Le Cartoline di p. Silvano - 2006

p. Silvano Zoccarato


2006


Per attrazione - C’è sempre qualcuno che viene - In viaggio - È mia madre - Io sono qui per te - Da queste pietre farò uscire dei figli di Abramo - Ve lo dirò, se sarà vero. - Il vescovo che si commuove - Primi contatti col deserto - Messa nella Casa diocesana - Presso i Padri Bianchi - Una fiammella in Algeria


1

Per attrazione

Touggourt, 8 dicembre 2006


Di origine straniera, la donna era qui da vari anni e non frequentava la messa perché non sapeva che c’erano dei missionari. Un giorno, una sua amica cristiana non cattolica, le dice che suo padre era morto e che voleva che si celebrasse un momento di preghiera. Le due si danno da fare e finalmente vengono a sapere che c’è un luogo dove i cristiani possono incontrarsi. La messa è celebrata, e le due ora non mancano mai. Certo i vicini non sanno che sono cristiane, ma le loro case sono molto frequentate. C’è una amicizia che si estende e che diventa efficace nei momenti belli e meno belli della vita, in cui insieme si dice grazie a Dio, non importa se lo si chiama con nomi diversi.

C’è sempre qualcuno che viene

Touggourt, 8 dicembre 2006


Sono soprattutto studenti che sentono il bisogno di perfezionarsi in francese o in inglese, perché spesso i professori insegnano in arabo. A volte vengono per completare una ricerca e sanno che trovano una biblioteca ben fornita. A volte i professori stessi mandano gli alunni a informarsi su questioni religiose.

I missionari sono conosciuti e stimati. Presenti da oltre un secolo, hanno contribuito alla vita del paese in molti campi. La rete di amicizia è vasta.

In viaggio

Touggourt, 8 dicembre 2006


Vado da Wargla a a Touggourt in un piccolo pullman, e approfitto per scambiare qualche parola coi vicini di viaggio, o per farmi correggere il mio arabo, o per avere qualche informazione. Dipende dalle persone. Mi è capitato di viaggiare con uno studente universitario che, dopo l’aiuto sulla lingua, ha voluto conoscere tante cose sui cristiani. Un giorno ho viaggiato con un ingegnere che mi ha fatto sentire la nobiltà del suo animo e la sua apertura. Quando accosti le persone a tu per tu, ti rendi conto che pur nella diversità, c’è una prossimità, una similarità, a volte una dignità, che oltre a lasciare andare la diffidenza, sei incoraggiato ad approfondire l’amicizia e la fiducia. Non solo, ma più di uno ha detto con gioia: "È la prima volta che parlo con un cristiano!". E io dico: "Anch’io sono contento di incontrare così un mussulmano!".

Mi sento arricchito per essere stato vicino a una persona di cultura e religione diverse. Mi accorgo sempre di più che l’importante è incontrarci, parlarci. Il grande cambiamento non sta nelle idee ma nel rapporto.

È mia madre

Touggourt, 8 dicembre 2006


Scherzando, ho detto al commissario di polizia che arriverò con un camion per portare i documenti necessari per avere il permesso di soggiorno. Si è messo a ridere anche lui, ed è stato molto gentile. 15 foto, documenti legalizzati in municipio, certificati medicali, alcuni in varie copie. Per fare tutto ciò, mi sono fatto accompagnare da suor Miriam delle Piccole Sorelle di Gesù, che è qui dal 1950. Conosce tutti, e oltre alla nazionalità francese ha anche quella algerina. Essendo stata ostetrica per vari anni, e riconosciuta dal governo, è come la mamma di Touggourt. Medici, infermieri, ufficiali di polizia, gente di ogni categoria, tutti sono felici di salutarla. Mentre attraverso un cortile dell’ospedale, dal secondo piano una persona grida il suo saluto. Poi scende di corsa e mi dice: "C’est ma mère! C’est elle qui m’a pris dans ses mains". ("È mia madre, è lei che mi ha preso nelle sue mani, quando sono nato").

Ho chiesto al commissario: "Ha qualche consiglio da darmi?". Mi ha risposto: "Chiedilo a suor Miriam! Lei ha una grande esperienza".

Io sono qui per te

Touggourt, 8 dicembre 2006


Sono solo, nella casa che i Padri Bianchi ci hanno consegnato. Presto vi abiterò assieme a P. Emmanuele, prete di Novara che si associa a noi del PIME, dopo la sua permanenza in Ciad, e P. Davide, il giovane Pimino che studia francese in Belgio e che arriverà verso maggio...

Per ora vengo qui ogni tanto e mi fermo tre giorni. Celebro presso le Piccole Sorelle di Gesù e mi dedico a varie occupazioni. Un giorno, in cappella, solo davanti al Tabernacolo, dico: "Signore, sono qui in Algeria per te". E mi è sembrato che il Signore mi dicesse: "Sono io che sono venuto prima di te, e che sono rimasto qui per te".

Da queste pietre farò uscire dei figli di Abramo

Touggourt, 8 dicembre 2006


In questo ultimo periodo vado a Touggourt ogni settimana. Mi fermo qualche giorno e poi ritorno a studiare arabo a Wargla. Non innaffio il piccolo giardino, ma le piantine di narciso continuano a crescere e spero di vedere i fiori. Ma capite il miracolo? In Algeria, in pieno deserto, le piante fioriscono.

Ho vissuto tanti anni in Camerun, dove il discorso principale per alcuni mesi era sulla pioggia. "È piovuto da voi? Quanto è piovuto?".

Ho visto la carestia nel 1974 e nel 1985. Durante gli anni precedenti non era piovuto abbastanza. La gente non aveva niente da mangiare. Qualcuno ha venduto ai ricchi suo figlio in cambio di uno o due sacchi di miglio.

Qui domando: "Quanto piove?". Mi si risponde: "In questa zona, in quattro anni abbiamo avuto 32 millilitri". Nel Nord del Camerun, la media annuale è sui 750 mml.

"Non è possibile, dico".

Ora mi rendo conto. È vero che al Nord dell’Algeria la situazione è diversa e l’acqua scarseggia. Ma qui, nel pieno deserto, l’acqua è a pochi metri dal suolo. Nelle oasi, vedi palmeti a non finire e tra le palme, rigagnoli d’acqua che scorre, fatta uscire dalle pompe e dai pozzi artesiani. L’acqua per ora c’è e abbondante. Il terreno, anche dove non si irriga, in certi posti lo vedi umido. I miei fiori, fioriranno anche senza innaffiarli.

Ve lo dirò, se sarà vero.

Touggourt, 8 dicembre 2006

Ma in questo giorno di ritiro spirituale, penso a Gesù che ha detto: "Da queste pietre, Dio sa far venir fuori dei figli a Abramo" (Lc 3,8). Sia loro, figli di Abramo, e noi, figli di Abramo, abbiamo bisogno di incontrarci e di parlarci. Ci resta un cammino da fare insieme. Allora saremo veri figli di Abramo, e fratelli tra noi.

Cari amici, Buon Natale!

Vi auguro di poter fare un bel gesto per un algerino che incontrate. È Gesù che vive in Italia e che vuol condividere con voi la sua gioia. Provate!


Il vescovo che si commuove

ottobre 2006

Nei discorsi di questi primi giorni coi missionari e con la gente, frequente ricorre il nome di Teissier, l'arcivesco­vo ora emerito di Algeri. Classe 1939, è in Algeria dal 1950. Una superiora maggiore mi riferisce che nelle riunioni, anche di un certo livello, spesso l'ha visto pian­gere. Un'altra persona, parlando degli anni difficili, ha voluto precisare dicendo: «È lui il martire dell'Algeria!». In quel periodo si calcola che siano morte circa duecen­tomila persone, di cui un vescovo, 18 tra religiosi e reli­giose e dei semplici cristiani. Mons. Teissier ha vissuto il suo martirio di padre ad ogni uccisione, non solo dei cri­stiani ma anche dei musulmani.

Con tutti è attento, accogliente, si interessa come con dei figli. In Algeria è stimato, richiesto per consigli anche da parte delle autorità. Si scrive sui giornali di lui come di una persona tra le più importanti del Paese.

Primi contatti col deserto

28 settembre 2006: Algeri-Ghardaia 600 km; Ghardai'a-Ouargla 250 km.

Lasciata Algeri, per circa 250 km, viaggi come in mezzo all'Umbria. Poi, valicata una catena di montagne, eccoti il deserto roccioso. Non è ancora il deserto di sabbia che incontri tra Ghardai'a e Ouargla.

1 Padri Bianchi mi accolgono come uno di loro: ovunque mi sento a casa mia. A Ouargla, incomincio subito lo stu­dio dell'arabo.

Siamo tre studenti: un giovane africano del Mali, allievo dei Padri Bianchi, un Padre Bianco di 43 anni e il sotto­scritto di 71 anni passati. Il professore: un Padre Bianco di 80 anni che insegna benissimo con un metodo audio­visivo. Solo che il mio cervello è lento, i suoni a volte "sgra-skra-skradevoli", e la memoria a volte dorme. Ma qualcosa sta entrando... e uscendo dalla bocca. Attento a non avere qualcosa in bocca, a causa dei suoni e delle "h" da aspirare.


Messa nella Casa diocesana

settembre 2006

Celebra l'arcivescovo Henri Tessier. Presenti tutti i missio­nari e missionarie, religiosi e laici e qualche cristiano di Algeri. Si celebra l'Eucaristia per ringraziare il Signore per la vita della signora Chantal, da poco defunta. Aveva donato la vita alle mamme e ai bambini algerini, come ostetri­ca. Ne aveva salvati tanti, soprattutto nei momenti difficili dell'Algeria. Le testimonianze di cristiani e di musulmani mi facevano sentire quanto sia importante la presenza dei cristiani. È impressionante l'efficacia del cristiano, fedele discepolo del Signore dentro un mondo come questo, tanto diverso e nello stesso tempo tanto sensibile, non passi inosservato davanti agli occhi di gente, non tutti, che passano la giornata seduti lungo le strade, notavo la gioia di tutti nel poter celebrare l'Eucaristia insie­me sentirsi discepoli del Signore, sentire la realtà della Chiesa, pur in un piccolo gruppo sparso dentro una molti­tudine immensa, che vive nel suo mondo e che non sa...


Presso i Padri Bianchi

settembre 2006

Come quando si arriva in una casa di missionari. Stessa cosa in tutto il mondo. Semplicità, naturalezza, fraterni­tà... Non manca niente e niente è di troppo. Prime infor­mazioni... anche quelle che non si possono scrivere. Ognuno dice quello che ha in cuore. Bella la loro gioia, lucente sui loro occhi quando si parla del fatto che sono venuto per restare. Sentono una forza nuova, una spe­ranza.

Una fiammella in Algeria

settembre 2006

Una fiammella in Algeria

Ore 16,10 di martedì 19 settembre 2006. Padre Dupont mi attende all'aeroporto col mio nome scritto su un car­tello. Dopo le pratiche d'uso e i saluti, eccomi in macchi­na per attraversare Algeri abitata da un milione di abitan­ti. Il missionario ride, perché dico con sorpresa: «Questa non è Africa!». Molta gente all'inizio mi sembra europea, con qualche velo più o meno grande. Circolazione inten­sa, grattacieli, case, botteghe, marciapiedi sempre occu­pati; odori, profumi, colori, rumori tutto come in una città portuale europea con qualcosa di esotico, ma poco.