In: La Civiltà Cattolica n. 4024
Domenico Arena,
La missione crea comunione. Dall’Africa un nuovo paradigma per l’annuncio,
Bologna, EMI, 2016
L’A., religioso dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, è stato a lungo missionario in Africa dove ha anche diretto l’Institut Africain des Sciences de la Mission di Kinshasa, e attualmente insegna missiologia in Italia.
In questo libro ripropone tre suoi saggi precedenti che approfondiscono l’idea teologica della «comunione missionaria», così come è stata espressa per la prima volta in forma magisteriale da Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Christifideles laici.
Il primo saggio ripercorre la storia della comunione missionaria prima e dopo il Vaticano II, sulla base di un cammino che si esprime in una spiritualità intesa come capace di portare i cristiani alla santità di vita. La fonte primaria della comunione missionaria è Dio uno e trino: comunione trinitaria d’amore che si dispiega in missione d’amore verso la creazione e verso l’umanità e diventa visibile nella missione del Figlio e dello Spirito per la Chiesa, che quindi è anch’essa sintesi di comunione e di missione.
A giudizio dell’A. il Vaticano II, assieme all’ecclesiologia di comunione, dischiude un’ecclesiologia di missione, in fondo definibile come una teologia della comunione missionaria. Toccherà poi al magistero postconciliare approfondire, sviluppare e rafforzare tale riflessione. Si pensi innanzitutto all’Evangelii nuntiandi di Paolo VI del 1975, redatta dal pontefice sulla base delle proposizioni formulate al termine della III Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicato allo stesso tema. Questo è il primo documento di natura specificamente missionaria del postconcilio, che riconosce alla comunione un ruolo decisivo nell’evangelizzazione.
Del 1988 è l’esortazione apostolica Christifideles laici, di Giovanni Paolo II, che per la prima volta riporta l’espressione: «comunione missionaria», ponendola al centro della nuova evangelizzazione. Ad essa fa seguito, due anni dopo, sempre dello stesso Pontefice, l’enciclica Redemptoris missio, che attribuisce alla missione una capacità di rinnovamento della vita personale ed ecclesiale, ben sintetizzata dall’espressione: «La fede si rafforza donandola» (n. 2). Le due vocazioni universali – alla santità e alla missione – si integrano tra loro.
Non meno importante è anche l’esortazione apostolica Vita consecrata, del 1996, che lega strettamente la nuova evangelizzazione alla comunione missionaria, nell’orizzonte trinitario. Lo stato di vita religiosa si afferma come lo spazio ecclesiale a cui si rivolge maggiormente la comunione missionaria. La Chiesa africana è particolarmente sensibile a una teologia e spiritualità della comunione, come si sperimenta già nel sinodo del 1974, poi in occasione del Sinodo speciale per l’Africa del 1994 e, nell’anno successivo, nell’esortazione apostolica Ecclesia in Africa di Giovanni Paolo II, che mette in evidenza il legame tra Chiesa-famiglia di Dio e nuova evangelizzazione. In continuità con i testi fin qui considerati si pone anche Africae munus di Benedetto XVI, del 2011.
Il secondo saggio si propone di dare un fondamento biblico alla visione che unisce missione e santità, confermando l’importanza prioritaria che spetta alla parola di Dio in ogni impresa missionaria. Tale contributo si fonda sulle ipotesi che il Vangelo che la Chiesa annuncia sia il Vangelo della comunione e che l’inculturazione in Africa e altrove possa diventare una sfida d’interculturalità, di fraternità universale.
Il terzo saggio si propone di coniugare la comunione missionaria con la missione nel mondo globalizzato contemporaneo, in particolare con l’interculturalità. La prospettiva di comunione missionaria conduce a una proclamazione inculturata della parola di Dio, definibile come «inculturazione di comunione», capace di dosare diversità e unità senza imporre uniformità. Nella Chiesa, che è comunione missionaria a immagine della Trinità, l’unità e le diversità devono poter coesistere in perfetta armonia.
In definitiva, il testo chiarisce come la comunione missionaria scaturisca dalla Trinità, sia ben radicata nelle Scritture, sia germogliata e sia stata messa in cantiere dal Vaticano II, sia stata lanciata e confermata a più riprese dal successivo magistero della Chiesa.