Ciferri E. - Gori N.

In: La Civiltà Cattolica n. 3827


Elvio Ciferri, Serafina Brunelli. Vita, visioni e profezie della mistica di Montone, Perugia, Ali&no, 2007

Nicola Gori, L’amico del popolo. Biografia di padre Anastasio Bocci dei Frati Minori Osservanti

Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2008

 

Elisabetta Brunelli (1659-1729), nasce a Fratta, l’attuale Umbertide, in provincia di Perugia. La madre non costituisce per lei un modello positivo. Pienamente consapevole della propria bellezza, le piace risultare amabile. Rimasta orfana di madre, dopo una storia d’amore contrastata dal padre e dal fratello, nel 1676 viene affidata come educanda al monastero di Santa Caterina di Montone. Se anche qui per un po’ non rinuncia al piacere di essere corteggiata, a un certo punto giunge la conversione e un totale cambiamento di vita. Successivamente veste l’abito benedettino come conversa, prendendo il nome di Teresa Serafina. 

Nel suo itinerario spirituale sperimenta fenomeni mistici, come estasi, trasverberazione, levitazione, nonché visioni che le rivelano eventi futuri. Diventa consigliera di diversi importanti personaggi del tempo, tra cui Vittorio Amedeo II di Savoia. Sarà amica e corrispondente di santa Veronica Giuliani, abbadessa delle Cappuccine di Città di Castello e, come lei, scriverà un vastissimo diario. 

Dopo la sua morte, consorelle e devoti raccolgono le testimonianze e gli scritti di Serafina, in vista di un processo di beatificazione. Nel 1828, alla ricognizione canonica delle reliquie della Serva di Dio, il corpo non viene ritrovato. Il vescovo Giovanni Muzi nel 1844 la include ufficialmente nell’elenco dei Servi di Dio della diocesi di Città di Castello. Le successive vicende del monastero, più volte soppresso nel corso dei secoli, non consentirono di portare avanti il processo di beatificazione. Soltanto di recente si é riacceso l’interesse per questa straordinaria figura. I suoi numerosi scritti sono ancor oggi in gran parte inediti, e i manoscritti sono sparsi in archivi privati ed ecclesiastici e solo di recente alcuni sono stati pubblicati. 

Proprio perché non sono ancora disponibili i suoi scritti che consentano un confronto diretto con la sua esperienza spirituale, ad oggi è difficile farsi un’idea attendibile di S. Brunelli. In ogni caso, sulla base solamente dei pochi stralci riportati dall’A. nel corpo del testo e in appendice, si ha l’impressione di una esperienza mistica da lei vissuta come autentica e profonda.

 Su padre Anastasio Bocci (1836-1908) sono poche le notizie biografiche. Si sa che nasce a Carmignano, nella diocesi di Pistoia e che gli viene dato il nome di Angelo. Educato cristianamente, forse colpito dalla predicazione dei frati francescani, nel 1854 entra tra i frati minori osservanti e dopo sette anni viene ordinato sacerdote. Dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1866, avvia una vera e propria scuola in casa propria, e si dedica a tempo pieno all’attività di scrittore per difendere i diritti dei deboli e degli emarginati, soprattutto attraverso la loro educazione e formazione. Si appassiona alla questione sociale e scrive moltissimo, quasi cento lavori, entrando così in contatto con i grandi uomini di Chiesa di quel periodo. 

Capace di cogliere lo spirito dei tempi, difende con passione ed efficacia la dottrina della Chiesa in campo sociale, contro le esasperazioni del liberalismo del XIX secolo. In tale ottica si deve dare per certo l’apporto di p. Bocci ai dibattiti che precedono la pubblicazione dell’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII nel 1891. La sua intensa attività non è affatto soltanto politica o filantropica, ma profondamente cristiana e specificamente francescana. L’A. inserisce efficacemente la vita e l’opera di p. Bocci nella storia toscana del XIX secolo e nella sua situazione economico-sociale, e traccia l’iter del rapporto Chiesa-società in quel secolo. Ma soprattutto delinea con competenza un tracciato di fede che si traduce in opere concrete secondo una specifica spiritualità.

La figura di p. Bocci, che innanzitutto qualifica la Chiesa locale di Carmignano e costituisce un concreto esempio dell’impegno sociale della Chiesa, può rappresentare uno stimolo anche oggi nella sua fondamentale attività a favore dei poveri e degli ultimi.