Schegge di Bengala - 2005

p. Franco Cagnasso

2005

dic.

Festeggiamenti - Giustizia - Buona notizia - Conversione  

dic.

Olio profumato - Sigillo - Donne - Festa in cielo - Anche noi - Pace  

ott.

Tenacia - Chiarimenti  - Leggi e norme - Chi l’ha vista? - Esplosione editoriale  - Acqua - Fuoco incrociato 

set.

Candore - Santuari - Cristo 2005 - Camel Jockeys 

ago.

Schegge d'Italia:  Invasioni di campo - Giubileo - Serata - Dall’altra parte - Ci sono - Silenziosamente - Proporzioni - Dono

mar.

Fantasmi - Messaggio indiretto - Cooperazione 

mar.

Post Mortem - Bob Bhai  

feb.

Conversione - Banchetto - Per tutti - Vocazione - Quattrocentomila  

feb.

Etymkhana - Caratteristiche - Mina - Sottobosco - Tre a tre  

15

dicembre 2005

 


Festeggiamenti

In occasione dell’Assemblea regionale del PIME tenutasi a Dinajpur il 15 e 16 novembre, si sono festeggiati i 50 anni del pimino P. Gian Battista Vanzetti (diocesi di Saluzzo) in Bangladesh. Un carissimo saluto pieno di reciproca amicizia è stato dato ai Padri Fabio Arcila e Luis Ferney, della diocesi di Sonsòn-Rionegro (Colombia) che terminano il loro periodo di 5 anni di lavoro con noi come associati. Il 13 novembre a Bonpara 7 suore Missionarie dell’Immacolata (PIME) bangladeshi hanno pronunciato i voti perpetui.

 


Giustizia

Il traffico è intenso. L’autista scatta rabbiosamente uscendo dalla fila per sorpassare… scontro frontale con un autorikscia a tre ruote, che si rovescia. I due passeggeri, incolumi, scappano, il tassista rimane sull’asfalto semisvenuto. Altrove, l’autista e il proprietario della lussuosa auto investitrice rischierebbero il linciaggio, ma siamo in un quartiere ricco, e qui la gente non si fa giustizia da sé: si raccoglie numerosa, commenta con rabbia. Il proprietario scende, ordina di non toccare il tassista, con il cellulare chiama la polizia che arriva in pochi minuti. L’ufficiale saluta con deferenza il proprietario, dà un’occhiata alla scena e scandisce a voce alta: "Non c’è dubbio, è colpa del taxista" Qualcuno grida: "Ma è l’auto che andava troppo veloce e non doveva sorpassare!" L’ufficiale scruta con calma la folla: "C’è qualcuno che può dimostrare di aver assistito all’incidente?" Nessuno. Controllo dei documenti del tassista, telefonate varie al proprietario dell’autorikscia. Misurazioni. L’ufficiale saluta il proprietario, che lo invita ad andare a casa sua nel pomeriggio, e se ne va. Sono passati 40 minuti dll’incidente. Il tassista viene caricato svenuto sull’auto della polizia e portato via.

 


Buona notizia

Sposata, due figli piccoli, viene ogni tanto a raccontarmi i suoi guai, e a chiedere qualche aiuto. Ultimamente ha avuto un’occasione d’oro: accompagnare una signora straniera che andava in Thailandia per partorire. Quando ricompare è raggiante. "Bello il periodo in Thailandia?" "Orrendo! Nostalgia da morire e cibo immangiabile!" "Hai trovato bene i tuoi tornando?" "Il più piccolo è in ospedale." "Ti hanno pagata bene?" "Poco, e quasi tutto se n’è andato in telefonate… ma non farmi più domande, ho una notizia splendida da darti, sono venuta proprio per questo!" "Sentiamo". "Mentre ero via, la polizia ha catturato mio marito mentre compiva una rapina. E’ già stato condannato a sette anni di carcere. Non si farà più vedere per sette anni, capisci? E sono sicura che si comporterà male tanto da farsi prolungare la pena. Che grazia di Dio!"

 


Conversione

Musulmano praticante, 27 anni di cui 5 trascorsi in Corea, ha viaggiato pure in altri paesi. Simpatico, aperto, amico delle suore, frequenta pure, occasionalmente, la comunità coreana di Dhaka. Decide di seguire un corso di tre mesi per capi moschea. Ora non frequenta più stranieri, a stento saluta le suore. Quando queste riescono, a fatica, a "trascinarlo" a casa loro, a occhi bassi dice che non parla con donne se non portano il velo. Sembra un altro. Durerà? 

 

p. Franco Cagnasso 

14

dicembre 2005

 


Olio profumato

"Non so pregare". Poi va nella cappellina, canta uno splendido canto messicano, s’inchina e se ne va. Non è come l’olio profumato versato da Maria sui piedi di Gesù?

 


Sigillo

Secondo del colore della pelle, può essere violacea o marrone la macchia tonda che si vede sulla fronte di molti devoti musulmani. Si forma gradualmente, grazie alle tante prostrazioni per i cinque mometi di preghiera quotidiani prescritti.

 


Donne

A. Un piccolo gruppo tradizionalista organizza una manifestazione accanto alla più grande moschea di Dhaka. Una donna scatta foto per conto di un giornale. Qualcuno incomincia a gridare: come mai una donna fa questo lavoro? Chi l’ha mandata? E’ uno scandalo… Urla e insulti s’intensificano minacciosamente, ma lei non si lascia intimidire e continua. Il giornale denuncia l’accaduto, sostenuto dall’ordine dei giornalisti. Il capo del gruppo dichiara che la critica alla donna fotografo era giusta, ma i modi no. E chiede scusa.

 

B. In un villaggio del Sylhet (Nord est del Bangladesh) improvvisamente gli altoparlanti dei bazar annunciano che d’ora in avanti è vietato alle donne frequentare il mercato, e che una multa verrà inflitta sia alle donne che trasgrediscono sia ai commercianti che vendono loro merce. I giornali denunciano l’accaduto, la polizia si dice alla ricerca di chi ha organizzato la faccenda, ma per ora nessuno è stato identificato.

 


Festa in cielo

Sr Nives, coreana, s’arrabatta a dare una mano a 50 marmocchi della baraccopoli dove abita, perché imparino qualcosa in più di quello che la scuola (non) dà. Il locale è piccolissimo e misero, la disciplina non è il massimo. Oggi però una ragazzetta sta passando i limiti della sua pur ampia e affettuosa pazienza. La prende da parte e inizia la ramanzina, interrotta da un sincero: "Suora, sai che hai ragione? Ho proprio fatto male, non lo faccio più!". "Ho capito il Vangelo – commenta sr Nives -: si fa festa in Cielo per un peccatore pentito più che per cento giusti…"

 


Anche noi

Il 14 novembre si è verificato il primo caso di attentato suicida da parte di militanti islamici in Bangladesh, in una provincia del sud.. Uccisi due giudici, l’attentatore è sopravvissuto.

 


Pace

Con oltre 9.400 militari impegnati in varie parti del mondo (soprattutto Congo e Sudan) il Bangladesh è la nazione che offre più uomini alle truppe di pace dell’ONU. Al secondo posto, l’India.     

 

p. Franco Cagnasso

13

ottobre 2005

 


Tenacia 

Da lontano, sembra che abbia la gamba destra atrofizzata tipica dei postumi della poliomielite, ma non è possibile. Aspetto che si avvicini, lentamente. Sì è una gamba rattrappita che penzolava inutile, mentre con la sinistra fa il suo lavoro quotidiano, pedalando su un pesante riksciò…

 


Chiarimenti 

Le 458 bombe esplose nell’arco di mezz’ora il 17 agosto scorso, in 63 dei 64 distretti in cui è suddiviso il Bangladesh, hanno gettato in comprensibile confusione un po’ tutti, inclusi i membri del governo che hanno rilasciato dichiarazioni contrastanti e contraddittorie. Dopo 22 giorni, l’8 settembre, la Primo Ministro ha fatto il punto della situazione in parlamento, spiegando che non c’è motivo di preoccuparsi oltre misura, perché in Bangladesh estremisti e terroristi non ci sono. Ci sono soltanto delle persone male intenzionate che mettono bombe per ingannare la gente, facendo loro credere che ci siano degli estremisti e dei terroristi.

 


Leggi e norme 

Una legge è una disposizione che – sotto pena di sanzione -proibisce o impone ai cittadini determinati comportamenti. Scopo della legge è permettere ai membri delle Forze dell’Ordine e ai Funzionari Statali e Parastatali di ogni ordine e grado, di imporre il pagamento di somme di denaro – di entità variabile secondo il grado del funzionario in questione – per concedere al cittadino il permesso di violare la legge stessa.

Le norme di organizzazioni e imprese private hanno analoga funzione, che si applica sia nel rapporto fra i dipendenti (il dipendente di grado superiore esige denaro per permettere al dipendente di livello inferiore di non applicare la norma) sia nei confronti di terzi, clienti, subappaltatori, fornitori, ecc.

 


Chi l’ha vista? 

Dal quotidiano in lingua inglese "Daily Star" del 4 ottobre: "Il santo mese del Ramadan inizierà domani, se oggi si avvisterà la luna del Ramadan. Un’agenzia di stampa informa che il "Comitato Nazionale per l’Avvistamento della Luna" s’incontra nell’auditorium della "Fondazione Islamica" alle ore 18 per decidere sull’avvistamento della luna. Mosharraf Hossain Shajahan, Ministro per gli Affari Religiosi e Presidente del "Comitato Nazionale per l’Avvistamento della Luna" presiederà la seduta."

 


Esplosione editoriale 

In occasione del 150mo di evangelizzazione deel PIME in Bengala, sono stati tradotti e pubblicati in bengalese "Virtù Apostoliche" del Beato Paolo Manna, pime; "La gioia della Missione" di P. Luigi Pinos, pime; "Vocazione Missionaria" di P. Franco Cagnasso e P. Amal Gabriel Costa (pime pure loro, ma non ancora né beati né defunti). Articoli storici di P. James Fannan, pime sono apparsi sulla rivista culturale Prodipon.

 


Acqua 

Sotto un diluvio semiuniversale pochi coraggiosi s’avventurano fino alla chiesa di Dhoripara (villaggio non lontano da Dhaka), dove Domenica 2 ottobre sr Rita, del pime, riceve il vangelo e il crocefisso della partenza come missionaria in Papua Nuova Guinea. La partente e la mamma, bloccate dall’acqua, arrivano con mezz’ora di ritardo, ma tutti aspettano. Poi spiove; cerimonia e festa procedono con soddisfazione generale. La mamma di sr. Rita: "Sì, mia figlia va lontano; ma l’ho data al Signore, se lui la manda lontano a fare del bene, io sono contenta."

 


Fuoco incrociato 

Quando accade, cioè mediamente più di una volta al giorno, la notizia viene comunicata con brevi trafiletti in ultima pagina. Negli ultimi 8 mesi le persone arrestate e uccise "incidentalmente" per "fuoco incrociato" fra Rapid Action Battaglion e complici degli arrestati stessi che tentavano di liberarli sono stati 284.


p. Franco Cagnasso

12

settembre 2005

 


Candore 

Non ho i soldi per pagare l’affitto... sono in arretrato per le tasse scolastiche dei figli... devo pagare le medicine di mia moglie... la pioggia ha fatto marcire tutti i cavoli... il mio coinquilino è scappato rubandomi i calzoni... "Ma insomma, sempre da me vieni, ogni volta che hai un guaio?"- "Certo che no, mentre eri in Italia non sono mai venuto a disturbarti!".

 


Santuari 

Centinaia di Pir si sono radunati 15 giorni fa, per reagire al crescere di un Islam radicale e violento. I Pir sono per lo più riconducibili alla corrente ‘sufi" dell’Islam e spesso sono i responsabili di un "majar", un santuario che ha avuto origine da un Pir particolarmente santo e stimato. Hanno espresso il loro completo disaccordo con i violenti e con i fondamentalisti, hanno protestato per l’inattività del governo, e si sono impegnati – loro che stanno solitamente fuori della politica – a coinvolgersi direttamente per salvare la democrazia e la laicità del Bangladesh.

 


Cristo 2005 

Tozzo, irsuto, seminudo, un sacco floscio sulla spalla gobba, cammina spedito sulla strada macchiata di luci rade, ancora bagnata di pioggia, popolata di rikscia.  A tratti, un grido. Forte, chiaro, lungo: "Oh amar bhaira!" – "Oh fratelli miei!". Non rallenta, non guarda, non evita le pozze fangose, non chiede.  Passa. Svolta, infine, e ancora da lontano giunge quel grido, e ancora.  E ancora.  "Oh fratelli miei!" Forse ancora uno giunge fioco, confuso col frastuono lontano delle auto; o forse è lo stesso grido che ora è dentro di noi mentre la vita sulla strada riprende e cancella.

 


Camel Jockeys 

Finalmente stanno rimpatriando decine di ragazzi portati – anche a quattro anni di età - negli Emirati Arabi Uniti per fare i "Camel Jockey", cioè per cavalcare i cammelli da corsa. A volte partiva anche la famiglia, ma dovevano vivere separati, i ragazzi presso le scuderie, genitori e fratelli a qualche decina di chilometri; piu’ spesso andavano da soli, portati via in cambio di pochi soldi. Stipendio discreto, cibo buono, tante ore di esercizi e pratiche, tante cadute dai cammelli, disciplina, la cura degli animali affidata a loro, niente scuola. Ora che sono a casa e hanno 14 o 15 anni, sanno più l’arabo che il bengalese, non conoscono un mestiere, non leggono e non scrivono, vogliono buoni vestiti, rifiutano le capanne dei villaggi o le baracche degli slum dove vivono i loro familiari. Nessuno sa che cosa fare di loro.    

 

p. Franco Cagnasso

11

agosto 2005

 

All’inizio delle vacanze Bruno Guizzi, fondatore, proprietario e direttore di Banglanews mi ha amichevolmente accolto a Gaeta, e benevolmente dispensato dal mandargli "Schegge di Bengala" durante i miei tre mesi di vagabondaggio per la penisola. "Non ti chiedo di scrivere Schegge d’Italia...". Le vacanze sono finite, eccolo servito.

 


Invasioni di campo

Ombelichi e seni invadono continuamente il campo visivo di noi maschi nella calda estate 2005. Ma appena l’arbitro riprende il controllo, si torna a vedere quant’è bella l’Italia. Bologna da S. Luca, Roma in una mattinata ventosa, la Montagna Spaccata di Gaeta, piazza del Palio a Siena, i miei nipoti ticinesi e bergamaschi, la domenica a Bergamo con il suono delle campane, il fischiare dei merli al tramonto, una serata di musica d’organo, una cena sul lago con gli amici... e tanto altro; sì, comprese loro (alcune, non tutte), quelle con la maglietta che non ce la fa a coprire né sopra né sotto.

 


Giubileo 

Si chiama Franco. A 8 mesi di età una meningite gli ha leso la mobilità, usa bene solo un braccio. Perde la mamma da ragazzo, cresce con il "Don Gnocchi" e con il papà, un operaio semplice che sa dargli il coraggio di lottare. Diplomato in ragioneria, ora vive da solo, a Paderno Dugnano, aiutato da vari aggeggi elettronici, e da amici. Mi ha invitato a celebrare in luglio il suo giubileo: 50 anni da quella meningite. Che cosa celebra? La vita. Alla fine della Messa legge una lettera: "Caro Papà", indirizzata a Dio. Gli ricorda i tanti momenti difficili, le rabbie, la tentazione del suicidio, e alla fine la scoperta che "Papà" vuol bene anche a lui, figlio che non può camminare come gli altri. E lo ringrazia, di cuore, e vuole dirlo a tutti perché sentirsi amati non è cosa da tenere solo per se stessi. Poi, con vari amici ad un "agriturismo" a rimpinzarci. "Handy è bello" è uno degli slogan di Franco, al quale mando un abbraccio da godere quando leggerà queste Schegge.

 


Serata 

"Vieni a cena da noi, invito amici interessati a conoscere il Bangladesh...". Volentieri!

 Si parla dei prezzi che aumentano, dei parcheggi nel quartiere, di Berlusconi, di Formula 1, di viaggi nel Sahara, di Berlusconi, di giovani, di scuole, di  Berlusconi, del tempo, di Berlusconi, del tramonto, di Berlusconi. E’ tardi: "Non ci dici niente del Bangladesh? Sempre alluvioni, vero? Chissà come fanno...".  "Eh sì, poveretti, però sono più contenti di noi". "Senza dubbio, ma cosa vuoi..." Si riprende con Berlusconi, giovani, scuole, tempo, Berlusconi. "E’ ora di  andare, certo che voi missionari poveretti vivete una vita difficile, siete da ammirare". "Sì sì, proprio così, non so come fate; ma è la vostra vocazione".  "Sarà, ma io con i terroristi proprio non ci starei...". Ci si lascia mentre l’ultima luce se ne và. Mi dispiace per chi mi ha invitato. Ma non se la prenda: la  cena era ottima, gli amici simpatici e tutto sommato anche a me fa bene ascoltare. 

 


Dall’altra parte

Domenica, celebro in una chiesa della Brianza, e non mancano cenni al Bangladesh. Dopo Messa un tale s’avvicina: "Le presento un amico bengalese, così parlate nella sua lingua". Piccoletto, distinto, mi saluta cordialmente e iniziamo a chiacchierare. Gentile. Il discorso però ogni tanto s’intoppa. Mi chiede che cosa può fare per me, come mai sono in Italia, che cosa faccio in Bangladesh... Rispondo, e poco dopo la domanda torna. Passo io a chiedere: "Come ha conosciuto questa gente? Il prete, la parrocchia?" Si mette sulla difensiva: "Non mi dicono di convertirmi, mia moglie porta i figli a giocare nel giardino della chiesa...". Poi si rilassa: "Sa, sono brava gente. Noi siamo musulmani e musulmani restiamo, ma gente così è migliore di noi, bisogna riconoscerlo. Ci accolgono, ci rispettano, aiutano persone in difficoltà, handicappati.. Non mi fraintenda, sono musulmano, ma..." Che voglia qualcosa? Perché mi fa questa sviolinata?

Ancora qualche parola, poi si passa al congedo, e mi dice: "Allora proprio non le occorre nulla? Prenda comunque il mio numero e chiami se hai bisogno.  Però devo sapere: ma lei parla l’italiano?"(?????) La presentazione frettolosa gli ha fatto pensare che io sia un connazionale, regalandomi un momento  magico, in cui – senza saperlo – sono stato "dall’altra parte".

 


Ci sono 

Grest, campi estivi, campi di lavoro, ritiri, pellegrinaggi, corsi, esperienze di servizio, convivenze... E’ un pullulare di iniziative di ogni tipo che laici suore e preti realizzano con tenacia coinvolgendo migliaia di ragazzi e giovani. Raramente fanno notizia, ma ci sono. Un grazie a chi ci mette l’anima.

 


Silenziosamente

Una coppia di pensionati prenota con piacere un pellegrinaggio a Roma. Ben preparato dal punto di vista culturale e religioso, interessante, attraente; soltanto un po’ caro, ma pazienza... Arrivo io. Si parla di tutto un po'. Zitti zitti, i due disdicono la prenotazione, e fanno un consistente dono alla missione in Bangladesh.

 


Proporzioni 

Spesso le lamentele sono inversamente proporzionali al disagio reale che uno vive. Pochi disagi, molte lamentele, e viceversa. Un consiglio ai missionari: attenti a non lamentarci perché in Italia ci si lamenta troppo.

 


Dono 

Appena tornato a Dhaka, ricevo: "Lasciandoti, un bel nodo in gola mi ha accompagnato, non perché sentissi il vuoto di te, anzi!, piuttosto perché sentivo che il cuore era ed è chiamato ad allargarsi fino ad amare questo Paese che, ai miei occhi, ti consuma con il suo clima umido e caldo, con un cibo che non ti sostiene, con il pericolo che ti cammina costantemente a fianco... e al mio cuore sembra di non farcela! Poi ho pensato ai tuoi amici, Thomas e Mongeyo, con i loro bambini che, anche grazie al tuo aiuto - non solo materiale -, non finiranno sul marciapiede a prendere taka per qualche poliziotto; alle donne che ricamando non finiscono sulla strada; ai tuoi seminaristi che, preparandosi bene e camminando con il Signore, potranno essere segno di speranza per i loro fratelli... e il nodo si è un po' sciolto ...ed è bello allora far dono a questo Paese di "chi hai di più caro" e vorresti tenere per te!".

 

p. Franco Cagnasso 

10

marzo 2005

 


Fantasmi

Da tempo i giornali parlano delle malefatte di gruppi estremisti islamici un po’ dappertutto: bombe nei cinema e durante manifestazioni culturali, minacce, assalti a moschee ritenute non ortodosse, pestaggi, torture e assassini di oppositori politici. Il governo sostiene che i fondamentalisti non esistono, sono un’invenzione di chi complotta contro il Bangladesh e vuole appannarne l’immagine all’estero. Bangla Bhai (Fratel Bengala), il più noto dei capi rivoluzionari islamisti, ha dato conferenze stampa, partecipato a sfilate, ci sono fotografie sue mentre incontra il vice prefetto di Rajshahi, collaborava con la polizia per ammazzare i ribelli di sinistra in tutto il nord ovest. La Primo Ministro ordina di arrestarlo, poi due ministri dichiarano che non esiste, è stato inventato dai giornalisti.

Si raduna in Canada un gruppo di paesi che aiutano il Bangladesh; il governo protesta perché nessun suo rappresentante è invitato. Tutti i partecipanti, preoccupati per fondamentalismo e corruzione, minacciano di ridurre o sospendere gli aiuti. Pochi giorni dopo due organizzazioni islamiche estremiste vengono messe fuori legge e scatta un’operazione di polizia in tutto il paese per arrestare autori di attentati, minacce, istigatori alla violenza, ecc. Bangla Bhai scappa in India.

I due partiti islamisti della coalizione al potere protestano, dicono che il Paese è ostaggio degli stranieri che interferiscono negli affari interni.

Il 18 marzo 2005 la Prima Ministro in un discorso al Parlamento dichiara che l’estremismo islamico non esiste, è un’invenzione dei giornalisti.

 


Messaggio indiretto

Sui 35 anni, veste abiti che erano di qualità. Intelligente, istruito, matto come un cavallo, non so come sopravviva senza lavoro, casa, famiglia. Ogni tanto mi regala un po’ del suo tempo, spiegandomi principi di balistica, recitando Tagore, disquisendo sui romanzieri russi dell’800, disegnandomi la macchina del moto perpetuo che nessuno gli brevetta perché tutti hanno invidia di lui. Dice di essere di madre greca e padre un po’ incerto, ma comunque mediterraneo; sa tutto sulle razze umane e insiste che le mediterranee sono – appunto - le migliori (non ne dubito).

Telefona più volte e riesco a tenerlo alla larga, finché me lo trovo davanti in giardino: “Ho bisogno urgentemente di un consiglio”. “Cioé?”. “Sono stitico”. “Senti, non sono un medico. Inoltre, tu pontifichi continuamente sulle diete e sostieni che si può vivere senza mangiare, non puoi allora vivere senza...?”. “No, questo non si può”. “D’accordo, avrai mangiato qualcosa che ti ha bloccato”. “Biscotti. Sei giorni fa ho mangiato biscotti”. “Biscotti? Ma sarà qualcos’altro...”. “Invece sono proprio i biscotti, sicurissimo”. “Perché?”. “Perché poi non ho mangiato più nulla”. “Da sei giorni?”. “Da sei giorni”. Lo guardo meglio, è pallido e stravolto più del solito. “Non ti pare che se non metti dentro niente, per forza non esce nulla?”. “Forse hai ragione”.

Assaporo la vittoria: è la prima volta che lo sento esprimere un dubbio. “Mi rallegro che ti passi per il cervello un barlume di punto interrogativo. Allora: se è avanzato qualcosa del nostro pranzo, lo mangi o fai storie e mi propini le tue teorie sull’alimentazione?”. “Mangio”. “Qualunque cosa?”. “Qualunque cosa”.

Vado a vedere, è avanzato molto, e glielo mettiamo davanti. Si lava accuratamente mani e faccia, si sciacqua bene la bocca, respira profondamente e attacca.

Forse non 6 giorni, ma almeno 3 aveva digiunato davvero...

 

Cooperazione

La Via Crucis della chiesa dello Spirito Santo, annessa all’omonimo Seminario Filosofico/Teologico Nazionale in Dhaka, è opera di un artista hindu. E’ stata regalata da due coniugi, lei cristiana e lui musulmano.

 

p. Franco Cagnasso 

9

marzo 2005

 


Post Mortem

È così magro che basterebbe un soffio per buttarlo a terra, ma finalmente ha trovato un lavoro come guardia notturna, gira contento con il cappello e le mostrine, saluta militarmente. Si ammala la mamma, dolori addominali. Al villaggio non sanno che fare, il figlio la porta in ospedale a Dhaka. Trova posto per terra, fra due letti. Il medico passa, ordina una fila di medicine per la gastrite, lui compra quelle che costano meno e le lascia lì, per andare al suo turno di lavoro. Torna il mattino e il medico lo assale: “Come mai te ne sei andato? Dov’eri mentre tua madre moriva?”. Il poveretto non riesce a spiccicare parola. “È chiaro che l’hai avvelenata, poi sei scappato. Ma noi lo scopriamo lo stesso, le faremo il post mortem!”

Come forse il lettore sa, la maggioranza dei Bengalesi, specialmente se analfabeti, non parla correntemente il latino. L’uomo scoppia a piangere, si guarda attorno smarrito, balbetta, ma fare domande ai medici è mancare di rispetto alla loro autorità. “Finirai in galera, o t’impiccheranno – insiste il medico – Non sai cos’è il post mortem? Spacchiamo la testa a tua madre, tiriamo fuori il cervello e lo tagliamo a fette, la apriamo in due e mandiamo le budella in laboratorio; la facciamo a pezzi, ma avremo le prove da dare alla polizia!”.

L’uomo si getta ai piedi del medico, lo implora di mandarlo in galera ma non fare una cosa simile a sua madre: “Sto in carcere tutta la vita, ma me la lasci seppellire intera!” Lunga pausa di silenzio e singhiozzi. “Vedo che sei un bravo ragazzo, forse sei innocente, ma non sono sicuro; e poi... come faranno gli altri a crederti? Ci sarebbe una via per evitare il post mortem, ma non è semplice, mi devo compromettere, impegnare…”. “Dottore, per carità…” “Ci vogliono almeno 3.000 taka”. Un barlume di speranza... Altri pianti, altre minacce, altre insistenze, alla fine si concorda per 1.500 taka, ”Entro questa sera alle 10”. E la mattina dopo il giovane potrà seppellire sua madre.

 


Bob Bhai

Americano fino al midollo, sui 70, secco e bruciato dal sole, sorridente, P. Robert McCahill detto Bob Bhai (Fratel Bob) è un missionario di Maryknoll (per capirci: un istituto come il PIME, americano) che dopo alcuni anni di servizio in America Latina è approdato in Bangladesh circa 25 anni fa. Aveva un’idea in testa: stare in mezzo ai non cristiani. Dapprima si è stabilito in una cittadina, lavorando gratis come bracciante giornaliero. Poi, gradualmente, si è orientato a dedicarsi ai malati poveri. Li va a trovare, li porta dal medico o in ospedale, li raccoglie per strada, li fa operare… Dapprima ogni dieci anni, ora ogni tre, pianta tutto e si trasferisce in un nuovo posto, dove non ci siano cristiani: “Qui ora mi conoscono, è ora di ripartire”. Come si presenta? A tutti quelli che chiedono risponde: “Sono un missionario cristiano. Il mio profeta, Gesù, è passato servendo e facendo del bene; cerco di fare come lui”. Vive in una stanzetta dove ha tutto, cioè quasi niente. La mattina prestissimo medita e celebra l’Eucaristia, poi gira tutto il giorno mangiando dove può. La sera cucina qualcosa, legge, scrive, prega.

Racconta: “Una volta ho dato la solita risposta ad un’anziana contadina tutta storta per l’artrite: Sono un missionario cristiano... Mi ha accarezzato con dolcezza e mi ha detto: ‘Il tuo Profeta deve essere molto buono!”.

Ogni anno due seminaristi vengono mandati da lui per un mese di ‘esperienza’. Tornano strabiliati, prima di tutto dalle sue qualità ciclistiche: “I primi giorni mi faceva schiattare dalla fatica per stargli dietro!”, ma poi anche da tutto il resto.

 

p. Franco Cagnasso

8

febbraio 2005



Conversione

Grande, grosso e sorridente, un prete coreano quarantenne mi racconta qualcosa di sé.

“A 24 anni avevo un buon impiego in una società di comunicazioni e non sapevo nulla di vangelo, Cristo, chiesa, preti. Cambiano il mio orario di lavoro, me ne dimentico e un giorno mi trovo alla ditta due ore prima del mio turno. Decido di fare un giretto per ammazzare il tempo, e di cacciare il naso in una chiesa davanti a cui passo sempre, per vedere com’è fatta dentro. Appena apro la porta mi viene incontro una suora sorridente: “Sei venuto per il catecumenato? Inizia fra due minuti!”. “Non so neppure che cosa sia...”. “Fa lo stesso, fermati un’oretta così dopo lo sai, oggi c’è proprio il primo incontro”. Ho tempo, la suora mi piace. Sento dire cose che avevo dentro senza saperlo; un anno dopo ricevo il battesimo, 9 anni dopo vengo ordinato prete in una nuova congregazione che si dedica ai poveri e ora sta valutando se venire a lavorare anche in Bangladesh. Spero di venirci anch’io”. 

 


Banchetto

Il “guru” dell’ashram s’è allontanato con la borsa e la sciarpa in testa, starà via almeno per qualche ora. Guardinghi, alcuni bambini si avventurano sul prato davanti alla Grotta della Madonna e iniziano a raccogliere foglie secche. Lascio passare dieci minuti, poi scendo con qualche caramella. Mi seguono con la coda dell’occhio: viene da noi o tira dritto? ci caccia via? Sono quattro, fra i 5 e gli 8 anni – mi pare. Rimetto in tasca le caramelle in più e mi avvicino a mano tesa: “Vi piacciono? le volete?”. Si guardano dubbiosi, poi la più grande sorride e le caramelle spariscono. Due parole, tornano a raccattare foglie e io torno all’ashram, ma poco dopo “sento” 8 occhi che mi scrutano da sopra il muretto della veranda. Mi volto: “Erano buone?”. “Sì, ma tu ne hai delle altre!”. È vero, ne ho altre 5. Parliamo un poco, le due bimbe vanno solo alla scuola coranica, i bimbi sono fratelli, prima e seconda elementare. Oggi vogliono raccogliere due sacchi, non uno solo, perché domani è la grande festa del Kurban, memoria del sacrificio di Abramo, e serviranno per cuocere la carne degli animali sacrificati... hanno l’acquolina in bocca. Discutiamo: che fare della quinta caramella? Al più piccolo? alla più grande? Decido io: la terrò per ricordarmi, domenica in città, di comprarne altre, così lunedì possono tornare a prenderle. Tutti d’accordo.

Si allontanano e si siedono in cerchio in mezzo al prato. Tirano fuori anche le quattro caramelle ricevute prima, le scartano tutte, le assaggiano, se le scambiano, commentano, ridono. Un banchetto. 

 

Per tutti

Amico del papà, un insegnante musulmano si congratula con un giovane appena ordinato: “Siamo contenti che tu sia diventato prete; ma ricordati sempre che non sei prete solo per i cristiani, lo sei anche per noi!”. 

 


Vocazione

“A 18 anni ero innamorata di un ragazzo, e lui ricambiava. Un giorno si entusiasma e mi dice: "Ti voglio proprio bene. Metti da parte i soldi, fatti una buona dote e ci sposiamo." Ne rimango commossa, entusiasta... finchè non ci ripenso: 'Io gli piaccio, e allora io devo lavorare e mettere via i soldi perché lui si degni di sposarmi? Neanche per sogno, piuttosto mi faccio suora'. S’è fatta suora. 

 


Quattrocentomila

Allah è grande - Allah è grande - Allah è grande - Allah è grande -

Io testimonio che non c’è altro dio che Allah - Io testimonio che non c’è altro dio che Allah -

Io testimonio che Maometto è il suo messaggero - Io testimonio che Maometto è il suo messaggero -

Venite alla preghiera - Venite alla preghiera -

Venite al bene - Venite al bene -

Allah è grande - Allah è grande –

Non c’è altro dio che Allah.

Cinque volte al giorno, ogni giorno dell’anno, da ogni moschea il muezzin canta in arabo questo richiamo alla preghiera. Melodie molto belle, affascinanti, o cacofonici accavallarsi di stonature, sempre a tutto volume, da sei o sette altoparlanti di moschee vicinissime.

È sempre uguale, soltanto all’alba si aggiunge il versetto “La preghiera è meglio del sonno”. Qualche zelante muezzin di villaggio aggiunge pure altri richiami a svegliarsi, e robuste soffiate dentro il microfono.

In Bangladesh ci sono almeno 80.000 moschee. Dunque almeno quattrocentomila volte al giorno 140 milioni di persone sono invitate a pregare. Miliardi di volte al giorno il nome di Dio è lodato.

 

p. Franco Cagnasso

7

febbraio 2005

 


Etymkhana

Significa “orfanotrofio”. È stato aperto 50 anni fa a Chittagong, accanto al famoso, frequentatissimo santuario che conserva i resti di Sha' Amanah, un santo musulmano del secolo scorso. Il fondatore è un accogliente vecchietto che, contento di riceverci, ci presenta i suoi 130 ragazzi. Vanno dagli 8 ai 15 anni,  vivono su tavolati di legno in una specie di tettoia di m. 10 x 20. Studiano, pregano, mangiano, dormono, giocano sempre lì, ciascuno nel suo piccolo spazio sul tavolato. Orario: 3.30 di notte sveglia; 4-5.30 canto del Corano, la parte nuova imparata il giorno precedente; 5.30 preghiera seguita da studio; 7 colazione poi studio. 9-12 dormono. 12 sveglia, preghiera e pranzo, poi nuovo pezzo di Corano da imparare. Lo studio va avanti fino alle 17, interrotto da due momenti di preghiera. Poi ci sono ricreazione, doccia, studio. Alle 21 preghiera, 21.30 cena, 22 a dormire.

Sono tutti orfani di almeno un genitore, parecchi analfabeti. Studiano a memoria in canto tutto il Corano, in arabo (che non conoscono e non imparano), e diventeranno Imam in Bangladesh e in altri paesi, fra gli emigranti. “Nel Corano c’è tutto – mi spiega uno di loro – e non occorre studiare altro”. Ora però il Fondatore e i suoi collaboratori stanno organizzandosi per mandarli alla scuola ordinaria, e anche a scuola di computer – ci informa. Niente giornali, TV, cinema, perché “sono cattivi”.

Preparano per noi un piccolo ricevimento, offrono tè e biscotti. Alcuni ragazzi cantano pezzi di Corano, uno esegue un canto in bengalese che esprime il desiderio ardente di andare a Medina. Ringraziamo con un breve canto sull’amore fraterno che Gesù ci raccomanda. Sono contenti. 

 


Caratteristiche

Per quattro volte ho tenuto una “duegiorni” con 4 gruppi di Missionarie dell’Immacolata sul tema dell’interculturalità nelle nostre comunità. Fra i vari esercizi pratici, ogni gruppo culturale deve anche cercare di identificare qualcuna delle proprie caratteristiche. Ecco le risposte prevalenti. Santal: forte senso di appartenenza al proprio popolo, semplicità, accoglienza. Bengalesi: ospitalità, amore per il bello e il canto, adattabilità, creatività. Italiane: senso di indipendenza e responsabilità, compassione, intraprendenza. Orao: lente a decidere ma fedeli, legate alle proprie tradizioni, capaci di faticare.- Caratteristiche negative? Sono emerse anche quelle. Ne scriverò un’altra volta - forse. 

 


Mina

Circa 25 anni, è figlia di un Imam (“parroco” musulmano) di villaggio. Con tanti fratelli e sorelle da aiutare, ha studiato solo fino alla quinta e alla scuola coranica, poi è venuta a Dhaka e ha trovato lavoro presso una buona famiglia danese. Ammalatasi, l’hanno aiutata a farsi operare, ma poi hanno lasciato il Bangladesh e ora sono in Africa. Si consigliava con P. James, dopo che è partito ha iniziato a venire da me. Il papà è venuto a vedere che tipo sono, e mi pare che ci siamo ispirati a vicenda simpatia e fiducia, la figlia può frequentarmi senza che lui si preoccupi. Mi ha assicurato che prega per me. Mina è piena di buon senso, simpatica, intelligentissima, parla un inglese comprensibile imparato da sola, ascoltando. Ora lavora a mezzo tempo presso una coppia inglese un po' scorbutica, manda qualche soldo a casa, tira cinghia, non le rimane niente. Vorrebbe andare a lavorare all’estero, ma a me pare un rischio: “Non è ora di sposarti? Non ci pensi?”. “Sì, certo. Potrei dirlo a papà e mi troverebbe un marito in poco tempo. Ma per un marito decente, trattabile, ci vuole una dote che io non ho. Se non riesco ad andare all'estero e metter via qualcosa, trovo soltanto un marito rozzo e mascalzone, che non sopporterei”. 

 


Sottobosco

D’inverno gli alberi sulle collinette attorno a Diang restano verdi, ma perdono parecchie foglie. Il sottobosco è secco e pulitissimo. Ogni giorno frotte di bambine, qualche bimbo e donne passano e ripassano per raccogliere ogni rametto, ogni foglia secca. Con un uncino legato ad un lungo bambù agganciano e spezzano i rami secchi ancora non caduti. Le foglie quasi non fanno in tempo a toccar terra e sono già fra le mani di una bimba che le porta a casa in un sacco, combustibile per cuocere il pasto quotidiano. 

 


Tre a tre

A inizio di febbraio la diocesi di Chittagong ha organizzato un “seminario” di due giorni cui partecipano, da ogni parrocchia, un prete, due laici e tre musulmani. Tre a tre, sul tema: “Allah, Isshor: un solo Dio di pace”.

Isshor (o Ishwar) è uno dei termini usati da indu e cristiani per indicare Dio, il Signore.

 

p. Franco Cagnasso