Lettere agli amici 2021

p. Adolfo L'Imperio

Lettere agli amici 2021

Auguri

Rancio, 28 febbraio 2021

"Andate in tutto il mondo e portate la gioia del Vangelo"

21 maggio 2021

    

Carissimi amici,

seduto sulla mia Ferrari a quattro ruote (la mia carrozzina) mi faccio vivo per darvi una gioiosa notizia.

       

 

La popolazione del Bangladesh ha raggiunto i centosessantacinque milioni all'incirca con un milione di rifugiati dalla Birmania.

La piccola Diocesi di Dinajpur, circa settantamila cattolici che crescono con tremila battesimi all'anno, dona nuovi sacerdoti alla Chiesa il 4 giugno 2021.

         


Sono:

Nitto Anthony Ekka, CSC.  Parrocchia di Pathorgata;

Ruben Mardi, diocesano.  Parrocchia di Nijpara;

Marcellius Tirkey, diocesano.  Parrocchia di Khalisha;

Nicholas Murmu, diocesano.  Missione di Radhanagor;

Vi è poi un gesuita: Elias Sorkar dalla Cattedrale.

         

 

Il vescovo Sebastian Tudu avrà la gioia e la responsabilità di dare alla Chiesa questi nuovi giovani che vengono ordinati sacerdoti, attraverso lo Spirito Santo che guida la Chiesa a nuove avventure.

Nella responsabilità di servire la Chiesa in un contesto povero, non abbiate paura!

       


"Non abbiate paura della gioia! Quella gioia che ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella nostra vita, lasciamo che Lui entri nella nostra vita e ci inviti ad andare fuori noi alle periferie della vita e annunciare il Vangelo. Non abbiate paura della gioia. Gioia e coraggio!" (Papa Francesco)

     

   

Vi saluto con affetto

Padre Adolfo


             

Maria, Madre della Chiesa, aiutaci e guidaci



NdR

E' molto bello conoscere i nomi dei futuri sacerdoti della diocesi di Dinajpur, al cui studio partecipano anche economicamente alcuni amici.

Anche il nostro progetto "Sostegno allo studio" sta andando avanti e ringraziamo di cuore tutti gli amici che lo sostengono.


55° Anniversario dell'Ordinazione Sacerdotale

29 giugno 2021 - SS Pietro e Paolo


“Tu sei Sacerdote per sempre ”

 

Auguri  e  Preghiere


Padre Adolfo L'Imperio  (1930 - 2021)

 

Quest’oggi, 3 luglio 2021, verso le ore 17.45, è morto presso la nostra Casa di Rancio di Lecco, il caro confratello p. Adolfo L’Imperio. Da alcune settimane il carcinoma alle vie biliari di cui soffriva era diventato causa di grande preoccupazione e le sue condizioni di salute erano peggiorate; un ultimo recente ricovero in ospedale per esami e per tentare di stabilizzare il funzionamento della bile non aveva dato i risultati che tutti speravamo. Anche se molto provato e stanco era comunque ritornato in Comunità a Rancio, dove proprio pochi giorni fa aveva ricevuto la visita della sorella e della nipote, giunte da Gaeta per salutarlo. Aveva 91 anni. 

Padre Adolfo nasce a Zara (oggi Croazia, allora parte dell’Italia) il 28 febbraio 1930, terzo dei cinque figli di Cataldo (assistente Genio della Marina militare) e Anna Peroni. Frequenta l’Istituto Tecnico Nautico Flavio Gioia a Gaeta (provincia di Latina), ed ottiene il diploma di Capitano di Lungo Corso. A Gaeta, mentre lavora come perito tecnico all’Ufficio per Progettazione, Direzione e Contabilizzazione per lavori stradali ed edili, per 10 anni è anche dirigente diocesano della Gioventù di Azione Cattolica (GIAC). A 31 anni di età, entra nell’Istituto ad Aversa per i corsi di Propedeutica, compie l’Anno di Formazione a Villa Grugana e i corsi teologici a Gaeta e a Milano; il 16 dicembre 1966 emette il Giuramento e viene ordinato presbitero a Gaeta il 29 giugno dell’anno successivo, per l’imposizione delle mani di Mons. Lorenzo Gargiulo, arcivescovo di Gaeta. Destinato alla missione di Dinajpur, dopo alcuni mesi trascorsi a Londra per lo studio della lingua inglese e dopo aver frequentato un corso di Leprologia al sanatorio di Fontilles (Spagna), il 4 aprile 1969 parte per la missione. Avvalendosi degli studi tecnici e della esperienza maturata prima di entrare nell’Istituto elabora più di 40 progetti per la costruzione di scuole, chiese, cattedrali, ponti ...oltre ad essere responsabile del Lebbrosario di Dhanjuri e poi della Caritas Bangladesh; dal 1973 al 1976 ricopre l’incarico di Superiore Regionale. Per alcuni anni è anche rettore del Seminario minore di Dinajpur. Dal 1986 rientra in Italia per un servizio all’Istituto e dal 15 dicembre dello stesso anno fino al 15 dicembre 1993 è Economo generale. Ritorna in Bangladesh nel marzo 1994 dove resta fino alla fine del 2019, quando le condizioni di salute lo convincono a ritornare in Italia per trasferirsi nella Casa di Rancio. 

In una delle sue Lettere Circolari, scritta poco dopo il ritorno in Bangladesh ho trovato queste righe: “Aspettiamo cieli nuovi e terra nuova”, la Chiesa prega con il Salmo. Non è un'attesa passiva ma l'atteggiamento di chi crede che le promesse fatte da un Dio che ama gli uomini divengono realtà. Il divenire implica la nascita, ecco perché la chiesa chiama nascita a vita nuova ogni conversione dal male al bene, dall'odio all'amore, dalla discordia al ritornare a vivere insieme. Scrivendo queste righe mi passano davanti agli occhi le immagini del Rwanda, della Bosnia, dell'Afghanistan, dello Sri Lanka, del razzismo in Europa, delle discriminazioni in paesi ricchi, dei morti per soprusi e per potere dello sfruttamento di realtà povere. Sono immagini che giungono ormai in tempo reale in tutto il mondo tramite la televisione. Anche in Bangladesh le antenne televisive si innalzano non solo a Dhaka, ma anche sui tetti di casupole o tra le capanne dei poveri: al posto delle piante di banano o di papaya crescono sempre più le antenne televisive. Forse per questo che si guarda meno il Cielo e le stelle e non si riesce a vedere la luce delle stelle negli occhi dei bimbi. 

Il funerale di p. Adolfo verrà celebrato a Rancio, lunedì 5 luglio, alle ore 9.30. Non essendo possibile essere presenti alle esequie a causa dell’emergenza sanitaria, ci uniamo spiritualmente in preghiera con i confratelli della Comunità. Terminato il funerale, il corpo verrà portato a Gaeta, dove nei giorni seguenti verrà celebrata una messa esequiale al Santuario della Montagna Spaccata.

Memento. 

p. Marco Villa

Segretario generale

Ci ha lasciato un amico

Nel darvi la triste notizia del ritorno alla casa del Padre del nostro grande amico missionario facciamo presente che noi amici possiamo anche ricordarlo continuando con i suoi progetti, in particolare col Sostegno allo studio. 

Le foto che seguono ci sono state inviate da padre Fabrizio Calegari che è a Dhanjuri e che attualmente è responsabile del boarding, tanto voluto e seguito da padre Adolfo. 

Una preghiera

p. Adolfo con p. Quirico Martinelli

con p. Francesco Rapacioli e p. Giulio Berutti

 con p. Enzo Corba

con p. Livio Prete

con p. Quirico Martinelli

con p. Francesco Rapacioli e p. Fabrizio Calegari

con sr. Anna Giudici e p. Fabrizio Calegari

con p. Carlo Calanchi

Lettera di p. Ferruccio Brambillasca

Milano, 4 Luglio 2021 

Carissimi, 

Vi porgo le mie più sentite condoglianze per la morte di p. Adolfo, missionario per tanti anni nel suo amato Bangladesh.

 

Il ricordo più bello che ho di p. Adolfo è stato durante la visita da me compiuta in Bangladesh qualche anno fa. P. Adolfo, presentava già qualche segno di cedimento fisico, nonostante tutto però), mi diceva che sarebbe stato contento di rimanere in Bangladesh accanto alla gente che ha sempre amato. Inoltre, nella nostra comunità Pime presente in Bangladesh, quella di p. Adolfo è sempre stata una presenza molto positiva e significativa, grazie soprattutto al suo carattere gioioso e allegro.

 

Anche dopo il suo ritorno in Italia, un anno e mezzo fa, p. Adolfo ha sempre tenuto vivo il ricordo della sua missione in Bangladesh, diventando però allo stesso tempo una "preziosa" compagnia per i confratelli a Rancio di Lecco, e per i tanti che lo incontravano: in lui vedevano un missionario felice e realizzato.

 

Grazie p. Adolfo per essere stato un missionario capace di creare amicizia con tutti, soprattutto con i tuoi confratelli; grazie per aver servito l'Istituto sempre con grande disponibilità e capacità; grazie per aver amato la tua città, Gaeta, che a sua volta ti ha sempre amato con profonda stima e riconoscenza. il Signore ti ricompensi per tutto ciò che hai fatto su questa terra e continui ad aiutare tanti giovani che ti hanno conosciuto nella tua missione, il Bangladesh!  

Grazie di cuore p. Adolfo!  

P. Ferruccio Brambillasca

L’Imperio, il missionario costruttore in Bangladesh

Mondo e Missione, 5 luglio 2021

Il Pime piange la morte di padre Adolfo L’Imperio, missionario per cinquant’anni in Bangladesh, scomparso a 91 anni nella casa dei missionari anziani a Rancio di Lecco. Rimasto in missione fino a soli due anni fa aveva messo a disposizione l’esperienza di perito tecnico per realizzare scuole, chiese, dispensari. Ma la sua “costruzione” più bella sono state le relazioni con i poveri, gli ammalati e i ragazzi a Dhanjuri 

 

Sabato 3 luglio nella Casa dei missionari anziani a Rancio di Lecco per l’aggravarsi di un carcinoma è morto padre a 91 anni padre Adolfo L’Imperio, missionario del Pime che per 50 anni ha svolto il suo ministero in Bangladesh. Nato a Zara il 28 febbraio 1930, cresciuto a Gaeta dove aveva frequentato l’istituto nautico ed era stato presidente della Giac (la Gioventù dell’Azione cattolica), padre L’Imperio aveva lavorato come perito tecnico per dieci anni prima di rispondere alla chiamata per la missione. Ordinato sacerdote a Gaeta nel giugno 1967, due anni dopo era partito per la diocesi di Dinajpur, nell’allora Pakistan Orientale. Ed era cominciato così un lungo apostolato missionario scandito dalla sua dote di costruttore di edifici, ma ancora di più di relazioni coi poveri, coi giovani e con gli ammalati. Il 28 febbraio 2010 padre Adolfo aveva festeggiato nella sua Dhanjuri i suoi ottant’anni. E così scrivevano in quell’occasione i suoi confratelli in Bangladesh in una cronaca che riassume molto bene che cosa è stato questo grande missionario per la sua gente:

 

“Lo abbiamo gioiosamente festeggiato, a Dhanjuri, sua prima destinazione in Bangladesh nel lontano 1969. Allora il Bangladesh non esisteva ancora: il Paese infatti si chiamava East Pakistan e la capitale era Karachi, ad oltre duemila chilometri di distanza. Nella spartizione del sub-continente Indiano infatti gli inglesi, ansiosi di scappare, avevano diviso l’enorme Paese in due Stati, in base alla religione. Ad appena due anni dall’arrivo di Padre Adolfo, scoppia la guerra di liberazione, che termina con la creazione di uno Stato Indipendente, il Bangladesh. Sono anni terribili: fame, carestia, calamità naturali, ma pian piano, con mille difficoltà, il Paese riesce a risollevarsi.

Negli Anni Settanta, Padre Adolfo ha diretto le operazioni della Caritas nel nord del Paese e, quindi, non ha potuto restare a lungo nella sua Dhanjuri, con i suoi Santal e i suoi lebbrosi. In tutti questi anni, ha un po’ girato come una trottola in tutta la diocesi di Dinajpur, costruendo scuole, chiese, ostelli, dispensari… Per una decina di anni, è anche stato parroco della cattedrale di Dinajpur e direttore del “progetto lebbra”, ma recentemente ha dato le dimissioni da entrambi gli incarichi, per limiti di età. Come se non bastasse, ha anche costruito una cattedrale in Myanmar (Birmania), e per qualche anno è stato economo generale del Pime.

Quando in Italia uno va in pensione (spesso vent’anni prima di quando ci è andato Padre Adolfo!), normalmente si riposa, ed al limite porta a spasso i “nipotini”, o passa il tempo con qualche hobby. Padre Adolfo è andato in pensione soltanto sulla carta, nel senso che continua imperterrito a lavorare come e più di prima, aiutando in particolare malati, bisognosi, giovani in attesa di inserirsi nella società…

Dhanjuri è sempre stato il suo primo amore (corrisposto) ed è qui che, negli ultimi anni, si è maggiormente impegnato. Ricordiamo soltanto che è stato inaugurato il nuovo ostello dei bambini, la nuova chiesa e la nuova scuola: poco prima aveva realizzato il fabbricato per la fisioterapia, i due refettori e la lavanderia, all’interno del lebbrosario. E sta anche terminando i lavori di rifinitura del nuovo Palazzo vescovile…

Ora potrebbe essere soddisfatto e godersi un po’ di “tranquillità”, ma i lavori che ha in “cantiere” sono ancora molti, e sarebbe addirittura troppo lungo elencarli.

La festa a Dhanjuri si è svolta secondo programma: a farne le spese purtroppo è stato un maiale di un centinaio di chili, sacrificato per l’occasione… Ma c’era da far mangiare oltre cinquecento persone: un pezzettino per uno non fa male a nessuno…

Particolarmente commovente è poi stato il “saluto” che hanno voluto fare tutti i malati del lebbrosario. Padre Adolfo aveva celebrato la Messa nella chiesa di Dhanjuri e, successivamente, una seconda messa nella cappella del lebbrosario. I pazienti cattolici vi hanno partecipato tutti, quelli musulmani lo hanno invece pazientemente atteso: e, tutti insieme, lo hanno ringraziato per l’aiuto che hanno ricevuto”.

 

I funerali di padre L’Imperio si terranno in forma privata a Rancio lunedì 5 luglio. Le sue spoglie saranno poi condotte a Gaeta dove una Messa di suffragio verrà celebrata al santuario della Montagna Spaccata e verrà poi sepolto.

S. Messa di addio al carissimo p. Adolfo

Rancio, 5 luglio 2021

Grazie di tutto, carissimo p. Adolfo: prega per noi, perchè possiamo essere sempre missionari contenti e generosi, come lo sei stato tu.

Un grande abbraccio nel Signore che tu hai tanto amato e servito in Bangladesh.

Un caro saluto anche dal gruppo del Bangladesh

Lettera di condoglianze del Vescovo di Dinajpur Sebastian Tudu

Dinajpur, 8 luglio 2021

Carissimi,

 

Sentite condoglianze a tutti voi che ora siete molto rattristati per la scomparsa del Rev. P. Adolfo L'Imperio, PIME.


Esprimo il mio più profondo sentimento di ringraziamento e gratitudine a Dio e alla Congregazione del PIME, per aver inviato il Rev. p. Adolfo L'Imperio, PIME come grande missionario in Bangladesh, in particolare a Dinajpur. 


Esprimo anche, in modo molto particolare, i miei più profondi sentimenti di ringraziamento e gratitudine a tutti gli amici di p. Adolfo e a tutti i benefattori che hanno sostenuto i progetti di p. Adolfo molto generosamente. 


Molte persone di Dinajpur sono unite a voi spiritualmente. Hanno espresso il loro cordiale ringraziamento e gratitudine al Rev. P. Adolfo L'Imperio per tutta la sua dedizione alla missione e al lavoro pastorale. 


I fedeli di Dinajpur sono stati molto addolorati nell'apprendere la notizia della scomparsa del Rev. p. Adolfo L'Imperio. Noi, con tutta la nostra comunità di Dinajpur, esprimiamo la nostra solidarietà spirituale e preghiamo per la pace eterna del Rev. P. Adolfo. 


E’ stato un missionario a tutto tondo. Molti dei nostri Padri, Fratelli laici, Suore e laici hanno condiviso il suo grande contributo in vari campi; tra cui: lavoro missionario, lavoro nella Caritas di Dinajpur, Rettore del Seminario Minore, Parroco della Cattedrale, Preside della St. Philip's High School, Direttore del DLC (Dhanjuri Leprosy Center), Procuratore della Diocesi di Dinajpur. Ha inoltre costruito molte cappelle, Chiese, edifici parrocchiali, scuole, convitti, centri per disabili, centri giovanili, ecc.


È come un'icona nel cuore della gente di Dinajpur. 


Il suo viaggio di ritorno in Italia non è stato un viaggio felice. Amava così tanto la sua missione e le persone del Bangladesh che desiderava di morire ed essere sepolto tra il suo amato popolo, i suoi bambini e giovani. 


Il misericordioso Dio Padre gli conceda la pace eterna in cielo! 


Con i migliori saluti e preghiere, 

In Cristo, 

+ Sebastian Tudu

Vescovo di Dinajpur

In memoria dell'amico padre Adolfo

di p. Franco Cagnasso

Dhaka, 29 luglio 2021

Da "Schegge di Bengala - 210"

Adolfo

Gli piaceva scherzare, e sorprendere. Un attrezzo elettronico nuovo, un giocattolo strano, una notizia inedita... Una volta (e non da giovanotto, ma quando aveva ormai circa 70 anni...) si vestì con cappellino bianco, barba e palandrana tipica degli anziani devoti musulmani e girò a lungo nella missione di Suihari – dove tutti lo conoscevano  - senza che alcuno lo riconoscesse... Dell’ultima sorpresa che ci ha fatta parlerò con lui appena mi sarà possibile andare alla cappella del “lebbrosario” che si trova nella missione di Dhanjuri (diocesi di Dinajpur). Infatti...

P. Adolfo L’Imperio ci ha lasciati serenamente a 91 anni di età il 3 luglio scorso, nella casa del PIME a Lecco, dove in breve tempo aveva seminato un po’ del suo buon umore vivace, delle sue battute. Tutti noi che lo conoscevamo bene abbiamo commentato con rammarico: desiderava tanto morire ed essere sepolto in Bangladesh, e invece... Invece niente: chissà come gli è venuto in mente, ha organizzato tutto perché – dopo la morte – il corpo venisse cremato, e le ceneri portate a Dhanjuri, dove lui aveva iniziato il suo impegno di giovane missionario, dove era tornato poi per prendersi cura degli ammalati. E ora sono là, nella cappella del lebbrosario. Nessuno l’aveva immaginato, ma lui ce l’ha fatta.

Ci eravamo conosciuti nel seminario teologico del PIME a Milano nel 1965. Dopo due anni lui, più anziano di me di 13 anni, fu ordinato e partì per il Pakistan Orientale. Visse l’esperienza dura della guerra che segnò la nascita del Bangladesh, e del dopoguerra di miseria e fame, coinvolgendosi con tutte le energie nel programmare e realizzare progetti di aiuto, sviluppo, rilancio, in collaborazione con missionari di altri istituti, Mani Tese, organismi internazionali, partecipando alla fondazione della Caritas nazionale.

Ci ritrovammo in Bangladesh, nel 1978. Io venivo dall’Italia: studio, animazione, formazione, “teorie”... un altro mondo. Adolfo, da bravo “fratello maggiore”, mi comunicò subito un’esperienza fondamentale, e mi disse: “Tu non hai conosciuto p. Sozzi, il “guru” che mi ha introdotto alla missione in questo paese; ti passo ciò che ho ricevuto da lui. Mi ha insegnato la spiritualità senza fronzoli, da vivere qui. ‘Se non preghi – mi diceva - puoi essere molto indaffarato e anche soddisfatto di te stesso per tutta la vita, ma batti l’aria; e se davvero vuoi pregare, non girare attorno al problema: alzati la mattina presto, prestissimo; altrimenti non troverai mai il tempo. ” Presto... quanto? Quanto occorre, prima di ogni altra cosa. Così aveva fatto p. Sozzi, così fece p. Adolfo,fino all’ultimo.

Per lui il passaggio alla vita di “pensionato” non fu facile. Più volte mi disse che si sentiva inutile, che non voleva mangiare  pane a ufo... ma seppe superare la crisi: si diede un orario per distribuire bene riposo, letture, meditazione (al suo posto in cappella non mancò mai “Jesus Caritas”), e anche se avrebbe potuto dire: “ho tanto tempo, me la prendo comoda”, rimase fedele al principio della preghiera prima di tutto (beh, no: prima di tutto il caffè e due biscotti possibilmente al cioccolato, di cui andava matto...). Alcune attività le continuò quasi fino all’ultimo giorno, specialmente con e per i giovani. Aveva sempre avuto un debole per ragazzi e giovani; anche a novant’anni di età gli piaceva renderli contenti: con caramelle e piccoli regali, ma anche e soprattutto leggendo e commentando con loro il Vangelo, la sorgente – credo – della serenità che era in lui e che voleva comunicare con ogni mezzo possibile... caramelle comprese.

Non so quanti edifici in Bangladesh siano stati disegnati o riadattati da lui: chiese, scuole, case di comunità, dispensari medici, ostelli, uffici, anche la nunziatura... No, non era ingegnere né architetto. Aveva frequentato l’Istituto Nautico di Gaeta, la sua città. Poi aveva lavorato come geometra, prima di entrare nel seminario del PIME dopo dieci anni di servizio alla diocesi come presidente di Azione Cattolica, a  33 anni di età.

In seguito, in Bangladesh, aveva sfoderato le sue doti.

Partiva “alla grande”, di solito. Se c’era da affrontare un problema, o preparare un progetto, durante i nostri incontri comunitari sapevamo che prima o poi avrebbe detto la sua: “Bisognerebbe fare un’inchiesta”. Oppure, come variante: “Bisognerebbe fare uno studio”. Lo prendevamo in giro per questo, e lui insisteva: le cose si fanno bene, oppure... oppure si fanno come possiamo, perché poi quando la faccenda si faceva urgente, Adolfo partiva anche senza statistiche, studi e inchieste, e cercava di risolverla. Ovviamente, prendeva pure le sue cantonate, ma non ci faceva troppo caso: il bilancio, alla fine, risultava quasi sempre positivo. Il suo fiore all’occhiello? Direi il Santuario della Madonna del Rosario di Pompei, costruito in occasione del giubileo del 2000 a Dinajpur. Bello, e diventato ancora più bello con i successivi ritocchi di Fratel Caserini e di P. Baio. È il suo “inno” alla Madonna, verso cui aveva una devozione non ostentata, sobria ma viva.

Per quattro anni fu superiore regionale del PIME in Bangladesh. Negli anni settanta-ottanta tenere insieme la squadra PIME era impresa ciclopica. Fece fatica, ma sopravvisse, ed ebbe pure il coraggio di commentare, in assemblea, dicendosi grato ai numerosi confratelli che lo avevano costretto a “ridimensionarsi”, a praticare una “leadership” umile.

Non era mai stato uomo da “mofussol”, come diciamo qui, cioè da pastorale rurale, con visite ai villaggi, tempo trascorso nelle case della gente... ma apprezzava anche questo aspetto della missione, cui lo aveva introdotto p. Enrico Viganò, parroco a Dhanjuri, luogo a cui Adolfo rimase affezionato specialmente per la presenza là del lebbrosario che dava rifugio a tanti ammalati.

Fu economo generale del PIME, rettore di seminario, direttore della scuola e dell’ostello St. Philip, amministratore della diocesi di  Dinajpur dove ebbe la piena fiducia del Vescovo mons. Michael Rozario: si conoscevano bene, anche nei difetti, e si stimavano molto.

Mentre era rettore conobbe Soraya, una pittrice bengalese, musulmana, a cui chiese di dipingere la via crucis del seminario. L’artista meditò profondamente ogni stazione e ne nacque un lavoro bello, toccante. P. Adolfo ne fece pure un libretto dove riprodusse i quadri per illustrare il testo della via crucis. Di idee ne aveva tante, la realizzazione era qualche volta affrettata e perciò imprecisa, ma con queste iniziative tentava di aprire piste nuove, attente alle realtà locali.

Amava molto Gaeta, dove tanti lo stimavano e ricambiavano il suo affetto. I suoi legami di amicizia erano numerosi, un altro volto della sua vocazione missionaria. Da essi ebbe origine anche “Banglanews”: opera di suoi amici che volevano informare sulle attività di P. Adolfo e far circolare le sue lettere; gradualmente allargò i suoi orizzonti dando spazio ad altri missionari del PIME in Bangladesh, poi sconfinando dal PIME e dal Bangladesh, fino ad essere, come è oggi (ha raggiunto il numero mille!), una “enciclopedia settimanale” dell’informazione universale fatta con spirito missionario.

Avrò con me tanti ricordi durante la mia sosta accanto alle ceneri di  Adolfo, gli farò le mie congratulazioni: “Anche questa volta ce l’hai fatta a sorprenderci, hai trovato la strada per cavartela con una soluzione inedita per il PIME...”. E ringrazierò il Signore con il pensiero espresso da p. Zè (Giuseppe Fumagalli), che lo ha conosciuto vivendo in comunità con lui negli ultimi tempi, a Lecco: “Sapevo poco di P. Adolfo, ma mi sono trovato subito bene con lui. Davvero una persona che ti fa sentire vicino e a tuo agio: credo sia il profumo della carità che, in definitiva, è il ‘bonus odor Christi’ di cui Paolo parla ai cristiani di Corinto. Un bellissimo dono che Dio ci ha fatto gustare in p. Adolfo. Deo Gratias.”

 

Franco Cagnasso