Giorgio Gaber
Giorgio Gaber, byname of Giorgio Gaberscik), was an Italian singer-songwriter, actor and playwright. He was also an accomplished guitar player). Together with Sandro Luporni, he pioneered the musical genre known as teatro canzone ("song theatre").
biography
http://en.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Gaber
biografia
http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=biografie&scheda=gaber&lingua=ita
Fondazione Giorgio Gaber
http://www.facebook.com/pages/FONDAZIONE-GIORGIO-GABER/25136522264
tutto su Gaber
http://www.lastfm.it/music/Giorgio+Gaber
Songs:
La Libertà
http://www.youtube.com/watch?v=nulKUZ1sWlA
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato
che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco
con la gioia di inseguire un’avventura.
Sempre libero e vitale
fa l’amore come fosse un animale
incosciente come un uomo
compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche avere un’opinione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto
che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura
con la forza incontrastata della scienza
con addosso l’entusiasmo
di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero
sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche un gesto o un’invenzione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
Com’è bella la città
Vieni, vieni in città,
Parlato) La città di Milano ha una struttura tipicamente concentrica. I nostri interventi tendono a razionalizzare dov'è possibile tutto ciò che riguarda la viabilità, i servizi, le strutture primarie, le infrastrutture. Si deve dare al cittadino uno spazio vitale, abitabile, confortevole, soprattutto congeniale alla sua natura intima e al tempo stesso operosa. In questo contesto, in questo contesto, in questo contesto…
Vieni, vieni in città
che stai a fare in campagna?
Se tu vuoi farti una vita
devi venire in città.
Com'è bella la città
com'è grande la città
com'è viva la città
com'è allegra la città.
Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.
Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più.
Com'è bella la città
com'è grande la città
com'è viva la città
com'è allegra la città.
Vieni, vieni in città
che stai a fare in campagna?
Se tu vuoi farti una vita
devi venire in città.
Com'è bella la città
com'è grande la città
com'è viva la città
com'è allegra la città.
Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.
Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più.
Com'è bella la città
com'è grande la città
com'è viva la città
com'è...
Vieni, vieni in città
che stai a fare in campagna
se tu vuoi farti una vita
devi venire in città.
Com'è bella la città
com'è grande la città
com'è viva la città
com'è allegra la città.
Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.
Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più.
Com'è bella la città
com'è grande la città
com'è viva la città
com'è allegra la città.
Com'è bella la città
comvè grande la città
com'è viva la città
com'è allegra la città.
Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.
Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più
sempre di più, sempre di più, sempre di più! di più, sempre di più
La balilla
Vorì savè el mestee che foo mì?
Cominci ai des or, finissi a mezz dì,
giri la Baia col motofurgon,
vendi lisciva, soda e savon.
Mi voo in gir de chi e de là,
mi voo in gir a lavorà,
hoo faa ona pigna de cart de milla,
m’è vegnuu in ment de comprà ona Balilla.
L’è stada la rabbia di mè fradei
ch’hann cominciaa a sgagnamm i budei,
la mia cusina, che la sta in via Larga
la m’ha mangiaa anca la targa.
La mia zia de Gorgonzoeula
cont i gomm l’ha faa la cazzoeula
el mè nonno, ch’el gh’ha l’angina
l’ha ciappaa la ciocca con la benzina.
El Carletto, stupidòtt
el s’è faa on vestì con la capòtt,
i me nevod pussee piscinitt
salten in vettura a mangiamm anca i vid.
La Maria che sta in la mia porta
la m’ha mangiaa la roeuda de scorta,
el todesch dislifen e slofen
el m’ha mangiaa in d’on boccon tutt el còfen.
El maresciall di carabinier
cont in bocca i quatter porter
e i sgagnava senza rispett,
insemma ai porter l’ha mangiaa anca i manètt.
A gh’è vun che ven de Bagg,
el ciappa i roeud e ‘l me mangia i ragg,
in d’on canton gh’è ‘l Salvador
cont in bocca el radiator.
Passa on fioeu senza dentin
el me disvida i lampadin,
el mè fradell, quell malaa de diabete,
el fa finta de nient, el me mangia el magnete.
El mè portinar ch’el porta i oggiai
salta su a mangiamm i fanai,
voo in questura a denuncià i dagn,
quand torni indree gh’è pù nanca i pedagn.
A voo per caso a trovà mia sorella,
ghe troeuvi in cà on piston e ‘na bièlla,
quand torni indrèè gh’è restaa solament
el fumm del tubo de scappament.
Bella ciao
http://www.youtube.com/watch?v=Kyj2N4uYOk0
lo shampoo
Non arrossire
Barbera Champagne
Triste col suo bicchiere di barbera
senza l'amore a un tavolo di un bar,
il suo vicino è in abito da sera
triste col suo bicchiere di champagne.
Son passate già quasi tre ore
venga ! Che uniamo i tavoli signor,
voglio cantare e dimenticare
coi nostri vini il nostro triste amor.
Barbera e champagne, stasera beviam
per colpa del mio amor, pa ra pa pa
per colpa del tuo amor, pa ra pa pa.
Ai nostri dolor insieme brindiam
col tuo bicchiere di barbera
col mio bicchiere di champagne.
Com'eran tristi e soli quella sera
senza la donna a un tavolo di un bar,
Longo, Fanfani, Moro, e giù barbera,
Gianni Rivera, Mao, e giù champagne.
Guardi stia attento, lei mi sta offendendo !
Huela come ti scaldi, ma va là,
vieni balliamo insieme questo tango
balliamo insieme per dimenticar.
Barbera e champagne, stasera beviam
per colpa del mio amor, pa ra pa pa
per colpa del tuo amor, pa ra pa pa.
Ai nostri dolor insieme brindiam
col tuo bicchiere di barbera
col mio bicchiere di champagne.
Colpa di quel barista che è un cretino
ci hanno cacciato fuori anche dal bar,
guarda non lo sapevo è già mattino,
si è fatto tardi ormai bisogna andar.
Giusto però vorrei vederla ancora
io sono direttore all'Onestà,
molto piacere, vede, io per ora
sono disoccupato, ma chissà.
Barbera e champagne, stasera beviam
per colpa del mio amor, pa ra pa pa
per colpa del tuo amor, pa ra pa pa.
Ai nostri dolor insieme brindiam
col tuo bicchiere di barbera
col mio bicchiere di champagne.
La ballata del Cerutti Gino
http://www.youtube.com/watch?v=IgGcek6qd10
o ho sentito molte ballate: quella di Tom Dooley, quella di Davy Crocket e sarebbe piaciuto anche a me scriverne una così. E invece, invece niente: ho fatto una ballata per uno che sta a Milano, al Giambellino: il Cerutti, Cerutti Gino.
Il suo nome era Cerutti Gino
ma lo chiamavan drago
gli amici al bar del Giambellino
dicevan che era un mago.
coro: era un mago
Vent'anni biondo mai una lira
per non passare guai
fiutava intorno che aria tira
e non sgobbava mai.
Il suo nome era Cerutti Gino
ma lo chiamavan drago
gli amici al bar del Giambellino
dicevan che era un mago.
coro: era un mago
Una sera in una strada scura
occhio c'è una lambretta
fingendo di non aver paura
il Cerutti monta in fretta.
Ma che rogna nera quella sera
qualcuno vede e chiama
veloce arriva la pantera
e lo vede la madama.
Il suo nome era Cerutti Gino
ma lo chiamavan drago
gli amici al bar del Giambellino
dicevan che era un mago.
coro: era un mago
Ora è triste e un poco manomesso
si trova al terzo raggio
è lí che attende il suo processo
forse vien fuori a maggio.
S'è beccato un bel tre mesi il Gino
ma il giudice è stato buono
gli ha fatto un lungo verborino
è uscito col condono.
Il suo nome era Cerutti Gino
ma lo chiamavan drago
gli amici al bar del Giambellino
dicevan che era un mago.
coro: era un mago
E' tornato al bar Cerutti Gino
e gli amici nel futuro
quando parleran del Gino
diran che è un tipo duro.
Giorgio Gaber, Dario Fo, Adriano Celentano, Antonio Albanese e Enzo Jannacci (chitarra) in “Ho visto il re”
http://www.youtube.com/watch?v=SyJ2Jxf0fjk
Il dilemma
http://www.prato.linux.it/~lmasetti/antiwarsongs/canzone.php?id=3770&lang=en
In una spiaggia poco serena
Camminavano un uomo e una donna
E su di loro la vasta ombra del dilemma;
L'uomo era forse più audace,
Più stupido e conquistatore,
La donna aveva perdonato, non senza dolore.
Il dilemma era quello di sempre,
Un dilemma elementare:
Se aveva o non aveva senso il loro amore.
In una casa a picco sul mare
Vivevano un uomo e una donna,
E su di loro l'ombra del dilemma;
L'uomo è un animale quieto
Se vive nella sua tana,
La donna non si sa se è ingannevole, o divina;
Il dilemma rappresenta
L'equilibrio delle forze in campo
Perché l'amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.
E il loro amore moriva,
Come quello di tutti,
Come una cosa normale e ricorrente;
Perché morire e far morire
È un'antica usanza che suole aver la gente.
Lui parlava quasi sempre
Di speranza e di paura
Come l'essenza della sua immagine futura;
E coltivava la sua smania,
E cercava la verità,
Lei lo ascoltava in silenzio, o forse ce l'aveva già;
Anche lui, curiosamente,
Come tutti, era nato da un ventre
Ma purtroppo non se lo ricorda, o forse non lo sa.
E in un giorno di primavera
Mentre lei non lo guardava
Lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova;
E ancora oggi non si sa
Se era innocente come un animale
O se era come istupidito dalla vanità;
Ma stranamente lei si chiese
Se non fosse un'altra volta il caso
Di amarlo, di restare fedele al proprio sposo.
E il loro amore moriva
Come quello di tutti,
Con le parole che ognuno sa a memoria;
Sapevan piangere e soffrire
Ma senza dar la colpa
All'epoca, o alla storia...
Questa voglia di non lasciarsi
Era difficile da giudicare,
Non si sa se è una cosa vecchia, o se fa piacere;
Ai momenti di abbandono
Alternavano le fatiche
Con la gran tenacia che è propria delle cose antiche;
E questo è il succo di questa storia,
Peraltro senza importanza
Che si potrebbe chiamare appunto: Resistenza.
Forse il ricordo di quel maggio
Insegnò anche nel fallire
ll senso del rigore, il culto del coraggio;
E rifiutarono decisamente
Le nostre idee di libertà in amore,
A quella scelta non si seppero adattare;
Non so se dire a questa nostra scelta
O a questa nostra nuova sorte,
So soltanto che loro si diedero la morte.
E il loro amore moriva
Come quello di tutti,
Non per una cosa astratta, come la famiglia,
Loro scelsero la morte
Per una cosa vera,
Come la famiglia...
Io ci vorrei vedere più chiaro,
Rivisitare il loro percorso,
Le coraggiose battaglie che avevano vinto o perso;
Vorrei riuscire a penetrare
Nel mistero di un uomo e di una donna,
Nell'immenso labirinto di quel dilemma.
Forse quel gesto disperato
Potrebbe anche rivelare
Il segno di qualcosa che stiamo per capire.
E il loro amore moriva
Come quello di tutti,
Come una cosa normale e ricorrente;
Perché morire e far morire
È un'antica usanza
Che suole aver la gente.
Non insegnate ai bambini
http://www.youtube.com/watch?v=3TjgrCIoPw0
Non insegnate ai bambini, non insegnate la vostra morale,
è così stanca e malata, potrebbe far male.
Forse una grave imprudenza è lasciarli in balia di una falsa coscienza
Non elogiate il pensiero, che è sempre più raro,
non indicate per loro una via conosciuta,
ma se proprio volete insegnate soltanto la magia della vita.
Giro giro tondo cambia il mondo.
Non insegnate ai bambini, non divulgate illusioni sociali,
non gli riempite il futuro di vecchi ideali,
l’unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura.
Non esaltate il talento, che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro, alla danza,
ma se proprio volete raccontategli il sogno di un’antica speranza.
Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente,
stategli sempre vicini date fiducia all’amore il resto è niente.
Giro giro tondo cambia il mondo.
Giro giro tondo cambia il mondo