In: La Civiltà Cattolica n. 4018
Ivanir Antonio Rampon, Paolo VI e Helder Camara. Un’amicizia spirituale,
Padova, Messaggero
L’A., dottore in teologia spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, attualmente è professore di teologia spirituale presso la Itepa Faculdades in Brasile. Dopo un libro sul cammino spirituale di Dom Helder Câmara, in questo libro pone al centro la storia dell’amicizia spirituale tra monsignor Helder Câmara (1909-1999) e mons. Giovanni Battista Montini (1897-1978), poi papa Paolo VI. Nonostante la distanza geografica e culturale fra Italia e Brasile, la loro storia personale è analoga per vari aspetti familiari, formativi, sacerdotali e spirituali.
Fondata sul comune amore per la Chiesa, la loro è un’amicizia che matura nel tempo, fino a tradursi in profonda stima e ammirazione reciproca. I due s’incontrano per la prima volta nel 1950 a Roma. Câmara, allora consigliere di nunziatura in Brasile, partecipa a un incontro dell’Azione Cattolica a Roma in qualità di assistente della sezione brasiliana. Montini comprende da subito il suo valore e comincia a tener conto della sua visione ecclesiale e delle sue proposte pastorali.
Così lo appoggia nel progetto di creazione della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile – tra le prime conferenze episcopali del mondo – e lo incoraggia per l’organizzazione della prima conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, che si tiene nel 1955 a Rio de Janeiro.
Appoggia anche l’idea, sostenuta da Câmara, di organizzare un incontro tra i vescovi dell’America del Sud e del Nord, con l’obiettivo di combattere in modo unitario le ingiustizie sociali nel mondo: incontro che si concretizza soltanto nel 1959.
Diventato vescovo nel 1952, tre anni dopo mons. Câmara organizza con grande successo il 36° Congresso eucaristico internazionale a Rio. Ma il 1955 è per lui un anno importante soprattutto perché registra la vera svolta della sua vita, quella di consacrarsi ai poveri, facendo delle favelas una sua priorità pastorale. Obiettivo principale diventa l’urbanizzazione delle favelas.
Nel 1960 anche il cardinale Montini si reca in Brasile e rimane colpito da questo progetto che incarna il vangelo in modo concreto a favore dei più poveri.
Durante il Concilio Vaticano II, Montini e Câmara condividono diverse idee: in particolare la difesa della collegialità episcopale, che Câmara aveva già messo in pratica nella Conferenza episcopale brasiliana. Nel 1963 Montini. Nel marzo 1964 nomina Câmara arcivescovo di Olinda e Recife e gli impone lui stesso il pallio.
Mons. Câmara suggerisce a Paolo VI di compiere, alla fine del Concilio, una serie di gesti pubblici, alcune dei quali vedranno la luce solo più tardi: un incontro con atei, induisti, buddhisti, ebrei, cristiani non cattolici; la canonizzazione di Giovanni XXIII; Sinodi speciali per approfondire alcune tematiche specifiche nella Chiesa.
L’amicizia tra mons. Câmara e Paolo VI si intensifica ulteriormente durante la dittatura militare in Brasile, a cominciare dal 1964. Per il suo mancato appoggio al regime, Câmara diventa oggetto di critiche, calunnie, attacchi, non solo da parte del regime ma anche da parte dei settori più conservatori della Chiesa brasiliana. Tutte queste critiche vengono inoltrate sistematicamente alla Santa Sede, e sembra addirittura che vengano favorite da qualcuno a Roma.
Ma il papa continua a sostenere mons. Câmara, perché ne condivide la visione ecclesiale e perché preoccupato anche della sua stessa incolumità fisica. Il 15 giugno 1978, nel loro ultimo incontro poche settimane prima della morte di Paolo VI, il Papa accoglie mons. Câmara con queste parole: «Avevo nostalgia di incontrarvi, di rivedervi», a conferma di un’amicizia umana e spirituale davvero grande, capace di resistere ai non pochi ostacoli che si erano presentati lungo il percorso.