevuto il battesimo: il papa’ nel frattempo pero’

era già morto anche lui.

la famiglia di Radika oggi

La mamma contenta e commossa ha parlato di Radika come se fosse ancora viva e presente. 

Radika non ha ricevuto il battesimo ufficiale,

ma certamente quello di desiderio,

ed essendo andata dal Signore prima di tutti,

ha portato poi da Lui anche tutta la sua famiglia.

Ci sono voluti pero’ otto anni di attesa…

In ricordo di p. Giovanni Abbiati

Suihari - 5 ottobre 2009

Conosco p.Giovanni dagli anni delle medie e del ginnasio, passati insieme nel Seminario di Como. Dopo la quinta ginnasio, p.Giovanni e' entrato nell'Istituto dei Missionari Saveriani di Parma; quattro anni dopo, anch'io ho lasciato il seminario diocesano di Como per entrare nell'Istituto Missionario del PIME di Milano. 

Dopo una decina di anni, ci siamo ritrovati in Bangladesh, lui nella Diocesi di Khulna, io in quella di Dinajpur. Ogni tanto ci trovavamo:si parlava volentieri insieme; era sempre entusiasta e contento del suo lavoro, specialmente delle cooperative di artigianato delle donne, che gli davano tante soddisfazioni, insieme a tanti problemi. Lo scorso Febbraio era venuto in Bangladesh il Vescovo di Como Mons.Diego Coletti,  a predicare gli Esercizi Spirituali ai missionari italiani e p.Giovanni era venuto qui da noi a Dinajpur per partecipare agli Esercizi e avevamo passato una bella settimana insieme .

E noi,

che abbiamo sempre fretta, che andiamo per le  campagne 

e i villaggi del Bangladesh, nella speranza di vedere qualche frutto

o almeno qualche germoglio…

il Signore ci invita  alla pazienza e alla fiducia in Lui… 

“ il Regno dei cieli e’ come un uomo che getta il seme nella terra;

dorma o vegli, di notte o di giorno,

il seme germoglia e cresce, come, egli stesso non lo sa…”   

(Vangelo di Marco 4,27)

Pur nel dolore per la sua perdita, ringraziamo il Signore per il dono che p.Giovanni e' stato per il Bangladesh e per tutti noi. Riposa in pace, caro Giovanni, e prega per noi il Signore perche' abbiamo a continuare il nostro lavoro in Bangladesh con il tuo stesso amore ed entusiasmo.

p. Quirico 

Nota: Sono quattro i missionari italiani morti per incidenti stradali in Bangladesh negli ultimi dieci anni: nel 1998 p.Marco Mattiazzi,saveriano,di 30 anni; nel 1999 p.Tedesco Sebastiano,saveriano,di 62 anni; nel 2007 p.Giacomelli Sandro del PIME, di 68 anni, di cui ricorre il secondo anniversario della morte proprio domenica prossima 18 Ottobre,Giornata Missionaria Mondiale; ed ora p.Abbiati Giovanni, saveriano,di 61 anni. Preghiamo il Signore perche' mandi operai nella sua messe e li protegga anche...

Buon Natale da Suihari

Suihari, 11 dicembre 2009

Carissimi tutti,

tanti saluti dai nostri bambini insieme ai "nuovi arrivati": due caprette, tre pecorelle ed otto cagnolini, tutti nati in una settimana!

La nostra "famiglia" è sempre in crescita: 375 sono i bambini delle "elementari", che vivono qui con noi nell’"Ostello" della "Missione" tutto l’anno, insieme alle 45 ragazze del "Centro di Cucito", alle 12 ragazze del "corso di maglieria" e alle 12 ragazze del "corso di computer". Per non parlare della "fattoria", con le mucche, le capre, i maiali, le pecore, i conigli, le galline, le anatre "reali" e quelle "normali"…

Siamo una grande "famiglia", dove tutti si danno da fare… Infatti, i nostri ragazzi, oltre alla scuola, allo studio e al gioco, nel pomeriggio hanno anche un tempo di lavoro nei "campi", dove si coltiva la verdura e la frutta, e nella "fattoria", dove accudiscono agli animali. È un lavoro fatto a "gruppi", utile, educativo ed anche divertente: dovevate vedere la loro gioia quando sono nati i nuovi "cuccioli"!

Sono le gioie "semplici" della vita, che aiutano ad essere anche più buoni gli uni con gli altri. Che bello! Del resto il messaggio del "Natale", con la capanna, i pastori e le greggi nella campagna di Betlemme, parte dalle cose più "semplici" e belle della terra per farci guardare al "cielo", alla "stella", a Gesù che viene a portarci la sua gioia e la sua pace. Chiediamo al Signore la grazia di conservare questo stupore per le cose "semplici" e belle che ci vengono donate, e la capacità di guardare in "alto", alle cose che contano di più, ma che tante volte sembrano "lontane"…

Il "Bambino Gesù" riempia i vostri cuori con la sua gioia e il suo amore…

Un grazie di cuore e un grande abbraccio dai bambini della "Missione" di Suihari!

Auguri di ogni bene!

Una preghiera di cuore per tutti!

P. Quirico Martinelli