Lettere agli amici 2009

p. Adolfo L'Imperio


Lettere agli amici 2009


2009

Lettera agli amici

1 gennaio

Carissimi Amici,

si chiude un anno che ha vissuto tensioni finanziarie globali, guerre non dichiarate ancora in atto, la ricerca del dialogo tra culture e popoli turbata dall'estremismo, la crescita vertiginosa della comunicazione in tempo reale e tante altre cose che ci verranno ricordate nei vari programmi in TV o riviste.

Guardando a domani, mi permetto di chiedervi di leggere il messaggio del Papa Benedetto XVI per la giornata della Pace, 1 Gennaio 2009: "COMBATTERE LA POVERTÀ, COSTRUIRE LA PACE".

Penso che il testo lo possiate trovare facilmente. Dico grazie perché quello che il Santo Padre ha scritto mi da coraggio e speranza. Paolo VI aveva scritto che " Lo sviluppo è il nuovo nome della pace".

Per me e per voi, cari amici, combattere la povertà e costruire la Pace ha una connessione importante col nostro impegno per lo studio dei ragazzi e ragazze del Bangladesh specie per Dhanjuri.


Infatti è vero :

"Investire nella formazione delle persone e sviluppare in modo integrato una specifica cultura dell'iniziativa sembra attualmente il vero progetto a medio e lungo termine."

"La lotta alla povertà ha (invece) bisogno di uomini e donne che vivano in profondità la fraternità e siano capaci di accompagnare persone, famiglie e comunità in percorsi di autentico sviluppo umano.

Allora non ci resta che consolidare il rapporto educativo tra Dhanjuri e quanti a Gaeta,Fondi, Formia, Scauri, Padova, Milano ed altri parti d'Italia desiderano essere costruttori di una società nuova basata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà che si chiama PACE.

"Pace in Terra" ci ricorda il Papa buono che lasciò come testamento a noi tutti la famosa enciclica che è ancora attuale e ci interroga nel nostro impegno quotidiano.

La Chiesa, che è "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano", continuerà ad offrire il suo contributo affinché siano superate le ingiustizie e le incomprensioni e si giunga a costruire un mondo più pacifico e solidale.

Ad ogni discepolo di Cristo, come anche ad ogni persona di buona volontà, rivolgo pertanto all'inizio di un nuovo anno il caldo invito ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso.. Resta infatti incontestabilmente vero l'assioma secondo cui "combattere la povertà è costruire la pace". Benedetto XVI

Auguro a tutti un Anno Nuovo pieno di impegno da attuare con serenità, ponendo la fiducia nel Signore che ci ama.

Fr.Adolfo

2009

"Affidarmi a Lui" e basta!

Dhanjuri - 14 marzo

Carissimi,

la graditissima visita di Bruno e Don Vincenzo mi ha dato tanta gioia e confermato che il Signore utilizza i piccoli ed i poveri per realizzare i Suoi "disegni". Ricordo sempre quello che Mons. Gargiulo mi diceva, quando le cose andavano storte o non si poteva capire quello che il Signore voleva... "La nostra vita è un ricamo che il Signore realizza. Solo che noi vediamo il rovescio del ricamo. Alla fine saremo capaci di vedere il ricamo!".

Non dobbiamo preparare la valigia per il "Grande Viaggio"... Il viaggio è iniziato con Lui dal momento che ci siamo fidati di Lui. Un amico mi corresse la frase, dicendo che dovevo "affidarmi a Lui" e basta.

Guardi il tempo passato, quello che resta e quando "ti sei affidato a Lui". Il resto sono cose fatte, o rifatte, o "fidandosi di Lui"! Il fidarsi è anche uno "scarica barile", secondo me.

San Pietro nella barca, alla richiesta di gettare la rete per pescare di giorno, dice: "Abbiamo lavorato tutta la notte senza prendere niente!". (Lui, da esperto pescatore, lo diceva con cognizione di causa). "Però, se insisti, sulla Tua parola gettiamo pure la rete!". (E vedrai che figura ci farai…). Poi, visto il risultato della pesca, esclama: "Signore, allontanati da me peccatore!".

Sotto sotto, noi uomini abbiamo l’idea che: "Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio" – , lo dice il "proverbio"… Ma "affidarsi" è tutta un’altra cosa! Ci accorgiamo che, se qualcosa di bello e forse meraviglioso ci è capitato, e perché ci siamo "affidati a Lui".

Penso alla nostra esperienza di Chiesa, "comunità di fede". Realizzare una "comunità" che viva la fede in Cristo Risorto è opera dello Spirito Santo, punto e basta.

È bello che la Chiesa di Itri accolga il "ministero" di Sacerdoti che sono a Roma per studiare. Una riflessione forte dovrebbe essere fatta per riscoprire questo "Servizio" legato all’"Eucarestia", che ha bisogno di persone come Don Mario che si è "affidato al Signore". Come si guarda al "Sacerdozio" oggi?

Penso che il Signore stia facendo un bellissimo ricamo di "Amicizia"…

Anche oggi convivo con delle persone che mi "raddrizzano" sempre, per ritornare a costruire una "comunità" dove ci si voglia bene. Padre Carlo, Suor Anna, Suor Pia, Suor Agostina, la Cecilia, il mio Bipok, Irenius, per menzionare solo alcuni! Ogni giorno è un dover saper accogliere, saper accettare e aspettare perché il perdono, la "conversione" mia o degli altri sono cose lente, legate al vivere quotidiano ed al vivere di ciascuno…

Ora devo andare in Chiesa ad ascoltare le "confessioni" della gente di Dhanjuri. Sono tanti i giovani e le donne. Domani è Domenica, con il "Vangelo" della "cacciata" dal tempio dei mercanti (cosa sempre valida), e ci si prepara alla Pasqua.

Vicini nello Spirito e nella preghiera, vi abbraccio!

Fr.Adolfo

2009

Lettera agli amici

Dhanjuri - 30 aprile

Carissimi Amici,

Da diversi giorni che cerco di scrivere qualcosa ma, forse per l'età, diventa sempre più difficile. Sono tante le cose che vengono alla mente, ma forse è la "poltronite acuta" che imperversa nel mio oggi più d'ogni altra febbre suina o asiatica che sia.

Per la cronaca, dalla visita, graditissima, di Don Vincenzo e Bruno è stato un continuo scorrere d'avvenimenti che hanno bisogno di tempo per essere capiti ed accettati, come la partenza per la Vita senza fine di Raffaele e Franco o la sofferenza di tanti per lavoro non retribuito o insicurezza per la prepotenza di pochi. Ma la Pasqua Cristiana è un cantare la Speranza. ( però mi ritrovo...stonato).

Nella notte della Veglia Pasquale ho avuto la gioia di conferire il Battesimo a quindici persone, tra cui due adolescenti che hanno scelto il nome di Benedetto. La nuova Chiesa era piena, in maggioranza giovani quasi a completare la settimana iniziata il Giovedì Santo con la lavanda dei piedi ai dodici rappresentanti dei vari villaggi attorno alla Missione.

P.Michele Brambilla, un entusiasta giovane sacerdote del PIME, è a Dhanjuri come assistente. Abbiamo vissuto e celebrato la Settimana Santa alternandoci nei servizi liturgici al centro di Dhanjuri, mentre P.Cherubim e P.Paolo Bidha si sono fatti in quattro per coprire gli altri sottocentri di Joboi, Buski, Beldanga, Radinagar, Amra, Patajaghish, con l'aiuto delle Suore e dei catechisti. P.Albert si è preso cura del sottocentro di Kudbir distante 40 Km da Dhanjuri.

Non sembra ma il territorio della "parrocchia" è esteso quasi quanto la diocesi di Gaeta. In tutto questo vivere ho dimenticato la... macchina fotografica per cui è cronaca senza foto. Non adiratevi, è un altro scherzo della mia veneranda età.

La notizia del terremoto di Aquila è arrivato in tempo reale e siamo stati in apprensione per i giovani amici di Teramo che vennero a Dhanjuri due anni fa. Benedetta si è salvata dal crollo della casa dello studente di Aquila perché due giorni prima era andata a casa a causa della febbre.

Bella la solidarietà che ha scosso tutta l'Italia e che seguo tramite i notiziari di internet. Sofferenza, morte, dolore, solidarietà e speranza si concretizzano nel vivere questo avvenimento.

La preghiera che mi viene spesso alla mente è del Salmo che dice "Signore insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla Sapienza del cuore".(Sal 89)

"Contando i giorni" mi dico stupido perché non sono andato ancora in pensione. Forse è una delle utopie della vista del Missionario quella della pensione.

Madre Teresa diceva "I poveri non vanno mai in pensione e, pertanto neppure l'amore può andare in pensione" . Anche Gesù dice " I poveri li avrete sempre con voi", ma bisogna essere uniti con Lui per comprendere i poveri e poterli amare.

Papa Benedetto XVI ha stimolato tutti con il Suo messaggio. : "COMBATTERE LA POVERTÀ, COSTRUIRE LA PACE" ed il segreto è sempre nell'operare per una società più giusta guidata dall'amore per i poveri. " Lo sviluppo è il nuovo nome della pace".

" I poveri - scriveva Giovanni Paolo II - chiedono il diritto di partecipare al godimento dei beni materiali e di mettere a frutto la loro capacità di lavoro, creando così un mondo più giusto e per tutti più prospero "

Mi confermo e ripeto a me e a voi quello che scrissi lo scorso Gennaio :"Per me e per voi, cari amici, combattere la povertà e costruire la Pace ha una connessione importante col nostro impegno per lo studio dei ragazzi delle ragazze del Bangladesh specie per Dhanjuri.

Non ci resta che consolidare il rapporto educativo tra Dhanjuri e quanti a Gaeta, Fondi, Formia, Scauri, Padova, Milano ed altri parti d'Italia desiderano essere costruttori di una società nuova basata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà che si chiama PACE".

Pregando con il Salmo 89 ascolto che "Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore, passano presto e noi ci dileguiamo".

Con un sorriso furbesco mi dico che dopo tutto, avendo raggiunto quota 79, il Signore mi pone tra i più robusti (anche se da giovane alla visita medica per il militare scrissero :"di costituzione gracile" !!) e arriva il tempo per dileguarmi. Ma il bello è che la Chiesa rimane perché Gesù si fa presente e vivo nel cuore di tanti per completare il progetto del Padre : "Fare di Cristo il Cuore del mondo"

Leggo un articolo su Jesus Caritas che riguarda l'annuncio del Vangelo ai Poveri. Per me è un esame ed un aiuto a vivere il momento presente. Riporta il comando di Gesù alla Chiesa di andare e "predicare il Regno di Dio ai poveri e guarire gli infermi " perché dei poveri " è il regno dei cieli, erediteranno la terra, saranno consolati, saranno saziati, otterranno misericordia, vedranno Dio e saranno chiamati suoi figli".

Aiutiamoci a non perdere il tempo in chiacchiere. Ieri dicevo, al termine di una riunione dove si sono discussi interventi per migliorare la vita dei poveri, che ormai su una persona che opera per i poveri o i malati vi sono dieci commissioni o conferenze a vari livelli che discutono e dicono quello che quella persona deve fare, come fare e come rendere conto di quello che fa.

Prego e credo che devo convertirmi e perdere il resto del mio tempo di vita per i poveri, gli afflitti, i piccoli, gli affamati, gli assetati di giustizia, i misericordiosi, i pacifici, i puri di cuore, i perseguitati per la verità. Quando celebro l'Eucarestia devo sempre chiedere perdono perché ho mancato di ascoltare la persona malata che racconta i suoi dolori, la mamma disperata che non ha pace per la figlia o per il marito che l'ha abbandonata, per l'operaio che al termine di una giornata di lavoro non riesce a sfamare i suoi e... Allora la Chiesetta del lebbrosario di Dhanjuri risulta troppo piccola ed i volti delle persone che chiedono un ricordo nella preghiera si moltiplicano e si confondono con i volti di quelli che sono separati da te ... ed il discorso si allarga.

Mi conforta e mi incoraggia Lui che mi ricorda che nella Chiesa si concretizza la profezia di Isaia, che aveva detto :"Il Signore mi ha unto e mi ha mandato ad annunziare ai poveri la buona novella"

A chiusura vi propongo questa preghiera di Madre Teresa di Calcutta:

O Signore, mentre il tempo logora tutte le speranze Tu rimani l'unica speranza ! Mentre si consumano i secoli e anche i millenni, Tu resti perennemente giovane. Mentre le ricchezze svelano sempre di più il volto fragile e deludente, Tu stupisci ancora e attiri con la sola, con la pura, con la totale povertà.....della Tua vita ed è PASQUA

Fr.Adolfo

2009

Il fulmine

Dhanjuri - 2 maggio


Come al solito in Aprile e Maggio ci sono i temporali dalle nostre parti. A fine Aprile o i primi di Maggio diverse persone muoiono colpite dai fulmini. Anche quest’anno il fenomeno si ripete e si raccomanda alla gente di non sostare sotto gli alberi, non aprire l’ombrello e cose simili. Ma il tempo non si riesce a controllare.

Sabato 2 Maggio scorso tre persone, mamma e due figlie, sono in cammino nella missione di Lohanipara, mentre scoppia il temporale. Un fulmine le colpisce. La mamma ed un figlia muoiono sul colpo. A Khalisha due persone stanno tagliando il riso ed un fulmine si scarica nel campo. Hanno perso i sensi e sono ancora, dopo tre giorni, in coma.

A Dhanjuri al mattino, dopo la celebrazione dell’Eucarestia, i ragazzi ed i fedeli sono rientrati a casa di corsa perché il cielo si è oscurato e si teme il temporale.

P.Michele e P.Cherubim stanno rientrando nelle loro camere, quando un bel fulmine colpisce la croce della Chiesa. Sulla croce è stato messo il parafulmine che ha fatto il suo lavoro risparmiando le persone.

Danni? La croce è stata danneggiata perché la scarica si è esaurita parzialmente sui ferri del cemento armato della struttura.

Tanta paura per la folgore vista da tutti. Qualche danno all’impianto elettrico della Chiesa, e si sorride per lo scampato pericolo. Dai giornali sapremo che in altre parti vicine altre persone sono morte colpite dai fulmini.

Fr. Adolfo

2009

Consacrazione della Chiesa di Jamtuli

Jamtuli - 29 maggio

Venerdì 29 Maggio la comunità Cattolica di Jamtuli, sotto centro della Missione di Pathorghata della Diocesi di Dinajpur, ha visto circa 700 fedeli riunirsi per accogliere il Vescovo Moses, P.Livio ed altri dieci Sacerdoti per la Consacrazione della Chiesa.

L'accoglienza, come costume dei tribali Oraon, è stata fatta con il gruppo di danza e poi con la lavanda dei piedi. Poi tutti insieme per il taglio del nastro prima di benedire ed entrare nella nuova Chiesa per la celebrazione.

Tutto bene dalle nove del mattino, anche se il Vescovo Moses doveva recuperare da una settimana di influenza con febbre.


Alle dieci siamo in Chiesa dove inizia la celebrazione, ma inizia anche un forte temporale con pioggia e vento. Tutti e settecento in Chiesa. La celebrazione è continuata con le preghiere, le letture, l'omelia, anche se fuori della Chiesa il temporale si è scatenato ed è terminato per dare a tutti la possibilità di recarsi al villaggio per il pranzo.

Fr.Adolfo

(Il progetto è stato realizzato anche grazie al contributo del PIME con il ricavato del congressino missionario di Ducenta del 2007, NdR)

2009

Giobbe

Dhanjuri - giugno

Giunto a Dhanjuri faccio la mia visita ai ricoverati in lebbrosario. Questo mese i ricoverati sono 62.

Nel reparto uomini noto una donna anziana con in mano il rosario dell’Islam che lo fa scorrere tra le dita e prega i 99 nomi di Dio. Cosa non usuale avere una donna nel reparto uomini, a meno che non sia parente di qualche malato. Le chiedo il motivo della sua presenza e mi dice che è venuta a trovare uno dei malati. E’ uno degli ultimi arrivati.

Ci tengo alla riservatezza dei malati, per cui lo chiamerò “Giobbe”. E’ di statura piccola, è sordo, cieco, muto oltre ad essere lebbroso. Lo guardo mentre è seduto ad un panchetto ed aspetta che qualcuno lo tocchi e lo porti o per la medicazione (ha ulcere a tutti e due i piedi) o lo accompagni al letto o a mangiare.

La donna è rimasta mezza giornata standogli vicino o aiutandolo a muoversi, poi è ritornata al villaggio.

Sono tante le domande che mi vengono in mente. Da dove viene? Ha una famiglia? e cose simili. Poi ripenso a Giobbe e mi rendo conto che forse è meglio far silenzio e standogli vicino ringraziare il Signore del dono della parola, dell’udito, della vista. Lui, Giobbe, è sereno perché sente vicino persone che non lo spintonano, non lo picchiano ma lo aiutano ed accompagnano.

Gli amici di Giobbe si interrogarono sulla sofferenza e sul perché questa aveva colpito il loro amico cercandone un spiegazione senza averla. Non credo che ci sia una risposta e la vita rimane un mistero come grande dono di Dio all’uomo.

Signore,

...quando la croce diventa pesante, fammi anche condividere la croce di altri;

...quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;

...quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi;

aiutami a vedere, a parlare ed ad udire per incontrare Te.

Fr.Adolfo

2009

Padre Zanchi a Dhanjuri

Dhanjuri - 19 giugno

P.Zanchi, Superiore Generale del PIME, P.Francesco Rapacioli, Superiore Regionale e Don Carlo Marchesini sono giunti a Dhanjuri.

Prima tappa al lebbrosario dove sono stati accolti dai malati lebbrosi e dal gruppo di bambini disabili. Come benvenuto un canto da parte delle infermiere, ghirlande di fiori offerte dalle ragazze malate ed un malato ha cantato una canzone per dire grazie. P.Zanchi ha ringraziato ricordando il suo apostolato iniziale tra i malati del Bangladesh ed augurandosi di poter presto tornare.

Il sole ormai era al tramonto e la visita è continuata al Boarding S.Benedetto dove gli ospiti hanno incontrato ragazzi e ragazze.

P.Zanchi si è recato poi a Kudbir dove è sepolto P.Giacomelli Sandro, deceduto lo scorso anno in un incidente stradale.

P.Giacomelli ha vissuto per 16 anni in questo villaggio per poi recarsi a Mariampur ed infine a Dhaka ad iniziare l'apostolato tra i giovani tribali che si recano per lavoro nella metropoli di Dhaka.

Abbiamo ricordato P.Sandro con una concelebrazione Eucaristica, presenti molti Padri del PIME e del clero diocesano.

P.Meli ha assistito P.Zanchi facendo l'omelia in lingua Santal, lingua parlata dalla maggior parte della gente di questa zona.

Dopo la celebrazione tutti si sono recati alla tomba di P.Sandro per una preghiera e benedizione. Tanti i giovani ed i bambini presenti.

Fr.Adolfo

2009

Lettera agli amici

Dinajpur - 8 luglio

Carissimi Amici,

E’ ora che mi faccia vivo ed avete ragione. Il numero degli amici aumenta ed anche le loro esigenze. Diamo il benvenuto a Michela, nata a Formia il 15 Giugno 2009.

Le ragioni per scrivere una lettera a voi sono tante. Sono quaranta anni che sono in questo paese e sembra proprio che il tempo è volato. Questa mattina, andando per la celebrazione domenicale mi sono rivisto come nuovo arrivato nel lebbrosario di Dhanjuri, Alla domanda di uno dei lebbrosi: ”Perché sei venuto ?” risposi “A scoprire come vi Ama Dio”. Allora rimasi sorpreso della mia stessa risposta, ma è proprio nel contemplare l’amore di Dio per noi che riusciamo a camminare verso di Lui.

Come sapete mi sono dimesso dalla responsabilità diretta del programma per i lebbrosi, data la mia età. Il Vescovo ha dato tale responsabilità a P.Giulio Berutti, carissimo amico. Io continuo come “aiutante” a seguire i lebbrosi e i disabili di Dhanjuri, ma il mio vero impegno continuo è quello del sostegno allo studio dei più di trecento ragazze e ragazzi presenti al boarding. Anche qui P.Michele Brambilla è arrivato come vice parroco con il suo entusiasmo giovanile ed la sua mole imponente.

Dal primo di Luglio la scuola inizia nel nuovo fabbricato costruito con l’aiuto della “World vision”. Dopo l’inaugurazione all’inizio dell’anno sono stati sistemati i locali a piano terra e gli impianti. I ragazzi potranno usufruire di aule arieggiate e di terreno libero intorno alla scuola.

La scuola, diretta dalle Suore SMRA, ha dato i buoni risultati che abbiamo visto agli esami statali. Tutti gli alunni iscritti agli esami della classe decima negli anni 2008 e 2009 sono stati promossi. Il vostro aiuto per assicurare il vitto e l’istruzione ai ragazzi provenienti da tanti villaggi lontani è determinante. Il territorio della parrocchia o missione di Dhanjuri è quasi uguale a quello della diocesi di Gaeta.

Arrivai a Dhanjuri nel 1970 dove trovai P.Viganò Enrico. C’era la Chiesa del 1929, la casa dei Padri, un fabbricato con quattro stanze a piano terra come catechistato e scuola con due stanzoni al piano superiore come dormitorio dei ragazzi del boarding (circa 30). La scuola aveva il tutto una cinquantina di alunni. Decisi di costruire un fabbricato per la scuola. Comprai il carbone per cuocere i mattoni a 120 Km di distanza; impegnai i lavoratori locali che mi insegnarono a fare la fornace per cuocere i mattoni. Anche il cemento era raro in quei giorni. Riuscii ad avere una quota di cemento dal Governo e parte da P.Cescato (che lo importava dall’Italia) ed il sogno diventò realtà. Oggi il fabbricato esiste ancora ed ha bisogno di alcune riparazioni e gli infissi nuovi. Con il P.Michele ne vorremmo fare il centro pastorale per i ragazzi ed i giovani della parrocchia. Posso contare sul vostro aiuto ?

Resta ancora da sistemare il problema elettrico. Almeno per altri 15 anni il Bangladesh non riuscirà a produrre la quantità di energia necessaria al fabbisogno del paese. Vi è una continua richiesta e la produzione non riesce a coprire il fabbisogno. Vi sono progetti e discussioni in corso, ma intanto se vuoi avere l’energia necessaria per andare avanti devi industriarti. Ne discussi con Don.Vincenzo Macera durante la sua visita. Ho inviato a lui i dati richiestimi per un generatore di corrente che garantisca l’energia al Boarding, Chiesa e casa dei Padri.

L’altro sogno è come sviluppare la sezione agricola qui ed in altre scuole per dare un futuro ai giovani che operano e lavorano la terra. Siamo in contatto con alcuni gruppi e spero entro Agosto di poter definire compiti e ruoli.

Sono stato contento di leggere che la diocesi tramite la Caritas diocesana avvia e segue il progetto mondialità nelle scuole. Ringrazio gli amici che hanno lavorato per anni perché ciò divenisse una realtà, in modo particolare a Bruno Guizzi. E’ un passo concreto per formare persone aperte ad una società nuova dove solidarietà e rispetto siano norme di un vivere comune.

Il 29 Giugno del 1967 venivo consacrato sacerdote da Mons. Gargiulo con P.Bernardino Rossi e Don Enzo Cicconardi. Erano i giorni del rinnovamento della Chiesa e della speranza per una società più giusta e solidale. Per ricordo dell’ordinazione invece dei confetti regalammo una copia dell’enciclica del Papa Paolo VI : “Populorum progressio”. Benedetto XVI ha promesso una enciclica sui problemi sociali di oggi. Speravo di poterla inviare a tutti con questa mia. Comunque resta un impegno.

La Chiesa, comunità di Fede, si presenta all’umanità in modo nuovo.

Quando celebro l’Eucarestia con i miei malati ed i disabili, trovo difficile parlare loro. Lascio alla Parola di Dio il creare conforto, speranza, tenerezza, perdono. La società presenta anche oggi super politici, super manager, super che prometto il cielo in terra e poi vivono sulla povertà di molti.

Allora guardo i volti delle persone presenti : giovani con la speranza nel cuore, anziane che pregano in silenzio, bambini disabili che diventano vivi al suono dell’armonio o della tobla, le ragazze lebbrose che imparano a cucire, la Suor Anna e le sue bambine che godono di poter essere utili; e sento parlare soltanto il cuore.

Tenerezza è dire grazie con la vita, la vita di ognuno di noi, è dire grazie con gioia perché è un umile riconoscimento dell’essere amati.

La tenerezza capovolge la logica dell’epoca dominata dal trionfalismo delle ideologie e del loro intrinseco potenziale di violenza. Essa apre gli stili di vita del nuovo millennio all’insegna dell’accoglienza, della reciprocità, della valorizzazione del diverso, non più inteso come concorrenza e minaccia, ma come promessa e dono. (Bruno Forte)

Aiutiamo i bimbi a sorridere, i vecchi ad essere sereni, i giovani ad avere il coraggio di amare, le persone che incontriamo ad essere senza paura nell’onesta e nelle responsabilità e scopriremo la Tenerezza di questa vita, grande dono di Dio a ciascuno di noi.

Fr.Adolfo

2009

Nuovo missionario del Pime

Gulta - 3 luglio



GULTA, villaggio della diocesi di Rajshahi, del distretto di Siragonj, dove i missionari del PIME vi hanno lavorato negli ultimi quaranta anni, è diventata Parrocchia nel 2007.

Ebbene oggi ha vissuto una giornata memorabile. Venerdì 3 Luglio 2009, festa di S.Matteo, nella Chiesa gremita di Cristiani, ed anche di amici Mussulmani ed Hindu, P.Zanchi, Superiore Generale del PIME ha ricevuto la promessa definitiva del giovane Joseph Mongol Ain a Missionario Laico del PIME.

La parrocchia di Gulta ha circa mille cattolici in un territorio vasto, pianura agricola fertile con circa due milioni di abitanti. La Chiesa da poco consacrata era piena e la presenza di un folto numero di Missionari del Pime , Sacerdoti e Laici ha sottolineato il significato di questa promessa.



Al termine dell’omelia il P.Zanchi ha annunciato che la destinazione per il nuovo missionario sarà il Camerun. Una delle caratteristiche dei missionari del PIME è di uscire dal proprio paese (Missionari ad extra) per cui sarà un paese dell’Africa dove Joseph svolgerà il suo impegno di evangelizzazione.

Negli ultimi anni Joseph è già stato per un periodo di preparazione in Camerun, imparando la lingua francese e la lingua locale.

Certamente la piccola giovane Chiesa che è in Gulta gioisce e spera che Joseph sia il primo di altri giovani Bengalesi portatori del messaggio di Cristo a cui hanno creduto.


2009

La nostra vita è un ricamo

Venga il Tuo Regno - agosto

La nostra vita è un ricamo che il Signore realizza. Solo che noi vediamo il rovescio del ricamo. Solo alla fine saremo capaci di vedere il ricamo!

Non dobbiamo preparare la valigia per il "Grande Viaggio"... Il viaggio è iniziato con Lui dal momento che ci siamo fidati di Lui. Un amico mi corresse la frase, dicendo che dovevo "affidarmi a Lui" e basta. Guardi il tempo passato, quello che resta e quando "ti sei affidato a Lui". Il resto sono cose fatte, o rifatte, o "fidandosi di Lui"! Il fidarsi è anche uno "scarica barile", secondo me.

San Pietro nella barca, alla richiesta di gettare la rete per pescare di giorno, dice: "Abbiamo lavorato tutta la notte senza prendere niente!". (Lui, da esperto pescatore, lo diceva con cognizione di causa). "Però, se insisti, sulla Tua parola gettiamo pure la rete!". (E vedrai che figura ci farai...). Poi, visto il risultato della pesca, esclama: "Signore, allontanati da me peccatore!". Sotto sotto, noi uomini abbiamo l'idea che: "Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio" - , lo dice il "proverbio"... Ma "affidarsi" è tutta un'altra cosa! Ci accorgiamo che, se qualcosa di bello e forse meraviglioso ci è capitato, e perché ci siamo "affidati a Lui".

Penso alla nostra esperienza di Chiesa, "comunità di fede". Realizzare una "comunità" che viva la fede in Cristo Risorto è opera dello Spirito Santo, punto e basta. È bello che la Chiesa di Itri accolga il "ministero" di Sacerdoti che sono a Roma per studiare. Una riflessione forte dovrebbe essere fatta per riscoprire questo "Servizio" legato all'Eucaristia, che ha bisogno di persone come Don Mario che si è "affidato al Signore". Come si guarda al Sacerdozio oggi? Penso che il Signore stia facendo un bellissimo ricamo di "Amicizia"...

Anche oggi convivo con delle persone che mi "raddrizzano" sempre, per ritornare a costruire una comunità dove ci si voglia bene. Padre Carlo, Suor Anna, Suor Pia, Suor Agostina, la Cecilia, il mio Bipok, Irenius, per menzionare solo alcuni! Ogni giorno è un dover saper accogliere, saper accettare e aspettare perché il perdono, la "conversione" mia o degli altri sono cose lente, legate al vivere quotidiano ed al vivere di ciascuno...

Ora devo andare in Chiesa ad ascoltare le "confessioni" della gente di Dhanjuri. Sono tanti i giovani e le donne. Domani è Domenica.

Vicini nello Spirito e nella preghiera, vi abbraccio!

Fr. Adolfo

2009

Una ventata di Spirito Santo a Dhanjuri

Dhanjuri - 4 novembre

Carissimi,

Domenica 1 Novembre a Dhanjuri c'è stata una ventata di Spirito Santo che ha coinvolto 180 giovani a divenire Testimoni del Risorto. Erano pervenuti dai vari villaggi sparsi nel territorio della Missione di Dhanjuri e per una settimana avevano concluso con la preghiera e l'istruzione il cammino iniziato nei villaggi con i catechisti e le Suore. Il Nunzio in Bangladesh, Arch.Jospeh Marino con Mons. Moses Costa, che sapete è il Vescovo di Dinajpur, sono giunti accolti con la danza di benvenuto.


L'accoglienza Santal comporta il lavare i piedi all'ospite e divenire uno della famiglia. La processione con ingresso in Chiesa con la candela, segno della Fede. Dopo la professione di Fede e l'invocazione allo Spirito Santo le giovani ed i giovani in perfetto ordine hanno ricevuto il Sacro Crisma ed il segno di essere testimoni.

Grande giornata con una bella moltiplicazione di pani. Infatti sono arrivati 450 panini e 300 dolcetti per ragazzi e ragazze. Questa volta anche una tazza (o piatto) di Ovaltina ha reso dolce la colazione del mattino. A pranzo, tutti insieme, riso e torcari di varie specie. Peccato che non eravate presenti.

Allego alcune foto che parlano da sole. Lo Spirito, datore di Vita, accompagni tutti in questo pellegrinaggio illuminandone le strade.

Fr.Adolfo

2009

Lettera agli amici

Dinajpur - 18 novembre

Carissimi amici,

dopo diverse peripezie, incontri o scontri, assemblee e resoconti trovo un momento per mettere giù qualcosa che può essere una indicazione per il futuro.

I ragazzi/e di Dhanjuri come quelli di Dinajpur sono impegnati con l'esame finale dell'anno, che devono terminare entro 28 Novembre, inizio della festività dell'Eid. In Dicembre l'ammissione dei nuovi studenti ed i primi di Gennaio inizia l'anno scolastico, con le nuove norme del Governo da applicare. Come sapete (è anche comparso un articolo su Banglanews) la Junior High School (corrispondente alla nostra ex Scuola media) sarà inglobata nella scuola primaria, che quindi va dalla I all'VIII. La Secondary andrà invece dalla nona alla dodicesima.

Una cosa positiva è che i ragazzi aborigeni dovrebbero poter imparare la propria lingua in scuola. E' un punto su cui sto lavorando per i testi (Nota: dobbiamo però considerare che, mentre 20-30 anni fa l'apprendimento della lingua era necessario in quanto la lingua ufficiale, il Bengoli, era del tutto sconosciuta nei villaggi tribali, oggi questa esigenza è minore in quanto il Bengoli è più conosciuto. L'insegnamento resta comunque valido, per i tribali, onde mantenere la propria identità, la propria cultura, le proprie tradizioni).

Su questo argomento spero di scrivervi ancora in Dicembre.

1. 38 anni fa arrivavo a Dhanjuri, non più giovane, ma con tante idee. Il primo impatto fu che non vi era un fabbricato per la scuola elementare. Con l'aiuto degli Amici di Gaeta fu costruito il fabbricato a "tetto spiovente", che ancora esiste. Con il nulla osta del Vescovo, con P.Cherubim, P.Bidha e P.Michele abbiamo discusso e abbiamo deciso di rinnovarlo e farne il centro pastorale per i ragazzi e giovani del villaggio. (Come sapete dal giugno dello scorso anno abbiamo un nuovo fabbricato, costruito con l'aiuto della World Vision).

Vi sarebbe spazio sufficiente per gli uffici della Credit Union, del catechista, del gruppo missionario e una sala parrocchiale per incontri, oltre all'area per i giochi dei bambini del villaggio.

Per rinnovare il fabbricato occorre sistemare il tetto in modo permanente, fare gli infissi nuovi, e l'impianto elettrico.

Facendo i lavori in economia, con i nostri muratori, sotto la direzione del Mr.Blasius, prevediamo una spesa di circa 7 lac (7.000 Euro).

Chiamiamolo progetto nostalgia perché per fare quel fabbricato a quei tempi, siamo ancora nel 1971 e nel Pakistan Orientale, acquistai il carbone dal Governo, facemmo i mattoni (la prima batha della mia vita), utilizzai materiale che acquistai a Dhaka con il cemento che allora era una cosa nuova. Dopo trentotto anni vederlo solido negli anni, con la possibilità di utilizzo per cose nuove è motivo di spinta. Spero che qualche amico verrà dopo averlo rinnovato.

2. Nel 1971 pagavo 2 Rupie al giorno a qualche famiglia perché mandassero il figlio a scuola e non a pascolare le capre o i maiali. Oggi è bello vedere che la maggior parte dei bambini/e la mattina vanno a scuola con la loro bella divisa e con i libri nella cartella.

Allora la cinquantina dei ragazzi del boarding dormivano sul pavimento con la stuoia, rifugio di insetti vari oltre che fonte della scabbia (durante la seconda guerra mondiale ho fatto la stessa esperienza con altri ragazzi quando fummo sfollati da Gaeta in attesa della liberazione) . Oggi i nostri ragazzi, grazie a voi, hanno un letto su cui dormire, un ambiente dove studiare.

Con il sostegno alla studio poniamo le basi per il nostro futuro, il futuro di una società multietnica, multiculturale basata sulla solidarietà e sul rispetto della persona.


3. L'impegno per lo studio, anche se in modo diverso e selezionato, si estende anche a giovani che sono alle scuole superiori o all'università. Beldanga (costruito nel 2002/2003 con l'aiuto della Caritas Diocesana di Gaeta) o Notre Dame College, a Dhaka, per indicare due realtà da noi conosciute e seguite. (Nota: Mentre per il Sostegno allo Studio, punto 2, chiediamo un contributo di 110 € all'anno, per le Scuole superiori e per l'Università i ragazzi devono affrontare spese ben diverse, in questo caso il contributo richiesto è di 5-600 € all'anno - Ricordo anche che è possibile aiutare, con 600 € all'anno, lo studio di un seminarista. Attualmente il gruppo Missionario di Gaeta ed altri amici aiutano due seminaristi Marcus e Manuel, a completare i propri studi).


4. La corrente elettrica "molto alternata" aspetta una soluzione definitiva con l'acquisto del generatore di corrente, per il cui finanziamento, Bruno mi dice che siamo a buon punto.


5. A P. Michele l'impegno di fare il campo di pallacanestro.


6 . La sezione agricola della scuola e del boarding in parte è stata avviata. Lo testimoniano i campi di verdure coltivati dai nostri ragazzi/e. Anche a livello dei villaggi si sviluppa in quanto una Organizzazione non Governativa ha iniziato insegnamento ed assistenza per l'allevamento dei maiali, conigli ed anatre.


7. I disabili come Cecilia, Anna, Srabon, Bipok ed altri fanno parte del nostro aiuto che non vuole essere un "progetto" ma uno stare con loro e farli sorridere, non ostante tutto.


Aspetto vostre domande in merito a quanto sopra.

A me è piaciuta la locandina fatta ad Itri e la frase di Don Tonino Bello " Non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l'amore da cui partono le opere , se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l'Eucarestia, ogni impegno risulta solo una girandola di cose"

Un abbraccio a Voi tutti.

P. Adolfo

2009

Unico compagno di viaggio

Dhanjuri - 24 novembre

Leggendo le notizie dei giornali Europei, Italiani, Inglesi, Tedeschi etc., in questi giorni fa notizia il Crocifisso.

Non mi meraviglia che ci sia un altro tribunale a legiferare dopo i tanti del passato ad iniziare da quelli di Caifa e di Ponzio Pilato.

I Vangeli ci riportano la vicenda dell'arresto, del processo e della condanna perchè Gesù era uno che dava fastidio. "E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo" Giov.18;14 disse Caifa. Ed il processo al Crocifisso continua nel tempo.

Da ragazzo ai raduni obbligatori alcuni gridavano che la croce uncinata avrebbe sostituito quella di Cristo.

Poi da giovane, nelle discussioni e confronti politici tra gruppi diversi, si affermava che la Croce sarebbe stata sostituita dalla falce e martello, segno della lotta che l'uomo compie per una società migliore.

Ma si parlava della Croce e non del Crocifisso. Scriveva S.Paolo "Il linguaggio della Croce è follia per quelli che si perdono..." (1Cor,15) e del Crocifisso dice "Non volli sapere in mezzo a voi altro che Gesù Cristo e questi Crocifisso" (1Cor. 2;2).

Lasciando l'Italia per il Bangladesh il Superiore mi consegnò il Crocifisso come Unico compagno di viaggio. Nel 1971, durante la guerra che vedeva il confronto tra Pakistan Orientale ed Occidentale (una divisione politica irrazionale che costò la vita di milioni di persone e fomentò l'odio) ragazzi e giovani non cristiani venivano a chiedere una croce da portare al collo. I soldati Pakistani, mi dicevano per giustificare la richiesta, sanno che i cristiani "non uccidono e perdonano". In quei mesi con P.Viganò e le Suore esaurimmo la scorta di croci che avevamo da dare ai nuovi battezzati. Dalla Croce Gesù pregò "Padre perdona loro perchè non sanno quello che fanno". Ancora oggi in alcuni paesi dell'Asia i seguaci del Crocifisso sono perseguitati. Non è una novità! "Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi che avete creduto nella mia Parola".

In questi giorni i ragazzi di Dinajpur e di Dhanjuri finiscono gli esami e molti viaggeranno per andare a casa o iniziare una nuova attività di lavoro. Cosa chiedono ? Una benedizione ed un crocifisso. Quando glielo dai lo baciano e lo mettono al collo, semmai con un spago perchè non possono permettersi una catenina.

Il Crocifisso continua a Regnare in Bangladesh, nelle case, nelle Chiese ma in modo particolare nel cuore di tante persone che si fidano di Lui, o di quelle che si affidano a Lui.

Nella mia memoria restano vivi gli incontri con il Crocifisso della Chiesa di S.Lucia, della Cattedrale di Gaeta, del Santuario della Montagna Spaccata, della Chiesa di Dhanjuri, della Cappella del Lebbrosario. Sempre lo stesso che parla sempre in modo nuovo. Lui l'aveva detto "Quando sarò innalzato tra Cielo e Terra trarrò TUTTI me".

Fr.Adolfo


2009

Lettera agli amici

Dhanjuri - 22 dicembre


Amici sempre cari,

è Natale e bisogna parlarsi, almeno per farsi gli auguri. Oggi vanno di moda gli auguri via internet o via telefonino, segno “dell’attimo fuggente”.

Un giovane del Bangladesh mi chiama al telefonino con insistenza (ben sette volte) per farmi gli auguri e…chiedere un lavoro “qualsiasi”, anche se ha terminato le scuole superiori. E non è il solo.

Sono tentato di mandarlo a quel paese; poi ricordo che anche io, giovane diplomato all’Istituto Navale Flavio Gioia di Gaeta andai “mendicando” un posto di lavoro in marina o a terra purché fosse un lavoro.

Lavorando per dieci anni trovai tanti giovani in Italia alla ricerca del “primo lavoro”, molte volte sottopagato, temporaneo o ricevuto per interventi o raccomandazioni di politici.

E oggi ? Mi trovo a pregare “Vieni Signore Gesù, perché non ce la faccio più !!!”

La gente mi dice “Padre tu puoi fare tutto!”. E’ questa onnipotenza umana mi dà fastidio: in Europa, nel mondo Occidentale, nei paesi del petrolio, la crisi finanziaria ha tolto e toglierà il lavoro a tanti ed ha messo in crisi la società fondata sul denaro ed il potere.

Si chiedono valori per l’economia. L’aiuto viene dato alle banche perché non falliscono; alle società perché paghino i debiti (fatti da chi?).

Ed i poveri che in questa umanità non riescono a far quadrare il mese o sfamare la famiglia?

Perché in Bangladesh bambini di sette-dieci anni spaccano i mattoni, o raccolgono l’immondizia, o puliscono camion, macchine per un piatto di riso?

O perché ragazze che dopo mesi di lavoro per fare i vestiti da esportare vengono mandate via senza prospettiva se non quella di essere schiava di qualche prepotente? Giovani costretti a vendere tutto per un viaggio all’estero con promesse di lavoro che non vengono mantenute ?

Il lavoro è un diritto per ogni essere umano perché si senta responsabile di sé e della creazione.

Una priorità della società di domani è : dare lavoro.

“Vieni Signore Gesù, perché non ce la faccio più”.

Mi rendo conto che questo grido è una supplica, forse anche egoistica.

Ma la preghiera della Chiesa è : Vieni Signore Gesù.

Perchè :

* Lui dice che viene per fare la Volontà del Padre, e mi vuole aiutare a fare lo stesso nella mia vita di ogni giorno;

* Lui mi chiede di amare la persona a me vicina, anche se irragionevole, illogica, egocentrica, violenta, malata, straniera;

* Lui viene perché non perda la volontà di fare il bene, senza una ricerca egoistica o un ritorno;

* Lui viene per darmi il coraggio di vivere con onestà ed essere sincero anche in contesti, dove questo significa essere stupidi;

* Lui si propone come inizio e fine di ogni mio essere e fare, unica forza per costruire, aiutare, dare il meglio di sé per rendere visibile l’Amore di Dio tra noi poveri uomini.

Allora il "Vieni Signore Gesù” diventa un invito, una preghiera molte volte silenziosa ma piena di attesa per dare serenità di vita e far sorridere coloro che verranno dopo di noi.

BUON SANTO NATALE.

Fr.Adolfo