De Felice R.

In: La Civiltà Cattolica n. 3876


Renzo De Felice, L'idea di Europa e l'unità d'Italia. Conversazioni radiofoniche, 

a cura di Laila Cella - Elisabetta Malantrucco, 

Firenze, 2011

 

De Felice (1929-96) è quasi unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori storici italiani dell’età contemporanea. Tra i suoi interessi storiografici ricordiamo: l’Italia napoleonica; l’ebraismo; l’emigrazione. Ma i temi su cui ha concentrato maggiormente la sua attenzione sono stati il fascismo e B. Mussolini (1883-1945), ai quali ha dedicato diversi importanti volumi. 

La storia personale e professionale dell’A. è abbastanza nota. Partendo da un’esperienza politico-culturale marxista e gramsciana, rimane iscritto al partito comunista italiano fino al 1956. È questo l’anno in cui, insieme ad altri intellettuali, sottoscrive il famoso Manifesto dei 101, contro l’appoggio dato dal partito comunista italiano all’invasione sovietica dell’Ungheria. È un evento che segna una svolta anche nella sua vita personale, a vari livelli. A livello politico, dopo questi avvenimenti De Felice lascia il partito comunista per confluire nel partito socialista e, in seguito, abbandonerà anche quest’ultimo e ogni altra militanza politica.

Quella successiva al ’56 è per lui una fase di grave crisi, politica, personale, accademica, che segna l’inizio di un difficile periodo di isolamento. Egli comincia a rivedere la luce grazie a una serie di relazioni che si riveleranno decisive. C’è innanzitutto quella con la figlia del noto storico liberale Guido De Ruggiero, Livia, che poi diventerà sua moglie. Ci sono i rapporti con amici ebrei che gli commissionano una ricerca sugli ebrei durante il fascismo. E c’è la relazione con don Giuseppe De Luca, noto prete intellettuale cattolico, che celebra il suo matrimonio con Livia, e poi gli pubblica i primi due libri. Successivamente comincia anche la sua carriera universitaria, che si chiude con la cattedra di Storia contemporanea a Roma.

De Felice è considerato, anche a livello internazionale, uno dei maggiori storici del fascismo e, in proposito, tra i suoi meriti c’è quello di averne legittimato lo studio. Ma, proprio per questa sua operazione culturale e per le sue tesi sul fascismo, viene accusato di revisionismo. 

Il volume che qui presentiamo ci riporta indietro, alla fine della sua fase critica personale. È il 1960, e il giovane De Felice, senza ancora ruoli nell’università italiana, tiene alcune conversazioni radiofoniche su L’idea d’Europa e su L’opinione pubblica internazionale e l’Unità d’Italia

Sul primo tema il testo riporta sei trasmissioni: il Settecento illuminista; il Settecento italiano; la rivoluzione francese e l’impero napoleonico; il pacifismo; i romantici; l’eclissi post-quarantottesca; nonché una breve appendice sull’idea di Europa. Sul secondo argomento sono riportate quattro trasmissioni su: l’Inghilterra; la Svizzera; la Francia; la Germania.

Sono interventi direttamente finalizzati alle trasmissioni radiofoniche e che, non legati a precedenti o future pubblicazioni dello storico, risultano in effetti veri e propri inediti giovanili. Rivolti a un pubblico di non specialisti, si apprezzano anche per la loro chiarezza e semplicità espositiva. 

Nella sua introduzione lo storico Paolo Simoncelli sottolinea un po’ polemicamente che il libro appare, ma soltanto per pura «coincidenza»,nell’ambito delle iniziative messe in cantiere in occasione dei festeggiamenti per il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia. Inquadra, inoltre, la situazione personale del giovane De Felice in quel periodo. E, fra i tanti passaggi che permettono di comprendere meglio il De Felice, sottolinea in particolare il suo abbandono della storiografia gramsciana sul Risorgimento, nella consapevolezza della strumentalità e corrosività delle critiche al processo di costruzione unitaria dello Stato, che finivano per tradursi in un vero e proprio rifiuto dello Stato. 

È giusto riconoscere e apprezzare l’oscuro e paziente lavoro di quanti, negli ultimi dieci anni, hanno operato perché il notevole materiale di importanza storica e letteraria conservato nell’audioteca Radio della Rai, possa essere messo a disposizione della comunità scientifica. Uno di questi primi frutti sono proprio le trasmissioni di Renzo De Felice.