La relazione mistica

Esperienza e coscienza cristiana di Dio


Nell'ambito della Psicologia spirituale abbiamo dedicato una particolare attenzione a una forma particolare di vita spirituale, quella mistica, con il libro: «La relazione mistica. Esperienza e coscienza cristiana di Dio».

La storia della Chiesa, in tutte le epoche, è disseminata di credenti protagonisti di cammini spirituali esemplari, alcuni dei quali la Chiesa propone come modelli per tutti. Al di là dei casi riconosciuti ufficialmente come «beati» e «santi», possiamo presumere che siano molti di più quei percorsi in cui l’azione dello Spirito e la risposta dei singoli si combinano in modo non ordinario. È la massa dei santi “anonimi”...

Fra i percorsi spirituali esemplari si situano anche quelli definibili come mistici, anche in questo caso non tutti necessariamente noti. Queste storie di vita, soprattutto quando sfuggono all’anonimato, proprio per la loro particolare relazione con Dio sembrano svolgere soprattutto una funzione di «testimonianza» per confermare e accrescere la fede dei credenti. Pensiamo in particolare alla funzione di risveglio della «coscienza spirituale»… 

In tale ottica, quindi, così come i santi anche i mistici possono essere definiti: «testimoni dell’Assoluto», del Dio personale cristiano Uno e Trino. Lo sono, però, in un modo davvero particolare. A loro viene concesso, in modo più o meno continuativo, di poter accedere alla realtà-altra, alla realtà spirituale, di poter vivere le relazioni spirituali quasi come si vivono quelle umane: attraverso la visione, il dialogo, le emozioni... 

La vita del mistico è completamente trasformata da questa esperienza: il mistico è sempre meno «uomo naturale» e sempre più «uomo spirituale», preso dalle «cose di lassù» per dirla con san Paolo. E ciò è percepibile anche all’esterno e si traduce in testimonianza. Approfondiamo più avanti le definizioni e le differenze fra spiritualità e mistica. 

Qui anticipiamo solo che è assolutamente impropria ogni questione di “valore”: l’esperienza mistica, per quanto a volte anche “clamorosa” soprattutto per i suoi possibili fenomeni, non vale più di quella spirituale non mistica. È solo differente. Troviamo mistici fra: uomini e donne, religiosi e laici, dotti e semplici… 

Fra i tanti, chi scegliere e proporre all’attenzione del lettore? Non è stata una scelta facile, soprattutto per le esclusioni che abbiamo dovuto fare per ovvi motivi di spazio. Come ha rilevato il p. Mucci nella sua «Lettera agli amici», hanno contato l’universale risonanza dei loro nomi, la rilevanza delle loro esperienze, il loro incarnare alcune delle più importanti tradizioni di vita spirituale. Così come ha contato anche la nostra personale connaturalità e amicizia con loro. Sulla base di questi criteri, ecco i sette mistici da noi scelti, a partire dagli albori della storia cristiana fino al ventesimo secolo.

Paolo di Tarso (5/10-64/67); Agostino d’Ippona (354-439); Bernardo di Chiaravalle (1090-1153); Angela da Foligno (1248-1309); Teresa d’Avila (1515-1582); Gemma Galgani (1878-1903); Raïssa Oumançoff Maritain (1883-1960).

Tutti hanno fatto un’esperienza spirituale non ordinaria, di cui possediamo tracce scritte, da semplici accenni a vere e proprie narrazioni, redatte da loro stessi o dettate ad altri. Ognuno di loro ha una storia di vita molto diversa da quella degli altri. 

Ciascuna esistenza è caratterizzata da variabili che la rendono unica, non sovrapponibile alle altre: dai dati genetici e temperamentali alle variabili familiari, religiose, storiche, culturali e relazionali. Ma in tanta diversità è comunque rinvenibile un dato comune fondamentale: in tutti il filogenetico bisogno-desiderio di relazionalità risulta prioritariamente, se non esclusivamente, orientato al Dio della Rivelazione cristiana, al Dio Uno e Trino. Tale relazione risulta particolarmente intima, totalizzante. 

È una relazione sperimentale, più che intellettuale. In ognuna di queste esistenze l’esperienza e la coscienza di relazione con Dio è tale da risultare chiaramente il nucleo portante di tutta la vita psicologica e spirituale. Fino a poter parlare di «mente mistica»…

Ed è proprio di questo nucleo che ci occupiamo, non della mistica in senso lato né dei suoi complicati e spesso conflittuali rapporti con le scienze della mente. Al centro del nostro interesse c’è il “vissuto relazionale” mistico, l’esperienza di Dio così come si incarna negli esseri umani da Lui scelti, nel nostro caso in queste sette vite. 

Proprio come scrive il p. Mucci nella sua «Lettera agli amici»: «L’intento, evidentemente, è quello di cogliere larelazione mistica dentro lerelazioni tra i diversi Io umani e il comune Tu che è il Dio cristiano. E, più che spiegare, volete comprendere». 


Indice del libro: