In: La Civiltà Cattolica n. 3853
Pietro Groccia, Cristianesimo e postmodernità,
Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010
Il cristianesimo, soprattutto attraverso il pensiero teologico italiano, come si confronta oggi con la contemporaneità, e in particolare con il postmoderno? Questa la domanda che guida la riflessione dell’A. L’analisi si svolge nell’ottica della «sfida» tra cultura postmoderna e teologia cristiana, partendo dal presupposto che anche le religioni, per sopravvivere, devono essere capaci di rispondere positivamente alle sfide dell’ambiente e della storia, pena la decadenza e la scomparsa. E le sfide che la civiltà cristiana oggi deve affrontare sono particolarmente gravi.
Lo studio si apre con una breve rassegna del rapporto fra teologia e cultura nella storia del pensiero, dall’epoca neotestamentaria, patristica, medievale, moderna, fino a quella contemporanea, ormai dai più definita postmoderna. E per precisare il concetto di «postmoderno» l’A. propone le definizioni di J.F. Lyotard, T. Eagleton, M.P. Gallagher, G. Vattimo, E. Scognamiglio, C. Dotolo, I. Sanna.
L’analisi entra nel vivo con la riflessione sul rapporto fede-ragione, sul ruolo della teologia nella postmodernità e, soprattutto, sulle sfide alla teologia che provengono dalla cultura postmoderna. Secondo l’A. la prima sfida proviene dal nichilismo, in particolare da quello di F. Nietzsche e M. Heidegger. Le conseguenze del nichilismo vengono analizzate seguendo in particolare la riflessione di Giovanni Paolo II. L’altra sfida proviene dal relativismo, la cui «dittatura» ha notevoli conseguenze etiche e religiose.
C’è poi la sfida che proviene dal pluralismo religioso, letta soprattutto grazie ai contributi della teologia delle religioni. Diventa inevitabile, infine, il confronto con la cosiddetta «questione della verità», che comporta la rinuncia ad ogni pretesa conoscenza oggettiva della realtà metafisica.
E allora, di fronte alle sfide del postmoderno, quali sono le posizioni di alcuni dei più rappresentativi esponenti della riflessione teologica italiana? L’A. sceglie sei teologi, e accenna alle loro posizioni in merito alle sfide postmoderne, aggiungendo anche valutazioni personali.
Alla deriva nichilista e relativista l’A. oppone le sintesi di C. Dotolo e B. Forte. La riflessione di Dotolo sulla kenosi del Dio trinitario nel mondo è considerata come una valida risposta a ogni forma di annichilimento dell’essere. La replica di Forte al relativismo, invece, si intravede nella sua teologia particolarmente orientata e attenta alla riscoperta della dimensione escatologica della fede cristiana. Divinità di Dio e umanità dell’uomo si coniugano nella «escatologia storica»: nella morte e resurrezione di Gesù «l’umanità di Dio» rende possibile la «divinizzazione dell’uomo». È nel mistero pasquale che l’uomo, anche quello postmoderno, può ritrovare la speranza e il senso.
Sulla questione del pluralismo religioso l’A. presenta le riflessioni di A. Russo e P. Coda. Di fronte al dato irreversibile della multireligiosità nell’Occidente contemporaneo, Russo propone una lettura del cristianesimo più aperta al dialogo con le altre religioni. Nel valutare la riflessione di Russo, l’A. richiama l’attenzione sul rischio che tale dialogo imponga di ripensare la divinità, l’unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo. Coda pone la questione nell’ambito della relazione tra la ricerca della verità e il riconoscimento dell’alterità, e mette in risalto l’azione universalizzatrice e ricapitolatrice dello Spirito Santo in rapporto a Cristo e all’uomo. Egli propone il modello inclusivista-relazionale o ricapitolativo-relazionale nel dialogo con le religioni, proposta che l’A. considera non esaustiva. Apertura al dialogo, sì, ma senza rinunciare all’identità propria del cristianesimo: l’unicità salvifica di Cristo.
Sulla sfida alla questione della verità a partire dalla persona di Cristo, l’A. propone innanzitutto la risposta di R. Fisichella. La sua riflessione teologica pone al centro la Rivelazione cristiana, non come qualcosa da imparare ma come un Qualcuno da incontrare. La verità di Dio si dischiude all’uomo proprio nell’evento storico-salvifico, in Cristo, e apre alla speranza. La questione della verità è analizzata anche da A. Staglianò. Nell’intento di favorire il passaggio dall’oblio della verità al suo riscatto e concependo la teologia come servizio alla verità, egli riflette sull’uomo come cercatore instancabile della verità e in continua ricerca di senso e dell’Assoluto, sempre aperto ad accogliere risposte adeguate si suoi bisogni, e propone la lettura della Rivelazione come verità.
Anche se il titolo lascia intendere più di quanto il libro non contenga, con riferimento alla teologia italiana e ad una sua parte soltanto, il testo si propone come valido strumento introduttivo al tema.