Schuman R.

In: La Civiltà Cattolica n. 3931


Robert Schuman. Un padre dell’Europa unita,

a cura di Edoardo Zin,

Roma, AVE, 2013


Robert Schuman (1886-1963) va annoverato fra gli ispiratori e i principali artefici dell’integrazione comunitaria europea, fin dai suoi inizi. A cinquant’anni dalla morte, un contributo alla sua conoscenza ci viene da questo volume curato da Edoardo Zin, vicepresidente dell’Istituto «San Benedetto patrono d’Europa», postulante la causa di beatificazione di Schuman. Il processo diocesano per accertare se Schuman abbia praticato le virtù evangeliche in modo eroico, avviato nel 1988, si è concluso nel 2004, e ora tutti gli atti sono al vaglio della Congregazione per le cause dei santi.

Attraverso queste brevi pagine siamo introdotti alla biografia, al pensiero e all’opera di questo grande politico francese. Probabilmente la sorpresa maggiore è nello scoprire una vita personale e un’attività politica radicate nella fede cristiana, senza clericalismo né rifiuto della modernità: impegno politico di primo livello come parte integrante di un cammino di santità laicale. 

È la madre, di profonde convinzioni religiose, a trasmettergli i fondamenti della vita cristiana. In tal modo il figlio eredita un’intensa spiritualità, fondamentalmente eucaristica, l’amore per la Parola di Dio, una virile devozione alla Madonna. Successivamente nella sua formazione spirituale, così come nella visione dell’Europa unita, occuperà un posto di assoluto rilievo l’esperienza benedettina: non a caso san Benedetto sarà poi scelto come patrono dell’europa.

L’intensa vita di fede lo aiuterà anche in tanti passaggi difficili della sua lunga carriera politica come deputato, ministro, soprattutto degli Esteri, e presidente del Consiglio: una carriera cominciata nel 1919 e chiusa nel 1962. Durante l’occupazione nazista, oltre a dover interrompere l’attività politica, fa anche l’esperienza del carcere, da cui riesce ad evadere per rifugiarsi in un monastero benedettino.

Pace, solidarietà e conciliazione: ecco i valori fondamentali propugnati da Schuman, che sono alla base di tutta la sua attività politica in Francia e in Europa, e che egli porrà a fondamento del suo progetto europeo. Un’Europa considerata non tanto come uno spazio geografico, quanto come una comunità culturale e spirituale. Valori che egli attinge dalla sua profonda fede cristiana e dall’umanesimo personalista-comunitario. A tal proposito, tra le sue figure culturali di riferimento, occorre ricordare J. Maritain (1882-1973), da cui Schuman apprende il senso del bene comune, e M. Blondel (1861-1949), da cui trae il motivo essenziale dell’unità profonda tra pensiero e azione della persona umana.

Tra i numerosi interventi finalizzati a costruire l’Europa unita, va ricordata la sua Dichiarazione del 9 maggio 1950, che può ritenersi il primo passo concreto verso la nascita della prima comunità europea, la Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio). Da questo seme iniziale nasceranno, successivamente, la Cee (Comunità economica europea) nel 1957, e l’attuale Ue (Unione europea) nel 1992. Gli eventi successivi, quindi, ci permettono di giudicare quella Dichiarazione come un fatto di straordinario valore storico, come i più ebbero a riconoscere fin da subito. 

Vari passaggi dei suoi scritti e discorsi, opportunamente proposti nella seconda parte del libro, ci permettono di cogliere il progressivo maturare dell’idea di Europa unita, condivisa con altri leader del suo tempo, suoi amici e come lui credenti, quali il nostro A. De Gasperi (1881-1954) e il tedesco K. Adenauer (1876-1967). Con coraggio e lungimiranza Schuman punta tutto sulla riconciliazione fra le nazioni, fra loro nemiche fino a pochi anni prima, e sulla sovranazionalità, come negazione non delle nazioni ma dei nazionalismi.

Oltre a una prima conoscenza di un padre dell’Europa e del suo pensiero, il libro offre diversi spunti di riflessione. Innanzitutto, come riconosce Romano Prodi nella sua presentazione al volume, dopo aver conosciuto Schuman, così come De Gasperi e Adenauer, è molto difficile sostenere che il progetto europeo non sia fondato su radici cristiane solide e profonde, quelle che proprio in un tempo di crisi come quello di oggi andrebbero riscoperte.

Un’altra considerazione riguarda l’importanza di risalire alle fonti, ai padri dell’Europa unita, per contrastare le critiche antieuropeiste in atto, e contenere eventuali rischi di smembramento e rigurgiti nazionalistici. 

Ricordando la lezione di Schuman, si comprende quanto sia rischioso ridurre tutto ai fattori economici e monetari. Occorre recuperare gli ideali e i valori dei padri fondatori, su tutti la solidarietà. Solo un’Europa che si riconcili con le sue radici cristiane può vincere gli egoismi nazionali e rinsaldare la sua unità. Anche per questo, soprattutto oggi occorrono cristiani coraggiosamente e coerentemente impegnati in politica. In tal senso, quello di Schuman è un modello quanto mai attuale.