Articoli e lettere agli amici - 1998

p. Franco Cagnasso


1998

In ascolto delle Chiese: Asia e Oceania

Tratto da "Il fuoco della Missione" ed EMI 1999 - Sintesi della tavola rotonda al Convegno Missionario Nazionale del 1998

Moderatore: p. Franco Cagnasso

Relatori: mons. Antoine Audou; p. Emmanuel Cabajar, dr. Tomas Hong­Soon Han; suor Ursula Pinto.

1. La situazione

Non abbiamo il diritto di operare semplificazioni eccessive di fronte alla complessità dell'Asia: dal Medio all'Estremo Oriente, dalle isole del Mar Glaciale Artico all'immenso arcipelago indonesiano sono diversissime le culture, le religioni, le situazioni economiche, sociali e politiche. L'Asia, che fu culla di tante civiltà, rappresenta oggi i due terzi dell'umanità e conosce in ogni sua parte rapidissime trasformazioni.

Si sa che la Chiesa cattolica - e il cristianesimo in genere - è presente tra i popoli asiatici, se si escludono le Filippine, con piccolissime minoranze. Ma sono in genere minoranze molto vive. Hanno superato il complesso della paura e fanno prevalere uno sguardo positivo sulla loro realtà. Nei cristiani d'Asia vi è una permanente coscienza missionaria. Il laicato è attivo anche se numericamente debole.

Purtroppo le Chiese cristiane sono viste dai non cristiani più come agenzie di promozione umana (scuole, ospedali, lebbrosari, opere sociali in genere) che come luoghi di spiritualità e di conoscenza di Dio.

Oggi, in presenza di grandi masse di poveri, questo tipo di azione da prestigio alle Chiese stimola anche un maggiore impegno sociale nelle religioni tradizionali dell'Asia. Tuttavia, rimane una visione parziale e distorta che non favorisce l'annuncio del Vangelo.

2. Le priorità

La missione impone oggi in Asia alcune priorità:

a) L'ecumenismo e il dialogo. Non ci si può presentare divisi, essendo già tanto pochi, ne ci si può presentare come estranei alla grande tradizione religiosa asiatica. Il cristiano è sé stesso solo nel dialogo. È indispensabile conoscere il patrimonio spirituale delle religioni e in questo humus far scendere il seme dell'annuncio evangelico. Il dialogo della vita è la forma più percorribile e più opportuna in campo missionario. La condivisione di vita produce una naturale e conseguente permeazione reciproca.

b) L'inculturazione. Il cristianesimo deve smettere gli abiti occidentali. È stato il grande ostacolo all'evangelizzazione nei secoli scorsi e fino ai nostri giorni. È indispensabile «conoscere». Conoscere per poter capire. La Chiesa deve investire energie nella formazione dei laici e dei preti. Ma è anche importante the la Chiesa non sia chiusa in sé stessa, autocentrata. Il vivere tra la gente, l'investirsi dei problemi di tutti, il condividere innesca una dinamica di inculturazione del Vangelo.

c) La scelta dei poveri. Va superata una struttura di Chiesa potente nei mezzi, ma lontana dalla gente. Oggi questa «conversione» della Chiesa ai poveri è in piena attuazione in molti paesi asiatici. I vescovi e i laici sono sempre più pronti a lottare per i diritti umani. In molte circostanze i cristiani sono perseguitati non solo per la fede, ma anche per le prese di posizione contro l'oppressione e lo sfruttamento.

d) La preghiera e il martirio. Anche lo stare a fianco dei poveri deve essere per la Chiesa una presenza spirituale e non una presenza sindacale. Il messaggio del Vangelo da dignità ai poveri. La preghiera, la contemplazione è una sorgente di speranza. Negli uomini e nelle donne dell'Asia è vivo il senso religioso ispirato dalle grandi tradizioni. La Chiesa deve nutrire con la parola di Cristo questa grande spiritualità. Sarebbe sbagliato rinnegarla o trascurarla. I cristiani e in particolare i missionari devono essere anzitutto uomini di preghiera, persone in comunione con Dio e solo in quanto tali maestri e guide del popolo.

Il martirio è oggi in Asia una grande testimonianza. Non c'e solo il martirio dei Paesi comunisti. C'e anche nelle Filippine, in ambienti musulmani, là dove i missionari lavorano a fianco dei poveri. Il martirio è sempre visto anche dai non cristiani come una grande testimonianza di fede e di amore a Dio.

e) L'impegno dei laici. Le piccole comunità cristiane d'Asia sono comunità ricche di carismi e di ministeri. Questi sono valorizzati dalla pastorale e spesso riconosciuti anche con forme di partecipazione liturgica. Ciascuna Chiesa, rispetto ai laici, si è strutturata secondo forme e metodi particolari: le CEB nelle Filippine, l'associazionismo in Corea, la promozione e valorizzazione delle donne in India... La via della missione è l'uomo (Redemptor hominis) e quindi è necessaria una profonda immersione nella vita del popolo. Questa è possibile solo ai laici. In alcune Chiese è grande l'attenzione alla famiglia sia come oggetto che come soggetto di evangelizzazione. In altri contesti sono attivi i gruppi dei cosiddetti «evangelizzatori di strada». Altrove è il posto di lavoro a diventare luogo di missione.

f) Il primato del Regno. La missione viene intesa non tanto nel senso di « portare» i poveri in chiesa, quanto di rendere il regno di Dio vicino ai poveri attraverso la testimonianza. In questo senso viene valorizzato tutto ciò the di buono e di bello c'e nella società e nella cultura. Diventa anche fruttuosa la collaborazione con non cristiani di buona volontà. Ci sono molte occasioni in cui cristiani e non cristiani lavorano fianco a fianco a servizio della persona umana e di tutto il creato. Occorre essere grati a quei gruppi, in genere maggioritari, che permettono ai pochi cristiani di collaborare con loro.

Le «priorità» che abbiamo qui sopra richiamato non vanno viste come separate l'una dall'altra. Esse in qualche modo delineano il volto complessivo del rinnovamento della Chiesa in Asia: potremmo dire the sono il «progetto di Chiesa» delineato dalla FABC e da altre Conferenze episcopali non raccolte in quella Federazione.

3. Quali particolari richieste alla Chiesa italiana

La più importante richiesta si può dire in una parola sola: conoscere. È necessario che i cristiani d'Italia conoscano bene, senza pregiudizi, la grande realtà dell'Asia e, in essa quei piccoli semi che sono le Chiese cristiane in Asia.

Una seconda richiesta, ma meglio potremmo dire invito, è quella di essere una Chiesa meno efficientista e più spirituale. Non che si disprezzi l'efficienza, ma essa non deve impedire alla Chiesa di essere «la trasparenza di Dio e del suo servo fedele Gesù di Nazaret». Nell'uomo asiatico c'e grande sensibilità alla persona di Cristo. La Chiesa universale - e quindi anche la Chiesa che vive in Italia - deve manifestarlo e non nasconderlo con le opere.

L'ultima richiesta, e anche la più ovvia, è che cresca il numero delle comunità cristiane d'Italia che vivano una concreta comunione e cooperazione con le Chiese asiatiche, attraverso la preghiera, l'invio di aiuti, ma soprattutto le vocazioni missionarie. In Asia sono preziosi sia i preti che le religiose e i laici. Però questa richiesta è accompagnata dall'invito pressantissimo alla formazione degli inviati, una preparazione seria e rigorosa che comporta delle conoscenze (culture, religioni, situazioni sociali dei paesi ai quali si a inviati) e anche degli atteggiamenti di stima, di amore, di ascolto, di dialogo. Non è facile oggi la missione in Asia. Occorre andare con lo spirito non di maestri, ma di discepoli che si mettono in ascolto della gente, così come sono in ascolto di Dio e di Gesù Cristo!