8Voci dal Bangladesh - 2009

p. Silvano Garello


Voci dal Bangladesh - 2009


Il libro di Pinocchio di Collodi e l'amicizia di Matteo Ricci in bengalese

ottobre 2009

L’Ambasciatore dell’Italia presso il Bangladesh, sua eccellenza Itala Occhi, ha voluto donare al mondo educativo del Bangladesh il classico libro di Carlo Collodi.

“Le Avventure di Pinocchio,” che si dirigono ai piccoli ed ai grandi, rilanciano in modo originale l’avventura del farsi uomo. Il cammino della liberta’ umana e’ spesso raffigurato dai grandi nella sua drammaticita’. Questo cammino deve essere anche nuovamente presentato ai piccoli come l’avventura coinvolgente di entrare in un mondo di forze benevoli e ostili , ma anche come l’arricchirsi progressivo di esperienze personali che possono dare forma al proprio carattere. Il nostro mondo moderno ha ancora bisogno della favola per poter sognare nuovi modi di vivere.

Alcuni anni fa, il missionario saveriano p. Marino Rigon, figlio di una maestra, ha pensato di aiutare uno scrittore bengalese a riscrivere questa storia. Recentemente, lo scrittore Tareq Reja, ha ripreso in mano quel primo documento, arricchendolo di piccole poesie introduttive di ogni capitolo e vivacizzazione dei dialoghi. Questa nuova edizione ha conservato le illustrazioni di Fiorenzo Faorzi della editrice Adriano Salani. Essa e’ stata presentata da p. Silvano Garello e dal giornalista Kabbo Kamrul ad un editore laico, Sahina Rahman dell’Accademic Press and Publisher Library.

Pinocchio viene ora offerto alle istituzioni educative, come librerie, scuole secondarie, ostelli dei giovani, sicuri che in questi ambienti possa essere valorizzato non solo come lettura di intrattenimento, ma anche come strumento di dialogo.

Proprio in tema di dialogo tra le culture, il Bangladesh si sta rivelando sempre piu’ come un paese aperto ai contributi letterari e pedagogici di altri paesi. Recentemente il p. Silvano Garello ha presentato un’edizione in Bengalese del libro dell’Amicizia di Matteo Ricci. Qualcuno si e’ sorpreso perche’ questo libro sia stato inserito in una collana di altri cinque libri che sviluppano il tema della ‘guarigione’. Ma si tratta proprio del processo profondo del dialogo come strumento di ‘guarigione’ delle nostre relazioni ‘malate’ in campo culturale e religioso. L’amicizia puo’ diventare per tutti un cammino affinche’ il nostro cuore diventi una casa ospitale e ben disposta ad arricchirsi dei doni e delle domande degli altri.

Il crocefisso nel cuore e quello appuntato sul mio taschino

novembre 2009

Da molti anni porto, appuntato al taschino della camicia, un piccolo crocefisso. Questa è la mia ‘parete di scuola’, discreta e silenziosa che mi interroga e suscita in chi mi incontra domande che vanno ben oltre il convenzionale.

Per me il Bangladesh è la terra del Servo sofferente. Mostrare alla gente il crocefisso non significa esibizione di fede, ma risposta plausibile alla grande domanda sulla sofferenza umana.

S.Paolo e s. Pietro hanno presentato ai romani ‘senza pietà’ e incapaci di amare la Buona Novella di un Dio che non è indifferente al dolore umano, tanto che, riempiendolo del suo amore ne ha fatto strumento di salvezza. Se questa Buona Notizia ci sostiene ancora e ci spinge a proporla tutti i popoli, significa che la nostra vita non è un rebus insolubile, ma è segnata da un mistero: ’Dio ha tanto amato gli uomini da dare il suo unico Figlio affinchè essi abbiano la vita’. Facendo il segno della croce, chi crede accoglie, in modo sempre nuovo, questo amore che non si è solo fissato in un momento preciso della storia, ma che ne tocca tutti i momenti.

Il piccolo crocefisso appuntato sul mio taschino mi ha accompagnato come missionario non solo in Bangladesh, ma anche in Nepal, in Tibet, in Cina e in Russia. Nessuno mi ha mai chiesto di togliermelo di dosso. Anzi, in molti casi, e’ stato come la scintilla per instaurare un dialogo sul senso della vita. Quando la gente viene a sapere che Gesu’ Cristo è morto

perdonando i suoi crocefissori, allora percepisce meglio che Gesu’ non è solo il compagno di chi è condannato ingiustamente, ma anche colui che espia il peccato del mondo.

Soprattutto i bambini vogliono toccare il mio piccolo crocefisso. Forse essi sentono il segreto desiderio che la sua mano si allunghi verso la loro, come fa Gesù nel film Marcellino pane e vino. Ritengo che il mio piccolo crocefisso, accompagnato da un sorriso, sia il migliore biglietto da visita per presentarmi in una famiglia, in una scuola, in un ospedale o per intrattenermi con chi incontro per strada. Dallo sguardo su di Lui vorrei che scaturisse lo sguardo su di me.

Trovandomi in Bangladesh, resto pensoso nel sentire che in Italia ci sia un movimento di chi vuole togliere il crocefisso dai luoghi pubblici e dalle scuole.

Mi addolora il pensiero che forse per alcuni di costoro il Crocefisso non trova più posto nel loro cuore. Perchè questo rifiuto di riconoscersi in Lui? Come si è spezzata questa amicizia?

Ma, nello stesso tempo, voglio sperare che proprio i bambini avranno ancora il coraggio di farsi il segno della croce, e di chiedere ostinatamente a non essere lasciati orfani di dell’amore di Chi non abbandona mai nessuno, neanche quando viene abbandonato.











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