In: La Civiltà Cattolica n. 3847
Giovanni Azzolin, Mons. Giuseppe Flucco. Il creatore di Frich e Froch e della narrativa dialettale popolare veneta del novecento,
Vicenza, Accademia Olimpica, 2009
L’A., appassionato studioso dei cattolici liberali e dei movimenti cattolici dell’Ottocento, si è occupato in particolare del periodo dell’intransigenza cattolica, del cristianesimo sociale, dei contrasti tra i cattolici integralisti e quelli accusati di modernismo. Questo suo ultimo lavoro permette di riscoprire la figura di Giuseppe Flucco (1860-1930), parroco di Thiene nel vicentino dal 1904 al 1922.
Mons. Flucco è stato un noto autore di opere dialettali, romanzi e poesie, considerato l’iniziatore della narrativa popolare dialettale veneta del Novecento. Il lavoro dell’A. offre almeno tre contributi: un attento studio del contesto storico, sociale e culturale in cui Flucco visse, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; una biografia del Flucco, con particolare riferimento al periodo di Thiene; un’antologia commentata delle sue opere narrative, poetiche e drammaturgiche.
Il saggio pone in luce come anche per mons. Flucco fu inevitabile il confronto con gli effetti che ebbe sulla Chiesa cattolica l’encliclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891). L’enciclica, innovatrice anche per la sua accentuazione dei temi della «giusta mercede» e della giustizia sociale nei rapporti di lavoro, non scatenò soltanto l’opposizione dei più conservatori, ma mandò in crisi anche molti di coloro che si erano formati nella tradizione culturale precedente, con particolare riferimento al clima dell’anti-modernismo.
È soprattutto questo il contesto da tener presente nel leggere Flucco. In lui, comunque anti-socialista e anti-modernista, la sensibilità del pastore finisce col dominare e gli fa tenere gli occhi aperti sulla dura realtà del suo tempo.
I suoi scritti riflettono tale realtà e descrivono, anzi caratterizzano le persone umili che la vivono, facendole esprimere nel loro dialetto e con gustose sgrammaticature dall’inevitabile effetto comico. Immedesimandosi nei personaggi popolari e nel dialetto veneto con cui li lascia dialogare nei suoi scritti, Flucco si esprime anche secondo i princìpi del cristianesimo sociale ribaditi dalla Rerum Novarum.
Alla fine del suo saggio, questa la conclusione dell’A.: «Don Flucco scrisse per missione, per fare del bene facendo ridere e divertire. Per questo scelse una povera lingua, il dialetto, per farsi capire dai semplici e dai poveri» (p. 266).
Questa ricerca storica documentata, arricchita da un’antologia di brani delle opere di Fusco, conferma l’amore dell’A. per la storia locale e la simpatia e la comprensione umana nei confronti del Flucco. Il libro si colloca bene fra le testimonianze minori della storia religiosa del Veneto e si pone come punto di riferimento da cui non si potrà prescindere per eventuali ulteriori approfondimenti sul tema.