Borghesi M.

In: La Civiltà Cattolica n. 3745


Massimo Borghesi, Secolarizzazione e Nichilismo – Cristianesimo e cultura contemporanea

Siena, Cantagalli, 2005


L’A., professore straordinario di Filosofia Morale all’Università di Perugia, nella sua riflessione parte da un dato iniziale: le teorie della secolarizzazione avevano incautamente profetizzato la scomparsa del religioso ed ecco invece, nell’era contemporanea, il «ritorno del religioso». E nemmeno relegato al vissuto personale, ma capace di svolgere un ruolo identitario, pubblico. Mentre resta il dubbio se questo corrisponda a una effettiva rinascita del religioso, è certo che la sua attuale politicizzazione nell’islàm, in Europa e negli Usa, non corrisponde ad alcuna rinascita del religioso. 

È piuttosto un processo di reazione al nichilismo della «società del vuoto», processo in cui l’identità si definisce per contrapposizione all’avversario. È una religiosità nichilistica, propria del modello gnostico che caratterizza la via post-illuminista della secolarizzazione moderna. In questo modello, che riemerge nell’islamismo radicale, il negativo precede il positivo, la distruzione prepara l’avvento del Regno. L’Occidente ha risposto con la fusione degli opposti, con la metamorfosi delle differenze tipica della cultura post-moderna. Ma tale posizione non regge all’urto del fondamentalismo e si traduce nell’occidentalismo ideologico. È l’estremo manicheo del contesto contemporaneo.

L’altro estremo è quello della New Age. La religiosità post-moderna si fonda su quella unificazione degli opposti che deriva dalla negazione del Dio biblico. Niente più contrasti tra spirituale e materiale, tra divino e umano. L’uomo non deve obbedienza a un divino, ed è possibile una redenzione senza cambiamento. Questa religiosità incontra quella parte della filosofia post-moderna per la quale l’Incarnazione elimina dal divino i suoi caratteri di onnipotenza, assolutezza, eternità, trascendenza.

Secondo l’A., una posizione cristiana che riaffermi la formula di J. Maritain del «distinguere per unire», può chiarire il senso di una differenza non nichilistica in un contesto dai due estremi: manicheo da una parte e della New Age dall’altra. E tale posizione può incontrare la componente neoilluministica della cultura contemporanea, che, rifiutando la teodicea della ragione e il sogno gnostico, vede la salvezza nel dialogo a distanza tra religione e cultura laica.