Le Cartoline di p. Silvano - 2007

p. Silvano Zoccarato


2007


Il primo dono - Oggetto di stima e di risentimento - Lasciarsi amare

Ora sorridono - Anche questa è missione - Perché vi scrivo... - I tre si metteranno d'accordo? - Volete un po' di sabbia? - Una bella notizia

Se vuoi restare in Algeria... Il Ramadan di una algerina - Il primo dispiacere - Mattino di bene, mattino di luce

10 giorni ad Algeri - 35 nuovi arrivati - I musulmani - I cristiani - Il Centro Diocesano - Il vescovo Teissier - I "Piccoli Fratelli di Gesù" - Suora protestante - Studenti africani - Ritorno a Touggourt


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Il primo dono

Touggourt, 10 settembre 2007


In qualche giornale algerino si legge spesso che i cristiani approfittano della loro carità per fare del proselitismo e mi sono accorto che alcune persone hanno questa idea su di noi. Per esempio, mi è capitato qualche volta di voler corrispondere con un dono a chi mi aveva reso un servizio. Assolutamente non ha voluto niente, per cui ora quando ricevo qualcosa, accolgo con gioia e mi fermo lì. L'importante è mantenere bene l'amicizia e questo è veramente ciò che conta. Non è sempre facile fare del bene.

Ma vivendo con la gente, vieni a conoscenza di tante necessità e allora bisogna saper intervenire. La prima bella occasione mi è venuta da una suora, che conosceva una famiglia nomade che viveva nel deserto in un modo miserevole. Si trattava di procurare una tenda, e una tenda per beduini è qualcosa di consistente e che costa una bella cifra. Ora quella famiglia vive felice. Vi manderò le foto.

Una seconda occasione fu di assicurare l'alloggio per un'altra famiglia. E stamattina le "Piccole Sorelle" mi hanno segnalato un'altra necessità. È veramente bello poter intervenire, e senza fare rumore.

Poi ho degli amici che diventano la mia mano, quando vedono dei casi in cui c'è veramente bisogno. La destra non sa dove lavora la sinistra, dove il cuore vuole arrivare.

Oggetto di stima e di risentimento

Touggourt, 10 settembre 2007

Come italiano mi capita di sentire: "Gli italiani, bravi, gentili, rispettosi". Ma anche: "Gli italiani, lavoratori, ma con qualche bestemmia". Fin qui espressioni a livello di comportamento. Il più duro è quando la conversazione porta "a galla" fatti della storia in cui i cristiani, gli europei, hanno commesso crudeltà, ingiustizie; oppure quando si è accomunati e giudicati per tutte le situazioni di guerre, invasioni, intrusioni e dominio. Altro tema è quello della chiusura, della difficile accoglienza dello straniero, e degli scandali. L'Europa vive e trasmette dei veri valori? È cosciente della vocazione di mettere a profitto di tutti quanto di meglio ha ricevuto e raggiunto?

Mi piace questa preghiera del Card. Martini...

"Padre dell'umanità, Signore della storia,

donaci di impegnarci per un'Europa dello Spirito,

fondata non solo sugli accordi economici

ma pure sui valori umani ed eterni.

Un'Europa capace di riconciliazioni

etniche ed economiche,

pronta ad accogliere lo straniero,

rispettosa di ogni dignità.

Donaci di guardare con fiducia il nostro dovere

di suscitare e promuovere una intesa tra i popoli,

che assicuri, per tutti i continenti,

la giustizia e il pane, la libertà e la pace."

Lasciarsi amare

Touggourt, 10 settembre 2007


Vi ho già raccontato di quando, trovandomi senza pane, una persona è venuta alla porta con un bel pane.

Ma mi sono commosso ancora di più quando i vicini si sono accorti che non avevo più gas, e a mezzogiorno in punto uno è venuto con un pasto completo di "cous cous" e con una bottiglia di succo di frutta e una bella mela.

Ero così contento che mi è venuto in mente di telefonare alla cognata Graziella, a Treviso, per invitarla a mangiare del "cous cous". La telefonata scherzosa era l'espressione della mia gioia, nel vedere così tanta attenzione e gentilezza nei miei confronti.

È bello lasciarsi "circondare" così. È bello amare ed è bello lasciarsi amare. In realtà anche con Dio è bello amarlo, ma è ancora più bello capire, accorgersi che Dio ci ama.

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Ora sorridono

Touggourt, 23 marzo 2007

Cerco di salutare tutti e quasi tutti rispondono. Qui il saluto più frequente comporta anche il posare la mano sul petto come per dire: "Ti saluto col cuore!". Ormai conosco parecchie espressioni di saluto, ma ne sento sempre di nuove.

Il più bello è quando mi sorridono e soprattutto quando qualcuno dice "Ya kuia!" (mio fratello). Lo sento come un segno di riconoscimento. Non sono più uno sconosciuto e un "foresto", ma uno che si rivede volentieri. E anch'io incomincio a riconoscere...

Ma so che un giorno incontrerò anche chi non mi vuole salutare.

Per le donne, mi hanno detto che è meglio evitare. Solo se si conoscono, altrimenti dietro l'angolo ci può essere il marito che si accorge, e possono essere guai soprattutto per la donna.

I bambini sono come tutti i bambini del mondo. Quando mi vedono da lontano, corrono a darmi la mano e mi salutano "Silfano, Silvano!". E quanto sono belli! C'è quello vestito da cappuccino come molti adulti, l'altra come la suora di "Maria Bambina". Per la strada vedi suore di tutti gli ordini, tutte musulmane.

A Touggourt vive gente di tutti i secoli, dal beduino all'ultramoderno.

A volte il telefono mi fa correre e sento: "Salam alaikum". Alla mia risposta: "Pronto", che ormai molti capiscono, qualcuno mette giù perché ha sbagliato numero. Allora proprio mi scappa un bel "Salam", nostrano.


Anche questa è missione

Touggourt, 23 marzo 2007

Ad Algeri nella casa diocesana si fa festa: spaghetti alla carbonara (montone al posto del maiale), qualche "ombra" e anche un bicchierino di "grappa". L'arcivescovo mi si avvicina e dice: "Vedi l'uomo col grembiule... è un italiano. Ogni tanto ci regala una spaghettata!". Dovevate vedere i missionari come se la gustavano! E io, dopo cinque mesi di astinenza, ho ritrovato il gusto di qualcosa di "nostrano".

Mi sono avvicinato a lui, e... che sorpresa quando mi ha detto che è di Montaner (Vittorio Veneto). Ci siamo raccontati un sacco di cose, perché il suo vecchio parroco, Don Faè, o meglio "Don galera", mi aveva ospitato in casa sua quando, da ragazzo, ero ammalato di pleurite e rischiavo il sanatorio. Un prete originale come pochissimi e soprattutto... santo (alla sua maniera!). "Don galera"..., perché era stato imprigionato per aver salvato dei partigiani. Il vescovo lo aveva liberato, ma sua sorella era morta in campo di concentramento, in Germania.

Questo amico, fiero col suo grembiule di massaio, mi ha detto che i primi giorni ad Algeri non sapeva dove andare a pregare. Finalmente trovò la Casa Diocesana e ora non manca mai. Da buon italiano sa farsi onore e voler bene. Ha detto che verrà a trovarmi a Touggourt e... con la grappa! Non ditelo a nessuno!!!

Pochi giorni fa, l'ho sentito al telefono: "Padre Silvano, ti chiedo una preghiera per un mio figlio che non è messo bene". Alla messa ho fatto pregare anche le "Piccole Sorelle".

Anche questa è missione.


Perché vi scrivo...

Touggourt, 23 marzo 2007

Come amici, so che condividete la mia missione, e so che vivete la missione anche lì dove siete, e non è facile. Chissà che insieme, allargando le nostre amicizie, non si arrivi un giorno a formare nel mondo una sola famiglia, in cui tutti sono aiutati a crescere e a vivere dentro valori di giustizia e di amore. Il fatto è che non ci si conosce, e per molto tempo abbiamo considerato "gli altri", vicini e lontani, come gente che dà fastidio al nostro vivere tranquilli, nella nostra pace. I musulmani li abbiamo sentiti come un pericolo e la loro presenza, non essendo ben regolata, può creare ancora dei problemi. C'è poi il terrorismo...

Non entro nella discussione... Ma credo che bisogna essere gente che sa ancora sognare e credere. Gesù è morto per che cosa? Lì nel quartiere e negli incontri, un discepolo di Gesù deve essere sempre un sognatore e un portatore di pace. Dobbiamo farcela, insieme.


I tre si metteranno d'accordo?

Touggourt, 23 marzo 2007


Seduto nel mio piccolo "giardino-paradiso", ogni tanto guardo in alto. Sopra il tetto della vecchia chiesa vicina, ora vedo la piccola croce, ancora lì per volere dei vicini; ora vedo l'antenna della Tv, messa quando la Chiesa è passata all'associazione della Croce Rossa musulmana e che si chiama Luna Rossa, e poi vedo, sul portone della Chiesa, la bella Luna Rossa con la stella accanto. Ogni tanto una colomba va a riposarsi sulla croce, e poi vola sull'antenna, e poi passa sulla Luna Rossa per cercare il suo nido nelle case vicine.

Da sognatore che sono, mi chiedo che cosa si dicono Colomba e Croce, Colomba e Tv, Colomba e Luna Rossa, e i tre, quando conversano tra loro.

È qualche mese che ci penso e... ci prego. Forse un giorno la mia fantasia mi dirà qualcosa. Avrei piacere che ci pensaste anche voi, e ditemi dove vi ha portato la mente e il cuore.


Volete un po' di sabbia?

Touggourt, 23 marzo 2007

Ve ne mando quanta volete, bella, fine, rossiccia. Il vento me la porta a casa, sul letto, tra i libri, sugli spaghetti, negli occhi. È inutile che mi metta subito a pulire... il vento soffia ancora! Passa attraverso le fessure. Le mie calze sono tutte triturate sotto, perché la sabbia mi entra anche sotto i piedi. Quando farà caldo, andrò coi sandali. Spero di salvare il computer e il registratore. Il vescovo un giorno mi ha preparato dicendomi: "Chi ama il deserto, accetta anche la sabbia!".

Dopo queste righe, sono uscito per celebrare la Messa dalle "Piccole Sorelle". I marciapiedi erano coperti di sabbia scivolosa e per strada tanti cappuccini e cappuccine. Ora capisco perché gli arabi si vestono così e si avvolgono il volto di un lungo tessuto, lasciando liberi solo gli occhi. Adesso, per la polvere, e quando farà caldo, per il caldo! Appena fuori dal caseggiato, inoltrandomi verso il deserto, il vento era ancora più forte. Scopava l'asfalto e mi soffiava dietro, forte, assieme a nuvole di sabbia e sacchetti di plastica. Per fortuna peso un po'. Solo due tipi non avevano il volto coperto: un asino che tirava con fatica il carretto, e il Silvano che i bambini sul carretto hanno riconosciuto e gli hanno gridato: "Ciao Silvano!". Arrivato dalle "Sorelle", sono passato davanti al muro di cui la fondatrice Maddalena aveva fatto scavare le fondamenta varie volte, perché il vento di notte ricopriva lo scavo di sabbia, e per fare le fondamenta hanno dovuto lavorare durante una notte.

Tornato a casa, avevo il vento contrario. Lo sento ancora addosso e ritrovo qualche granellino di sabbia negli orecchi. Ripenso alle parole del vescovo: "Chi ama il deserto, accetta anche la sabbia!".


Una bella notizia

Touggourt, 23 marzo 2007

Cari amici. Ho incominciato a celebrare in arabo... Le "Piccole Sorelle" mi aiutano e per ora accettano qualche mio errore. "Bismil 'abi!". Nel nome del Padre!

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Se vuoi restare in Algeria...

Touggourt, 4 marzo 2007


Il vescovo Teissier, ai nuovi arrivati in Algeria, propone sette sfide, o meglio, sette condizioni. E ce le dà scritte in due fogli fitti, perché possiamo leggerle e capirle bene. Le sintetizzo, adattandole per me.

1. Mettiti bene in testa che qui non hai più le folle cristiane come in Camerun. In Algeria c'è qualche migliaio di cristiani stranieri e qualche decina di cristiani algerini, che in più sono di cultura araba, berbera, musulmana, e senza un'antica e solida cultura cristiana, come per i cristiani delle chiese del Medio Oriente.

Bisogna scoprire la missione che Dio ci ha affidato, di essere Chiesa di tutto il popolo, anche se questo è musulmano. Si tratta quindi di scoprirvi degli amici e dei fratelli. Non è il numero che conta, ma la qualità del rapporto.

2. Non basta amare la Chiesa d'Algeria, ma è l'Algeria che va amata, e quindi gli algerini. Ciò comporta uno sguardo che sappia capire l'Islam e rispettarlo, come religione del popolo al quale siamo inviati.

3. Si ama l'Algeria nelle persone che incontriamo. Questa solidarietà non viene da sola, ma sapendo cogliere le occasioni e gli incontri come inizi di un'amicizia che può nascere e svilupparsi. Questo è prioritario. Partire e mirare sull'amicizia.

4. Per poter far questo, bisogna inserirsi nel tessuto e in un aspetto della vita, in qualche centro d'interesse: azione sociale in tutti gli ambiti e azione educativa (assistenza scolastica, biblioteche, formazione dei giovani, delle donne, ecc.). Poi ci sono altri campi: economia, artigianato, agricoltura, cultura, arte, stampa, teatro, ecc.

5. Per avvicinarsi, bisogna saper entrare nella cultura. La conoscenza della lingua e della religione non basta, perché la cultura è più vasta. Cultura è anche cucina col suo cibo, musica e canto, sport, letteratura e tradizioni della vita quotidiana.

6. Saper relativizzare le difficoltà, le propagande, le violenze e gli scoraggiamenti del paese. La missione è anche missione di speranza. Certo il paese ha attraversato immense sofferenze, correnti diverse, le cui tracce sono ancora evidenti. Per trent'anni un partito unico. È difficile dimenticare. Le relazioni non sono facili. Ci sono ancora scoppi di violenza e quindi lo scoraggiamento dei giovani. Bisogna saper riprendere fiato. Tra le difficoltà, quella delle pratiche per avere un visto, carta di residenza, ecc.

7. Trovare in se stessi, con l'aiuto di Dio, i mezzi di ricarica spirituale, secondo le tappe del percorso.

In altri paesi ci sono molti aiuti. Qui le comunità sono piccole e molto distanti tra loro, e ciò comporta dei sacrifici: clima, viaggi, spese e fatiche... È sul posto che si devono trovare gli aiuti. Per questo è molto importante il rapporto con gli abitanti, anche e perché musulmani.

In questo rapporto alcuni missionari sono stati esemplari, come il Padre Cominardi che ha percorso palmo a palmo il deserto, scoprendo molti segreti e condividendo l'amicizia con tante persone. Ci sono rimasti di lui gli studi, i reperti di graffiti e bassorilievi trovati, e le poesie scritte dalla piccola ammalata Someya, musulmana, con la quale aveva vissuto una spiritualità di grande valore.

Il Ramadan di una algerina

Touggourt, 4 marzo 2007


Si possono dire tante cose sul Ramadan, il digiuno di un mese dei musulmani, e si possono dire tante cose sui musulmani: non tutti sono uguali e non tutti praticano la loro religione. Mi limito a quello che ci ha raccontato una donna ad Algeri.

"Dio ci ama. In noi c'è troppo disordine. Dobbiamo pulire il cuore. L'importante è tenerlo tutto per l'amore di Dio, e fare un vero lavoro nel nostro interno, per arrivare alla pace vera coi fratelli. Si tratta di tenere bene il cuore. Durante il Ramadan, non basta il digiuno, il non fumare, il non fare atti sessuali, ma bisogna tenere il cuore tutto per Dio e per i fratelli. Tendere a lui, 24 ore su 24. Sapersi avvicinare ai fratelli, soprattutto a quelli che soffrono. Per poter far questo e prima di farlo, al mattino presto, bisogna procurarsi il cibo dell'anima, leggere e meditare il Corano. Anche durante il giorno, cercare di ritrovare la Parola di Dio. È bello farlo, sapendo che non si è soli. Meglio ancora, poterlo fare con altri, insieme. È bello pregare insieme, nutrirci dall'amore di Dio. Ogni sera, alla rottura del digiuno, è festa, perché ci si è aiutati a vivere il digiuno santo insieme. L'ultimo giorno, la gioia della festa è indicibile. Ci si vuol bene, ci si perdona, si vuole la pace, si aiutano i poveri...È Dio che ci mette questa gioia, questa forza, questa luce!".

Una "Piccola Sorella" racconta che un giorno si è trovata ad attendere l'autobus assieme a un altra signora. Anche lei col velo, come tutte le donne del paese. In quel momento di chiusura del digiuno tutto si era fermato. Il negoziante di fronte, prima di chiudere il negozio, porta loro un bel grappolo d'uva, un altro porta del pane. Un signore che le ha viste, entrando in casa, subito è ritornato con la zuppa.

Alla fine del digiuno è costume condividere quello che si ha. Per me, è ancora presto per dare dei giudizi. Ma posso dire che ho incontrato persone che ci credono e vivono una profonda spiritualità.

Il primo dispiacere

Touggourt, 4 marzo 2007


Era l'unico italiano presente a Touggourt per dei lavori. Mi ha detto che è dovuto partire per difficoltà con l'impresa. Ma già faticava a capire la gente e gli mancava un ideale: il lavoro e i soldi non bastano.

Vicino al computer, tengo il registratore che mi ha regalato. Mi aiuterà a studiare arabo, ascoltare un po' di musica, ma anche a sentire la mancanza di un amico.

Mattino di bene, mattino di luce

Touggourt, 4 marzo 2007


Così ci si saluta al mattino. Il sole arriva nel mio giardino, millimetro per millimetro. I fiori lo salutano aprendosi. Una palma slancia in cielo le sue mani e si copre di mille colori. Nel cielo, colombe intrecciano voli gioiosi, annunciano pace, armonia. Uccelli si danno il buon giorno. Sul terreno, il grembo di un vecchio battistero, messo a riposo, attende tempi migliori. Il sole sta riscaldando, la luce è più intensa, il cielo sempre più azzurro.

Lontano rumori di macchine. L'uomo rincorre... Anche la mia pagina accoglie la luce e l'animo si apre. Vieni Signore!

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10 giorni ad Algeri

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Dal 27 gennaio al 6 febbraio '07 ho partecipato a due sessioni di studio per i nuovi arrivati nella Chiesa in Algeria. Gli invitati a parlarci, oltre ad alcuni missionari, erano algerini musulmani e cristiani, uomini e donne, professori di università, giornalisti, artisti e gente impegnata nelle varie associazioni. Si è potuto avere un'idea della storia complessa vissuta in questo paese e delle problematiche attuali. I dieci giorni sono stati intensi e interessanti.

35 nuovi arrivati

Touggourt, 19 Febbraio 2007


In quest'ultimo periodo sono arrivate in Algeria una quarantina di persone, preti, suore e laici, anche coppie, da tutti i cinque continenti, e membri di varie famiglie e associazioni religiose e umanitarie. È un bel segno per il paese e per la Chiesa. Il governo si mostra aperto, purché non si faccia del proselitismo, e la Chiesa può rifarsi un po', dopo il difficile periodo vissuto.

Io ero il solo italiano. Con questo arrivo si tratterà per la Chiesa di mettere bene insieme il cammino degli "anziani", esperti prudenti e saggi, col cammino dei "giovani", entusiasti e intraprendenti, come è il caso dei latino-americani e dei sud-sahariani.

I musulmani

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Ci hanno parlato liberamente e senza peli sulla lingua, e rispondevano alle nostre domande. Si è sentito veramente come vivono la loro fede nella società e quello che si attendono da noi. Certo non tutti sono, e siamo, preparati a un'apertura e a un dialogo franco e costruttivo. A volte bisognava saper interpretare e poi completare quello che veniva detto. Vivendo e mangiando con loro, si sentiva che si poteva stare bene insieme e avviare una fraternità.

I cristiani

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Ci hanno fatto sentire quello di cui ho già scritto. La loro vita di algerini cristiani è possibile, ma spesso la società e la famiglia non accettano il fatto che un algerino possa farsi cristiano. Alcuni sono conosciuti come cristiani, ma hanno dovuto superare tante difficoltà e ciò non è ancora finito. Ho sentito il caso di una donna consacrata, che riceveva l'Eucaristia inviatale assieme a delle medicine. Alla sua morte la famiglia, che non sapeva che era cristiana, l'ha seppellita col rito musulmano. Portava al collo una catenella col simbolo del pesce, che per i primi cristiani era il simbolo di Gesù. Gliela aveva portata suo fratello come dono dalla Mecca, non pensando, certo, che sarebbe stato il segno della identità cristiana della sorella.

Il Centro Diocesano

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Eravamo ospiti di un grande Centro, dove lavorano anche gli impiegati di varie associazioni, dove si prepara una rivista in collaborazione coi musulmani e c'è una biblioteca aperta a ogni sorta di pubblico. È incredibile il flusso di persone che vi arrivano per riunioni di ogni genere. Lo chiamano "Centro della Carità e della Verità", perché anche nel periodo difficile in questo centro hanno potuto vivere momenti e incontri persone di varie tendenze.

Il vescovo Teissier

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Ho pranzato varie volte con lui e l'ho trovato di una grande semplicità. Ha una grande esperienza e conoscenza della società e della Chiesa. Conosciuto, rispettato e consultato anche dalle autorità. Se sono in Algeria è grazie a lui, che in un momento complicato ha potuto risolvere il problema. Il suo pregio più importante è la capacità di mettersi in relazione con tutti. A Natale e Pasqua, la TV algerina trasmette la Messa celebrata da lui e la sua omelia. Mi ha detto che è molto invitato in Italia. Lo sarà ancora nel mese di marzo al centro PIME di Milano. L'ho visto raccontare commosso e con fatica il fatto di quella ragazza algerina e cristiana, andata a Roma per la "GMG", e che si è messa a piangere quando si è nascosta davanti alla TV, per non correre il rischio di essere riconosciuta. In quel momento ha sentito forte la situazione del suo paese.

I "Piccoli Fratelli di Gesù"

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Vivono in un caseggiato popolare dentro un appartamento, dopo aver passato vari anni in una "bidonville". Tutto è piccolo e stretto a casa loro. C'è però anche un angolo per il Signore Gesù. Uno di loro ha fatto il facchino nel porto di Algeri, l'altro è il "tuttofare" nella casa diocesana, dove bisogna sbrigare pratiche di ogni genere. Conosce tutti gli uffici di Algeri, ed è disarmante con la sua corporatura di quasi due metri, e con la faccia sorridente e candida del bambino.

Mentre ero lì con loro, sono arrivate delle signore, velate, una per ritirare una pentola, l'altra per portarci del cibo, accortasi del mio arrivo. Poi è venuto un uomo con la bambina, semplicemente per salutarci, poi un bambino per vedere se c'era ancora la sua moto giocattolo, affidata ai "Fratelli" perché a casa sua non c'è posto. Mi sono reso conto di quello che fanno i "Piccoli Fratelli", discepoli di De Foucauld. È semplice: vivono con la gente, come la gente e per la gente.

Suora protestante

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Anche lei ci ha raccontato la sua vita. 52 anni in baraccopoli ad insegnare di tutto alle donne. Si è nutrita spesso dell'Eucaristia presso una chiesa cattolica e ha collaborato con tante associazioni. Ora fa la nonna. Le sue figlie non la lasciano mai sola, e vengono con le loro figlie e i figli delle figlie. Le raccontano tutto e le chiedono consigli di ogni genere. A noi ha detto: "Andate diritti verso il Signore e verso la gente. Lui vi dirà cosa fare. Per ora guardate, ascoltate, attendete".

L'ecumenismo è ben vissuto qui. La denominazione unica per tutti è quella di "Cristiani".

C'è però in una parte del paese un gruppo di evangelici, che stanno creando problemi per la loro azione evangelizzatrice un po' fuori dell'ordinario, almeno per questo paese. Speriamo e preghiamo perché siano prudenti, altrimenti sarà un pasticcio per tutti.

Studenti africani

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Dopo la prima sessione, c'erano due giorni di sosta. Ma un seminarista è venuto a dirmi che c'era bisogno dell'Eucaristia in un centro universitario. Non mi sono fatto pregare. A 50 Km. da Algeri, c'è una città dove vivono 20.000 studenti. In una sala dell'abitazione di un missionario, mi sono trovato davanti a una quarantina di studenti sud-sahariani. Per loro è il solo momento di trovarsi tra loro e poter vivere insieme la Messa. Ci sono poi altri incontri di formazione e di allegria. Visitando il centro universitario mi sono reso conto del sacrificio di questi giovani, lontani dal loro paese per quattro o cinque anni. Un giorno, alcuni saranno i dirigenti del loro paese, e l'esperienza vissuta sia socialmente che religiosamente li segnerà per sempre.

Tra loro ci sono gabonesi, camerunesi, guineani, ciadiani, e con loro ho potuto scambiare qualche frase nelle lingue imparate al sud e al nord del Camerun. Erano contenti e sorpresi. Per qualcuno forse è stato un momento di nostalgia. Lo è stato per me e ho promesso di ritornarvi ancora.

Ritorno a Touggourt

Touggourt, 19 Febbraio 2007


Arrivo alle sette di sera, dopo undici ore di viaggio in macchina con amici e in un mezzo pubblico, e dopo aver percorso 960 Km.

Davanti alla porta di casa trovo il mio amico C., che mi aspetta per darmi le chiavi che gli avevo lasciato per dei lavori. Non solo ha eseguito tutto e bene, ma ha dovuto anche riparare e rifare la conduttura dell'acqua che si era rotta per vecchiaia. Il guasto gli era stato segnalato da un vicino, anche lui "angelo protettore".

La casa era uno splendore e profumata, perché pulita, lavata dalle "Piccole Sorelle", che in mia assenza si permettono di fare quello che ritengono dignitoso.

La mattina dopo, uscendo di casa per la celebrazione della Messa, sempre e solo presso le "Piccole Sorelle", incontro un signore, che mi racconta della sua amicizia coi missionari come ex direttore di una scuola, e che si sente ora orfano per la loro mancanza. Era tutto contento di sentire che ormai risiedo lì, e che altri due missionari si preparano a venire. Un altro signore si unisce a noi, e anche lui con le stesse parole del primo.

Incomincio a capire perché il Signore mi ha condotto qui. Si tratta di ritessere una "rete" di amicizia e di cordialità, di gente che si vuol bene e si aiuta, anche se di cultura e religione diversa.