Blog Tour "Julia Somerford" Playlist

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Julia sospirò e rabbrividì di piacere con un leggero senso di colpa mentre il liquido denso e scuro le scivolava in gola. Si rilassò sulla sedia dell’unico posto nel quale si sentiva felice: la Casa del Cioccolato sulla Milsom Street, a Bath. Lì trovava la giusta quantità di gioia e distrazione senza provare rimorso. Non sapeva quanto una tazza di quella deliziosa bevanda costasse a suo padre ogni volta che si fermavano lì, tre volte alla settimana, ma aveva la seccante sensazione che fosse di più di quanto avrebbero dovuto spendere per quel tipo di lussi.

«Vi dico cosa farò. Se vincerete questa mano, Sir Francis, annullerò il vostro debito con me.» L’espressione di sollievo sul volto del vecchio fece quasi scoppiare a ridere Stephen. «Se perderete...» Stephen gettò la cenere nel posacenere, «prenderò la casa, la tenuta... e la ragazza.» Il colorito abbandonò il viso di Sir Francis. La sua bocca si aprì e si chiuse, ma lui non produsse alcun suono.

«La scelta è vostra.»

Le spalle di Sir Francis sprofondarono mentre guardava le carte davanti a sé. «Io... io...» «Potete permettervi di rifiutare?»

I secondi passarono e Sir Francis fissò Stephen, con gli occhi pieni di odio represso e frustrazione. Alla fine i suoi occhi si abbassarono sulle carte. «No.»

«No? No, non potete permettervi di rifiutare o no, vi rifiutate di giocare?» Stephen ridacchiò, rivoltando il coltello nella piaga. Sapeva che si stava divertendo fin troppo. Ignorò i suoi amici che si agitavano accanto a lui.

«No, non posso permettermi di rifiutare» mormorò Sir Francis.

«Giochiamo!» Stephen tirò le carte verso di sé, augurandosi di vincere.

Julia pianse per tutto il resto del tragitto lungo la navata. Mantenne gli occhi sul pavimento in pietra, non osando sollevare lo sguardo verso l’uomo con cui si sarebbe sposata, temendo di svenire.

Sir Francis le prese la mano e la posò su quella dello sposo.

L’uomo strinse forte la sua piccola mano nella propria e quel calore spinse i suoi occhi a cercare quelli di lui. Non riuscì a leggere la sua espressione. Lui la fissò, guardando le lacrime che le rigavano le guance arrossate, e poi si voltò verso il pastore quando questi iniziò la cerimonia.

Quando raggiunse la cima e si voltò verso quella che era la stanza di sua madre, sentì Stephen rispondere. «Perché siete stata molto ferita. Perché state ancora soffrendo. E perché in parte è opera mia.»

Quando raggiunse la sua stanza Julia sentì le gambe cedere sotto di lei e crollò a terra, piangendo. Come ha potuto essere così gentile con me mentre io lo odio?

Alzò lo sguardo e, vedendo il letto di sua madre, pianse più forte. Le lacrime le scorrevano sul viso e sul vestito. Oh, mamma! Come vorrei che tu fossi qui.

Di nuovo provò una fitta di colpa e rimpianto. Si passò le mani tra i capelli fulvi e si avvicinò alla scrivania. Stephen guardò i piani per la tenuta di Somerford. Batté il dito indice sulla piccola immagine a matita della casa.

«Ho fatto la cosa giusta?» Si mordicchiò l'interno della guancia e continuò a guardare senza vedere i disegni davanti a lui. La sua mente era fissa su Julia.

Stephen sbuffò. «Certo che l'ho fatta.» Arrotolò disordinatamente le piantine e le ripose in cima ad alcuni libri su uno scaffale. Con determinazione uscì dallo studio e andò in cerca di sua moglie.

La bocca di Julia si spalancò alle sue parole. Non le metteva in dubbio, ma aveva difficoltà a credere che un perfetto sconosciuto potesse provare sentimenti così forti. «Prezioso» sussurrò. È così che ha detto, non è vero?

«Sì» Stephen si sporse ancora di più in avanti. «Siete preziosa, Julia. Ho una sorella minore e ho immaginato come mi sarei sentito se qualcuno l'avesse trattata in modo così abominevole.» Le sue sopracciglia si unirono e Julia lesse la preoccupazione sul suo viso.

«Quindi la vostra motivazione non era il titolo, la casa, le terre o persino la vendetta su mio padre?» Si spostò sul bordo della sedia, i suoi dubbi sull'uomo si dileguavano con tutto ciò che diceva, insieme alla propria antipatia per lui.

«Il mio unico pensiero era per voi.» Alzò le mani in aria e sollevò gli occhi al cielo. «Julia, qualcuno doveva prendersi cura di voi!»

«Voglio rendervi felice, mia amata.» Si sporse più vicino.

Julia sospirò. Non voleva altro che lui la baciasse.

Quando le labbra di lui sfiorarono le sue lei si lasciò sfuggire il più piccolo dei gemiti mentre i suoi occhi si chiudevano.

Stephen la baciò, un bacio così tenero che quasi la fece piangere di nuovo.

Quando si separarono lei sorrideva. Julia allungò la mano e gli avvolse le dita intorno al collo. Guardandolo negli occhi gli tirò delicatamente la testa verso la propria finché le loro labbra non si toccarono di nuovo.

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Alessandra & Samuela